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giovedì 25 apr
  • Sedici anni fa via D’Amelio

    Paolo Borsellino

    Sono passati sedici anni dall’attentato che in via D’Amelio uccise il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

    Dalle 10:00 i bambini palermitani si ritroveranno in via D’Amelio.

    Alle 11:00 alla Caserma Lungaro (corso Pisani) si svolgerà la messa di commemorazione. Alla stessa ora l’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo commemorerà le vittime nell’aula magna del Palazzo di giustizia.

    Alle 16:30 in via D’Amelio cominceranno le iniziative che hanno come filo conduttore il tema Dalla memoria all’impegno.

    Alle 20:30 partirà da piazza Vittorio Veneto la fiaccolata di Azione Giovani e Azione Universitaria che si concluderà in via D’Amelio. Saranno presenti il ministro della Gioventù, il sindaco di Palermo Diego Cammarata, il presidente della Provincia di Palermo Giovanni Avanti, il sindaco di Corleone Nino Iannazzo e il sindaco di Villabate Gaetano Di Chiara. Hanno aderito ufficialmente 17 associazioni.

    Alle 21:00 si svolgerà alla Biblioteca comunale (piazza Casa Professa, 1) l’incontro Legami di memoria – La coerenza dell’impegno per una Sicilia libera. Parole e musiche sono di Claudia Cincotta, Lucina Lanzara e Marilena Monti; partecipano Benedetto Basile, Bebè Cammarata, Vivi Lanzara, Michele Piccione e Rosario Punzo. Santo della Volpe intervista Ilda Boccassini. A seguire interventi di Anna Puglisi, del Centro di documentazione “G. Impastato” e di Rita Borsellino. Nel corso della serata saranno fatti e ascoltare e proiettati gli spot radiofonici e i video del Premio “Libero Grassi” a cura della società cooperativa sociale Solidaria. Dalle 9:00 sarà possibile visitare la mostra ore Tutti i stissi sunnu!.

    Sempre alle 21:00 a Palazzo Bonagia (via Alloro) verrà messo in scena Alcesti di Euripide in memoria di Paolo Borsellino. Lo spettacolo è promosso dal Laboratorio di poetica della Facoltà di Lettere e Filosofia in collaborazione con l’assessorato al Turismo e alle Politiche giovanili del Comune di Palermo. Ingresso libero.

    Palermo
  • 12 commenti a “Sedici anni fa via D’Amelio”

    1. Speriamo sia commemorato davvero con il cuore e con la testa e non solo “pro forma”.

      Paolo uno di noi.

    2. il 3 settembre 1982 sul luogo in cui fu ucciso il generale Dalla Chiesa qualcuno mise un biglietto in cui c’era scritto “qui muore la speranza dei palermitani onesti”; dopo la morte di Borsellino il suo grande amico Caponnetto disse: è finito tutto….è finito tutto….. Ho sempre partecipato a queste commemorazioni (catene umane, fiaccolate) ma quelle 2 frasi sono più che mai presenti nella mia mente e mi danno un grande senso di impotenza e di grande dolore

    3. Non so perchè non partecipo a queste commemorazioni , a volte le vedo strumentalizzate , ma probabilmente è soltanto una mia stupida impressione .
      I miei genitori vivono a 100 metri da via D’Amelio , ma io quel maledetto giorno mi trovavo a Mestre da parenti e subito dopo l’esplosione mi ha telefonato mia mamma per dirmi di stare tranquillo che qualsiasi cosa avessi visto loro stavano bene .
      Poco dopo tutte le tv nazionali hanno cominciato a trasmettere le prime immaggini , non vi dico i commenti dei Veneti , mi sono sentito ancor più piccolo di quello che ero ( all’epoca dei fatti avevo 16 anni ) .
      La ferita che porto dentro , non potrà mai rimarginarsi e ricordo che quel giorno mi sono veramente vergognato di essere siciliano .
      Spero solo che le nuove generazioni facciano molto di più di quello che stiamo facendo noi per contrastare un male , un cancro che ormai sembra diventato quasi invisibile , ma in realtà ha solo cambiato vesti .
      Un abbraccio a tutti , Luca .

    4. Avevo completamente dimenticato che giorno fosse oggi, ho avuto un sussulto al cuore quando ho visto questa immagine che si apriva sulla pagina del mio blog preferito. Io ero piccolissima allora, ma ricordo perfettamente la televisione che mandava le immagini dell’attentato insieme all’angoscia dei miei familiari. si può morire così? mi sono sempre chiesta… la mafia è qualcosa che ti porti dentro, non perché sei “portatore sano” – come sostiene qualcuno – ma perché eventi come questo lasciano dentro un senso di tristezza e di sfiducia che è difficile lavare via.

    5. Com’è Palermo oggi dopo sedici anni senza Giovanni e Paolo? Di certo è più vispa, socialmente nemica della mafia, così tanto che essa non può agire come prima alla luce del sole, però non è sconfitta, anzi. Impera e condiziona ancora le nostre vite, persino nella spesa di tutti i giorni, perché in certi posti noi paghiamo con il prezzo degli alimenti lo scotto del pizzo, a cui la maggioranza dei commercianti ha paura di dire di no. C’è ancora moltissimo da fare, perché la mafia è ancora radicata nel territorio e continua a succhiarci il sangue. Morirà prima o poi, è ovvio. Come tutte le cose umane, l’associazione criminale di cosa nostra è destinata alla scomparsa. Il nostro compito è quello di accelerare questo processo, perché un giorno in più di mafia, è un giorno in meno di libertà. Sia chiaro: è il compito di ognuno di noi, dal macellaio all’avvocato, dal pescivendolo al medico, dallo studente al disoccupato, dal politico al prete, dall’impiegato all’imprenditore. I commercianti devono ribellarsi tutti insieme contro il racket, fidandosi dello Stato; i custodi della giustizia devono applicare la legge con rigore e celerità ed univocamente; lo studente deve approfondire la storia mafiosa, perché conoscendola saprà meglio lottare contro la cultura dei boss; il disoccupato non deve cadere nella tentazione di chiedere l’aiuto, accettando qualsiasi cosa pur di portare qualche spicciolo a casa; i partiti devono smettere di accettare in sé ancora chi media con cosa nostra per ottenere un voto in più dell’avversario; il prete deve urlare a squarciagola nei pulpiti, esortando le coscienze dei fedeli al rifiuto categorico della soccombenza mafiosa.

      Dobbiamo cambiare, inoltre, la nostra mentalità, appropriandoci della sicilianità, depurandola dalla mafiosità: dobbiamo inculcare nella testa di chi non vive nella nostra isola che da un lato c’è il siciliano, dall’altro (e lontanissimo) c’è il mafioso. Solo così possiamo essere degni di Falcone e di Borsellino, non limitandoci a fare il muso duro solo il 23 maggio ed il 19 luglio di ogni anno. Noi siamo siciliani: questa terra ci appartiene. Non è di loro, è nostra.

    6. Io ammetto di non andare, ma di avere la morte nel cuore, a questi anniversari.
      Posso solo comunicare una mia esperienza nella scuola. I ragazzi parlavano molto della fiction su Reina, che io ho visto a sprazzi, perché mi venivano i nervi di come fosse simpaticamente rappresentato dall’attore, un ‘personaggio’ (perché Reina era giù un maschera,e personaggio, non più persona, da tempo).
      Vedevo come lo trovavano anche loro simpatico. Così,parlandone in classe, mi stupii che loro non ne sapessero nulla,o quasi nulla,di tutto quello che era successo (avevano circa 11 o 12 anni nel 1993), mentre quei giorni sono impressi nella mia memoria.
      Così, ho cercato di spiegargli i motivi per cui trovavo così detestabile, quella ricostruzione di Reina, e come mi sono sentita io, che all’epoca avevo 29 anni, a quelle notizie. Come vidi con un mio amico il fumo alzarsi, e metterci i macchina seguendo il fungo dell’esplosione. Spero di avergli comunicato il senso di perdita, quasi di rinnovata rassegnazione, ma anche di enorme rabbia e dolore, che provai io al tempo.
      Diciamo che la mia testimonianza alla memoria é questa.

    7. mmm intanto Uma, è Riina non Reina come Luca, mio carissimo amico che poi si gasa 😀

      Cmq a tal proposito, per chi non lo avesse letto, consiglio il libro di Saverio Lodato (giornalista dell’unita) : Ho ucciso Giovanni Falcone.
      E’ una sorta di autobiografia di Giovanni Brusca.
      Direi molto interessante.

      Nemmeno io ho visto Il capo dei capi, mi sono rifiutata.

    8. Io oggi c’ero, alla commemorazione.
      Rita Borsellino ha detto una cosa importante, che mi fa piacere condividere con i lettori del mio blog preferito.

      PAOLO E GIOVANNI SONO STATI DEFINITI EROI. E’ VERO.
      MA ANCHE MANGANO.

      VENGONO CHIAMATI MARTIRI DELLA GIUSTIZIA.
      INTANTO LA GIUSTIZIA VIENE MARTORIATA OGNI GIORNO.

      Fare memoria un giorno l’anno è facile. Ma la memoria e il rispetto si dimostrano nei gesti di ogni giorno e lei ogni anno è costretta a chiamare diverse volte l’Amia, prima che si decidano a togliere le corone di fiori, ormai secchi, da via D’Amelio.
      Allora si, bisogna ammetterlo.
      Via D’Amelio è ogni anno più vuota.
      Ma forse non importa la “memoria a breve termine”, viva soltanto un giorno l’anno.
      Sono i gesti quotidiani che fanno la differenza e la nostra generazione non ha ancora perso.
      Lo dimostrano i ragazzi di Addiopizzo, piuttosto che le cooperative che gestiscono beni confiscati alla mafia.
      Io penso che, in parte, lo dimostri anche un “luogo” democratico, in cui sono possibili il confronto e la contaminazione tra cittadini consapevoli come lo è Rosalio per noi.

    9. Chi ha seguito bene la storia della purtroppo brevi vite di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino sanno benissimo che tutto il loro operare nella massima professionalità, scrupolo e meticolosità, era ben lungi dall’ agire da eroi e morire come tali.
      Loro lavoravano tutti i giorni, e spesso anche la notte, con la convinzione e la certezza di stare semplicemente svolgendo il loro dovere, per arrivare o cercare di arrivare a scoprire certe verità che altri prima di loro avevano giudicato fantasie, frutto di montatura giornalistica e ancora peggio.
      Definirli eroi mi pare riduttivo, loro erano come noi, dal libro di Ayala mi piace il passaggio quando a metà mattina andavano a farsi il panino con le panelle al Capo, come degli universitari o come degli impiegati in pausa.
      Erano palermitani come noi, vivevano con addosso un’ umana paura, lo avevano ammesso, gli ultimi anni della loro vita blindata, ma vivevano ogni giorno per dare un colpo in più al cancro che uccideva Palermo, andavano avanti sempre più decisi cercando di vincerla quella paura, di esorcizzarla scherzandoci su.
      Gran parte di noi palermitani quella paura l’abbiamo nel DNA, ci manca la forza di gridare i suprusi cui spesso assistiamo, pensiamo che spesso forse è meglio voltarsi dall’altra parte e pensare al quieto vivere.
      Ecco la grandezza dei nostri Giovanni e Paolo, uomini che non dimenticheremo mai, perchè erano, sono, nostri, appartengono e fanno parte di noi, delle nostre famiglie, delle nostre case.
      Hanno pagato con la vita il coraggio di volerci difendere dal cancro che è la mafia, adesso tocca a noi, ognuno per la nostra parte, sconfiggere le metastasi.

    10. piccola parentesi “grazie Monica per la precisazione sul mio cognome 🙂 ”
      A parte questo volevo velocemente aggiungere che in ho voluto assistere alla fiaccolata ed in effetti c’era veramente poca gente .

      PS la “musica” punk , rock o non so che sia in via D’Amelio potevano anche risparmiarsela .

    11. Mi scuso con l’altro Reina, per averlo incluso nel Riina, cmq.
      Ma il senso delle cose che dicevo, é che la migliore testimonianza é diventare persone di testimonianza reale, a parte le manifestazioni, credo sia questa la grande lezione che ci hanno lasciato.

    12. Uma non volevo ammonirti, con questa storia del Reina/Riina io e Luca abbiamo un precedente 😀

      Cmq sono d’accordo con te. Odio e disdegno le fiere dei buoni propositi che muoiono tali.

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