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venerdì 6 dic
  • Dopo la Biennale

    Birillo rotto

    Chiudo con tre righe i miei resoconti relativi alla Biennale di Venezia svoltasi a Palermo nelle sedi di Palazzo Belmonte-Riso, del Palazzo Forcella-De Seta, delle Officine Sant’Erasmo, della Galleria d’architettura EXPA. Ogni volta che sono passato da EXPA, che frequento per via di un certo work in progress, ho sempre notato la presenza di ospiti a visitare l’allestimento del concorso Città-Porto. Questo significa, seppure l’analisi sia relativa, che la Biennale ha aperto Palermo ad un pubblico differente. Io non so cosa rimarrà in città dell’evento, né come i palermitani utilizzeranno, nelle varie sedi e secondo le differenti competenze, i contenuti espressi in questa manifestazione, fatto sta che Palermo, per quanto la cosa appaia impercepibile, è stata ospitata dovunque anche grazie a questo accadimento. Una volta Italo Calvino ha scritto di strade che camminavano e che bastava porvisi sopra per arrivare nel posto in cui si desiderava arrivare: una metafora del viaggio, in cui le strade “portano” dovunque. Altra cosa è spostare una città o, di contro, portare in città chi per molto tempo non è riuscito, o non ha potuto, vedere Palermo. Se volete, l’evento è settoriale ma i risultati poco hanno a che vedere con il solo settore dell’architettura, del design, della pianificazione, del progetto di paesaggio. Mettete anche che continua a “vivere” l’iniziativa B.oA. ma, voglio dire, i risultati si potranno apprezzare nel tempo. Palazzo Forcella-De Seta diventerà la sede dell’Ance, l’Officina del Porto continuerà a cambiare l’aspetto del waterfront della città. Idee in movimento, pratiche possibili. Come, mi auguro, in un tempo breve qualcuno possa porre rimedio a quello che vedete in fotografia. Sono aspetti della stessa questione: una città che non pone rimedio all’opera di un deficiente è una città che apre uno spiraglio al degrado, una città che propone un evento culturale della portata di quello appena svolto è una città che guarda al proprio futuro. Una cosa non esclude l’altra: entrambe, risolte, rendono questa città un luogo in cui sia possibile insegnare, e imparare, a vivere.

    Palermo
  • 3 commenti a “Dopo la Biennale”

    1. Leggo sempre con molto piacere i suoi post, anche se il mio è un modo “trasversale” di vivere l’architettura ed il design.
      Queste “tre righe” colpiscono al cuore per lo spirito che manifestano e l’immagine che accompagnano…quei pupetti lì (come li chiama chi li ha progettati) rappresentano Palermo nel suo tentativo di cambiamento, che lotta contro i vandali e l’aria salata che corrode ogni cosa.
      Son contenta che si parli bene di una manifestazione che certo avrà avuto le su e lacune e i suoi rientri politici, ma ha dato la possibilità alla nostra città di “mettersi in mostra”.
      🙂
      Laura

    2. Bella la citazione di Calvino, capace di sintetizzare il ritorno, in termini di visibilità e di riorganizzazione degli spazi cittadini, della manifestazione che ha chiuso i battenti. È il valore aggiunto, quello che in termini economici viene espresso con il concetto di esternalità positive, che dovrebbe accompagnare ogni evento, perché non sia solo una parentesi con un inizio ed una fine, ma un avvenimento che abbia continuità, anche in forme diverse, nel tempo. È la tua idea,condivisibile, di “città contente”, dove magari si possa arrivare a non dover più intervenire sul vandalismo, questo sì auspicabile con una fine.

    3. Ma con il deficente intendeva l’architetto che con furbo rimando allegorico ha decorato il francobollo urbano ?…ma questo gli hanno chiesto, per questo è stato pagato, e anche un architetto vive di pane quotidiano (cioè, se lo deve poter comprare). Comunque lo stesso architetto, durante una delle conferenze presso le officine del porto, ha dichiarato che l’intervento richiesto doveva avere la caratteristica della reversibilità e sperava che reversibile lo sia veramente cioè che un giorno possa sparire o integrarsi con un serio e “definitivo” intervento di salvataggio del mare della città. In molti sperano con lui, ma in cambio di cosa???
      Arrivederci al prossimo Pacco…ops!…”Parco urbano”.

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