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venerdì 29 mar
  • Un fatto ineluttabile

    Dieci chilometri di strada. Meno male, durante il tragitto la mia Mercedes mi concede un po’ di tregua dal solleone. Parcheggio vicinissimo alla Posta. Strano, non trovo mai posto, oggi è tutto libero; mi viene un sospetto: ci sarà divieto di sosta?, ma è sempre ingombro! Tiro dritto, sono le 12:25, tra cinque minuti lo sportello chiude. La porta è aperta, il condizionatore dell’aria è rotto da mesi. Però la cosa è confortante: non c’è nessuno, niente ressa, niente muraglia di gente in attesa per ore; un solo sportello per novemila abitanti. I miei paesani sono degli eroi; degni di una medaglia al valor civile. Nessuno s’è mai ribellato. Tranquilli tranquilli aspettano il loro turno senza un segno d’insofferenza; chiacchierano tra di loro tra torrenti di sudore: per me quel chiacchiericcio sarebbe una miniera di notizie se non fosse per il mio bassissimo grado di sopportazione.
    Oggi è sabato, chissà, la gente si preparerà per la festa della domenica? Non so, sono troppi gli anni passati lontano dal mio paese, non ricordo più le abitudini. Entro, non più di sei sette persone; tutti si girano e quasi all’unisono mi chiedono: «Devi pagare?».Strano questo interesse verso di me; sono abituato alle affettuosità di parenti, amici e conoscenti ma una domanda così diretta un po’ mi stordisce; mi ci è voluto qualche istante per capire. Rispondo: «No, sono venuto per riscuotere». No ho detto che dovevo incassare la pensione di una mia parente strettissima, un po’ di pudore è istintivo: confessare di avere una moglie in età di pensione non è il massimo, non so se mi spiego. Immediata la risposta, sempre all’unisono: «Non ci sono soldi». Smarrito, in preda ad un disappunto montante, vicino allo scoramento, giro lo sguardo all’impiegato dello sportello. È un giovane neanche trentenne con una camicia celeste, il viso fresco ma con qualche segno di appesantimento sotto gli occhi. Mi degna di uno sguardo e col dito indice mi fa capire: niente soldi.
    Alcuni dei presenti allargano le braccia scuotendo il capo, come di fronte ad un evento da accettare, ineluttabilmente.

    Ospiti
  • 2 commenti a “Un fatto ineluttabile”

    1. Accreditàtela sul conto. Ben vi sta.

    2. Era già accreditata sul conto; si trattava di un prelievo.

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