Una notte a Palermo
È appena finita la festa del terzo compleanno di Rosalio. La location, quest’anno, ci ha portati in quel dell’Albergheria, tra palazzine fatiscenti e restauri in corso. Tra i ragazzi che si apprestano a vivere la loro notte, nel quartiere popolare di Palermo, dove convivono autoctoni e panormo-africani, mi dirigo verso la macchina, posteggiata nei pressi di villa Bonanno. Aspetto pazientemente che un veicolo dell’Amia ripulisca uno dei vicoli e mi apra la strada. Due netturbini, in maniera un po’ maldestra, svolgono il loro utilissimo lavoro. Sembrano sudaticci, nonostante la serata sia caratterizzata dalla tipica temperatura d’inizio dicembre. Immancabile sigaretta tra le labbra, svuotano il cassonetto della spazzatura, liberando un olezzo fastidioso. Raggiungo la questura. Un paio poliziotti, di sentinella, scambiano due parole con un passante. Anche loro si accingono alla loro notte.
Intravedo la mia automobile. Di fianco, una panda bianca, vecchio modello. Tra le due vetture, piegata, una figura che sembra presa dal suo “da fare”. Scarto l’ipotesi del tentativo di scasso. A cinquanta metri dalla polizia mi sembra fuori discussione. Mi avvicino e vedo che la furtiva figura è un uomo di cinquant’anni circa e che sta “trafficando” sulla Panda. Sono a meno di cinque metri dalla mia automobile e con il comando a distanza faccio scattare le sicure delle mie portiere e lampeggiare le quattro frecce un paio di volte. L’uomo si rende conto di essere stato “scoperto”, si fa un po’ da parte e, con molta dignità, continua il suo lavoro. Sono in macchina e la scena, ora, mi si mostra in tutto il suo significato. La panda ha un foro sul parabrezza, l’uomo cerca di coprirlo con un cartone. Quindi, comincia a “costruire” la sua privacy e mette i giornali sui finestrini laterali. Sul lato passeggero, la sua signora, molto in carne, mi lancia un ultimo sguardo prima di reclinare il sedile, coprirsi con un plaid e raggiungere Morfeo. La “camera” sembra pronta, l’uomo, abbastanza trasandato, con la barba incolta bianca sul viso, si accomoda sulla sua parte di “giaciglio”. Prima di chiudere lo sportello mi guarda e, con la voce che muore infrangendosi sui denti, mi augura “Buon Natale”. Anche lui, con la sua signora, si appresta a vivere la sua notte.
buon natale ai poveri che sono il natale e Dio vive in loro. Mi piace come scrivi alessi, riesci a cogliere un ritmo malinconico e musicale nell’accadere delle cose.
a palermo….
Ma…è la verità?!?!
Che tristezza!
🙁
Ricordo un paio di anni fa una situazione simile con un signore che “abitava” in via Nettuno a Partanna dentro una vecchia 500 che anch’egli ricopriva con fogli di giornale per avere un po’ di privacy
Non so che fine abbia fatto, e` da un po’ che sono fuori Palermo, ma vedere queste scene fa sempre tanta tristezza!
Malinconicamente Natale 🙁