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giovedì 28 mar
  • Un cannolo (?) londinese

    C’è una pasticceria, tra Piccadilly Circus e Leicester Square, che ogni giorno tenta i passanti con una vetrina zeppa di dolci di ogni tipo, dall’aspetto di solito così perfetto che vien da chiedersi se sian veri o solo delle copie in plastica.

    Bene, tra essi c’è sempre un vassoio con dei cannoli..sì, cannoli. L’aspetto, di solito, non regge il confronto con gli altri dolci presenti, ma vuoi mettere la sorpresa ed anche la soddisfazione di vedere il dolce simbolo della pasticceria siciliana al centro di Londra?

    Così, preso da irrefrenabile nostalgia per la mia terra, ed anche spinto da una certa golosità congenita che mi fa considerare la bilancia una nemica giurata, entro e ne acquisto uno con l’idea di gustarlo con calma e voluttà a casa, la sera.

    Ma, ahimé, la suddetta golosità m’impedisce di perseverare nel mio proposito, e quindi appena uscito dal negozio m’inquatto furtivo in un angolo e m’avvento sulla mia preda, cercando rifugio da occhi indiscreti che possano disturbare la concentrazione delle papille gustative.

    Bene, quello che segue è il resoconto fedele di tale esperienza..beh, più o meno.

    Iniziamo dalla crosta: una consistenza così soffice che al confronto un bigné è un pezzo di roccia. Sarà stato preparato un paio di lustri addietro? O semplicemente preparato male? Boh.

    Passiamo poi a quei pezzettini di materia verde che in teoria dovrebbero esser dei pezzi di pistacchio, ma che in realtà penso siano pezzi del catarifrangente rotto di una bici. Saran commestibili? Io nel frattempo li mando giù, poi si vede.

    Arriviamo quindi al cioccolato: fan capolino pezzettini così microscopici da sembrar delle piccole caccole, puah!

    Ed ecco il gran finale: il ripieno che, visto da vicino, ha l’aspetto di una crema da barba d’infima qualità, ma che invece in bocca..ha il sapore di una crema da barba d’infima qualità.

    Dopo quindi il primo ed anche ultimo morso, assumo una posa un po’ pensierosa, non sapendo bene cosa fare: tornar indietro e dir loro «Sorry, that’s totally disgusting, can i please have my money back?». Oppure incassare il colpo e considerarlo come un’utile esperienza per il futuro: mai acquistare un cannolo oltre lo stretto di Messina.

    «Mmh…sì..forse…e perché no? Proviamo!».

    Allora, dopo aver gettato via la crosta nel più vicino cestino della spazzatura, ripongo con cura il ripieno nel pacchetto. E l’indomani mattina, dopo la rasatura, il mio viso è fresco e profumato come non mai! Ebbene sì, quel ripieno doveva proprio esser una schiuma da barba, e m’ero pure sbagliato a giudicarla di cattiva qualità.

    Mi sa che d’ora in poi non guarderò mai più un cannolo allo stesso modo.

    P.s.: Qualcuno ha mai avuto esperienze simili? Che so, con una cassata a Trebisonda? O con un panino con panelle a Samarcanda? Od ancora con uno sfincione a Timbuctu? O con una pasta con le sarde a Tegucigalpa? Oppure…

    Ospiti
  • 11 commenti a “Un cannolo (?) londinese”

    1. Molti anni fa portai in regalo un vassoio di cannoli di Scimone ad una famiglia londinese presso la quale sarei stato ospite per un paio di settimane.
      Beh, li tirarono fuori dal frigo UNA SETTIMANA DOPO per il dinner domenicale.
      Erano ancora buoni, ma la cialda si era ammollata. E loro: “Oh! Very good! Fantastic!”, etc. etc.
      E’ tutta un’altra cultura del cibo.

    2. Io avrei fatto complaint, tornata indietro e chiesto i miei soldi indietro. Esistono molte catene( ristoranti, pasticcerie etc) che portano nomi italiani ma di italiano non hanno un bel niente.
      Purtroppo e’ un’altra cultura sul cibo non hanno coltura sono molto ignoranti.

    3. Mi chiedo perché ci si ostina a cercare specialità locali all’estero. Io evito i mangiare i cannoli al di fuori della provincia di Palermo e rigorosamente non in estate…cosa vi aspettate nel gustare un cannolo a Londra?!?!?!

      Detto e premesso che penso sarei capace di chiedere un cannolo come ultimo desiderio prima di morire…esistono anche altre bontà…che varrebbe la pena gustare.

      ps: carica comunque la descrizione dell’esperienza londinese

    4. Io, fuori dall’italia sto ben lontano dai ristoranti italiani e dai cibi pseudo italiani piuttosto vado alla ricerca di tutte le prelibatezze degli autoctoni. Il mondo e’ bello perche’ vario anzi avariato !!!!

    5. David, dalle parti del British Museum c’è una strada pedonale molto elegante anche architettonicamente, la Sicilian Avenue. Sai se è una strada dove si possono trovare specialità siciliane e ristoranti siciliani, o il nome della strada è un retaggio di emigranti isolani arrivati a Londra decenni fa? O la strada ha solo nel nome la Sicilia, e non c’entra nulla con la nostra terra?https://www.flickr.com/photos/33278177@N00/3428151417/

    6. Condivido i commenti di cui sopra, che cioe’ e’ sempre meglio provar le specialita’ locali.
      Ma il punto e’ che dopo aver trascorso circa gli ultimi 13 anni a Londra, ho finito da un pezzo di scoprire specialita’ autoctone, dal bread and butter pudding (che ha il sapore d’un pezzo di panettone caldo con crema pasticcera, mitico!) al black pudding (una specie di salsiccia fatta con avena e sangue di maiale, mi sento male al solo pensarci!).
      Quindi e’ naturale che talvolta il palato desideri sapori nostrani, anche se non e’ detto che li trovi, purtroppo.
      La foto sopra e’ proprio la vetrina in questione, e la tentazione di comprar un cannolo e’ stata piu’ forte della logicita’.
      Comunque, sempre meglio del black pudding, giuro.

    7. Eh, sig. Pablo, ci son stato talvolta, ma non ha nulla di siciliano, e’ solo un’elegante via pedonale costruita nel secolo scorso avendo come modello l’architettura classica della Sicilia e del sud Italia. D’altronde quella zona non avrebbe potuto ospitare poveri emigranti siciliani, data la sua ubicazione cosi’ centrale e costosa.
      Gli Inglesi amano l’atmosfera idillica che pensano sia sempre propria dell’Italia, e quindi un bel richiamo al Belpaese non guasta mai.
      Qualcuno ha detto che gli Inglesi amano gli Italiani ma non li rispettano, e che al tempo stesso rispettano i Tedeschi ma non li amano. E c’e’ del vero in questo.
      Tornando a Sicilian Avenue, probabilmente cio’ che c’e’ piu’ d’italiano e’ un un ristorante della catena Spaghetti House, e il nome dice gia’ tutto.

    8. a Lisbona, esperienza personale, ci son due tipi di ristoranti/bar italiani. Quelli che si dicono italiani e quelli in cui vanno (andiamo) gli italiani. E normalmente, quando aprono i secondi, lo sappiamo prima, perché chi arriva per aprire un ristorante italiano vero, non lo fa senza avere reti con gli italiani in loco. Insomma, per i momenti di nostalgia (che immagino parecchio più frequenti nella pallida Albione), basta affidarsi alle reti locali (e scommetto che ci saranno decine di posti che valgono la pena, a Londra, se ce n’è almeno una decina a Lisbona.
      (Però, la ricotta, quella non resiste la giornata, figurarsi arrivare a Londra!)

    9. A Londra sono stato da “Arancina”, nei pressi di Portobello. Sono entrato per curiosità, ma non ricordo il sapore delle pietanze che ho mangiato, se buone o meno. E non penso che il motivo della mia amnesia sia dovuto al tempo che è passato da quella visita!

    10. Un post dalla banalità sconcertante, con un finale a sorpresa che non strappa nemmeno mezzo sorriso. Vorrei tanto riscriverlo, come fanno alcuni questo blog, ma ancora dall’iperuranio non è scesa la versione giusta. Comunque, tornando sul tema del post: ma a Londra la ricotta dove la trovano?

    11. Salve, noi la ricotta la produciamo, partendo dalla ricotta di pecora nostrana, aggiungendo le gocce di cioccolato, lavorandola e in conclusione servendola nella cialda come il classico cannolo con l aggiutna di polvere di piatacchio di Bronte o proponendolo “scomposto” in una coppa (Martini) con la cialda spezzata sulla crema di ricotta.
      Cordiali saluti.

      Mangia Siciliano
      The authentic taste of Sicily

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