Quelli della Piscina Comunale (seconda parte)
La scoperta della Piscina
Tuttavia, andare incontro al mio destino non è stato affatto semplice. Lo spogliatoio maschile è un intrecciato dedalo senza filo d’Arianna. Per tre volte ho tentato la sortita, per tre volte mi sono ritrovato nello stesso punto, con le narici titillate da un delicato olezzo di puzzola in decomposizione. Intorno a me, ragazzini di vario formato reduci dalla nuotata o in procinto di. Correttamente, mi sono preoccupato, perché da cronista coscienzioso. so i fatti del giorno. “Dovrei chiedere l’indicazione della via d’uscita a costoro – soliloquiavo – però questi qui mi scannano. Perlomeno. Sono belve e pure ignorantazzi. Manco sanno dire bububu in italiano. Questi sono quelli che si prendono a forbiciate in classe, che stuprano, picchiano, tifano Juventus… E filmano il tutto, non contenti, col “ciollulare” all’ultima moda. Mi ra generazione”. Sennonché l’alternativa sarebbe stata un eterno vagare tra cessi e docce. Per essere ritrovato tra molti anni dai barboncini di una spedizione di soccorso approntata dal Comune (ognuno secondo i propri mezzi. I San Bernardo costano), completamente mummificato. Dunque, mi sono accostato al ragazzino all’apparenza meno truce. Era un incrocio tra Hannibal the Cannibal e il Puffo Quattrocchi. Appiattendomi contro il muro – e fottendomene dei funghi in agguato – con una vocina querula gli ho chiesto: “Scusi, mi può indicare la via?”. Lui si è voltato. Mi ha illuminato con un sorriso celestiale, ha allargato le mani tipo Papa all’Angelus e ha proferito le seguenti parole: “Gentile signore, imperocché dubito che ella mi abbia chiesto di tracciarle la Via, cioè la strada maestra dell’esistere che è il rovello e il cruccio di noi terricoli in marcia verso la verità col nostro fardello di umane passioni, mi rammarico e mi rallegro a un tempo. Mi rammarico perché giammai avrei saputo indicarle la Via, essendo ancora infante sul cammino dell’umana ricerca (quest’ultima frase l’ha pronunciata col ditino alzato e la faccia da Socrate, ndr). Mi rallegro, perché se, più volgarmente, ella vuole trovare le vasche, posso suggerirle di ruotare le terga e procedere in linea retta. Ave atque vale”. “Gracias”, ho risposto tremebondo, accennando un saluto militare. Infine, mi sono girato e sono stato colpito da una zaffata di voci, odori e “ciaff ciaff”. La Piscina Comunale si stendeva immota davanti ai miei occhi di novizio.
Approccio e primo tuffo
Dico subito che le corsie interne erano chiuse per un sacrosanto sciopero di parte del personale contro il rincaro dei ghiaccioli all’arancio in Alaska. Per fortuna i lavoratori presenti apparivano perfettamente in grado di sopperire alle assenze ed equipaggiati alla bisogna, per affrontare ogni evenienza più o meno ponderabile, dall’uomo in mare (nel cloro, in tale circostanza) all’invasione di un branco di piranha, all’improvvisa scomparsa del traffico a Palermo, ipotesi ritenuta generalmente molto meno probabile dell’arrivo dei piranha. I suddetti lavoratori – bagnini, sorveglianti, intimidatori che devono buttare in acqua quelli che hanno paura – se ne stavano mollemente stravaccati sul ciglio delle vasche esterne: chi fumando una sigaretta, chi sfogliando un settimanale, chi organizzando un’allegra escursione delle dita all’interno delle rispettive cavità nasali. Ma si capiva che era una messinscena. Che tanta spiattellata indolenza serviva solo a celare l’immediata operatività di una squadra d’assalto tipo Afrika Korp.
In mancanza della Piscina Coperta, quella esterna era discretamente pienuccia. Nella prima corsia si svolgeva un duello rusticano totale a colpi di mannaia per aggiudicarsi i pochi centimetri disponibili. Stessa sanguinosa procedura nelle vasche a ridosso. Poi, la santissima città proibita: lo spazio dedicato alle società sportive (genuflessione di rito). Da una parte i plebei, intruppati lì a scannarsi con abbondanza di “Vaffa” subacquei e mosse di judo. Dall’altra una sparuta pattuglia di eletti, con mezza Piscina a disposizione.
Mi sono lanciato nella pugna. Dopo avere effettuato il gesto dell’ombrello agli avvoltoi, veri e immaginari che fossero, sono entrato di peso nella corsia numero uno e nella contesa, scafazzando un ragioniere con gli occhiali e la cuffietta dell’Ape Maia. Ho dato quattro bracciate, buttando giù altrettanti piscinatores. Vistomi perso – data la calca – mi sono deciso a usare l’arma finale: il mio celeberrimo stile natatorio nominato del “cetaceo impazzito”. Sono partito a razzo (beh, nsomm…), cafuddando una pedata nella panza di un vecchietto. E mentre quegli si inabissava con le braccia levate al cielo e un malinconico “plof” ho principiato la traversata.
La traversata
Mi avevano avvertito: “Dosa le forze, cinquanta metri – la lunghezza del percorso – son tanti”. Avevo replicato con una faccia noncurante alla Tex Willer: “Ma che vuoi che sia”. Dentro, invece, una paura fottuta. Quando sto molto male subisco accecanti allucinazioni di carattere erotico-gastronomico. Per prima, nuotando, nuotando, mi è apparsa una mortadella in minigonna. La vezzosa mi ha invitato a seguirla con gesto procace. Indi, si è palesata – a un terzo del percorso, mentre già boccheggiavo – un’intera area di servizio, precisamente quella del “Gelso Bianco” ubicata sulla Palermo-Catania, assai famosa per gli arancini al ragù. Mi sono accomodato. Il barman, un calamaro gigante con la sciarpetta rossazzurra, mi ha servito un caffè. “Gli arancini?”, ho domandato. Ed elli a me: “Chi spacchiu rici mbari…”. Ho protestato vivacemente, chiedendo del direttore. Ho ripreso conoscenza a bordo vasca, un metro dalla funcia di un bagnino in forma di grosso tricheco che ripeteva: “Si sente buonu?”.
Muoio ma non mi arrendo. Un altro tuffo. Stavolta la traversata è stata un pochino più agevole, benché sempiternamente allucinata. A metà nuotata è comparsa la mia vecchia e defunta maestra delle elementari e mi ha rispiegato la sottrazione nello stesso delicato modo di quel giorno da bambini: “Ci sono tre pulcini sulla strada provinciale, se uno finisce sotto il tram quanti ne restano?”. Da allora la mia mente si è chiusa a ogni vicolo matematico. Nell’atto di sottrarre, sommare e moltiplicare, rivedo immancabilmente il funerale del pulcino, la chioccia in lacrime, gli zii paperi condolenti, etc, etc… Indi mi si è palesato il miraggio obeso di Teresina, bimba extralarge dell’asilo che aveva un paio di baffi da appuntato e voleva baciarmi sulla bocca. Indi gli avvoltoi sono finalmente scesi in picchiata. “Sghignaaaa!!!!”, ho sentito appena in tempo. E’ stata un’epica lotta a colpi di ditate negli occhi, parolazze e sputazzate, con demoni in carne e piume o illusioni non saprei. Alla fine sono riuscito a terminare tre vasche. In effetti l’ultima l’ho completata trascinandomi manu manuzza col cordone divisore, tipo scalata. Ho consultato il regolamento: vale lo stesso.
Epilogo, note e Ps.
Siccome mi sono dilungato, sintetizzo.
1) Un’area di servizio in corsia, a metà percorso, sarebbe l’affare del secolo.
2) Un’altra volta parleremo degli “alieni” di coloro che arrivano con la ventiquattrore la camicetta e la giacca stirate da mammà. Si cambiano. Si tuffano. E vanno via come sono venuti, talché non si nota la differenza tra prima e dopo. Io, invece, esco dalla pugna visibilmente sconvolto con i vestiti che sembrano sputati fuori dal sedere di un facocero.
3) Se i lavoratori o gli atleti della Piscina leggessero mai queste note, li prego di non affogarmi alla prossima. Io li stimo tanto, li stiro e li ammiro. Ho scritto quello che ho scritto sotto la minaccia di Rosalio che vuole subentrare al Comune nella conduzione e tenta perciò di screditare l’ottimo modo in cui la Piscina viene amministrata.
4) Quando organizziamo un safari e andiamo a caccia grossa di animaletti nelle docce?
5) Potrei dire che la Piscina e la città in cui vivo hanno diversi punti di contatto. Però questo è un racconto “leggero” e non lo dico.
Ps. L’altra volta mentre guidavo, ho avvertito un battito d’ali accanto al finestrino. Ho intravisto il capino di un avvoltoio che mi ha domandato: “Dotto’, quannu na faciemo ‘na bedda nuotata. I picciriddi hanno fame. Chianciono”. Indi il pennuto si è dissolto nel sole di una giornata di quasi primavera.
Dio…..devo riprendermi ancora dalle risate!! Stupenda..meriterebbe di essere pubblicata su carta!! Favolosa!! Sei un grande!!
Io sono uno di quelli delle squadre, quelli con la corsia riservata. Quelli che nuotano alle 14, fuori, in primavera ma anche in inverno. Quelli che pagano sia la società che l’ingresso in piscina come tutti ma che però devono uscire prima perché ci sono i bambini “che si devono spogliare e le mamme li accompagnano e non possono vedere maschi nudi”. Quelli che alle volte ti fanno spogliare e vestire fuori, con 5 docce per 80 persone. Quelli che devono fare la coda per asciugarsi i capelli perché non puoi portarti il tuo phon (niente prese)e ogni anno ci sono sempre due asciugacapelli in meno perché si rompono e non li aggiustano. Quelli che si portano a bordo vasca i vestiti perché il 70% degli armadietti è rotto e non li aggiustano.
Quelli che ogni volta che cambia l’assessore allo sport pare di avere a che fare col Woody Allen de “il dittatore dello stato libero di bananas” perché spuntano regole come “la doccia va fatta con la cuffia, dopo che ci si è rivestiti”, o come la recente “la doccia va fatta al primo piano, dopo aver attraversato bagnati la palestra, poi vestiti si scende giù e si rientra negli spogliatoi per ascigarsi i capelli così le mamme (sempre loro) non vi vedono nudi”.
Quelli che, insomma, cercano di fare nuoto a Palermo.
Il tono della riflessione è scherzoso, Giuseppe. Ma tenta di centrare il tema del cattivo servizio che la Piscina offre a tutti. La tua riflessione è perciò un contributo molto importante di cui ti ringrazio. E ringrazio Alessandro per la simpatia che mi ha accordato.
Roberto, ti leggo dalla fredda Milano e mi hai fatto fare una gran risata e una non più piccola riflessione…
Complimenti!
A Milano, Chicca?
Scusa Chicca, ero io dal Pc di lavoro.
Roberto Puglisi… Lei è un artista!
Ok seriamente….
Purtroppo i disagi nella piscina comunale sono sempre stati presenti….
Li ho fatto il corso di bagnino di salvataggio anti anni fa e la situazione era deprecabile…mi ricordo di preciso un episodio, in cui gli assisteti bagnati ci dissero che andavano a farsi uan pausa ( 2-3 ore di caffè circa ) perchè tanto c’eravamo noi….e l’ istruttore muto perchè sapeva che non sei fosse accollata la cosa…poi ci sarebbero stati problemi dopo. o la doccia la facevo a casa..mi accollavo a rivestirmi e rimanere ingrasciato di cloro, attraversarmi mezza città e poi lavarmi a casa.
Ora vado a fare nuoto alla piscina del CUS, beh a parte i tronzi dovuti al mio stile natatorio..le cose funzionano. Ci sono controlli, gli armadietti funzionano, le docce funzionano e c’è l’acqua calda, c’è lo spogliatoio per i bambini e quello per gli adulti. le docce fuori, i bagni puliti….
gli istruttori sempre presenti, i corsi attivati….perchè tutta questa differenza?
Grazie Fabrix. Mi accontento di non annegare 😉
Già, Alessandro, perchè???
@ Roberto Puglisi: già perchè? Ho pensato hano più fondi? Li amministrano meglio? Sono raccomandati?…
La verità è che la piscina comunale di Palermo sarebbe una struttura di gran pregio. Due piscine da 50 metri, una coperta ed una scoperta non si trovano quasi da nessun’altra parte, in Italia.
Per una città come la nostra, una sola struttura comunale è comunque troppo poco, visto che deve soddisfare i bisogni degli utenti normali, dei bambini, degli agonisti, dei semi-agonisti, dei pallanuotisti, dei corsi di formazione per assistente bagnante, dei corsi di immersione.
Ma anche se fosse sufficiente, rimane il grosso problema costituito dal fatto che si tratta di una struttura pubblica (cosa che rappresenta anche il suo pregio).
Vivendola da anni, la sensazione che ho è che – al contrario di qualsiasi struttura privata, dove si cerca di favorire il più possibile il “cliente”, cercando di attirarne sempre di più – per i gestori della piscina comunale i “clienti” sono una rottura di palle, punto e basta. Meno ce ne sono meglio è e se è possibile fare qualcosa per rendergli la vita difficile va fatta, “così magari se ne vanno al CUS e non ci rompono i ca***”.
La piscina ogni giorno incassa almeno 1000 euro (ma secondo me anche più) e per riparare gli armadietti basterebbe stornare non più di due giorni di ingressi. Invece non si fa nulla.
L’anno scorso appesero fuori e dentro l’edificio il progetto dei nuovi spogliatoi per la piscina esterna, che dovrebbero risolvere se non altro il problema delle mamme puritane negli spogliatoi dei maschi (ma poi, chissà perché, ai papà non è permesso accompagnare le figlie negli spogliatoi delle donne). Quest’anno quei progetti non ci sono più nemmeno appesi e solo grazie a sponsor privati si sono potuti avere due gazebo in tela cerata all’esterno.
Gli interventi di manutenzione nelle docce si fanno solo e soltanto quando non ci sono più docce che funzionano oppure quando la muffa sulle pareti comincia a caderti addosso tipo forfora mentri ti lavi. Senza contare che trattandosi pur sempre di Palermo, invece di prevedere parti inamovibili per le docce stesse, si sono continuate a sostituire (quest’anno forse sono riusciti a trovarne un modello differente) con pezzi standard, che puntualmente finivano nelle case di qualche utente o di qualche operatore della piscina stessa.
Alla fine insomma, sembra che si presti molta più cura al prato antistante la piscina che non alla piscina stessa. Senza contare che il personale (LSU?) addetto sembra essere fondamentalmente incapace (per quanto simpatico, cordiale etc etc) di gestire un impianto del genere.
Sono pienamente d’accordo Giuseppe. Concordo sull’amabilità del personale, ho dei dubbi, come te, sull’effettiva competenza. E concordo sulla sensazione che hai tu: come se in piscina fosse rappresentata la parte peggiore del pubblico, quella che non vuole clienti e commesse perchè si trasformano in lavoro, mentre basterebbero solo lo stipendio o il sussidio.
Per Alessandro: credo che Giuseppe abbia già risposto lucidamente.
La proposta dell’area di servizio a metà vasca mi trova concorde: però al posto delle pompe di benzina sarebbe auspicabile trovare i boccagli dell’ossigeno.
In piscina come in ogniddove in questa città frequentemente si trovano livelli bassissimi di competenze coniugati a livelli altissimi di voglia di far niente da parte del personale, ritenendo bastante la propria presenza (e talvolta nemmeno quella) per percepire uno stipendio.
Non voglio prendere l’argomento LSU…..già in un altro post credo di essere stato ababstanza chiaro su come la pensavo….però..questa la debbo proprio dire…abbiamo gli LSU che fanno i bagnini naturalmente senza brevetto, e nel contempo un sacco di ragazzi ( me compreso alcuni anni fa, ora per fortuna non più ) col brevetto, con voglia di lavorare, onesti e corretti e iscritti al collocamento come assistenti bagnanti!
Si è insinuato in me un pensiero malvagio…..
piscina comunale, struttura imponente, ma mal tenuta, senza nessuno che se ne curi, che ripari una cosa al momento giusto, lasciandola li a vegetare fino a quando bisognerà sostituirla del tutto e costerà il quintuplo. In parole povere li ci sono sono le strutture sportive che in qualche modo “sovvenzionano” la piscina comunale e basta, e c’è del personale non qualificato che tutta fa fuorchè lavorare.
bene andiamo al CUS…li tutto sembra funzionare…arrivi e c’è una segreteria che ti accolgie, ti da informazioni, paghi il tuo abbonamento e hai la tua bella tessera. Vai alla piscina e trovi qualcuno che prende la tua tessera e ci mette un timbro e ti indica lo spogliatoio raccomandandoti di togliere le scarpe e mettere le ciabatte prima di accedere allo spogliatotio, se non hai le ciabatte loro stessi ti danno dei copriscarpe. arrivi negli spogliatoi, adulti, bambini, atleti ecc ecc, armadietti funzionanti, panche bagni puliti docce calde ecc ecc, vai alla vasca e trovi ben tre istruttori assistenti bagnanti, disponibili, che ti indicano la corsia adatta a te, che ti insegnano a nuotare e soprattutto sono li presenti…..
ma allora…dove sta il trucco? bene credo che il trucco sia nel fatto che è una struttura dell’ università, e i “dipendenti” sono univesitari, tutti di scienze motorie o isef, pagati una miseria, molto meno di un LSU, ma che fanno il loro lavoro con impegno perchè ne sono entusiasti e questo non solo in piscia ma nella sala fitness e nelle altre strutture. Ti incitano a venire, a provare, a continuare.
ma allora come funziona….bisogna per davvero sfruttare l’ entusiasmo dei giovani intimorendoli magari con la paura che il prof ti boccia all’esame per far funzionare la cosa? la piscian del cus e molto più piccola della comunale ma intanto parecie persone sono traslate da quella al quest’altra…perchè i dirigenti di piscina, stadio delle palme ecc ecc invece di satre negli uffici non vanno a farsi un giro per vedere e cazziare i dipendenti, come si fa in una vera azienda?
la descrizione dell’ingresso in vasca e le seguenti nuotate mi hanno fatto pensare ad una bella vignetta di Jacovitti. Non vi pare ?
Un breve commento che non può non iniziare con un plauso al Puglisi che fuori dal filone rotoliano-Sant’Orsoliano, brilla di una vena comico-intelligente davvero notevole.:).
Chi frequenta abitualmente la Comunale credo abbia in mano una grande forza che non sfrutta che è quella della segnalazione giornaliera, ripetuta, con tenacia e forza civica, di tutte le porcherie, perchè tali sono,che accadono quotidianamente in piscina.
Dagli armadietti sfasciati a quelli che si grattano la pera e si leggono il giornale.
Datevi una mossa, protestate, tempestate di fax e mail chi sapete, la piscina è vostra, è nostra, non di quelli che ci campano spesso a sbafo…
Grazie Giuanni. Capisco lo scherzo e quindi non mi riferisco a te direttamente: anche la vena rotoliana-sant’orsoliana 😉 ha un suo valore. Che poi parla soltanto della vita delle persone, come questo raccontino sulla Piscina. E’ colpa mia se certe volte morte e vita sono intrecciate come l’orizzonte, che non si capisce quando comincia una e quando finisce l’altra?
Scusa il ritardo!
Sì Roberto, a Milano. Oggi però sono già di rientro a Palermo.
Anche io vorrei manifestare il mio disappunto per i malfunzionamenti della piscina comunale.
Cioè non solo abbiamo una infrastruttura pessima ma abbiamo a che fare anche con i continui disservizi.
Non passa mai un mese senza che accada qualcosa:
Sciopero Bagnini
Sciopero degli operatori all’ingresso
Piscina chiusa per manutenzione straordinarioa
Guasto Caldaia
Guasto all’impianto elettrico.
….
Ragazzi cosa occorre fare per far sentire il nostro disagio ?
xalessandro 2 riguardo la piscina comunale:CIAO Alessandro anche io sono stanko di tutti questi problemi alla piscina comunale penso ke per far sentire i nostri pareri potremmo provare a scrivere le nostre lamentele al sindaco kissa’ ke magari non possa servire a qualkosa..questo sono gli indirizzi per contattarlo..fallo anke te mi rakkomando .. sito http://www.diegocammarata.it/ poi clicca a :partecipa e scrivi al sindaco…
stamattina x l’ennesima volta mi reco in piscina ed era chiusa al pubblico!!!!Sono incazz…..issima di vivere nella città piu? “COOL” d’Europa!!!!!!!!!!!
invito tutti stasera a vedere l’ultima puntata delle Iene…ci sarà un servizio sul “mondo del sociale “a Palermo che in questo momento ( lunghi 10 anni) vive un momento tragico.
Grazie valentina
Qualcuno mi spieghi perchè la piscina comunale è sempre o quasi sempre chiusa!!!!…come stamattina per esempio…e domani…etc…Ho chiamato e chi mi ha risposto al telefono non ha voluto dirmi la ragione…che cavolo di servizio è mai questo?…il pubblico…cioè i cittadini sono trattati come munnizza!!!!…e per questo (dis)servizio Diego ha avuto il coraggio o la faccia tosta di imporre l’aumento a 3 euro?!!!!..tutto ciò è veramente COOL!!!!!
Ciao a Tutti!
Innanzitutto complimenti a Roberto Puglisi che è riuscito a strapparmi più di una risata affrontando un argomento che di per sè mi fa perlopiù imbufalire!
Torno oggi da un’altra giornata di piscina e devo dire che sono sempre più disgustata! Sono d’accordo con Alessandro2, questi non lavorano mai! E adesso manco più il sabato! Cioè lavorano 4 giorni alla settimana ma si può?! E tra le motivazioni di chiusura io aggiungerei anche la magnifica risposta ottenuta da me con tanta fatica: “oggi sono tutti malati”! un’epidemia di salmonella che dite?
Infine vorrei anche precisare che quattro motivazioni per sporgere denuncia ci sono eccome, per esempio il fatto che le care mammine con i loro bambini entrino nello spogliatoio maschile, la qual cosa reputo un tantino al di fuori del regolamento; altra cosa, il fumo in luogo pubblico dei cari nostri “addetti a staccare pizzini” che qualunque cosa succeda non sanno niente e non hanno visto niente… VERGOGNA!!