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sabato 20 apr
  • La fiera del nuovo Mediterraneo

    C’era, non una volta ma soli sette anni fa, una Palermo che sognava di diventare capitale del Mediterraneo.

    La città veniva da un periodo di gestione amministrativa tutto sommato decente, da una promozione della squadra di calcio nella massima serie che aveva inondato di ottimismo e felicità i quartieri popolari e da una nuova aria di cambiamento chiamata Addiopizzo.

    Da allora molte cose sono cambiate.

    È cambiata la città, mortificata da un’amministrazione questa volta disastrosa.

    È cambiato anche il Mediterraneo: crisi economiche, rivoluzioni, guerre.

    L’Unione per il Mediterraneo è l’entità internazionale, costituito nel 2008, che si propone di gestire i rapporti tra i paesi del Mare Nostrum.

    Mentre Palermo scriveva un piano strategico per candidarsi a capitale del Mediterraneo, l’organizzazione ha scelto il “Palau Reial de Pedralbes” di Barcellona come quartier generale.

    La scelta non deve far disperare.

    Esistono diversi casi di città che sono capitali economiche di fatto pur non avendo un ruolo politico formale (New York, Francoforte, Milano, etc.).

    La geografia dice chiaramente che al centro del Mediterraneo ci siamo noi e le scelte prese all’Unione per il Mediterraneo fino ad ora hanno contato quanto il due di coppe a briscola (quando la briscola è a mazze).

    C’è ampio spazio, quindi, per sfruttare le opportunità che si creeranno dalla fine della crisi economica e dal nuovo assetto istituzionale nel Nord Africa.

    In questi giorni si discute del destino dell’aerea della Fiera del Mediterraneo dopo la liquidazione dell’ente che la mal gestiva.

    Spiace sentire voci di una possibile speculazione edilizia sulla zona, con la vendita della superficie ai privati e l’individuazione di una nuova zona più grande di quella attuale per la Fiera.

    Il piano strategico per Palermo capitale dell’Euromediterraneo prevede per il quartiere la ristrutturazione e la creazione di un nuovo polo congressuale ed espositivo.

    In pratica una fiera dove c’è la fiera.

    La superficie attuale della fiera è di 83.000 m2.

    Troppo pochi?

    Sicuramente esistono in Italia città più piccole che hanno fiere più grandi (Bologna 375.000 m2, Verona 300.000 m2, etc.), ma tutto dipende dal taglio che si vuole dare agli eventi organizzati.

    A Milano sono presenti due fiere:

    una nuova situata fuori città (Rho) di 405.000 m2, costruita in vista della più importante manifestazione fieristica mondiale (Expo 2015), una storica urbana (FieraMilanoCity), parzialmente dismessa dopo l’apertura della nuova sede a beneficio di un nuovo adiacente centro congressi (il Milano Convention Centre) e delle dimensioni attuali di 43.000 m2, pronta ad ospitare manifestazioni che per la loro caratteristica merceologica richiedono una collocazione in città.

    Ed è proprio questo secondo modello di fiera urbana che Palermo potrebbe seguire, in modo da differenziarsi dalle altre organizzazioni italiane.

    Perché puntare su una campionaria pseudo internazionale che si rivela poco più di una sagra paesana quando si possono organizzare manifestazioni tematiche?

    Non più un evento “internazionale”, ma una fiera autenticamente mediterranea, che ospiti cioè solo i paesi che si affacciano sul mare.

    Non più una campionaria di categorie merceologiche esposte alla rinfusa, ma solo di quelle dove la cultura e la tradizione mediterranea eccelle.

    Non un unico evento l’anno che prova a sfruttare lo spazio disponibile nella sua interezza, ma un susseguirsi di eventi mensili, ognuno focalizzato su una nicchia.

    Il tutto sarebbe in perfetta sintonia col nuovo ruolo che sta assumendo la fiera: non più luogo di esposizione per mostrare nuovi prodotti, visto che le informazioni, soprattutto quelle tecniche girano rapidamente sul web, ma luogo di “esperienza”, dove toccare con mano ciò che viene presentato .

    È veramente un peccato vedere che manifestazioni come la Degustivina, che rappresentano uno dei settori di punta della Sicilia, oggi si svolgano in uno spazio di 48 x 30 metri (l’ex. deposito locomotive di S. Erasmo).

    La zona dove si trova l’attuale fiera è ben collegata con infrastrutture chiave della mobilità.

    Il porto è a pochi passi, ottimo servizio per permettere agli espositori di trasportare materiale; l’anello ferroviario (opera di cui si prevede l’ampliamento nel piano strategico) è già presente, già oggi permette di collegare la fiera alla stazione centrale ed all’aeroporto.

    Vista la vicinanza col centro con un minimo di organizzazione si potrebbero facilmente evitare le lunghe file di auto nei giorni degli eventi, ad esempio prolungando l’orario di esercizio degli autobus in modo che la sera circolino fino a due ore dopo la chiusura della struttura.

    Il risparmio di consumo di suolo in una città già di per se molto cementificata, la non necessità di variare piani regolatori con lunghe trafile burocratiche e l’esistenza di padiglioni economicamente ristrutturabili completano l’elenco dei vantaggi della rinascita dell’attuale polo.

    E se un domani lo spazio non dovesse più esser sufficiente?

    Niente paura, il piano strategico prevede la dismissione dell’adiacente Caserma Cascino a beneficio dell’ampliamento della fiera, che potrebbe raddoppiare il suo spazio.

    Altre aree nelle vicinanze di cui si prevede l’utilizzo a supporto del polo fieristico sono quelle dell’attuale mercato ortofrutticolo di via Montepellegrino, che verrebbe spostato a Bonagia (nuovi mercati generali) e del carcere dell’Ucciardone: insieme costituirebbero un’area di servizi ricettivi, culturali e congressuali a pochi passi dalla fiera.

    Un terzo spazio, situato ad una medio-breve distanza, sarebbe ricavato ristrutturando l’ex Chimica Arenella (da adibire a servizi ricettivi e culturali).

    Fin qui quel che prevede il piano.

    Ma riusciranno i nostri imprenditori a risvegliarsi dal torpore e mettere insieme un’organizzazione in grado di valorizzare la città evitando di cercare profitti facili con la cementificazione?

    E riusciranno i candidati a sindaco ad esprimere finalmente qualche progetto per la città al posto delle dichiarazioni dal sapore di disco rotto dal titolo: «Sindaco io? Non ci avevo mai pensato ma se il mio partito me lo chiede…»?

    Ospiti
  • 7 commenti a “La fiera del nuovo Mediterraneo”

    1. dimentichi che a Palermo il piano strategico di Palermo vale quanto il due di coppe (quando la briscola è a mazze).
      Non ti preoccupare, gia una rappresentanza del governo cinese è da qualche mese all opera per accordi locali finalizzati a realizzare importanti opere infrastrutturali in Sicilia che i siciliani non sarebbero in grado mai di realizzare. Ciò in cambio dello sfruttamento della posizione di H U B economico energetico e telematico che la nostra isola ha e avra negli anni a venire nel mediterraneo.
      Dai Qanat arabi all alta velocità Pa-Ct cinese 😉
      Sicilia, Terra che vai, colonizzatore che trovi (e aggiungo: tuttu bonu e binidittu, vista la secolare inettitudine della politica locale!).
      Scordato il piano di Palermo, strategico solo sulla carta ma non nei fatti.

    2. il piano strategico ! ! ! ! cari Marco e Jack, dite bene, anzi benissimo, “vale quanto il due di coppe quando la briscola e a mazze”.
      avete utilizzato questa espressione per descrivere due questioni diverse, sulla stessa argomentazione,
      PIANO STRATEGICO, ma siamo sicuri che sanno cosa è
      e cosa significa strategia. un politico, un amministratore che cambia spesso direzione e campa giorno per giorno temo non lo sappia.
      potrebbero rischiare di far avere qualche beneficio alla città…che figuraccia nei confronti dei colleghi….

    3. Bravo Marco!
      Così si fa: proposte dettagliate sulle quali si può discutere, limando i particolari oppure cambiandoli completamente, non discorsi generalisti dove non si approda a nulla; In Sicilia abbiamo bisogno di CRESCERE, di sfruttare ogni minuscola possibilità.

    4. Il pensiero espresso in questa nota, della quale mi complimento con l’autore, è in linea con la posizione che, pochi giorni fa, ho assunto rispetto al futuro della Fiera del Mediterraneo , in occasione di una coferenza stampa, indetta proprio allo scopo di segnalare i rischi di speculazione edilizia e per lanciare un appello rivolto alla salvaguardia del patrimonio esistente (del resto sono stati investiti parecchi milioni di euro per i padiglioni della Fiera e per opere di infrastruttura) e della vocazione storica di questo spazio (inaugurato come Fiera nel gennaio del 1948 )
      Nei prossimi giorni incontreremo in Commissione urbanistica l’Assessore al Patrimonio, del Comune di Palermo, allo scopo di conoscere quali siano le intenzioni dell’amministrazione , ed altresì per promuovere un concorso di idee , che a mio avviso, è un importante strumento di formazione delle scelte urbanistiche, che agevola la partecipazione, l’informazione, e sviluppa competenze e professionalità
      Nadia Spallitta Presidente della Commissione urbanistica

    5. io di questa Fiera ricordo
      IL BUCO FINANZIARIO
      ed i mille problemi legati
      alle difficolta’ del TRAFFICO,
      alla RICETTIVITA’ ALBERGHIERA degli stessi espositori,
      alle critiche implementate di anno in anno circa il carattere di FIERA PAESANA
      e della incapacita’ di attrarre espositori
      di PRODOTTI INNOVATIVI.
      In breve una SITUAZIONE DISASTROSA.
      .
      Ora,non c’e’ di peggio che volere rimaneggiare una situazione disastrosa.
      .
      Di contro le recenti realizzazioni dei GRANDI CENTRI COMMERCIALI in aree sufficientemente estese capaci di accogliere i clienti in ampi e comodi parcheggi
      dimostrano che questa e’ la direzione giusta da seguire.
      .
      Intanto le coste nordafricane ci fanno arrivare orde di disperati da paesi che se prima erano
      a basso tenore di vita,con gli sconvolgimenti
      attuali si ritrovano in condizioni miserevoli.
      Vorrei capire perche’ la classe abbiente di Tripoli
      dovrebbe venire a Palermo quando con un’ora di aereo in piu’ puo’ raggingere Milano,Verona,Francoforte ed il cuore dell’Europa
      dove si svolgono Fiere capaci di attrarre espositori di prodotti delle piu’ avanzate tecnologie.
      .

    6. @Coppodifumo: sta a noi cittadini dimostrare che teniamo al piano strategico.
      @Nadia Spallitta: finalmente un politico che risponde 😛
      Grazie, ci tenga aggiornati sul lavoro della commissione urbanistica.
      @Giorgio: dovrebbero venire qui perchè il nostro porto è al centro del Mediterraneo, le città che hai citato non hanno neanche un porto.
      La grande città europea al centro del Mediterraneo siamo noi, ad un ora di volo in meno rispetto alle città che hai citato 😉
      Certo, se si porta avanti l’idea che una fiera non serve, meglio fare i centri commerciali (e che c’entrano con una fiera?) nessuno verrà mai ad esporre qui.

    7. non dico che la Fiera non serve.
      .
      Dico che a parte i problemi della LOGISTICA che sono pure importanti per raggiungere il successo dell’iniziativa,IN PRIMIS c’e’ da spiegare ai LETTORI i motivi per i quali una Fiera che si svolgeva da decenni a Palermo ha dovuto CHIUDERE .
      Negli ultimi anni di esercizio, anno dopo anno cresceva il disavanzo,e nessuno fu capace di
      farla sopravvivere.Probabilmente quel tipo di fiera generalistica aveva fatto il suo tempo,
      oppure ci sono ,e dovrebbero emergere,altre ragioni del FALLIMENTO.
      .
      Siamo qui ed attendiamo che si faccia vivo chi ha vissuto “da dentro” la vicenda.
      .
      La conoscenza di quello che e’ avvenuto e’ fondamentale se si vuole evitare di ricadere nell’errore.
      .
      Se visitate il World Trade Center di Los Angeles
      vi si stringe il cuore a vedere nel 2011 i cartelli
      “FOR SALE”nei tanti padiglioni disponibili in appositi edifici,che poi sono anche grattacieli.
      Eppure qualcuno aveva ipotizzato che quello doveva essere uno dei centri del commercio mondiale.
      .
      Ora bisogna capire la mutazione dei tempi.
      .
      Una fiera che si proponga come centro da visitare per acquistare l’ultima invenzione in tema di pelapatate,o per ritrovare i prodotti che potete trovare tutti i giorni nelle ormai diffusissime catene di ipermercati,mi pare che abbia fatto il suo tempo.
      La riprova e’ proprio il consuntivo del conto economico,ripetutamente IN ROSSO.
      .
      Quindi,attenzione a quello che si propone.
      Siamo al Centro del Mediterraneo in un’epoca in cui l’importanza strategica della posizione fisica
      e’ caduta notevolmente.
      In internet potete vedere gli stessi filmati che vi possono essere mostrati in una qualsiasi
      show-room,con un click potete acquistare,pagare e
      ricevere comodamente i prodotti a casa,direttamente dal produttore al consumatore
      senza i costi di intermediazioni.
      Inoltre i GRANDI CENTRI COMMERCIALI,nelle catene specializzate,sono gia’ una FIERA PERMANENTE.
      APPROFONDIRE.

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