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sabato 27 apr
  • Palazzina cinese

    Il fascino orientale della Palazzina cinese

    Fin dagli anni dell’Università desideravo conoscere la Palazzina Cinese. Ho attraversato quasi tutta Palermo per vederla. Un primo autobus, preso alla stazione, e un altro oltre via Libertà, mi hanno portato ai margini del Parco della Favorita, oltre lo stadio di calcio, in via Duca degli Abruzzi (comodamente, devo dire, al contrario di quanto temevo per la brutta nomea degli autobus di Palermo). Guardi davanti a sé, la vede?, mi dice il guidatore, ecco, quella è la Palazzina cinese. Grazie. Scendo con leggerezza. La vedo bene, anche se è in fondo ad un lungo viale. Le arrivo davanti: è veramente fascinosa, le sue forme architettoniche, stranamente inconsuete, sono estremamente gradevoli.

    Anche Ferdinando IV di Borbone e Maria Carolina, in fuga da Napoli per l’insurrezione popolare e l’avanzata napoleonica, nel 1799, appena la videro ne furono fortemente colpiti. L’acquistarono e ne fecero il proprio rifugio. I lavori di restauro e di trasformazione in dimora reale furono affidati al famoso architetto Venanzio Marvuglia, che abbellì anche i saloni e le stanze con decori di stile orientale, secondo un certo gusto per le cineserie assai diffuso in quel tempo.

    La struttura originaria della Palazzina era costruita in muratura in stile orientale con un duplice ordine di ballatoi lignei, delle ringhiere dipinte e il tetto a padiglione. L’architetto Marvuglia e, dal 1802, il figlio Alessandro Emanuele sostituirono i tetti laterali con due terrazze simmetriche e delle colonne che sorreggono architravi lignei traforati. Al centro costruirono una struttura con copertura a padiglione, detta “Specola o Stanza dei Venti”.Nei prospetti nord e sud fu aggiunto un portico con colonne in marmo e tetto a pagoda; ai lati della Palazzina furono aggiunte due torrette con scale collegate ai ballatoi

    La Palazzina è costruita su quattro piani: il piano rialzato, il primo e secondo piano e il seminterrato. Nel piano rialzato vi è il salone di rappresentanza con bellissimi dipinti sul soffitto che raffigurano scene di vita quotidiana e personaggi cinesi; poi la sala da pranzo, la sala da gioco e la camera da letto del re con letto a baldacchino sostenuto da un colonnato. Famosa è la tavola matematica, una struttura in legno che faceva salire e scendere le vivande: lo scopo era quello di pranzare senza la presenza della servitù. Al primo piano vi sono le stanze delle dame e dei cavalieri. Al secondo le stanze della regina, le più belle, in stile variegato, il salotto turco, la saletta “ercolana” in stile impero, la camera da letto d’intonazione neoclassica con il bagno noto come “gabinetto delle pietre dure” perché arricchito da un intarsio in marmo e paste vitree. Al seminterrato si trova il salone da ballo in stile Luigi XVI, la sala da bagno di re Ferdinando, una sala da buffet chiamata “sala delle codine” con strani dipinti decorativi. Dietro la Palazzina si estende un magnifico giardino con alberi secolari e fontane di grande pregio. In una delle dipendenze della Palazzina, adibite a suo tempo a stalle e cucine, c’è il Museo Etnografico Siciliano, fondato nel 1909 dal geniale folclorista Giuseppe Pitrè, museo che non ho potuto visitare perché chiuso da parecchi anni.

    La Palazzina è una meta ambita per il turismo internazionale per il richiamo esercitato dalle sue raffinate originali strutture architettoniche, dai deliziosi dipinti in stile orientale, realizzati dai maggiori pittori palermitani e napoletani del momento, quali Giuseppe Velasco, Elia Interguglielmi, Vincenzo Riolo, Benedetto Cotardi ed altri, nonché dalle tappezzerie, pavimenti, arredi, mobilio, che ne fanno una splendida esotica residenza.

    Palazzina cinese

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