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venerdì 19 apr
  • Quando si dice “l’efficienza dell’amministrazione pubblica”

    Chioschetto corso Vittorio Emanuele
    (foto da Google Maps)

    Ho letto della chiusura, per mancanza delle necessarie autorizzazioni, del chioschetto di bibite situato di fronte alla Cattedrale, all’angolo tra corso Vittorio Emanuele II e via Pietro Novelli.

    La notizia, però, a mio modo di vedere, più che nella chiusura di questo “storico” chioschetto, sta nel fatto che (stando a quanto riportato dal sito) l’amministrazione pubblica della città si sarebbe accorta di questa mancanza dopo trent’anni.

    Se le cose dovessero stare effettivamente così, i cittadini palermitani ne ricaverebbero un’ulteriore conferma del grado di efficienza della macchina pubblica a loro disposizione.

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  • 12 commenti a “Quando si dice “l’efficienza dell’amministrazione pubblica””

    1. Un chioschetto del genere, così caratteristico della Palermo che fu, poteva (soprav)vivere in tempi in cui le prescrizioni burocratiche, sanitarie, ecc. erano molto più leggeri delle attuali. In altri Paesi attività del genere (street food) sopravvivono non già a scapito della salute pubblica, ma certamente di una burocrazia e regolamentazione eccessiva.

    2. A parte il fatto, gentile Didonna, che lo street food altrove non esiste praticamente più (e infatti Palermo è internazionalmente considerata una delle capitali dello street food monriale). A parte il fatto che il chiosco in questione non faceva street food (ma caffè e bevande).
      A parte questo, ma mi spiegate perché è sempre la “amministrazione” ad essere chiamata in causa? Qui ci colpano i mancati controlli delle entità responsabili. Ma no, a Palermo è tutto colpa della “amministrazione”

    3. Vai a Chinatown in NY o LA e poi mi racconti che non esiste più
      Oppure ad Amburgo o ad Amsterdam,o a Shangaj.
      O a Tunisi.
      In ogni caso occupazione di suolo pubblico ed Igiene dipendono dall’Amministrazione
      Comunale.Piuttosto,vai a vedere che il titolare verrà lasciato in mezzo ad una strada?

    4. Il titolare dovrebbe pagare secondo me anche tutte le tasse che non ha versato in questi 30 anni.

    5. e poi spararsi.
      Che dici?

    6. Dico che chi ruba (non pagare le tasse è un furto) deve restituire il malloppo.

    7. Credo che non si puo’ andare retroattivamente oltre i 5 anni,non 30

    8. …il fatto è che a palermo siamo un po’ orbi e un po’ lenti….ma l’accaduto è semplicemente ridicolo nel suo insieme e se il resto del paese ride o peggio ancora ci critica non possiamo che battere il mea culpa

    9. identica cosa è successa alcuni anni fa all’edicola nei pressi dei quattro caniti costruita a ridosso della chiesa di Sa. Giuseooe dei Teatini. Così l’ex giornalaio da anni vende abusivamente i propri gionali davani l’edicola chiusa. Una vera porcata: lui abusivo, i vigili del comune non lo vedono. quello che non si è capito è che alcune attività o dovrebbero essere esentate dal pagare le tasse perchè rappresentano un pezzo di storia della città oppure dovrebbere essere aiutate a mettersi in regola senza perà MAI CHIUDERLE.Perchè nei mercati storici dove gira il 50 % in nero del giro d’affari per gli alimentari nessuno vede niente, per nessuno intendo carabinieri, nas, finanziari polizia municipale etc. io una risposta credo di averla: perchè ci sarebbe una rivoluzione, nel vero senso della parola. Allora non prendiamoci in giro, dobbiamo avere il coraggio di individuare alcune aree della città o esercizi commerciali e renderli come dei porti franchi come succede a livigno. Solo così da una situazio di illagalità si potrà passare a una di legalità. Oppure trovare delle soluzioni umanamente accettabili per tutti.

    10. Questa e’ una città che non sembra abitata da esseri umani…

    11. pister introduce un tema importante (non sono d’accordo al 100% sulla istituzione dei porti franchi, ma se ne dovrebbe parlare). Esiste un livello di economia, che si può definire di sussistenza al quale non puoi applicare tout court le regole valide per tutti gli altri: si pensi ai cenciaioli, alla gran parte dei venditori ambulanti, a micro-imprenditorialità della ristorazione o dell’artigianato. Si tratta di un tessuto che tiene in piedi fasce rilevanti delle popolazioni di tutte le città del mondo e che è spesso necessario alla tenuta sia sociale che economica dei sistemi urbani. Oltre, in certi casi soprattutto, ad avere un valore culturale e storico incalcolabile.
      Ecco, se applichi a questo mondo le regole “normali”, lo cancelli (come succede sempre più spesso nei centri storici europei, ridotti a parchi giochi per turisti e banchieri). D’altro canto lasciarlo nella totale illegalità è ingiusto sia per i soggetti in questione (che non hanno alcuna forma di protezione sociale fuori dal proprio lavoro) che per gli altri attori economici (che si trovano una concorrenza parzialmente sleale).
      Il tema della integrazione di questo mondo, della creazione di regole ad hoc dovrebbe essere al centro del dibattito, soprattutto in una città come Palermo dove senza questo mondo il collasso sociale sarebbe istantaneo.
      Purtroppo preferiamo affrontarlo con gli opposti estremismi della regolazione tout court o della illegaltà totale

    12. Faccio una previsione da usare fra altri 30 anni, all’addaura c’è un noto locale accanto la clinica veterinaria in cui vado, che ha praticamente un gazebo in legno costruito sul marciapiede, ostruendolo del tutto, anche perchè quel 10%libero l’ha chiuso con dei vasi…
      A Sferracavallo ricordo che hanno chiuso dei bar per diversi giorni perchè avevano messo dei tavolini sopra il marciapiede…
      Insomma, a Palermo certe cose non è che non le vedono…non le vogliono vedere e chiudono un occhio…se non due.

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