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giovedì 25 apr
  • Breve ritratto di una società bloccata

    C’è un proverbio arabo che recita: «Il genere umano si divide in tre classi: gli inamovibili, quelli che sono mossi e quelli che muovono». Probabilmente sarà così per il genere umano, ma la classificazione mi sembra più calzante per la società italiana. Le categorie fornite da questo anonimo e saggio arabo sono perfettamente applicabili nel Bel Paese in quasi ogni settore dalla politica al mondo del lavoro.

    Gli inamovibili sono indubbiamente quelli che fanno la parte del leone, i più temibili ma anche i più invidiati. L’Italia è per antonomasia il paese degli inamovibili: ci sono persone che occupano le stesse poltrone per anni, che sono sulla scena politica da decenni e che di volta in volta si ripropongono come se nulla fosse. Se in altri paesi del mondo è impensabile vedere le stesse facce nella tornata elettorale successiva, o in alcuni contesti lavorativi, in Italia per il ricambio, non solo generazionale, ci sono dei tempi da era geologica.

    Dopo gli inamovibili ci sono quelli che sono mossi. Forse sono la maggioranza in Italia. Ma cosa li muove? Non certo gli ideali, l’intraprendenza o il merito, ma più semplicemente la prima categoria che diventa così una specie di moderno “motore immobile”. E il movimento che è alimentato da coloro che stanno immobili è quello della cooptazione. Nel nostro Paese vige un meccanismo per cui vanno avanti, dunque si muovono, solo coloro che sono chiamati dal “capo”, e che sono ammessi nella cerchia ristretta del potente per godere di pochi, e spesso effimeri, benefici. Coloro che sono mossi, o meglio i cooptati, sono forse ben più deleteri degli inamovibili, perché da loro non ci può aspettare nulla di nuovo, semplicemente perché non avranno mai il coraggio di “uccidere il padre”. All’inamovibile padre politico o lavorativo si deve troppo, se non tutto; e chi ha grandi debiti non può essere libero.

    Infine ci sono quelli che muovono. Che cosa muovono? Idee, persone e soprattutto loro stessi. Sostanzialmente sono quelli che credono ancora nella partecipazione, nella possibilità di cambiare il corso degli eventi, di rovesciare questi insani equilibri con la forza del merito. Purtroppo coloro che muovono sono generalmente derubricati, spesso per la loro giovane età, a “piscialetto” e in generale sono visti con un misto di irritazione, insofferenza, fastidio non solo dalle altre categorie ma anche da una società che si può senza paura di sbagliare definire bloccata. Di quest’ultima categoria c’è solo da capire la consistenza numerica. Se questi sono pochi, è necessario cominciare a pensare ad una exit strategy, anzi ad una “cooptation strategy”. In caso contrario, forse si può immaginare una società, un paese diverso.

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  • 3 commenti a “Breve ritratto di una società bloccata”

    1. Sono uno della terza categoria, infatti me ne sono andato dall’Italia appena possibile. Non hai idea delle critiche e degli insulti che mi sono arrivati! Sono stato accusato di essere un irresponsabile, un vigliacco, un pazzo, di tutto e del contrario di tutto. Mi è stato anche detto da tanti siculi sapienti che: “tuttu ù munnu è paisi!” e che avrei trovato le stesse cose anche fuori. Peccato che in sicilia saudita facevo il lavapiatti, qui con le stesse qualifiche guadagno 30.000 sterline l’anno!

    2. quando avevo vent’anni e mi veniva difficile farmi ascoltare dagli adulti che ne sapevano di più… mi ripromettevo che crescendo sarei stato dalla parte dei giovani, ad ascoltare, a capire e ad imparare. oggi che sono a metà strada non muovo nessuno, ma cerco di non farmi muovere.

    3. gli inamovibili…
      in concreto non si differenziano dall’aristocrazia feudale… con un distinguo, però, assaissimo significativo:
      gli aristocratici contemporanei non pagano nemmeno un centensimo, quelli di un tempo pagavano e pure salato.
      li eleggiamo democraticamente, gli garantiamo un futuro di privilegi vita natural durante, e nessuno, per farlo, ci punta la pistola alla tempia.
      vice versa…
      un tempo, a meno che non ti fossi distinto per meriti straorinari in battaglie cruente, il blasone te lo dovevi comprare.
      eri figlio di capraro? spregiudicato al punto di importi su un contesto socio economico? la terra e i servi li avevi? i picciuli pure? benissimo! un tanto al metro… a seconda della stima patrimoniale 3 , 4, o 5 palle nello stemma.
      e pagavi salatissimo.
      poi certo, per i secoli dei secoli gli eredi ne avrebbero beneficiato, ma almeno, caspita, all’inizio qualcuno aveva sborsato.

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