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giovedì 18 apr
  • Non so più il sapore che ha

    Da ragazzino avevo paura dei vampiri. I miei erano vampiri perfino comici, intravisti in un cartone animato. Ma bastavano e avanzavano per terrorizzarmi, di notte. Il respiro si faceva affannoso. La pendola della camera da pranzo batteva rintocchi che suonavano come un lugubre presagio. Le distanze del mondo, col buio, si annebbiavano. Sparivano i limiti rassicuranti delle cose. Tutto era occultato in una tenebra che copriva la segnaletica del giorno e seminava il mio cammino di incubi. Di solito, restavo accucciato tra le coperte. Sentivo il mio cuore irrefrenabile scattare e impazzire. Non osavo neanche sporgere un braccio sotto il letto, per timore di essere afferrato e scaraventato nell’abisso di non so quale orrore. Qualche volta, prendevo il coraggio a due mani. Mi alzavo, strisciavo fino alla camera notturna dei miei genitori. Non li svegliavo. Mi accontentavo di sentirli respirare. Il viaggio da me a loro era una sterminata odissea.
    Le sere d’estate mi riempivano di consolazione. Abitavo in una piazza male illuminata dai lampioni. A luglio, la gente del mio borgo inaugurava una serena consuetudine. Intorno alle otto e mezza di sera, sparecchiata la tavola e complice il chiarore naturale del mese, si rinunciava alla televisione. Le famiglie scendevano in piazza, per chiacchierare del più e del meno. Gli uomini si coagulavano per discutere di un drammatico Palermo di tanti anni fa. Le donne teorizzavano su cose serie. Mio padre odiava il calcio e, per giunta, era un catanese senza pentimento. Si appartava, per scambiarsi parole e teorie sulla felicità, con un professore di matematica. Fumavano il calumet. Si narravano reciprocamente le storie dei figli che a breve avrebbero dovuto lasciare. E non lo sapevano. Io ero a letto, dopo cena. Origliavo. Sentivo le voci salire dalla strada con il profumo dei gelsomini, fino alla mia stanza senza poster. La paura annegava in uno sconfinato senso di protezione. Per quella notte sarei stato al sicuro.
    Adesso che sono più grande e i vampiri li ho conosciuti per davvero, vorrei riascoltare le mie voci di ieri, dalla piazza con i gelsomini. Vorrei sentirmi pacificato da quello stesso sentimento di calore e armonia. Da troppo tempo, ormai, non so più nemmeno il sapore che ha.

    Palermo
  • 30 commenti a “Non so più il sapore che ha”

    1. Che ti credi? Anche noi vampiri avevamo paura di te!

    2. …come dimenticarsi “quella carezza della sera”….
      W I VAMPIRI BUONI E W I “MITICI” NEW TROLLS

    3. Il sapore di che? Del Sangue?

    4. Questo é un Puvglivsi DOP. E se i vampiri non esistessero? Che importa, esistono nella fervida fantasia del Dottor Rovbervto Puvglivsi, che ci diletta con la sua immaginazione.
      Io aspetto con impazienza che il Dottor Puvglivsi raccolga in un libro la sua ricchissima collezione di racconti su vampiri, paure infantli, morti disgraziate, malattie atroci. Magari per regalarci qualche momento di relax leggero, di pausa da commozione permanente, potrebbe alternare: 51% dei suddetti racconti Puvglivsi DOP, e 49% di lettura amena con visione positiva della vita.

    5. …infantili…mi scuso.

    6. I vampiri mi hanno sempre fatto una gran simpatia, anzi ho una giugulare a disposizione, ammettetemi nel club! I miei incubi infantili riguardavano un lungo corridoio scuro, dal fondo del quale un qualche orrore invisibile (fa molto Lovecraft, non è vero?) avanzava a grandi passi verso di me e io lì, immobilizzato, senza riuscire a voltarmi e scappare via (stessa soluzione, comunque: rapida capatina in camera dei miei…). Crescendo ci ho fatto il callo. E da grande ho imparato che è meglio piantarsi sulle gambe e aspettare, perchè di corridoi bui con minaccia incombente, e non sai mia che faccia avrà, la vita è piena. Anche potendo, è inutile scappare…

    7. Negli incubi notturni infantili, mi capitava talvolta qualcosa di veramente sconvolgente.
      Anch’io avevo un corridoio oscuro in cui puntualmente, sognando, mi ritrovavo e lungo il quale tentavo di scappare perchè avvertivo qualcosa che mi minacciava: ad un certo punto, con uno sforzo enorme, avevo pure come la sensazione che ci sarei riuscito…. beh, roba da non credere, il pavimento si inclinava facendomi lentamente ma inesorabilmente scivolare all’indietro…
      A quel punto, per fortuna, mi svegliavo di soprassalto e correvo a rifugiarmi nel lettone rassicurante di mamma e papà!

    8. Mi hai gelato il sangu e robbè 😀

      Tuo Padre(pace all’anima sua) era catanese? e tu romanista!!!!

      Mamà signuri,avutri chi vampiri 😀

    9. anche io, piccola bambina degli anni 80, mi alzavo per andare a vedere se i miei genitori o i miei fratelli respiravano..
      credevo di essere l’unica…

    10. Grande!Tenerissimo racconto, bravo! 🙂

    11. Ah, figli di Nosferatu, come si dice: avete fatto sangue amaro per non parlare. Certo che gli incubi sono importanti. Sono il lato vampiresco della fantasia. No Cetty, siamo almeno in due. Fondiamo un’associazione?
      ;-). D’accordo con Roberto. Capisci Diffidato in che deficit educativo sono cresciuto?

    12. Oh,nell’associazione entro anch’io!! Anche se non avevo neanche bisogno d’alzarmi.Mio padre russa tipo trattore, ma ha anche delle terribili ,angoscianti pause d’apnea..e io nel mio letto contavo”1,2..13,14..” una volta arrivò a 23 e non vi dico lo scanto!!Poi finalmente il rassicurante trattore riattaccava e riuscivo riprendere sonno.
      Mitica però restò quella volta in cui mia madre ci svegliò in piena notte dicendo:”Nooo,questa la dovete vedereeee!!”.Portò me e mio fratè nella stanza da letto per farci ammirare l’enorme bolla (tipo bigBabol) che il papi emetteva dal naso, gonfiandola e sgonfiandola al ritmo del suo russare!!

    13. Ma se per quello, Vale, ho avuto apneee di 40 secondi. Non mi manca niente non mi manca

    14. Robbè, te lo scrivo con affetto, hai mai pensato di srivere una sceneggiatura per Dario Argento?
      Ma come si puo? se scrivi ” colì ” mi fai scialare, se scrivi così ( bene peraltro) mi fai angosciare…ecchècaspita
      …ha già dimenticavo..tu sei Dr.jeckil e Mr Hide, 59%Capitolino ( blehaaa) e 49% Panormita ( sotto sotto c’è del buono in te), di conseguenza…59% moscio,depresso,angosciato,psicostrizzato ( è la tua parte giallorossa che ti turba), e 49% ficcante, ironico, satirico, allegro, oserei dire…” sbrugghiatu” ( è la parte rosanero). 😀

    15. “ficcante”…ah!ah!

    16. aspè piano con queste percentuali,oggi abbiamo scoperto che ha anche sangue catanese
      quindi
      30% spacchiusu
      55% romanista
      15% panormita (pure fuori le mura :D)
      si scherza ,puntualizziamolo 😀

    17. Sì, sì babbiate. Meglio che cento per cento scecchi. Si babbia…

    18. Puglisi, Vale, Cetty e tutti gli scantati di Palermo, se comincio pure io a raccontare le mie paure, le mie angoscie, i miei ricordi di morti dolorose, vampiri, braccia spezzate, bave sputate in faccia la notte nei corridoi bui, incubi notturni,
      fantasmi che camminavano con i piedi in aria e mi sbeffeggiavano, per non parlare della mia ulcera, delle mia emicrania cronica,
      insomma sono io la presidentessa dell’associazione dei disperati palermitani.
      Se vi racconto tutti i miei dolori non mi batte nessuno, ne ho piu’ di tutti, neanche Puglisi ne ha quanto me.
      Ammetto pero’ che come le racconta Puglisi le storie di disperazione, le fobie, la morte, il dolore nessuno lo sa fare a come lui Palermo, anzi nemmeno in tutta Italia, Puglisi é il numero 1 in Italia, io quando leggo i racconti dolorosi di Puglisi trovo consolazione e sto bene per lunghi periodi.

    19. …come lui a Palermo…scusate é colpa dell’ansia.

    20. Ma questo non era affatto un racconto di dolore. Sarà colpa degli occhiali?

    21. “… Ma bastavano e avanzavano per terrorizzarmi, di notte. Il respiro si faceva affannoso. La pendola della camera da pranzo batteva rintocchi che suonavano come un lugubre presagio… Tutto era occultato in una tenebra che copriva la segnaletica del giorno e seminava il mio cammino di incubi. Sentivo il mio cuore irrefrenabile scattare e impazzire. Non osavo neanche sporgere un braccio sotto il letto, per timore di essere afferrato e scaraventato nell’abisso di non so quale orrore .Qualche volta, prendevo il coraggio a due mani. Mi alzavo, strisciavo fino alla camera notturna dei miei genitori…”
      Proprio allegro non sembra.
      Forse un po’ piu’ soft rispetto alla tua produzione di morti malattie e disgrazie.
      No Puglisi per gli occhi non mi lamento, mi bastano i dolori che ho scritto prima. Puglisi, lo sai che queste tue attrazioni per le storie disperate e la tua abilità unica nel raccontarle ti rendono tenebroso e affascinante?

    22. Anche io avevo paura dei vampiri, complice un maledetto film che diedero al cinema Italia di via Marco Polo, dove mia madre ci relegava nei pomeriggi che dovevano essere di spensieratezza, in compagnia della figlia della cameriera, noncurante di ciò che davano. Il film era “Il sangue e la rosa” e l’immagine di una stanza allagata dove la protagonista annegava mi perseguitò per anni, così come le storie di vampiri che succhiavano il sangue dal collo delle povere fanciulle indifese. Per anni dormii senza mai dare il collo nudo al buio della notte.

    23. Ma quale affascinoso e tenebrante…

    24. robbe
      49%affascinante-51% tenebrante 😀 😀

    25. Puglisi, leggendo i post di tutti gli scantati che fanno/facciamo a gara per raccontarti le loro/nostre paure dei vampiri, del buio, della morte dei parenti e delle malattie – stai diventando il confessore della rete palermitana -, a chi ne ha di piu’ e di piu’ “belle”, sono certa che hai molti tifosi che ti trovano affascinante e tenebroso, se fai un sondaggio dovresti arrivare minimo al 49%.
      Ti abbraccio vampirescamente.

    26. scantàti di tutta Palermo: UNIAMOCI!!!!

    27. immagino l’aria, oserei dire ovattata, di gente che si racconta i propri cabbasisi su uno slargo, una piazza, un cortile, un patio, un bambinetto rassicurato dalle voci filtranti dalle persiane a scacciare quei vampiri assetati di sangue. Un’atmosfera quasi surreale, d’immaginazione per l’appunto.

    28. Già, alla fine è difficile distinguere i ricordi dai sogni di una volta.

    29. per quanto cercassi di nn pensarci il desiderio di sangue era irrefrenabile nella mia mente,credendo di essere sola mi lasciavo doldolare nel buio dei miei pensieri.ero solo una bambina,ma la sete si protrasse per molto piu tempo,divenendo adulta imparai ad usare le siringhe cosi la mia sete si placava col solo odore di esso,e il dolore era pressoche inesistente

    30. “…Poi mi mettevano a letto, finita la cena..
      ……………………………….
      Non so più il sapore che ha
      quella speranza che sentivo nascere in me…”

      Roba vecchiotta, New Trolls-1978.

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