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martedì 19 mar
  • Papaveri palermitani

    “Tall poppy”
    (immagine tratta da www.tallpoppy.ca)

    Oggi mi tocca scomodare addirittura Tito Livio, storico degli storici, e citare un episodio da Ab urbe condita, la storia di Roma che tanto ha fatto faticare chi di noi è stato alle prese con il latino. Chi ha pazienza prosegua. 😉

    Nel primo libro si narra di un episodio che vede Tarquinio il Superbo, ultimo re di Roma, alle prese con un messaggero del figlio Tarquinio Sestio che si era cainamente infiltrato a Gabii, città vicina e ostile, spacciandosi per disertore in fuga dalla tirannia del padre. Dopo essersi guadagnato la fiducia dei cittadini il perfido figliuolo chiede a paparino che fare. Il Superbo, probabilmente impensierito dalla sconfitta della Roma al derby al Colosseo, passeggia nel giardino col bastone in mano spezzando i papaveri più alti che si ergevano al di sopra del livello medio degli altri. Il messaggero, che giustamente non osa chiedere per evitare di fare la fine dei papaveri, se ne torna a Gabii raccontando la cosa al figlio che (buono gli parse) capisce che il padre voleva dirgli metaforicamente di ammazzare tutti i cittadini eminenti. Così fece.

    Nel Regno Unito e in altri paesi anglofoni l’episodio romano ha ispirato un concetto che viene denominato Tall poppy syndrome (“sindrome del papavero alto”) e che indica la tendenza a criticare o persino a tentare di isolare i soggetti che eccellono per meriti nella società d’origine dove tali meriti, talenti, gesti creano imbarazzo in quanto anomalie per qualcuno che si livella verso la mediocrità. Il fenomeno ha altri nomi in altre culture.

    Mi ha fatto pensare a un sistemista informatico di uno degli entucoli legati alla Regione che mi ha raccontato di come, appena assunto, venne informato con una certa veemenza dai suoi colleghi che lì doveva uniformarsi (cioè non lavorare come sarebbe necessario fare).

    Anche a Palermo i papaveri più alti vengono spesso colpiti dal bastone del mediocre. Eppure non sempre si spezzano.

    Palermo, Sicilia
  • 12 commenti a “Papaveri palermitani”

    1. Un saluto. Da Bologna

    2. Tony! Chissà quale situazione ti avrà scatenato questo articolo! ;-)))

    3. Bello, ma ora che hai suscitato la nostra curiosità vuoi dircci chi è il papavero alto che non si spezza ?

    4. un amico, libero prof, logicamente grazie a raccomandazione venne assunto in ufficio pubblico…
      non che volesse ammazzarsi di lavoro, ma una volta sedutosi alla scrivania, pensò di fare qualcosina.
      “cusci’, stiamo calmi!” obiettarono i colleghi

    5. @gasparek

      beh è ormai famosa la storia della dirigente calabrese, finita sotto processo per aver intimato ai sottoposti di ridurre il numero e la durata delle pause caffè….

      proverbio del giorno:
      un uomo mediocre in una città efficiente finisce per migliorare, uomini capaci in una città mediocre, finiscono per corrompersi.

    6. Stessa situazione è accaduta ad una persona che conosco. Lavora in un ente statale e ama il suo lavoro. Recentemente trasferito vicino casa (è stato fuori, in “continente” per molto tempo) pensava di aver raggiunto la pace dei sensi: il lavoro che ami, vicino casa tua e vicino alla tua famiglia…e invece ha ben presto scoperto che il suo zelo invece di essere premiato veniva punito, che se non si adeguava ai ritmi lenti della macchina amministrativa avrebbe avuto conseguenze negative (mobbing?). Lui continua, per fortuna, a lavorare secondo i suoi criteri. Ma quanto può resistere? E chi o cosa potrebbero tutelarlo? Un altro papavero si spezzerà?

    7. Questa è credo una caratteristica dell’Italia e non solo di Palermo, del privato e non solo del pubblico. Ad esempio nelle imprese il management italiano mediamente è poco qualificato (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/27/agenda-del-manager-in-crisi.html). Questo, secondo me, contribuisce a spiegare perchè le imprese italiane non siano particolarmente interessate ad avere manodopera qualificata, dato che lavoratori “bravi” potrebbero intaccare posizioni di “potere” all’interno della azienda. Un libro che credo discuta in generale di questo problema dovrebbe essere “Mediocri. I potenti dell’Italia immobile” di A. Caporale (mi sono ripromesso di leggerlo ma non ho ancora avuto tempo..)

    8. @Mr. Wrong: non mi convinci per niente, privato e pubblico (o meglio pubblica amministrazione) viaggiano a velocità moooooolto diverse.
      Per risolvere un problema bisogna partire col riconoscerlo.

    9. diverse può essere

      mooolto diverse non credo

    10. Dipendenti mediocri sono lo specchio di capiufficio mediocri…
      ….che sono lo specchio di funzionari mediocri….
      ….che sono lo specchio di dirigenti mediocri….
      ….che sono lo specchio di politici mediocri….
      ….che sono eletti dal popolo (nonostante una legge “porcata” che ha tolto le preferenze).

    11. @ Selinon, pubblico e privato viaggeranno a velocità diverse, anche se hanno alcuni vizi in comune (ad esempio il familismo). Diciamo che il privato italiano non è comunque particolarmente “veloce” rispetto al privato di altri paesi.

    12. @ Massimo: Aaah…ecco perchè a Londra mi sento in continua crescita mentre a Palermo sento una specie di “fastidio” attorno :-/

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