Invertiamo la rotta
Un paio di anni fa una persona che credevo un amico decise che avevo commesso un torto nei suoi confronti. Non ritenne di verificare la cosa, semplicemente mi tolse saluto e parola senza spiegazioni, lui si poneva dalla parte del giusto e tutto il resto era in errore. Forse confrontandosi avrebbe potuto apprendere che mi aveva confuso con un altro, ma poco importa; sulla base delle sue verità costruì il suo mondo fatto di amici e nemici, di bianco e nero.
In qualche modo ieri è andata di scena una cosa analoga in via Roma. Ho collaborato per qualche tempo con l’associazione di commercianti, ed ho curato con loro e per loro la prima chiusura di via Roma al traffico nel 2010. Con le prove generali della più grande isola pedonale mai tentata a Palermo. Eppure domenica, un gruppo di cittadini, ha deciso di affermare il diritto alla mobilità a piedi ed in bicicletta, proprio “contro” quei commercianti che a proprie spese provarono per vari mesi quell’esperimento rivoluzionario per Palermo.
Chi scrive non possiede automobile, per tutta l’università si è mosso in bicicletta, compatibilmente con l’arrivo di due figli piccoli continua ad usarla, e si impegna, sempre con meno ottimismo e speranze, perché Palermo provi a virare verso modelli più compatibili con la sopravvivenza dei suoi cittadini. Nonostante tutto questo credo che le modalità ed i contenuti della manifestazione di domenica da parte di varie associazioni nascondano un po’ l’approccio di quel mio ex-amico, che autonominatosi depositario di verità assolute può decidere fuori di ogni dialettica cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, dove sia il giusto e dove sia l’errore.
Sarà l’età che cresce e con lei l’insofferenza verso tutti i portatori di verità preconfezionate ed assolute, io credo che questo sia esattamente il modo di fare che crea l’immobilismo nella nostra città e probabilmente nel paese. Il mondo non è bianco o nero, ma articolato e complesso.
L’isola pedonale alla Favorita fatta come è stata fatta ha sentenziato la definitiva speranza che la favorita diventi un vero parco urbano. Forse non serviva chiudere la strada subito, ma avviare processi di valorizzazione delle aree verdi, abitarla con bambini, giochi, famiglie; discutere e trovare soluzioni per chi quelle strade usa abitualmente prima di chiuderle senza pensare, dall’oggi al domani. Così un provvedimento bello: la costituzione del più grande parco urbano di Palermo, in realtà ha conseguito un risultato opposto.
I commercianti di via Roma sarebbero felici di svolgere le proprie attività in un’area senza auto, popolata da grassi e ricchi cittadini e turisti pronti a fare acquisti. Ma il dato è che questo non accade. E non è la chiusura al traffico che determina la pedonalizzazione di un’area. Piuttosto la chiusura ne è una precondizione. Sorrido pertanto quando leggo i commenti di tanti attivisti che ripetono come mantra frasi del tipo che con le chiusure dei centri storici il commercio è migliorato. Non è la chiusura che determina il mutare delle condizioni dei centri urbani, ma chiuderli alle auto è semplicemente il primo passo necessario e non sufficiente per mutare quelle condizioni.
Quella chiusura di cui dicevo nel 2010 fu fatta con molte difficoltà e con pressioni precise dei commercianti che trovarono nell’allora assessore Maurizio Carta un interlocutore attento. Alla base c’era l’idea di sperimentare dei modelli e capire come fare a raggiungere un obiettivo così ambizioso e necessario. Non era un assessore espressione delle sinistra cittadina, eppure lavoravamo ad un tavolo ampio tra le varie forze in campo, senza pregiudiziali ideologiche. Tavoli di concerto che oggi sarebbero impensabili. Tensioni, incomprensioni quante ne volete, ma lo spirito era raggiungere l’obiettivo insieme, chiudere il centro, senza vittime sul campo. Senza giusti o sbagliati. Senza eroi o vittime.
Capisco le buone intenzioni dei manifestanti, ma, senza offesa, sono a mio avviso parte del sistema manicheo di immobilismo della città. Che vive dietro slogan ed emozioni momentanee ed estemporanee. Quanti ricordano la rivolta di orgoglio per la fontana della Vucciria stuprata da un austriaco dalla vernice facile. In favore di telecamera l’assessore di turno andò a pulirla. Non fanno scalpore adesso i cumuli di pipì e bottiglie di birra da cui è sommersa. L’emozione ed il momento sono passati.
La chiusura al traffico del centro storico di Palermo è una priorità assoluta se vogliamo rilanciare il turismo e la qualità della vita. Per fare questo occorre una riflessione amplia, che coinvolga cittadini, residenti, commercianti, urbanisti, esperti di marketing territoriale, esperti di turismo. È un processo non uno slogan.
Palermo è purtroppo una città intransigente, che vive di slogan, popolata da gente intransigente che detiene tutte le verità. Se non troveremo tempo e voglia di dialogare oltre gli assolutismi delle nostre verità, oltre le nostre intransigenze esasperate, provando a capire le ragioni dell’altro; se non proviamo ad immaginare un futuro di mediazione tra le esigenze di tutti, se non accettiamo che la città che faremo sia la media tra le visioni di tutti, ci resterà solo il discutibile privilegio del mio ex-amico: quello di avere tutte le ragioni nel nostro mediocre, striminzito e solitario mondo.
Volevo fare un commento che, argomentando e contestualizzando le ragioni della manifestazione di domenica facesse comprendere quanto l’articolo qui sopra faccia volutamente confusione e mistifichi la realtà dei fatti. Nell’articolo Callea arriva addittura a definire “cambiamento” la scelta di far parcheggiare le macchine sulla corsie dei mezzi pubblici e talebani e “parte del sistema manicheo di immobilismo della città” chi è sceso in bicicletta a difendere lo spazio pubblico, che è di tutti, contro la comodità di pochi. Ma non lo farò e mi limiterò ad una convincente immagine:
“Aspetta, che fai, perchè vuoi infilarmi quel palo di mezzo metro su per il culo?!?!?”
– “Tranquillo è solo una sperimentazione…”
– “no, non voglio!!!!”
– “mì come fai!! Sei solo un talebano, un immobilizzatore di questa città!!!”
p.s. Callea, sei sicuro che il tuo amico ti abbia tolto il saluto solo per partito preso? 😀
ma secondo quale modello aumentare i parcheggi può contribuire ad un processo di pedonalizzazione? è come dire che per farti suora devi andare in uno strip club!
(l’immagine del paletto citata sopra è calzante)
aggiungo una considerazione teorica generale: il parcheggio non è un diritto e non è democratico! non è un diritto perché i diritti sono tali solo se applicabili a tutti i cittadini (non tutti i cittadini sono automobilisti e anche se lo fossero non ci sarebbe spazio sufficiente per tutte le auto), non è democratico perché parte da un assunto di disponibilità economica (posso permettermi l’auto o meno) e perché divide in modo discriminatorio lo spazio pubblico (chi l’ha detto che posso usare lo spazio pubblico solo per parcheggiare a macchina? vedi https://www.rosalio.it/2012/09/21/parking-day-2012-anche-a-palermo/)
Per il resto l’articolo, tra un’autocelebrazione e l’altra, è uno splendido inno all’idea che la bici sia un giocattolo per fancazzisti che hanno tempo da perdere, perché chi lavora seriamente va in macchina!
Registro il nascere di una nuova forma di integralismo religioso: i biciclani.
@giuseppe, purtroppo il tuo commento è la dimostrazione che è impossibile alzare il livello della discussione in città. Non argomento nel merito delle tue affermazioni perché basta rileggere il post per capire che parlavo d’altro.
p.s. non per partito preso, l’ho spiegato, il mio ex-amico aveva semplicemente ragione. come te d’altro canto. Sono io che ho torto.
Callea basta leggere questo link, molto più aggiornato del suo articolo. A maggior ragione dato che lei era assente e disconosce i fatti. Se lei predica la partecipazione e il dialogo, perché non si presentava?
http://www.mobilitapalermo.org/mobpa/2014/11/10/il-flash-mob-di-via-roma-e-un-successo-ma-non-ci-fermiamo-qui/
scusate se esco un po’ fuori dal raggio d’azione.
Intanto, sposo in pieno il pensiero di Callea e trovo che ci sia un’esaltazione di fondo in queste entità minotaurizzate uomo-bici le quali, alla stregua dei ben noti automobilisti ineducati e prepotenti, pensano di poter sfrecciare in ogni dove e lasciare a casa i freni, risolvendo tutto con scampanellate che partono a distanza di 500 mt per arrestarsi un chilometro dopo onomatopeizzano un “levati dal c…, stò passando io”!! Il rispetto ed il dialogo sono la base per qualsiasi cambiamento così come i tentativi e le sperimentazioni sono intermezzi inevitabili per giungere alla soluzione finale…sull’articolo riguardante il flash mob peraltro si elogia il “funzionamento” delle isole pedonali libertà/maqueda…avete provato a percorrerle a piedi o con bimbi piccoli al seguito?! E’ la cosa più spericolata che mi sia capitata di affrontare negli ultimi anni!!!! non ci sono piste ciclabili delineate né zone solo pedonali dedicate, le bici sfrecciano da tutti i lati e ho visto con i miei occhi due episodi in cui due bambini sono stati letteralmente “presi di petto” da esaltati che invece di chiedere scusa hanno pure avuto l’ardire di lamentarsi per il suolo occupato dai minibipedi…quindi diamoci tutti una gran calmata ed aggiustiamo il tiro che sicuramente deve andare nella direzione di sostenibilità ed incentivo ai mezzi pubblici ma senza PARCHEGGI e PISTE CICLABILI il caos continuerà a regnare sovrano!!!
antony977, non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire. Come ho avuto modo di dirle in altra sede io mi sono limitato ad interpretare la vostra comunicazione. E se un evento è fatto per lanciare un messaggio io quel messaggio ho raccolto. Circa la soddisfazione con la quale ne vostro articolo si parla di attività fallite, che renderebbero non necessario il parcheggio, continua a dare la misura di una visione puntiforme dei problemi. Il fatto che una delle vie tradizionali del commercio cittadino si presenti desolata mi pare centrale nell’analisi del problema, perchè mobilità vuol dire non solo spostarsi, ma andare verso qualcosa e da qualcosa. Infine avrei da ridire sul fatto che 150 ciclisti rappresentino la città civile (non che non siano civili, ma anche io lo sono e non mi sento rappresentato).
Ciò detto il mio intervento parlava di futuro, non di passato. Ma parlare di futuro a Palermo è veramente tempo perso. Lo capisco e me ne scuso.
Scusi ma…da quando le comunicazioni si interpretano?
E dove la legge la soddisfazione per le attività fallite? Si parla di “buone pratiche” e di confronto…
E comunque non erano 150 ciclisti, ma 150 fra ciclisti, persone a piedi, famiglie con passeggini e comuni cittadini appiedati.
Le parole sono importanti!
Mi scuso se posso dare l’idea di salire in cattedra, ma avevo l’idea che aveste idea di quello che stavate facendo: Treccani: Interpretare: capire e spiegare tutto ciò che è espresso o raffigurato in forma simbolica, con segni convenzionali, o comunque con mezzi non accessibili a tutti. (voi avete usato un mezzo non convenzionale ovvero un flash mob, per spiegare la vostra posizione e quello a noi non resta che interpretarlo, certo non possiamo leggerlo).
Dal vostro comunicato:”….Più di 150 ciclisti, ma anche famiglie con passeggini e comuni cittadini appiedati,…”
ed ancora:
“I negozi la domenica sono chiusi, senza contare le tante saracinesche abbassate delle attività fallite. Pochissimi quelli che avevano aperto. Pertanto un parcheggio in via Roma per chi? Non crediamo che la gente possa essere interessata a passeggiare in mezzo al nulla.”
Appunto, le parole sono importanti! E se lei mi posta un link io, quantomeno per cortesia, lo leggo, forse avrebbe dovuto leggerlo pure lei.
Senza offesa, mi asterrò da ulteriori commenti a questo livello di discussione.
Ma se lei ha scritto precedentemente ” Infine avrei da ridire sul fatto che 150 ciclisti rappresentino la città civile”, la interpreto come se si fosse soffermato solo ai ciclisti per definizione di città civile. Ed io le ho fatto notare che non erano solo ciclisti.
Saluti!
Gli innovatori esistono e qualcuno li ha fotografati!!!
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Strada a 6 corsie?
A Palermo ?