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giovedì 28 mar
  • Lettera aperta alle cicogne di tutto il mondo

    Care cicogne, come è ormai risaputo, siete voi le responsabili della grande lotteria della vita. Se un bambino nasce a New York, a Mosca, a Roma o a Palermo è solo per merito vostro. Siete voi che, una volta raggiunta la nuvola più alta, controllati i documenti e valutati tutti i parametri generali per l’assegnazione del nascituro, stabilite se planare in Occidente come in Oriente, se scivolar giù sulla nostra bella penisola e se orientarvi verso quella che i nostri avi chiamavano Panormus, “tutto porto”.
    Questa mia è per avvisarvi. Magari lassù non vi è arrivata notizia, magari non fate una vacanza da queste parti da numerosi anni, magari non sapete come girano le cose qui, oggi.
    La fu Panormus, oggi appunto Palermo, è una città che poteva sfruttare al meglio la sua posizione fungendo da punto nevralgico, crocevia culturale e commerciale tra tutte le grandi zone del Mediterraneo. Il nostro porto avrebbe potuto essere tra i più importanti d’Europa e le nostra vantaggiosissima situazione climatica avrebbe inoltre favorito il turismo in maniera considerevole e determinante. Lo capì, ormai diversi decenni fa, la famiglia Florio che fece di Palermo un centro culturale senza pari. Lo compresero, ancora prima, gli Arabi, i Normanni e gli Spagnoli.
    Poi, forse, cambiò il vento. Forse cominciaste voi a far nascere quaggiù persone dalla dubbia moralità e quello che altrove diventa spirito e orgoglio nazionalistico, patriottistico, unione cittadina da noi divenne interesse personale. All’improvviso, a Palermo, ciò che esisteva di bello fu abbattuto, ciò che c’era di buono mai più sfruttato e ciò che avrebbe potuto essere in “potenza” divenne fertile terreno per le guerre fratricide dove una estrema povertà – ma anche la mancanza di forza di volontà – trasformò le necessità di qualcuno in svantaggio di tutti.
    All’improvviso, nella città che ospita il corpo dello “stupor mundi”, nacque una nuova esigenza: quella degli eroi. Eroi che poi erano uomini come quelli che nascono a Roma, a Milano, a New York o a Kathmandu; uomini normali che si comportarono da uomini normali. Uomini che, forti degli insegnamenti sani e giusti di mamma e papà, non si piegarono alle figure losche e tenebrose che agivano con la forza, con la violenza, con le esplosioni e le armi.
    Però, un uomo che avete portato in grembo fino ad Augusta, in Baviera, poi nominato Bertolt Brecht, scrisse una volta: «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi».
    Ora, care cicogne, io non ho idea a chi dovrei rivolgermi. Non so se esiste una lettera da firmare in tripla copia in carta uso bollo. Sconosco il nome del vostro superiore e ne sconosco la forma; che sia una divinità, un motore immobile, un dittatore illuminato o il Chaos… mi rivolgo dunque a voi: da un po’ di tempo ci mandate giù politici che sogghignano e rubano o che dicono di saper fare. Portate bambini che crescendo si preoccupano di parlare di vitalizi o di quella parola orrenda che, a furia di ripeterla, ha perso di significato: legalità. A me non interessano più le parole. Vi chiedo di portar giù solo brava gente, solo persone rispettose. Vi chiedo di far questo o, qualora dovessi rinascere, qualora doveste trovarmi nuovamente bebè avvolto in un lenzuolo, di dirigere il vostro becco quanto più lontano possibile dalla terra che ha visto calpestato il più grande patrimonio mondiale per posizione, clima e aspetti naturalistici a favore dei piccoli orticelli personali.

    (foto di Michele Ferrato)

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  • 2 commenti a “Lettera aperta alle cicogne di tutto il mondo”

    1. certo che per chiedere aiuto alla cicogna devi essere proprio all’ultimo grado della disperazione. a questo punto tanto vale che preghi…

    2. Un richiamo così struggente alle cicogne rischia di mandare all’aria il sogno dei bimbi di tutto il mondo che hanno già studiato a scuola educazione sessuale e che ormai guardano con schifo anche i cavoli. Ma perché fare questo scempio e travisare le menti di giovani fanciullini che ormai a 10 anni hanno anche lo smart phone e che su internet si guardano anche i parti in diretta.

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