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lunedì 4 nov
  • La memoria e la retorica

    Il 23 maggio scorso ho visto la sincerità ingenua di molti bambini, all’albero “Falcone”, e la furbizia di troppi grandi. Aveva ragione Giorgio Bocca: “Gli italiani preferiscono l’eroe morto”. Perché quando è vivo rischia di essere additato come un rompiballe o un comunista, dipende dal vento e dalle circostanze. Ho messo fortunatamente le mani su un libro di un grande cronista – si chiama Giommaria Monti – che parla di Giovanni Falcone (soprattutto) e Paolo Borsellino. Lo trovate in edicola a poco più di sei euro (Falcone e Borsellino, la tragedia e le calunnie). È una raccolta preziosa di documenti. Si trova l’esposto al Csm di Orlando, il resoconto esatto della dichiarazione sui cassetti della Procura. Ci sono gli articoli dei fondisti che criticarono Falcone, quando a sinistra videro non certo di buon occhio la sua contiguità col ministro Martelli. Ci sono commenti di giornali di destra e di centro, in cui si imputa a Falcone e De Gennaro il fallimento dell’antimafia. C’è un pezzo in cui il giudice viene accusato di presenzialismo. Ci sono riconoscimenti “doverosi” alla sagacia del giudice Carnevale. E ci sono i verbali del Csm: leggere per credere e registrare i livelli di opposizione contro chi cercava di fare il suo dovere. Probabilmente, Giovanni Falcone non era infallibile e qualcosa l’avrà sbagliata pure lui: sarebbe un torto postumo al suo carisma, al suo impegno e alla sua intelligenza dichiararlo santo. Tuttavia, non è questo il punto. Impressionano le dimensioni del fenomeno retorico che si è sviluppato, dopo Capaci. Le voci maledicenti si sono tramutate d’incanto in lodi. I nemici di sempre – a destra e a sinistra – sono diventati amici, come ripuliti dal sacrificio altrui. Dalle nostre parti, si lincia in vita e si aspetta la morte per consegnare una triste, inutile e afona ragione al precedentemente calunniato, per innalzare un cadavere su una sorta di altare inarrivabile e inoffensivo, bersaglio facile dell’incenso di tutti. Consiglio caldamente l’acquisto del libro.
    Presto, celebreremo il diciannove luglio. Solitamente, nelle redazioni le manifestazioni per i due giudici uccisi sono chiamate rispettivamente “Falconeide” e “Borsellineide”, penso per comodità. Sono definizioni che ci rammentano quanto possa essere sprezzante l’epica, quanto sia ingiusta al cospetto del vero valore di uomini “verticali” e serenamente impegnati. Mi è capitato di conoscere uno dei figli di Paolo Borsellino, una persona integerrima e buona. Da quando lo conosco, al rimpianto per il giudice che Borsellino è stato si associa nel mio cuore il dolore per l’uomo onesto e per il padre indimenticabile.

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  • 6 commenti a “La memoria e la retorica”

    1. qualcuno ultimamente ha detto che i giornalisti non potendo più scrivere liberamente sui giornali i loro articoli – i proprietari dei giornali decidono la linea editoriale e insomma meglio non rompere le balle ai tanti uomini dello stato con gli scheletri negli armadi a 324 ante – da un pò di tempo scrivono libri.
      almeno lì possono scrivere ciò che sanno, come vedono loro le cose. perchè i fatti ci sono, le testimonianze pure, ma poi quando si mette tutto nero su bianco c’è un coro di interpretazioni le più svariate, e di false indignazioni, che sviano da quella che è stata, che è, la realtà dei fatti.
      e allora ben vengano libri come questo, e come i tanti che sono stati scritti documenti alla mano.
      almeno ognuno di noi potrà sapere come sono andate veramente le cose. e trarre le proprie deduzioni. siamo molto capacini, anche se chi governa preferirebbe un popolo bue, ignorante e sciocco…

    2. Ciao Roberto,
      riguarda per caso quella cosa che mi volevi spedire?Se no, diró a mia sorella di comprarlo in libreria questo libro…ma quanto costa?

      Turiddu

    3. Che dire?
      Condivido ogni parola, ogni concetto, e il modo in cui sono stati espressi.
      Grazie, Roberto.

    4. non ho il tempo,ne’ le cognizioni per poterlo fare.
      Ma e’ mai possibile che
      nell’ anniversario della caduta di G.Falcone nessuno abbia
      ritenuto opportuno offrire ai LETTORI
      sia pure un breve profilo con date e fatti significativi della vita di questo magistrato?
      Parlo di un profilo che non
      superi le 52 righe che vanno in una sola pagina.
      Un profilo tracciato con rigorosa obiettivita’ priva di fronzoli
      che non tenti di demonizzare questo o quel personaggio politico,
      considerato un nemico da abbattere.
      Una pura cronistoria dalla nascita al 92.
      Dopo,ben vengano supposizioni,testimonianze e commenti,
      e,chi non ha nulla da dire,per favore legga e taccia.

    5. Caro Turi, la posta arriva presto. Ringrazio tutti per l’interesse. La lettura di questo libro per me è stata una choc.

    6. Comprero’ questo libro.
      Vorrei spiegare meglio il perche’ della
      “durezza” del mio precedente commento.
      Nel post “Falcone 15 anni dopo”,sono pre
      senti molti commenti scritti troppo
      di fretta,con grande superficialita’ ed in totale non conoscenza degli eventi .
      Eppure si e’ preferito scrivere,pur di scrivere.
      Aumentando il Caos.

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