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e-mail: alecol5@virgilio.it

Biografia: Nato a Palermo il 5 maggio 1976 e da allora ostinatamente residente. Coltiva moderate passioni per la lettura, la chitarra, lo shiatsu, la matematica. Impegni lavorativi permettendo, collabora alla creazione di alcuni reading e di recente si è occupato di gestire un caffè letterario con l'associazione "Equazione letteraria" di cui è uno dei tre soci fondatori. Osservatore della cultura palermitanese con una particolare attenzione ai mercati storici e alla cucina. Il tutto cercando sempre e comunque di "non prendersi troppo sul serio".

Alessio Colli
  • …e di amarla e onorarla nella buona e nella cattiva sorte

    «E così vuoi essere sindaco?
    Per questo hai messo il tuo nome e la tua faccia per rappresentare questa città e, mi hanno detto, hai stretto mani, hai promesso impegno, hai offerto da bere e stampato manifesti.
    Ma hai davvero pensato a quanto costerà, quale sarà il prezzo, quale sarà il dazio?

    Vuoi sentire il tuo nome per sempre associato a questa città?
    Vuoi inaugurare strade, annunciare iniziative, chiedere fiducia?
    Vuoi ascoltare questi uomini e queste donne, vuoi accusare, comprendere, perdonare, e scegliere?
    Vuoi dover avere un’opinione su tutto?
    Vuoi vedere il tuo nome scritto sui muri, vicino a parole come vattene, munnizza, merda…?
    Vuoi salire sul carro della Santuzza e gridare Viva Palermo e Viva Santa Rosalia, anche se non credi in Dio, e magari non credi neanche in Palermo?
    Vuoi non dare mai una data precisa di consegna lavori?
    Vuoi essere all’apericena in via Chiavettieri e all’after-dinner al Reloj?
    Vuoi fare colazione con la scorta, lavorare in agosto, discutere con i vigili urbani, con l’Amia, con la Gesip, con i precari, gli LSU, con i detenuti, gli ex-detenuti, i mai-detenuti, con i consiglieri, gli studenti, i professori, gli imprenditori, i sindacati, i padroni dei cani e anche con i vicini dei padroni dei cani?
    Continua »

    Palermo
  • Saluti da Palermo

    Caro G,
    dopo attenta riflessione, snervanti discussioni e una mezza dozzina di fiction televisive, sono giunto alla conclusione che la tua scelta può definirsi coraggiosa.
    Certo, mi devi quattro mezze mensilità d’affitto (o due piene mensilità vedi tu), ti sei portato via il mio zaino e il mio orologio, mi hai lasciato un pastore tedesco di nome Umberto di 14 mesi nel salotto (a cui non credo di stare simpatico), e credo che nel tuo armadio viva un nano, o persona affetta da acondroplasia se preferisci: fatto sta che di tanto in tanto lo vedo correre per la casa e la cosa mi mette non poco a disagio.
    Sarei però falso a non ammettere che sento una enorme e precisa mancanza delle nostre interminabili discussioni, un tuo punto di vista lucido, stabile ma non per questo inflessibile, una coscienza non priva di macchia ma non per questo presuntuosa.
    Ne approfitto dunque per scriverti e raccontarti come vanno le cose qui, nella speranza di un tuo segnale, nella speranza di un commento che mi aiuti a capire cosa si muove intorno a me. Continua »

    Palermo
  • Piccolo manuale di sopravvivenza al centro commerciale – Euro 7.99

    «DomenicaMattinaAndiamoTuttiAlCentroCommerciale».
    Lo sentenziò mio padre senza prendere fiato.
    Il tempo si fermò per tutti; persino il condirettore con il suo camper, da dentro la TV, sembrò spaesato e ci guardava sotto un cappellino da antologia, con un misto di stupore e ammirazione.
    La zia Piera abbassò lo sguardo, cosciente del fatto che non eravamo ancora pronti e mia madre strinse con forza i volantini su cui studiava da giorni.
    I volantini entravano in casa accolti da febbrile eccitazione: quelli con i detersivi venivano stipati in bagno, quelli alimentari si muovevano tra la cucina e il salotto, ma quelli degli ipermercati venivano foderati come i libri delle medie, sfogliati con cura e archiviati in libreria.

    «Nel mezzo del cammin di nostra vita
    mi ritrovai per una selva oscura
    ché la diritta via era smarrita»

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    Palermo
  • Al Diavolo il lavoro

    Il 13 agosto 2011, alle ore 03:13 AM, presso il binario 11 della stazione centrale di Palermo, un regionale proveniente da Sant’Agata si fermò, portando un ritardo di tre giorni diciassette ore e ventinove minuti.
    La stazione era deserta, il treno quasi vuoto, e una volta che si fu fermato dall’ultimo scompartimento uscirono tre individui.
    Il primo era basso basso e vestito in modo molto molto estivo, il secondo era alto alto e vestito in modo molto anzi troppo invernale, il terzo era alto il giusto e vestito con una eleganza da rappresentante.
    L’individuo basso basso portava lunghi capelli scuri, camminava con passi brevi e veloci, e si chiamava Uno.
    L’individuo alto alto non aveva tracce tricologiche, aveva un’andatura lenta e falcate lunghe, e si chiamava Due.
    Il tipo nella norma era brizzolato, ordinato, aveva una camminata regolare, vagamente nobile, ed era il Diavolo. Continua »

    Palermo
  • Ti ricordi Scillato?

    Conferenze, comunicati stampa, tagli agli stipendi, festività variabili, e tra un buco e l’altro una serie di comuni stanno sparendo.

    Così mentre politici inaspettatamente pallidi si ritrovano a ridisegnare l’Italia, e di conseguenza la Sicilia, apprendiamo con una certa passività che spariranno un po’ di comuni.

    Le indicazioni stradali cambieranno colore da un acceso blu a un mimetizzato marrone, niente più chiesa Madre, nomi di vie duplicati, e mai come adesso l’espressione abitanti “spaesati” avrà senso di esistere.

    Alcuni di questi comuni conservano uno stile vecchio di almeno cento anni; le loro piccole dimensioni, la loro urbanistica e la scarsa appetibilità finanziaria li hanno tenuti protetti da una cementificazione selvaggia. Continua »

    Palermo, Sicilia
  • Grandi speranze

    In qualche luogo, forse accanto a voi, forse lontano da voi, sotto un sole impietoso, due voci:
    «Ma chi dobbiamo fare sindaco?».
    «Di nuovo, ma quello che c’è non va bene?».
    «Sì ma ora scade, e lui non lo possiamo riutilizzare».
    «Ma a me questo mi piaceva, pulito, educato, abbronzato».
    «Sì e rispettoso, non disturbava mai».
    «Rispettoso vero, non disturbava mai, ma non si può riutilizzare, quindi ne dobbiamo trovare un altro».
    «C’era quel tuo cugino, quello che colleziona cartelli autostradali».
    «Non si può, ha il riporto».
    «Ah, mischino».
    «E quel tizio che mi hai presentato all’aperitivo, quello abbronzato che ha posteggiato il SUV in spiaggia?».
    «Non si può, non beve alcolici».
    «Ah, peccato». Continua »

    Palermo
  • Pari mia

    «Pari mia, pari mia, pari mia…».
    Quanto tempo è passato?
    Uno, dieci, cento anni?
    E sono ancora qui a giocare il mio destino, a essere spartiacque, a far da appoggio agli uccelli, a indicare il livello di sopportazione di questa città.
    Sì perché io servo, sono utile, sono un monito da quando quel giorno mi giocai il destino e:
    «pari mia, pari mia, pari mia…
    e butto cinque».
    Guarda che mani nere che ho.
    Io nobile per diritto di nascita con le dita scure come un carbonaro, a contare gli anni senza invecchiare, e in questo tempo ne ho viste di cose:
    davanti i miei occhi, sovrani e principi, santuzze e diavoli, ai miei piedi si sono espressi artisti, appoggiati ubriachi innamorati, e serenate schitarrate alle mie spalle mentre si faceva festa, e si ballava, e qualcun altro sanguinava e tutto da quando mi giocai il destino con quella strega e
    «Pari mia pari mia pari mia…
    e butta due». Continua »

    Palermo
  • Perdere il senso dell’orientamento

    Io sono di sinistra perché la sera bevo birra alla Taverna azzurra o a Ballarò.
    Io sono di destra perché il Reloj è irrinunciabile.

    Io sono di sinistra perché protesto in piazza contro la Gelmini.
    Io sono di destra perché non so chi sia la Gelmini (è quella con gli occhiali trendy?).

    Io sono di sinistra perché mi vesto con la roba usata.
    Io sono di destra perché vendo i miei vestiti a quelli di sinistra.

    Io sono di sinistra perché rispetto tutte le culture indistintamente e senza pregiudizi tranne quella di destra.
    Io sono di destra perché le culture mi stanno tutte un po’ sulle palle, in particolar modo quella di sinistra.

    Io sono di sinistra perché mi rullo e mi faccio le canne.
    Io sono di destra perché le canne me le rullano ma me le faccio pure io. Continua »

    Ospiti
  • Lo spot

    Il 10 febbraio del 2001 venne montato a Palermo una megaset cinematografico per girare lo spot.
    I preparativi in realtà cominciarono molti giorni prima, ma tutto diventò frenetico quel sabato 10 febbraio già dalle 6 del mattino.
    La via Colonna Rotta era frenetica, in una giornata avrebbero dovuto girare tutte le inquadrature senza sbavature e senza possibilità di replica il giorno successivo.
    Tutti stavano aspettando la star, il protagonista dello spot.
    G. C. sarebbe atterrato a Palermo.
    G. C. sarebbe atterrato a Palermo alle 9:25.
    G. C. sarebbe atterrato a Palermo alle 9:25 con volo da New York dopo scalo a Roma.
    G. C. sarebbe atterrato a Palermo alle 9:25 con volo da New York dopo scalo a Roma per girare lo spot.

    Salvo Fresco, già proprietario della avviata friggitoria all’angolo di via Decollati, si stava preparando all’inaugurazione della suo nuovo punto vendita in via Colonna Rotta, e decise così di fare un investimento davvero importante.
    DECISE…
    DI GIRARE…
    UNO SPOT!
    Continua »

    Ospiti
  • La casa nuova

    So per certo che io non l’avrei mai fatto.
    Questo deve essere chiaro subito: deve essersi trattato di una qualche forma di coercizione nei miei confronti.
    Mi spiegate chi mi ci portava a rinunciare alle camice stirate, ai piatti caldi, alle lenzuola pulite, al telefono fisso?
    Comunque, la decisione era presa, non restava che comunicarla. Fu quindi convocata una riunione di famiglia per discutere la faccenda.
    Alla riunione erano presenti, oltre ai parenti diretti, anche uno zio notaio, la moglie dello zio notaio e la signorina Ciaccio, vicina di casa da trent’anni e ficcanaso da molto più tempo.
    Il difficile fu convincere tutti i parenti che “sì, restavo comunque a Palermo” e “no, non c’era nessuna ragazza gravida”.
    Vennero ascoltate le mie motivazioni, a dire il vero confuse e contraddittorie, e diedi il mio peggio al momento del controinterrogatorio. Continua »

    Ospiti
  • Ma che ci faccio qui?

    È una domenica afosa, come quelle che solo questa città sa incollare addosso.

    Lui si muove lento accaldato nella strada con meno ombra di tutta Palermo: via Roma.

    Mentre attraversa la strada un pensiero lo colpisce: “…

    “No, nessun pensiero.”

    “Ho detto che nessun pensiero mi colpisce”.

    “Sì, dico proprio a Te, con la penna in mano, il PC, o come diavolo le scrivi queste cretinate. Io non ho proprio niente nella testa”.

    Ma che vuol dire?

    “Non fare il finto tonto, è inutile che ci provi: non penso, non collaboro. Cercati qualcun altro per le tue storielle”.

    Non capisco, ma cosa c’è che non va?

    “Non voglio che mi ambienti un’altra volta a Palermo”.

    Come no? Tu sei il protagonista della storia, devi essere siciliano!

    “Ma che ci faccio qui? Inventati qualcos’altro, un’idea diversa, qualcosa che interessi davvero qualcuno”.

    Ma io stavo giusto pensando a qualcosa di nuovo: c’era il carro di Santa Rosalia, la pantera, la… Continua »

    Ospiti
  • Il palermitano e/è la fine del mondo

    Ricordati, il 21 dicembre 2012 il mondo così per come lo conosci cesserà di esistere. Vedrai cosa succederà, vedrai…
    Vedi amico mio, per noi queste su’ minchiate, per noi siciliani e magari per i palermitani la fine del mondo è cosa che non ci spaventa, che non ci impressiona, perché il palermitano c’è e ci sarà sempre.

    Ma vedrai appena l’acqua diventerà rossa e dal mare arriveranno creature immonde.
    Acqua rossa?! Creature immonde?!
    Per cominciare noi l’acqua già l’avevamo rossa un ventino fa e per gli esseri immondi: prova ad affacciarti al fiume Oreto e prova a trovargli un nome a quelle cose che si catamìano.

    Ma arriverà il giudizio degli immortali e sconterai tutte le colpe di cui ti sei macchiato.
    In primis si deve dimostrare che sono stato io. In secundis questo processo con gli altri, tu non ti preoccupare…

    Ma le cavallette, la siccità, i quattro cavalieri?
    Senti, qui abbiamo certi sorci che gli facciamo il biglietto per salire sull’autobus! E a casa di mia madre l’ultima volta che arrivò un filo d’acqua diretta ci pigliò quasi un colpo a quella povera cristiana ed è ancora lì, in cucina con 37 bidoni e 198 bottiglie vuote che aspetta che si ripeta l’evento. Per quel che riguarda i cavalieri dicci che qui n’avemo già uno ca abbasta e assuverchia.

    Ti vedrò parlare e nessuno riuscirà a capirti mentre brancolerai nella oscurità della tua città.
    Quindi venerdì prossimo vieni da Ignazio?

    Pioverà per un mese di fila in modo che l’acqua inonderà tutte le vie della tua meravigliosa metropoli.
    Dicci che si risparmiano lo sforzo che qui una mezz’oretta dovrebbe bastare.

    E cosa farai quando la terra tremerà e si aprirà sotto i tuoi piedi?
    Vedi che facciamo, noi ci mettiamo un bello segnale stradale (uno a caso, magari colorato) e la lasciamo così per l’eternità, che tanto niente succede. Continua »

    Palermo
  • La (mala)educazione

    Tuo figlio è troppo educato?
    Tuo figlio chiede scusa?
    Tuo figlio non sa masticare la gomma con la bocca aperta?
    Nessun problema!
    Da oggi puoi iscrivere tuo figlio al Corso di vastaserie e porcarie.
    Sì, perché il CFAI (Corsi e Formazioni Assolutamente Inutili) organizza proprio nella tua città il primo Corso europeo di Mala-educazione.
    «Il corso – spiega Totò Caccola, direttore e fondatore della scuola – si pone come obbiettivo quello di colmare il divario socio-culturale tra il giovane disadattato e la società che lo circonda. Si tratta – sottolinea il direttore Caccola – di una risposta forte, rivolta alle fasce d’età dai 3 ai 14 anni, che in soli tre anni di corso saprà trasformare vostro figlio in un vastaso di prima categoria».

    Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio le lezioni che lo studente potrà seguire.

    Primo anno:

    • sputo in lungo;
    • tecniche di pestaggio;
    • insultistica generale;
    • vastaserie popolari.

    Continua »

    Ospiti
  • Il colloquio

    Ore 09:35 di un qualsiasi mercoledì.
    Mi presento puntuale, anche troppo. Ho un colloquio di lavoro alle 10:00 e per arrivare in orario ho puntato la sveglia alle 6:45.
    Sono vestito in modo anonimo, niente particolari, nessuna identità.
    Scarpe, mutande, calze scure, jeans, cintura, camicia, maglione, giubbotto, sciarpa.
    Sono il signor Taldeitali, e mi viene anche un po’ da vomitare mentre suono al citofono.
    Un portiere compare dal nulla, mi chiede con la faccia scura cosa voglio.
    Ma dico, lo vedi come sono vestito, ti sembro un terrorista?! Ti sembro un serial killer?! Sono un altro stronzo che si presenta ad un altro colloquio di lavoro, quindi vedi di stare al tuo posto e dimmi in quale scala devo salire che questo condominio sembra un quadro di Escher.
    Sulla porta d’ingresso c’è una scritta plastificata, com’è plastificato il sorriso di questo tizio che mi apre la porta.
    Alto due metri, la lingua di pezza, pochi capelli grassi, la pancia piena di birra, un alito da caffè appena preso.
    È lo stesso che mi ha chiamato per telefono, insistendo a darmi del tu, ma chi ti conosce?! Ma chi sei?! Continua »

    Ospiti
  • Ipotesi numero tre: fermi tutti

    “Avevo nove anni quando mio padre decise di portarmi alla Città dei Ragazzi…”.

    Eppure l’ho sistemata, mi è costato sai, ma l’ho sistemata bene.
    Ho rivestito le poltrone con un damascato bianco, ho comprato un piccolo cucinotto, un frigorifero, un televisore, un paio di quadri e tre fioriere per l’esterno.
    Sto aspettando il tecnico per l’installazione della mia prima rete telefonica fissa e ad aprile, crepi l’avarizia, compro decoder, parabola e mi abbono a Sky.
    Sì, è venuta davvero bene, ne vado orgoglioso, ma dovresti venire a trovarmi così ti offro un cognacchino, una soda quello che ti pare;
    ho messo nel retro un piccolo mobile bar e uno schermo 30 pollici, così la sera con un paio di vicini vediamo qualche film.
    Dove sto? Dipende. Se vieni questa settimana dovrei essere tra il civico 190 e il 192 di via Marchese di Villabianca, la settimana prossima dovrei essere al 200 (chissà perché i numeri dal 194 al 198 non ci sono).
    Mi riconosci subito, sono nella Croma verde, sì quella di mio padre, ricordi? Dopo che se ne andato è rimasta a me. Continua »

    Ospiti
  • Ipotesi numero due: la città sommersa

    La vedetta gridò: «Comandante, comandante, terra in vista! Terra in vista!».
    Il comandante pensò: «Finalmente, siamo arrivati in via Perpignano».
    Ammainate le vele, e approdato nella corsia d’emergenza di viale Regione, gettò le funi verso il marciapiede, dove stranieri marinai di ventura con giacche fluorescenti offrirono il loro aiuto al comandante.

    Ormai la via è chiara, il futuro di Palermo è la convivenza con il mondo sommerso.
    Ora so che state immaginando una città interamente affondata, una antica e riscoperta Atlantide, ma ciò che nel prossimo futuro cambierà permanentemente il nostro modo di vivere è l’evoluzione verso le caratteristiche morfologiche dell’arcipelago.

    Saremo formati da una serie di 32 isole, terre emerse e risparmiate dalla inondazione dovuta ai 46 minuti di pioggia di domenica prossima. Continua »

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  • Sulla difesa dei diritti di ratti e affini

    Da qualche giorno riscopro con piacere, un interesse della nostra città verso i diritti e le ragioni di animali ingiustamente perseguitati in molte altre parti del globo.

    Ormai entrati nella seconda decade del nuovo millennio trovo una sensibile cura e nostalgica seicentesca passione, verso la ricostruzione di un habitat a dir poco perfetto per l’evoluzione di specie come il ratto nero (rattus rattus), lo scarafaggio (blatta germanica, blatta orientalis e la periplaneta americana), il pidocchio del capello (pediculus capitis) e le pulci (pulex irritans) oltre a una discreta serie di non classificati volatili, comunemente chiamati piccioni ma che richiamano nelle fattezze il compianto ed estinto Dodo.

    Come nelle più suggestive attrazioni per zoofili e cacciatori, presto sarà possibile effettuare un vero e proprio safari all’interno della città di Palermo, e sarà richiesto un biglietto d’ingresso e una preventiva vaccinazione antimalarica. Continua »

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