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martedì 19 mar
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    Il tram verso il declino, ma al Comune di Palermo non interessa

    Il Consiglio dei ministri il 10 settembre scorso ha approvato un decreto legge che autorizza la omologazione e circolazione di nuovi mezzi autosnodati ed autoarticolati da 24 metri. Un incremento notevole della lunghezza dei mezzi pubblici rispetto ai precedenti 18 metri. Una delle cause del provvedimento è la possibilità di attuare le modifiche previste al progetto di potenziamento del trasporto pubblico di Genova, la cui rete urbana sarà esercita con bus elettrici da 19 e 24 metri. La legge, nello specifico, autorizza biarticolati (bus) e bisnodati (filobus) che potranno su itinerari riservati esplicitamente autorizzati dal Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibile.

    Un cambiamento epocale nel campo del Trasporto Pubblico Locale. La moderna trazione elettrica ha già rivoluzionato sia i mezzi pubblici che quelli privati: il parco auto è sono sempre più ibrido, e si avvia a diventare in maggioranza elettrico nel giro di qualche anno. I bus elettrici sono una realtà ormai da diversi anni, mentre tram e filobus sono prepotentemente tornati di “moda” da qualche decennio.

    Con autosnodati ed autoarticolati di queste lunghezza, si potrà presto pensare a linee veloci di superficie di discreta capienza, sempre più simili a linee tranviarie, ma senza rotaie. Con veicoli da 24 metri su gomma si raggiunge una capienza simile a quella di un convoglio su ferro da 32, come la maggior parte dei tram in circolazione: da 180 a 200 persone. Si consideri che la larghezza di un tram è normalmente inferiore a quella di un bus.

    Pertanto, si prospetta sempre più vicino l’addio alle rotaie per il trasporto pubblico di superficie, e non è un dato da poco. D’altronde, i moderni sistemi tranviari LRT hanno convogli e relative banchine praticamente standardizzati, e non è più usuale, né sostenibile, l’accoppiamento dei convogli; o, peggio, l’aggiunta di carrozze al traino, come si faceva all’occorrenza in tempi ormai lontani, per i tram della prima generazione. E, qualora fosse necessario, le moderne tecnologie rendono ugualmente superfluo il binario.

    Già qualche anno è entrato in esercizio, in Cina, un mezzo pubblico su gomma (sistema Art, Autonomous Rapid Transit) di lunghezza anche superiore al tram-tipo, che può persino fare a meno del conducente. Sistemi tranviari privi non soltanto di alimentazione aerea (perché alimentati, ovviamente, a batteria) ma anche di binari. I convogli seguono semplicemente una linea tracciata per terra, mantenendo lo stesso incarrozzamento di un tradizionale tram.

    Quindi stessa capacità, comfort e silenziosità ma costi di costruzione e manutenzione enormemente inferiori; addirittura, per quanto riguarda l’infrastruttura, praticamente azzerati. Avendo sempre più a disposizione sistemi simili, varrà ancora la pena realizzare le tradizionali linee tranviarie, costose sia in fase di costruzione che, purtroppo, anche in fase di gestione?

    La domanda esige una risposta che sia coerente con l’interesse dei cittadini, da parte di chi amministra le nostre città. Ad esempio, quella di Palermo.

    Purtroppo, dalle nostre parti, chi governa va dritto come un treno (anzi come un tram), per la sua strada, predisposta già a metà degli anni ’90, con tanto di esperti venuti dall’estero, a scapito della prevista (e quasi finanziata) metropolitana. Nonostante i risultati, invero deludenti, sia per quanto riguarda il traffico, sia per quanto riguarda i conti del gestore Amat. Strada che porta la nostra città ad una rete di ben 100 km di binari, oltre che al default della municipalizzata.

    La volontà granitica della nostra amministrazione comunale è stata ribadita durante il confronto tenutosi ai Cantieri culturali alla Zisa il 20 settembre scorso, in cui si preannunciavano risposte alle domande sul tema tram. Di risposte ne abbiamo sentite poche, di cori pressochè unanimi di consenso, invece, tanti.

    Fra i tanti relatori riconducibili, a vario titolo, all’amministrazione comunale, le poche voci discordanti sono sembrate provenire da predicatori nel deserto. Anche se, fortunatamente, abbiamo appreso che la neo Soprintendente ai BB.CC.AA, dott.ssa Selima Giuliano non approverà, all’interno del progetto, le tanto criticate installazioni (chioschi, gazebo, vasche ed amenità simili) previste lungo lo storico viale della Libertà.

    Mentre il presidente dell’Ordine degli Architetti, arch. Sebastiano Monaco ha eroicamente ricordato, in perfetta solitudine, alcuni aspetti poco chiari del Sistema Tram, già oggetto del recente parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Ad esempio la scarsa conoscenza dei sottoservizi o l’incomprensibile sdoppiamento della tanto discussa linea A in due rami paralleli su via Libertà e via Marchese di Villabianca, uno per senso di marcia.

    Per il resto, noia, banalità e dichiarazioni entusiastiche durate oltre quattro ore. In cui abbiamo avuto anche modo di ascoltare, dal sommo sacerdote di questa liturgia, il Sindaco, come il sistema Tram sia capace di salvare interi quartieri di Palermo dal degrado. Dimenticando le sassate dello Sperone, dirette proprio contro i tram in transito, rimaste regolarmente impunite; o il recente articolo di “Repubblica” che qualche settimana addietro sottolineava il degrado del CEP e di Borgo Nuovo, nonostante i due capolinea tranviari.

    Quanto sarebbe opportuno, in questi casi, un sano ed aperto confronto con qualche esperto di trasporti ed urbanistica? Invece, si sono preferiti, ancora una volta, gli slogan ed i loro interpreti, sfuggendo al dialogo con la città, che pullula di professionalità ben all’altezza di dare un contributo positivo.

    Voci libere, (e forse un pò scomode) che avrebbero potuto rammentare, ad esempio, che il tram è un mezzo di trasporto e non un piano di riqualificazione urbana. O che l’esistenza stessa del tram come sistema di trasporto è pesantemente messa in discussione dai progressi tecnologici di cui ho accennato prima. Ma evidentemente, ai nostri entusiasti amministratori tutto questo non interessa.

    Eppure, si stanno assumendo un’enorme responsabilità: la prospettiva, poco rassicurante, è quella di ritrovarsi un sistema tecnologicamente superato dopo almeno un lustro di costosi ed invasivi lavori. Utili a chi li realizzerà ed a chi fornirà mezzi e sistemi di alimentazione, ma non certo ai palermitani.

    (in collaborazione con Palermo in Progress)

    Palermo
  • 2 commenti a “Il tram verso il declino, ma al Comune di Palermo non interessa”

    1. Orlando è un affarista al pari di Gioia e Ciancimino, lui è l’espressione più lampante della mafia dell’antimafia.

    2. Che articolo di ignoranza totale! Per favore qualcuno informi il polemico Autore del post che i tram stanno tornando in tutta Europa come mezzo pubblico d’eccellenza. Autore del post anche un po’ contraddittorio perché prima si lamenta dei costi del tram, e dopo auspica una metropolitana (con costi di gestione per km rispetto al tram di diverse magnitudini superiori).
      Si capisce chiaramente l’intenzione finale: “che il popolo giri sottoterra, mentre io voglio assicurato il posticino in doppia fila per il caffè al bar”

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