Profilo e post di

Sito: http://www.robertoalajmo.it/

e-mail: roalajm@tin.it

Biografia: Roberto Alajmo è nato a Palermo il 20 dicembre 1959. Dal 1988 lavora come giornalista alla sede siciliana della Rai. Ha svolto il ruolo di critico teatrale al Giornale di Sicilia. Suoi articoli sono apparsi, fra l’altro, su Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, il Giornale, l’Unità, il Riformista, Diario della Settimana, Panorama, Max, Capital, Nuovi Argomenti, Il Caffè Illustrato, Lo Straniero.

Ha pubblicato i volumi:
Un lenzuolo contro la mafia (Gelka, 1993)
Epica della città normale (Edizioni della Battaglia, 1993)
Repertorio dei pazzi della città di Palermo (Garzanti, 1994)
Almanacco Siciliano delle morti presunte (Edizioni della Battaglia 1997, premio “Feudo di Maida”)
Le scarpe di Polifemo (Feltrinelli, 1998, premio “Arturo Loria”)
Notizia del disastro (Garzanti, 2001, premio Internazionale Mondello)
Cuore di Madre (Mondadori, 2003, premio Selezione Campiello, premio Verga, premio Palmi, secondo classificato al premio Strega, traduzioni in francese, tedesco e olandese)
Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo (Mondadori, 2004)
È stato il figlio (Mondadori, 2005, Premio SuperVittorini, premio Dessì, finalista al premio Viareggio).
Palermo è una cipolla (Laterza, 2005)
Enciclopedia della memoria irrilevante (Mondellolido, 2006).

Suoi racconti si trovano nelle antologie La porta del sole (Novecento, 1986), Luna Nuova (Argo, 1997), Raccontare Trieste (Cartaegrafica, 1998), Sicilia Fantastica (Argo, 2000), Strada Colonna (Mondello, 2000), Il Volo del Falco (Aragno, 2003), Racconti d’amore (L’ancora del Mediterraneo, 2003).

Per il teatro è autore delle commedie: Seicentocinquantamila senza contributi (1990), Repertorio dei pazzi della città di Palermo (premio Eti - Progetto giovani, 1995), Centro divagazioni notturne (1997).

Sempre per il teatro, è protagonista-narratore di:
Post mortem – Il funerale di Pirandello (2004)
I Pazzi di Palermo (2005)
Wolfgang & Wolfgang (2006)
Inoltre ha scritto il libretto dell’opera “Ellis Island”, con musiche di Giovanni Sollima (Palermo, Teatro Massimo, 2002).

È stato docente a contratto di Storia del Giornalismo alla facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Palermo e consigliere d’amministrazione del teatro Stabile di Palermo.

Roberto Alajmo
  • Divieto di transito per terremoto

    Vi scrivo dall’imbocco della strada che da Valdesi conduce in cima a monte Pellegrino. Vi scrivo dal chiuso della mia automobile. Sono qui fermo da un paio di giorni, non mi decido a andare avanti, né posso tornare indietro, per un semplice e secondo me civilissimo motivo: ho deciso di osservare scrupolosamente la segnaletica stradale. Nel frattempo alle mie spalle s’è formato un ingorgo di altre macchine che vorrebbero passare, ma io non mollo, almeno fin quando non sarò sicuro di essere nel giusto.
    Il problema nasce dal fatto che davanti a me si erge la minaccia di un disco rosso su fondo bianco. In questa città le indicazioni stradali conoscono parecchie varianti pirandelliane, e ognuno di voi è libero di stilare una propria aneddotica. Ma nello specifico, questo divieto d’accesso mi preoccupa perché subito sotto riporta una specificazione: In caso di condizioni meteorologiche avverse… In questo momento, per dire, sta piovendo. Una leggera pioggia intermittente basta a costituire impedimento al transito? O ci vuole una grandinata, un uragano, qualcosa di più consistente? Posso procedere oltre, o rischio di trasformarmi in un fuorilegge? Continua »

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  • La pensilina

    Oggi finalmente ho capito perché non riuscivo mai a prendere l’autobus. Non che i mezzi non passassero: passavano. Solo che non si fermavano. Gli autisti mi vedevano e tiravano dritto. Eppure ero lì, proprio in corrispondenza della pensilina, e mi sbracciavo per segnalare il desiderio di essere preso a bordo. A un certo punto mi ero persino convinto che a Palermo far salire un passeggero su un mezzo pubblico rientrasse nella sfera discrezionale del conducente.
    Spesso mi vedevano e si fermavano molti metri dopo, tanto che ero costretto a inseguirli. Proprio uno di questi autisti oggi mi ha fatto salire facendo un gesto come dire: per questa volta voglio essere buono. E quando sono andato a protestare mi ha spiegato che ero io a essere in torto, e dovevo ringraziarlo, perché quella fermata era stata abolita da un sacco di tempo. Per anni ho aspettato l’autobus a una fermata fantasma.
    In effetti, ora che l’autista caritatevole mi ci ha fatto pensare, una decina di anni fa in questa città hanno piantumato delle nuove pensiline, più piccole ed eleganti. Solo che poi le vecchie pensiline non le hanno mai smontate. Le hanno lasciate lì. Tutte. Come quando compriamo delle scarpe nuove e quelle vecchie non ci decidiamo a buttarle via. Solo che non pretendiamo di indossare contemporaneamente le due paia di scarpe. Continua »

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  • Quando piove mi sento in colpa

    Me l’ha fatto notare un amico forestiero, e la cosa, che pure era davanti ai miei occhi da sempre, mi è immediatamente apparsa nella sua enormità.
    Enorme – davvero: enorme, e unica, e inspiegabile – è l’ossessione meteorologica dei palermitani. Se un amico straniero arriva in città durante un giorno di pioggia, io ho un riflesso condizionato. Dopo i saluti, o certe volte anche prima, mi sentirò subito tenuto a specificare che “peccato, fino a ieri il tempo si era mantenuto stupendo”. O qualcosa di equivalente. “Se venivi ieri, la gente ancora faceva il bagno”. “Oggi, ti assicuro, è la prima brutta giornata dell’anno”. Tanto più in un inverno primaverile come questo, se qualcuno è così sfortunato da capitare in città proprio durante un giorno di pioggia, io mi sento in dovere di presentargli qualcosa che somiglia a delle scuse ufficiali (da parte di chi? Mia personale o della città nel suo complesso? Magari nel suo libro paga l’amministrazione comunale avrà un consulente apposito, responsabile della tenuta meteorologica).
    È come se credessi che la pioggia dipenda da una questione di sottosviluppo o disorganizzazione. Se piove, vuol dire che qualcosa è andato storto. Se qualcosa è andato storto, di qualcuno la colpa sarà. Come succede per il traffico, per la sporcizia sulle strade o per la criminalità organizzata. Continua »

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  • Il romanzo sul web

    Ora io non so se ho aperto un vaso di pandora da cui si scatenerà un sabba di minchiate internettiane o se, più probabilmente, rimarrò in attesa di qualche post che non arriva, come uno scrittore rimasto solo in libreria, seduto dietro a una scrivania, in mezzo a due pile di libri da autografare che nessuno è interessato a comprare. L’immagine-incubo di chiunque abbia mai pubblicato un romanzo.
    Il fatto è che da ieri sul mio blog si trova il primo capitolo del nuovo romanzo. Il romanzo che ho cominciato da qualche mese e sto ancora scrivendo. L’idea è quella di offrire il corpo del mio libro in pasto ai lettori e fare una sorta di editing pubblico, sulla scorta delle osservazioni che chiunque lascerà fra i commenti. Non ci sono censure: valgono anche gli insulti. Continua »

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  • La mafia dà lavoro

    Una volta mi è successo di venire citato in una interrogazione parlamentare. L’onorevole Taradash, imbeccato da qualche amico palermitano, domandava al governo come mi ero permesso di intervistare un tizio che diceva che la mafia dava lavoro. Il tizio l’aveva detto, e io ero colpevole di averglielo lasciato dire senza dargli nemmeno una sculacciata.

    Che in parlamento si occupassero della questione era allo stesso tempo lusinghiero e preoccupante. Evidentemente avevo toccato un nervo scoperto. Il fatto è che più o meno in buonafede la nostra coscienza si rifiuta di accettare una opinione tanto politicamente scorretta. Io allora sostenni che non necessariamente le opinioni dell’intervistato coincidevano con le mie, ma questo non mi pareva un motivo per censurare nessuno. Continua »

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