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sabato 20 apr
  • Esperienze romane

    Sono stata a Roma il 15 dicembre…temperatura di 0 gradi, ma una voglia matta di arrivare finalmente nella capitale, dopo avere atteso a lungo. L’intento era unicamente UNO: MOSTRA DI GAUGUIN, POP ART e MARK ROTHKO.
    Gauguin al Vittoriano: premesso che non avevo mai visto opere di Gauguin dal vivo e nonostante mi fossero giunte alcuni voci maligne sul cattivo allestimento della mostra, l’effetto affascinante – secondo la vera etimologia della parola – l’ho subito anch’io, e son caduta a piombo in un mondo coloratissimo e incontaminato. Non solo pitture ma anche ceramiche realizzate dall’artista e lettere autografe, e diverse opere degli altri di Pont- Aven, i discepoli, i “seguaci” di Gauguin. Una lunga carrellata di pitture, intervallate da opere grafiche – xilografie e alcuni acquerelli – e piccoli schermi sui quali era possibile vedere scorrere le pagine dei diari e dei quaderni, ricchi di schizzi e di pensieri. Affascinante è proprio quella pennellata, che accostando finemente una gran quantità di colori, rende quasi impossibile una visione del dipinto da vicino, e si è costretti a scostarsi di almeno 1metro per coglierne tutta la magnificenza. Non solo guardare il quadro, ma VEDERLO.
    Chi, come me, si è accostato alla storia dell’arte, con curiosità e ha finito coll’esserne sopraffatto, chi ogni giorno la studia con umiltà e ne scopre sempre nuovi aspetti, sa che alcune personalità artistiche, sono diventate l’emblema di un determinato ideale, come Raffaello incarna l’ideale classico del Bello o Piero della Francesca incarna l’ideale della perfezione prospettica e geometrica. Cosi Gauguin rappresenta per eccellenza l’ideale della LIBERTA’, l’uomo che si sottrae alla banalità e alle regole della vita moderna, e fugge – a TAHITI – cercando un’esistenza alternativa, dove gli uomini non conoscono ancora i disagi e le conseguenze negative dovute a quella cosa chiamata progresso. Proporrei, anche per noi, Tahiti come prossima meta da raggiungere in caso di fuga dal caos palermitano.
    POP ART alle Scuderie del Quirinale: seconda tappa romana e questa volta effetto meno sorprendente, ma soltanto per una questione di gusti personali, davanti al mito warholiano di Marilyn, alle icone disfatte della società americana, di Rauschenberg, Jasper Johns, Peter Blake; e poi uno degli specchi del nostro Pistoletto o uno degli adorabili decollage del compianto Mimmo Rotella e ancora un inaspettato “Natale romano” di Franco Angeli. Eppure la Pop art ha il merito di avere tramandato ai posteri un’immagine sempre viva degli anni ’60; il mondo della pubblicità, per esempio, deve quasi tutto a questo movimento, cosi contemporaneo, cosi comunicativo. Ma non aggiungerò altro su questa mostra, se non dicendovi di averla apprezzata perché trasmette una grande carica emotiva e perché sono state esposte proprio le opere POP più rappresentative.
    Mark Rothko al Palazzo delle Esposizioni: non avrei mai immaginato che quelle tele enormi di Rothko, per le quali è maggiormente conosciuto, seppur cromaticamente ricchissime, potessero avere su di me quasi un effetto ipnotico. Pensavo potessero risultare banali. Mi sono ricreduta del tutto! Distese di colori, che sconfinano l’uno nell’altro, nelle quali ognuno può vedere comparire le combinazioni geometriche più irreali. Dopo 45 anni, Rothko è ritornato in Italia con un compendio completo delle sue opere: dalle figure atipiche e magre della serie dedicata alla SUBWAY, alla opere astratte di soggetto mitologico, tra cui Tiresia, l’indovino greco, che ricorre frequentemente; e poi la serie di pannelli per il Seagram building, lussuoso ristorante di New York, ed infine i coloratissimi Multiforms, le grandi tele per le quali è conosciuto, alcuni delle quali arrivate in Italia per la Biennale di Venezia del 1958, e su cui alcuni lungimiranti investirono.
    Storia personale travagliata quella di Rothko, che traspare nel surrealismo di alcuni paesaggi astratti degli anni ’40 e in particolar modo nelle opere degli anni ’60, le ultime, quelle maggiormente pregne di grigio e nero. Non a caso alcuni capolavori dell’artista furono scelti da Michelangelo Antonioni per il film “Deserto Rosso”: entrambi sono stati messaggeri della poetica dell’incomunicabilità.
    N.B. La mostra di Rothko rimane aperta fino al 6 gennaio 2008…andatela a vedere!
    BUON NATALE A TUTTI!

    Ospiti
  • 7 commenti a “Esperienze romane”

    1. E’ un vero peccato che, tutto ciò da te descritto, non sia accaduto a Palermo.
      Le stesse emozioni che hai provato per Rothko, le ho fatte vivere a mio marito portandolo alla Fondazione Burri di Città di Castello. Grazie per avermi trasmesso la voglia di andare a Roma.
      Buon Natale!

    2. Invidia, invidia, invidia!

    3. Già stato a vedere la MOSTRA DI GAUGUIN, POP ART e mi manca MARK ROTHKO, visto che lavoro a Roma. Adesso però mi godo la mia Palermo.
      buone feste
      salvatore

    4. Trasferitevi a Roma.

    5. Mi ha coltpito la tua frase “…chi ogni giorno la studia con umiltà e ne scopre sempre nuovi aspetti…”. Credo sia approccio giusto di chi vuol conoscere.
      La passione che emerge dal tuo racconto mi trasmette grande curiosità.
      Buone feste.
      Giuseppe

    6. emozionare e sempre emozionare questo è il vero scopo di chi la fa e di chi la racconta.

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