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venerdì 19 apr
  • Lettera alla Santuzza 2

    Santuzza e ciuri di biddizza,
    una preghiera ti voglio fare e spero che tu mi possa ascoltare. In questa città che un tempo fu Felicissima ci siamo incastrati tutti quanti. Ogni giorno, da quand’è che siamo diventati assai assai, ce ne usciamo di casa, chi al mattino presto e chi con più comodo, e subito ci ritroviamo fermi e impigliati da qualche parte. Tanto ci piaceva il tuo carro, che ognuno di noi se n’è fatto uno e tutti a gara a farsi quello più grosso che ora si chiama SUV ma sempre una specie di carro trionfale è.

    Quando viene il giorno della festa tua, il bello carro che ti addobbiamo lo facciamo passare per il Cassaro in pompa magna, ma prima liberiamo la strada, se no come ci potresti passare? Pure a te dobbiamo fare stare in fila ad aspettare che la Provvidenza ci fa spazio? Le strade, mi pare a me, dovrebbero servire proprio a questo fatto, di fare passare i carri o, come le chiamiamo oggi, le macchine. Invece a Palermo abbiamo preso l’abitudine di usare le strade per farci tutto tranne che spazio per passare. Provo a farti un elenco di quello che mettiamo nelle strade della tua bella Palermo:

    • carri fermi a riposare che oggi diciamo macchine posteggiate;
    • carabattole di commercianti che si occupano il posto per il loro carro o per quello che gli deve portare la merce;
    • Lapino del panellaro che però preferisce sempre gli angoli dove uno ha più bisogno di spazio che deve fare la curva;
    • fruttivendolo con cassette e munnizza che a noi ci piace la verdura e la frutta col sapore di strada e le porcherie che ci danno un sapore tutto suo genuino;
    • castagnaro che sempre preferisce stare nel mezzo degli incroci che ci pare che prende più clienti e poi più bello è se devi fare un incidente che ci sono pure i carboni attizzati;
    • mulunaro col camione che prendi tre e paghi due ma uno è fradicio;
    • vroccularo pure col camione che uno costa dieci e dieci pure dieci ma sono speciali perché crescono con l’acqua delle fogne che nessuno lo sa che ci mettono quella;
    • rizzitaro col tavolino, l’ombrellone e una pianta quasi morta per bellezza e di davanti te li aprono per farti il condimento della pasta e mentre paghi ti danno quello mischiato coi ricci cinesi del barattolo;
    • cozzaro che pure che te li vende nelle reti con un pezzo di etichetta che ancora si legge Gela giura su sua madre che li ha presi freschi il giorno prima e tanto il petrolio nero è e sulle conchiglie delle cozze chi se ne accorge?;
    • chiddu di cacoccioli che ci ha il cartello dieci un euro ma poi spendi due perché non si vedeva di quanto era nico il numero di appresso che era virgola novantanove;
    • lavavetri che a parole è singolare ma nei fatti sempre a mucchi di dieci o cinquanta sono che tutti assieme ti saltano addosso prima che ti fermi e noi ci diciamo marocchini pure che vengono tutti dalla Tunisia o sono neri africani e pure palermitani di qua;
    • fiorista che nasce nel marciapiedi ma pare che non può fare a meno di prendersi dieci metri di strada manco fosse il giardino dei fiori e se ci sbatti e ci fai cadere qualche vaso di quanto si è allargato ti assicuta col coltello da cucina e sempre ripete “cornuto, cornuto”;
    • ceramico che non è il maschio della ceramica ma uno col camione che vende i vasi di terracotta di Santo Stefano di Camastra che pare che non lo sa che a Palermo altri santi non ne vogliamo che ci abbiamo la Santuzza cchiù bella che c’è.

    Ora, Santuzza bedda, con tutte queste cose e tutti questi cristiani che sempre stanno in mezzo alla strada, come minchia è possibile passare coi carri – che ora ce n’è uno per ogni palermitano – da questa strade? Tu lo sai che poi questa città più che strade ci ha vicoli e vanedde, non coi carri, ci dovremmo andare tutti a piedi o in bicicletta. Per forza che appena usciamo ci imprigioniamo tutti insieme che pare una città dei pazzi. Per questo ti voglio fare la preghiera di fare sparire tutti i carri che ci sono, fai un miracolo e cambia i SUV in pattumiere che ci risolviamo pure il problema della munnizza che è grave anche quello. E cambia pure le altre macchine in cestini per le carte, quelle che sempre si vedono lanciare dai finestrini delle auto.

    Santuzza bedda, volino in cielo le mia parole e giungano al tuo roseo cospetto vibranti della devozione del cuore di Palermo, città un tempo Felicissima ed oggi succube dell’incuria e dell’abbandono. Ti prometto che se mi fai questo miracolo ti addobbiamo il carro più spettacolare che mai ti abbiamo fatto, un carro alto che supera i palazzi dei Quattro Canti e che appena ci passa da Porta Felice quand’è che al tuo Festino ce ne usciamo alla Marina e manciannu babbaluci e muluna russi agghiacciatissimi ni priamu pi li fuochi di menzannotti. E quannu veni la masculiata tutti gridiamo: Viva Palermo e Viva Santa Rusulia.

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