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giovedì 28 mar
  • Lombardo ha incontrato Lupo e Cracolici: “Chiarirò”

    Raffaele Lombardo

    Il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha incontrato ieri a Palazzo d’Orleans il segretario del Pd regionale Giuseppe Lupo e il capogruppo del partito all’Ars Antonello Cracolici.

    Lombardo ha dichiarato: «Ho chiesto alla Procura di Catania di essere ascoltato, subito dopo convocherò una conferenza stampa e risponderò a tutte le domande che mi saranno fatte».

    Cracolici ha dichiarato: «È stato un incontro cordiale. C’e’ stato uno scambio di opinioni. Se il chiarimento che Lombardo offrirà all’opinione pubblica sgombrerà il campo da qualsiasi dietrologia, bisognerà dare subito un segnale di rilancio dell’azione amministrativa, a partire dalle nomine dei direttori. Insomma bisogna far decollare l’aereo».

    Sicilia
  • 10 commenti a “Lombardo ha incontrato Lupo e Cracolici: “Chiarirò””

    1. Ah beh allora….

    2. meno male che adesso si sono chiariti, ero preoccupato per un eventuale lombardo quinter..

      per festeggiare cannoli per tutti!!!!

    3. L’azione amministrativa non si rilancia con la semplice nomina dei direttori e la rotazione delle loro poltrone.
      Serve ben altro: l’individuazione della pianta organica, che alla regione non esiste, e dei sistemi di retribuzione che premino i dipendenti meritevoli e capaci, che poi sono quelli che portano avanti, a fatica e, in questo momento, nel caos più totale dopo la cosiddetta “riforma”, gli uffici regionali.

    4. Oltre a condividere in tutto e per tutto quel che scrive Fabrix, mi piacerebbe sapere da Cracolici quale sia lo standard di chiarimento di cui si accontenta. Anche perché mi sembra che le dichiarazioni democrat siano state già ampiamente assolutorie.

    5. Ma a qualcuno pare che le cose in Sicilia siano migliorate sotto la “gestione” Lombardo?

    6. @Mr Wrong
      A me pare di si è migliorata la sanità e non si parla più di costruire mega inceneritori. Questo è il minimo ma non basta si deve assolutamente fare di più, ad esempio vorrei che qualcuno affossasse il ponte “immaginario” sullo stretto e destinasse i soldi ad altre infrastrutture più recenti. E non parliamo del lavoro.

    7. Sono cambiate tantissime cose, ovviamente per chi ha occhi per vedere.
      Non dimentichiamoci che Lombardo ha disarcionato cuffariani e forzitalici dalla Regione, un vero sistema feudale, che però è ancora fortissimo e dispone di un potere di interdizione notevole contro qualsiasi riforma della Regione. Basti pensare che hanno dalla loro parte il Governo nazionale, il Presidente dell’Ars, importanti comuni come Palermo, e l’esercito di riserva di Bianco, Orlando, la Borsellino e tutte le altre anime belle e snob della sinistra isolana.
      E poi un governo regionale non potrà mai darci per i prossimi vent’anni servizi migliori, ma solo razionalizzazione delle spese folli ereditate dal passato. Se la Regione non va in dissesto diciamogli grazie, ma con i 100000 dipendenti ereditati da Cuffaro nemmeno Superman potrebbe aggiustare niente.
      La Sicilia è rovinata per una generazione almeno.
      E se non la smettiamo di fare i cretini contro il primo presidente che sta cambiando rotta, la svolta sarà sempre più lontana.

    8. PS E se non ci fosse stato in Sicilia un partito autonomista, nulla sarebbe cambiato, mai sarebbero uscite allo scoperto le energie sane presenti nei partiti nazionali.
      La prossima volta che votiamo riflettiamo su questo, per favore.

    9. @Max:
      Non credo che, ammesso che qualcosa stia cambiando in Sicilia, il merito sia della presenza di un partito autonomista.
      E’ “solo” una questione di soldi: ce ne sono molti di meno.
      La responsabilità che la Sicilia stia andando in bancarotta è di tutta la classe politica, non solo di Cuffaro e company, che pure hanno contribuito a peggiorare la situazione.
      Ma l’inversione di rotta, che sarebbe auspicabile e necessario intraprendere oggi per salvare il salvabile, non può limitarsi alla rotazione o alla nomina di qualche direttore regionale che, ricordo a tutti, sono di esclusiva nomina politica.
      La recente “riforma” dell’amministrazione regionale ha, di fatto, smantellato quei pochi servizi che ancora funzionavano per delineare una struttura ipotetica virtuale ancora ben lontana dal realizzarsi concretamente.
      E, purtroppo, i nodi verranno presto al pettine, quando si tratterà di rendicontare l’attività svolta nel 2010.

    10. Nessuna riforma è indolore. E 2 + 2 devono fare quattro. La conseguenza delle scelte dissennate del passato è che se vogliamo ridurre i costi senza buttare 90.000 persone in mezzo alla strada, dobbiamo accontentarci di servizi sempre più scadenti o, se si fa un miracolo, più o meno uguali a quelli di qualche anno fa. Che è quello che sta accadendo.
      Non vedo come si possa fare a sostenere che la riduzione drastica dei dipartimenti regionali sia una cosa virtuale. E’ reale, soltanto ha bisogno per chissà quanto tempo di gestire gli esuberi di direttori generali attraverso i fantomatici Uffici speciali a esaurimento, indispensabili perché la legge non prevede il licenziamento dei direttori generali.
      Ecco, veniamo agli esterni, tanto criticati. I dirigenti esterni (spoil system) sono molto meglio di quelli interni, anche se ogni tanto si devono far spiegare qualcosa dai subalterni.
      Perché?
      Perché sono legati meglio all’esecutivo. E quando l’esecutivo se ne va anche loro vanno via.
      Oggi invece ci ritroviamo con una pletora di burosauri, alcuni capaci, altri no, alcuni legati a Cuffaro, altri persino a Craxi, e soprattutto inamovibili.
      Se questo governo li sta emarginando fa soltanto bene (promuovendo però quelli in gamba come Vincenzo Emanuele, per fare qualche nome OK).
      L’autonomismo e la fine dei soldi sono due facce della stessa medaglia.
      Nel 1960/65 la Sicilia fu letteralmente “pagata” per mettere sotto chiave il suo Statuto che presupponeva uno sviluppo autonomo dagli “interessi nazionali” (che non sono mai i nostri).
      Ora i soldi sono finiti e puntualmente il nazionalismo siciliano, sotto le spoglie dell’autonomismo, si è ripresentato.
      I problemi non risolti di 50 anni fa sono ancora là.
      Senza uno sviluppo autonomo non ci sarà mai futuro per la Sicilia. E nei partiti nazionali è difficile, molto difficile, non dico impossibile, far prevalere logiche di favore per il nostro territorio, così distante e diverso per interessi strategici dal resto del paese.

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