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mercoledì 24 apr
  • Abbiamo dimenticato quello che siamo

    Un bicchiere di vino al tavolo di uno sperduto bar di provincia potrebbe far da scenografia a classiche chiaccherate che De Andrè ambienterebbe nei postriboli genovesi. Questa volta invece di “stramaledire le donne, il tempo ed il governo” (da “La città vecchia”) c’è toccato riflettere su noi stessi. Proprio come riscoprire un alter ego mai venuto fuori prima. Lui ha 26 anni, palermitano di nascita ed esistenza, una notevole professionalità artistica che lo ha portato a lavorare nei teatri europei senza mai dimenticarsi dove è nato. Uno di quelli che partono per tornare, non per lasciare. Parzialmente scettico nei confronti del futuro dell’isola, amareggiato(ma non arreso) da diversi anni passati a scuotere l’opinione pubblica giovanile panormita. Tristemente cinico verso istituzioni che non sempre sembrano ascoltare i neoelettori. “…alla fine mi ero stufato di parlare a gente che non sa chi è, sono stufo di confrontarmi con chi ha dimenticato chi è. Fra! Abbiamo dimenticato quello che siamo”. Un po’ stupita da una tale affermazione continuo la chiacchierata che nel frattempo aveva risvegliato l’atmosfera sonnolenta del nostro fido bar di provincia. Taluni ci rimproverano di essere solo un popolo di falliti. C’è anche chi ha dimenticato la propria identità, la propria storia. Adolescenti che sanno tutto di Playstation, Simpson, che conoscono bene la storia del rock, che sanno che misura indossa Scamarcio e che sognano un’emigrazione verso quella che vedono come la terra promessa…il nord! Un’emigrazione che decenni fa fu forzata per i loro nonni e che per loro è divenuta il premio finale. Lamentano “qui non c’è un…, non vedo l’ora di andarmene!”.
    La nostra serata continuò con una dissertazione dal gusto retro e a tratti nostalgica. “…i greci si innamorarono della nostra terra tanto da costruirci pure diversi teatri. Nessuna scenografia migliore per i tempi. Platone stava impazzendo per capire come mai avesse questa forma singolare e come stesse in piedi…di lì a poco nacque la leggenda di Colapesce. Empedocle si alza una mattina e stupefatto da questo mondo teorizza una cosmogonia basata su aria, acqua, terra e fuoco, quattro elementi che sembrano sintetizzare la potenza naturale dell’isola”. Un popolo di geni si potrebbe dire, ma non va dimenticato il resto, positivo o negativo che sia. Otto (il mio interlocutore), da buon esperto di storia dell’arte mi stava facendo notare come la sola Palermo fosse la perfetta sintesi delle più diverse correnti artistiche. Europa e Africa sembrano unirsi in un singolare connubio di stili. Chiese barocche, archi romani…già dal Neolitico gli uomini abitavano sull’isola, forse ci preferirono. I reperti dell’Addaura sembrano urlarlo. E poi i vicoli arabi, le cupole arabe, uno stile inconfondibile l’arabo-normanno, una coniugazione che solo un paese che aveva conquistato Europa e Africa, Nord e Sud poteva ospitare. Un crogiuolo di culture, un sodalizio di cuori diversi che per comunicare dovevano gesticolare. Da lì si dice sia derivata la nostra famigerata mimica comunicativa. Un popolo di conquistati e di conquistatori. Meta ambita per i più. Spesso immaginata come un paradiso terrestre.
    D’altronde alcuni storici non escludono che l’edenica Atlantide non fosse altro che la Sicilia. Alcuni hanno dimenticato di quando stufi di soprusi e gonfi di rabbia i siciliani abbiano dato vita ai Vespri. Anche in questa isola si sono ribellati, incazzati, anche qui abbiamo urlato. Uno smisurato bisogno di far sapere diede origine a cenacoli indipendenti riuniti intorno alle radio libere che qui ebbero nascita. Radio Aut in primis. E per tutti quelli che continuano ad etichettarci da sempre come mafiosi e pigri di nascita, allora è meglio comprendere la loro ignoranza e pensare solo che hanno dimenticato quello che siamo.

    Ospiti
  • 21 commenti a “Abbiamo dimenticato quello che siamo”

    1. bello!mi è piaciuto un sacco, brava!

    2. Quello che siamo… Radio Aut, certo. Ma ti pare che l’andazzo sia confortevole? A me no. Però fai bene a sottolineare ciò che è buono, perchè davvero non tutto è mafia.

    3. Soffermandomi sull’arte.
      Su quello che siamo stati nessuno può dire nulla, la storia, i palazzi, le chiese, i reperti parlano per noi. Va capito però che tra qualche decennio verremo criticati per quello che siamo “ora”. L’arte a Palermo è solo sinonimo di arte antica.
      Non possiamo cullarci di possedere le più grandi espressioni di barocco del Mondo e non curarci di accrescere il nostro patrimonio. Questo è un concetto che sfugge dappertutto in Italia ma che hanno ben capito ad esempio all’estero(Francia, Spagna su tutti). Il nostro passato ci fa onore, il presente molto, molto meno.

    4. http://www.rosalio.it/forum/topic.php?id=13&page&replies=1

      Costruire una “Community Information Network” potrebbe essere la risposta per creare lo spazio della memoria.
      Per rendere a tutti fruibile la conoscenza e la memoria e per dare la possibilità di costruire proposte per il cambiamento.

      “Community Information Network” per creare un sistema aperto di armatura culturale della città, assente oggi a Palermo.

    5. POCO TI CONOSCO, MA TANTO APPREZZO CIO CHE HAI SCRITTO… FORSE XKE UN PO MI RITROVO IN QUELLA DESCRIZIONE, META DI QUA E META DI LA… ANDRAI LONTANO FRA!

    6. è bello e giusto sottolineare ciò che di positivo ha palermo, la sicilia… ma mi accodo a f@bio b. nel dire che dovremmo trovare, creare, qualcosa di buono relativamente al presente o anche al futuro. e qualcosa di buono c’è.
      complimenti per il post francesca.

    7. Onore a tutti noi siciliani.

      Roma non mi rappresenta.

    8. Francesca il tuo post mi ha commosso e inorgoglito. Mi hai fatto sentire meno solo al riguardo.
      Giuste anche le osservazioni riguardo al fatto che se il presente non e’ degno del passato questo rischia di essere dimenticato.
      Ma uno dei problemi principali, a mio modo di vedere, e’ moltissimissimo palermitani non posseggono ne’ la conoscenza e l’orgoglio del passato, ne’ l’amore e, lasciatemi passare il termine, l’onore del presente, pronti a parlare malissimo di Palermo anche quando magari non se lo merita.
      Se non recuperiamo la coscienza di cio’ che eravamo non riusciremo mai a smuovere le coscienze.

    9. Dovremmo imparare a sfruttare al meglio tutto ciò che ci hanno lasciato nel passato…e invece di molte cose non ce ne prendiamo cura!!!

    10. E’ vero, Palermo è sintesi di correnti artistiche e culture diverse…di altri purtroppo. Io non ho dimenticato, siamo un popolo che fa parte si fa per dire, di un simil-paese che ne ha frenato sviluppo, evoluzione e, forse, identità. Un popolo defraudato in tutti i sensi, insomma.
      Conquistati? certamente.
      Conquistatori? no, non me ne sono accorto. Se riuscissimo a conquistare il nostro orgoglio, quello vero, dignità e senso di libertà che ci impedirebbero di rassegnarci agli eventi imposti dal simil-paese chiamato Italia…invece ci specchiamo nel nostro narcisismo immaginario, ci consideriamo “i megghiu” ma il risultato è quello descritto sopra, inutile e paralizzante continuare a raccontarci, a noi stessi perchè oltre a noi non ci crede
      nessuno, le solite storielle di grandezza immaginaria.

    11. ci tengo a sottolineare che non faccio parte di frange campaniliste acritiche, di quelle che sembrano ignorare certi degradi che ci gravitano attorno come satelliti parassitari. Piuttosto preferisco affermare che non mi piace la gente che non fa altro che lamentarsi del posto dove sta senza fare NULLA, MA PROPRIO NULLA per tentare di migliorarlo. Quella abulia è la vera piaga. E’ vero dopotutto siamo “solo un altro mattone sul muro”(ricordate i Pink Floyd?)ma credo che se inizia a cedere un mattone, quello accanto ne risente e poi a poco a poco c’è il rischio che cada anche la più solida muraglia. Se cedono i mattoni che stanno alla base poi è meglio. l’importante è poter dire “c’abbiamo provato”. Magari potrei peccare di idealismo, però c’hanno dotato di una voce. E di megafoni. Speriamo che possano costruirne di enormi così ci possono sentire a kilometri di distanza ;)..se poi c’è gente che non vuole urlare e preferisce andaresene quella è un’altra storia!
      Per il resto si sa..anche io ho una lista di cose di cui lamentarmi..non crediate che faccio la regionalista acritica!!!!…grazie a tutti per avermi letto:)

    12. non crediate che FACCIA…i congiuntivi saltano ogni tanto 😉

    13. grande franca mi è piaciuto anche se nn l’ho letto tutto! un salutoneee ciaoooooooooooo

    14. http://www.rosalio.it/forum
      e’ un nuovo spazio (10 giorni) che da’ la possibilità ai cittadini di unirsi tra di loro e creare proposte per una città migliore.
      In occasione della costruzione del PIANO STRATEGICO di sviluppo della città di Palermo, è nato questo forum che raccoglie la voce e le idee dei palermitani (non le lamentele sterili e i piagnistei).
      Le cose che non vanno le sappiamo tutti, quello che serve è progettualità che nasce proprio dalle criticità della nostra società !!!
      Quindi il forum è uno strumento “strategico” per interagire con l’amministrazione locale che pianifica lo sviluppo della città.
      Il forum non nasce a caso, ma in questo periodo storico ben preciso di costruzione del PRIMO Piano strategico di Palermo, dove è previsto il coinvolgimento della cittadinanza che è portatrice di interessi collettivi.
      Se ne approfittiamo tutti, non con le lamentele, ma con le progettualità, e allora avremo avuto una buona occasione per cambiare qualcosa.
      Gli individui che creano si distinguono per la loro propositività.
      Quindi chi si vuole mettere in gioco, chi pensa di avere idee per progetti utili alla collettività, ora ha uno strumento per poterlo fare.
      Lo spazio e’ aperto a tutti, senza limitazione alcuna.
      Buon interazione a tutti !
      http://www.rosalio.it/forum

    15. fra 6 grande!!!!

    16. Ci sono quelli che oltre a lamentarsi ci hanno provato in vari modi, anche urlando e litigando, quando si sono accorti di trovarsi in un luogo “non normale” e che lasciavano le penne sono scappatii per vivere. Se tornano, anche spesso, è per una forma di virus inguaribile. Il problema di questa città è che è totalmente fuori, in tutti i sensi, dagli schemi del vivere civile, sociale, in comunità, tipo gli schemi europei, questa città è in stand-by da 150 anni, ovvero dalla farsa-unità del simil-paese, finchè ne subirà gli effetti nefasti puoi gridare quanto vuoi senza risultati perchè questo copione non prevede sorprese gradevoli. Cosa fare allora? Rivoluzione vera! Fermare il sud, sciopero generale
      ad oltranza, anche per
      un anno se occorre, O si ricomincia con nuove regole uguali per tutto il Paese, reale in questo, o si esce dal campo e ci si organizza per dar vita a un altro Paese indipendente, l’Italia del Sud, o le Due Sicilie, un Paese “normale” insomma, che oggi non c’è, a cominciare dalla moneta propria e non quella emessa dal signoraggio.

    17. …scappati, battitura.

    18. Ecco appunto, parli di quello che “eravamo”. Ma ora cosa “siamo”?

    19. …credo di averlo lasciato intuire cara Angela… e poi leggi sopra il mio commento-spiegazione così capirai meglio il mio punto di vista… 😉

    20. grande franca !!! continua così

    21. Il post e’ molto bello e mi ha fatto riflettere.

      Guardando quello che siamo, come abbiamo ridotto la nostra terra, la perdita definitiva della conca d’oro, dei giardini e dei profumi di Palermo, che ne caratterizzavano i connotati, unita alla perdita di quell’identita’ Palermitana tutta fatta di mercati, colori e vivacita’, hanno amplificato in me il senso di impotenza e di sconforto per un luogo che oggi tentiamo di rilanciare con forza fondandoci su fatti e persone passati, presentandoci tuttavia nel 2012 in modo indecoroso, sudicio e indecente agli occhi di chi viene a visitare cio’ che ci e’ stato ingiustamente affidato…

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