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venerdì 26 apr

Archivio del 15 Dicembre 2009

  • La Palermo di Mollica

    Una foto di Mimì Mollica

    Le foto di Palermo di Mimì Mollica, panormita espatriato, circolano da un po’ di tempo sulle testate anglosassoni, prima sulla Financial Times Magazine, poi su Burn, una rivista online curata dalla Magnum, e ora sul Guardian. Mollica ritrae la città nella tradizione da fotoreporter di Letizia Battaglia, ma concentrandosi di più sulle ambiguità della vita quotidiana che, attraverso il suo obiettivo, acquistano qualcosa di inquietante. Le foto ritraggono la Palermo che tutti conosciamo, ma ce la fanno vedere con la lente d’ingrandimento. Sono foto che disgustano, divertono e fanno pensare. Mollica sostiene che parlano di mafia, anche se non ci sono cadaveri eccellenti e pozze di sangue, ma solo personaggi dall’aspetto losco, edifici di cemento armato e cani randagi. O sono invece delle foto di persone normali, in un posto normale, dove lo stereotipo mafioso è imposto dall’autore? Si potrebbe aprire un dibattito, ma prima bisogna farsi un giro.

    Palermo
  • Cuffaro bis, l’aporia del doppio processo

    Nel primo processo, il c.d. processo alle “talpe”, iniziato nel 2005 e durato circa tre anni la Procura di Palermo aveva chiesto otto anni: il presidente della Regione è stato invece condannato a cinque anni di reclusione.
    Nel processo alle «talpe» sono stati contestati al governatore quattro capi di imputazione: due per il favoreggiamento personale e altri due per la rivelazione e l’utilizzazione di segreti d’ufficio, tutti con l’aggravante di avere favorito la mafia che però non è stata riconosciuta dai giudici della terza sezione del tribunale di Palermo. Per l’accusa, il Governatore avrebbe appreso nel 2001 dall’ ex maresciallo dei carabinieri, Antonio Borzacchelli, poi eletto deputato regionale, dell’esistenza di microspie sistemate dai Carabinieri del Ros nell’abitazione del boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro. Il salotto del boss, già condannato all’epoca per mafia, era frequentato da un amico di Cuffaro, il medico Domenico Miceli, ex assessore comunale alla sanità, anche lui Udc, condannato nel dicembre 2006 a otto anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Borzacchelli avrebbe avvisato Cuffaro dell’esistenza delle cimici a casa Guttadauro e il presidente della Regione lo avrebbe a sua volta comunicato a Miceli. In questo modo il boss di Brancaccio avrebbe scoperto le microspie, bruciando l’inchiesta.
    Tutta la vicenda è ricostruita nell’ottima docufiction Doppio gioco realizzata collazionando le intercettazioni audio e video realizzate dai Carabinieri del ROS ed oggi visibile in dieci parti solo su YouTube. Continua »

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