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e-mail: g.bianca.gbianca@gmail.com

Biografia: Nato a Cefalù il 7 giugno del 1970. Una laurea in Scienze Politiche presa nella consapevolezza un giorno di poterne dire male…
Si occupa di relazioni esterne e comunicazione pubblica ed istituzionale, marketing e strategie di comunicazione. È stato consigliere d’amministrazione del Cerisdi di Palermo sotto la presidenza di Ennio Pintacuda (1998-2003).
Ha scritto un romanzo che forse nessuno mai pubblicherà ed una raccolta di poesie che forse qualcuno un giorno leggerà. Appassionato di filosofia e politica, ha smesso con hobby così pericolosi e si concede qualche lettura di narrativa, qua e là senza strafare. Obiettivamente “un incompiuto”.

Giuseppe Bianca
  • Ho visto tante cose a Palermo…e ho un desiderio

    Lo confesso: sono un uomo fortunato. Ho fatto in tempo nella vita a vedere il Palermo in serie A. Non ho capito ancora se è più emozionante esserci arrivati o poterci rimanere. Il brivido corre sul filo delle panchine che saltano. Ho avuto modo di vedere anche io da vicino come è fatto un tram e che forma prendono le macchine inesperte quando finiscono con lo sbatterci sopra, impreparati sul concetto di rotaie e di perpendicolari. Le tangenti sono un concetto da giudiziaria di piccolo cabotaggio del resto. Da emigrante del tifo degli anni ’80, quando ero uno di quelli che non aveva la squadra della sua città a Tutto il calcio minuto per minuto, fui costretto ad approdare alla corte del Milan della stella. In quegli anni o crescevi juventino o ci tifavi contro. Ho chiuso tutti i conti nella notte di Manchester del 2003 quando il Milan vinse la Champions con la Juve ai rigori. Ho fatto in tempo a vedere i Pooh un’altra volta tutti insieme a cantare nella stessa sera in cui un computer leghista ha sbagliato a fare i compiti, mandando a casa Miele, una siciliana al Festival di Sanremo. Fosse successo a Palermo, Vecchioni avrebbe usato epiteti inascoltabili per definire la nostra disorganizzazione, usando come sempre, la solita, educata rassegnazione. Continua »

    Palermo
  • Il Pd perde Enna e Gela, Crocetta quando si schiera perde

    Sarà pure un cattivo pensiero, ma mai, ultimamente il Pd in Sicilia aveva perso così volentieri.

    Le sconfitte di Enna e di Gela secondo il segretario regionale Fausto Raciti necessitano di approfondimenti: «Avvieremo una seria riflessione sulle ragioni di questi risultati».

    Chi c’aveva messo seriamente la faccia ad Enna era stato Mirello Crisafulli, che non è stato ”sorteggiato” dagli elettori, in un turno di ballottaggio che servirà più per gli argomenti di chi “l’aveva detto” che per le analisi buone solo a posteriori. Continua »

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  • Mattarella, Cuffaro e l’elogio del cannolo

    Un amico caro, uno di quelli che non hanno resistito alla tentazione dell’arruolamento volontario nell’esercito di tifosi in ferma breve di sette anni del presidente della Repubblica venuto da Palermo, quasi alla stessa maniera di Papa Francesco dalla fine del mondo, mi chiama per avvisarmi del fatto che, altro che cannoli di Cuffaro, Mattarella è tutta un’altra cosa, un orgoglio autentico, vero e profondo.

    Austero, pacato, riflessivo e soprattutto senza eccesso di vasate.

    Con il tatto necessario per non deluderlo subito, e spegnere il suo piccolo grande sogno, lo preparo, dicendogli che il cannolo è il cannolo, un simbolo non è per sempre, come i diamanti, e che le cose vanno inquadrate nei contesti storici e nelle situazioni nelle quali si compiono.

    Poiché non desiste, sono costretto a sbattergli in faccia la dura realtà: Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, uomo assolutamente di profilo istituzionale, e di qualità morali indiscutibili, orgoglio ritrovato di una Sicilia a cui non pare vero d’avere cresciuto uno di cui potere dire, con gusto leggermente provinciale, io l’ho conosciuto, ama i cannoli, almeno quanto Cuffaro. Continua »

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  • Ballarò non è un verbo al futuro

    Ballarò non è un verbo al futuro

    Massimo Giannini l’ha fatta grossa. Nel corso della prima puntata di Ballarò, succedendo a Giovanni Floris, in un impeto ben augurale a tutti i costi, nel corso del siparietto camuffato da intervista con Roberto Benigni, ha attribuito al nome della sua trasmissione il significato di un verbo declinato al futuro.

    Cosa ignora Giannini brucia un po’ di più a noi palermitani, che uscendo dalla premessa un poco provinciale che il nostro è il meglio e come tale deve essere conosciuto universalmente, speravamo in una maggiore reattività dell’ottimo professionista ex vice direttore di Repubblica. Continua »

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  • L’antimafia non si ostenta

    Qualche settimana fa, nel corso di una conferenza stampa a Villa Niscemi, sfoggiando dal suo repertorio, il più ironico dei sorrisi, Leoluca Orlando rivolgendosi ai cronisti, ebbe a dire che le sue denunce, non sono accompagnate dal fragore di una conferenza stampa. Non più, sarebbe stato corretto aggiungere, per amore di verità storica, dal momento che il sindaco palermitano per anni ha occupato, quasi in esclusiva, la ribalta dell’antimafia siciliana, ben oltre la circoscritta definizione dell’ambito mediatico locale.

    Il riferimento comunque, ai limiti dell’esplicito, è tutto nei confronti del Governatore della Sicilia Rosario Crocetta. Qualche giorno dopo, a base di scontri e di definizioni contro “il circo Barnum dell’antimafia” (definizione di Antonello Cracolici), l’intero Pd finisce dietro la lavagna, nella scelta della candidature per le elezioni Europee. Sullo sfondo, ancora una volta, il conflitto con il senatore, eletto nelle liste del Megafono, Beppe Lumia, espressione contestata di una militanza antimafia eccessivamente propagandata.

    Certo o il partito di Renzi in Sicilia ha troppa considerazione dei propri elettori, o ne ha troppo poca. Ma lo vedremo meglio nell’ultima settimana di maggio. Continua »

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  • Crocetta: 31 e…46

    Ed alla fine giunse il momento che le parole diventarono fatti. Il giorno che diventò presidente della Regione, Rosario Crocetta, proprio un anno fa, aveva immaginato contrasti e difficoltà, alti e bassi, disordini ed insicurezze. Aveva messo in conto tradimenti e delusioni, forse persino di sbagliare, cosa non del tutto scontata per la sua concezione, di sé, adeguatamente piena.

    Aveva immaginato la diffidenza di certi mondi e messo in conto la prudenza da usare verso altri.

    Sapeva che non avrebbe rischiato dalla sua postazione un destino di indifferenza e neanche di disattenzione. Anzi la consapevolezza del riguardo che il siciliano riserva al potente, deve averlo persino messo in agitazione. Almeno per un minuto.
    Ieri che all ‘Ars, si è discussa la mozione di sfiducia nei suoi confronti, tutto questo è diventato un numero, la sintesi più chiara e neutra che ci possa essere. Continua »

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  • La politica come la panchina di Zamparini

    Se la politica fosse una delle attività di Zamparini a Palermo, avremmo rischiato grosso. Il record dei cinquantuno allenatori avvicendati, non sarebbe stato neanche il male peggiore.

    Gli incubi di ritorno per i cittadini palermitani si sarebbero materializzati. Cosa che, in alcuni casi, è successa, al di là del nostro gioco immaginario.

    Citarli oggi sarebbe troppo comodo. Proviamo ad immaginarli. Da quello su cui oggi sparano tutti e che nessuno conosce più. Ha fatto il sindaco, dalle nostre parti, per dieci anni, deputato nazionale. Messo di lato. Non ha trovato più “panchina”.

    Quello con il “ciuffo”, in compenso, è in circolazione, ma i risultati stentano a dargli ragione. Continua »

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  • Gela e Caltanissetta capitali nel regno di Crocetta

    Con gusto un poco provinciale, e volontà di fare chiacchere, salgono leggeri i primi mugugni, su Gela e Caltanissetta capitali, appendici privilegiate del regno di Crocetta. Li rileviamo come tali e andiamo avanti, non prima di aver ricordato che negli ultimi anni quattro anni Lombardo si era portato da Catania anche gli amministratori di condominio. Dal momento che ci siamo però, vediamo chi si ricorda chi è stato l’ultimo presidente della Regione, con carta d’identità palermitana. Vero è che Cuffaro, era palermitano d’adozione, ma era anche cittadino universale di ogni posto e di ogni angolo della Sicilia. Ed allora dobbiamo risalire al 1996, anno in cui Gianfranco Miccichè, viceré assoluto di Forza Italia, impose Giuseppe Provenzano, per trovare un palermitano alla guida della Regione. Dal 2001, da quando c’è l’elezione diretta, nessuna traccia di panormiti. Destino diverso, quasi opposto, ha avuto la presidenza dell’Ars, con Lo Porto, Miccichè e Cascio, in successione cronologica e territoriale. Come a dire, gente d’aula non di governo. Continua »

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  • Ieri si è insediato Rosario Crocetta alla Regione…e lo Scirocco

    La prima volta da presidente porta in dono a Rosario Crocetta pensieri, tanti, dubbi, qualcuno, certezze almeno una: non sarà facile. Poteva godersi la dimensione di notabile di provincia, di cose ne aveva già fatte del resto. Farsi vedere di tanto in tanto nei salotti dove cultura e politica si incrociano, si sfiorano, si detestano e poi tornano al proprio posto. E non l’ha fatto. Poteva continuare a dare battaglia dentro un partito che potrebbe essere il suo al pari di qualsiasi altro della sbandata sinistra italiana. Poteva fare il sessantenne tranquillo. Ma ha scelto diversamente. Ha voluto con tutte le forze la bicicletta. L’ha cercata, imponendosi dal basso in un momento in cui i vertici della politica con la P maiuscola, hanno dimostrato di essere inattuali come proposta ed inadeguati nel gestire severe criticità di consenso e di offerta politica. L’ha conquistata, archiviando la voglia di vittoria di una destra, quella di Musumeci, volenterosa e radicata, ma che non è cresciuta e non ha convinto quella parte minoritaria di Sicilia. Adesso la difenderà, con tutte le sue forze, ma la pedalata sarà aspra e ruvida. Continua »

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  • Dice che

    Dice che
    la resa dei conti nel PD è arrivata, ma se ne è andata presto per non disturbare.

    Dice che
    Il problema su Musumeci è di trasparenza. Uno non può avere il pizzo bianco ed i capelli marroni.
    Questi tempi sono passati l’elettore vuole chiarezza.

    Dice che
    Orlando ha incontrato Ingroia, tema trattato, come ci deve andare il giudice in Guatemala con la crisi della WINDJET. Continua »

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  • Prima o poi passerà

    L’anno bisesto e funesto era arrivato con la faccia tosta di chi non vuole tradire le aspettative. Ve lo ricordate che esordio. La strigliata di Capodanno ci ricordava una profonda regolata e che lo spread tra la nostra coscienza e quello che cercheremo fiscalmente di evadere non può scendere sotto i 500 punti. A Cortina un caffè costa un’ira di Dio e lo aveva scoperto con i suoi tempi l’Agenzia delle entrate con il supporto magnifico e mirato della Guardia di Finanza. Persino l’abbuffata dei messaggini telefonici era stata sostituita dalle pagine dei social network e dalle più opportune e riverenti mail d’augurio. Più austerity di questa. Adesso i primi duecento giorni se ne sono andati. In Sicilia non si bacia più come prima da quando Cuffaro è a Rebibbia, ma in compenso un altro governatore dovrà affrontare forse un processo di mafia. Nel frattempo si torna a parlare del taglio delle province come delle mezze stagioni che non si ci sono più e Luca Orlando è il nuovo vecchio sindaco di Palermo. Continua »

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  • Eroe per caso

    Qualche giorno fa sono stato fortunato. Ho avuto modo di vedere da vicino, per caso un eroe. Mi trovavo sull’autobus verso le sei del pomeriggio. Il caos affollava il traffico, dentro e fuori. Improvvisamente sono saliti ben tre controllori dei biglietti. Le facce della gente chiedevano giustizia, il malcontento montava sordo, il livello di guardia superato. Finalmente dopo qualche minuto di estenuante attesa in cui l’adrenalina diventava adrenal…ona, l’eroe è sceso in campo. Ha puntato dritto negli occhi un extracomunitario “spardato”, con poco presente e senza futuro e gli ha dato una lezione esemplare. Dal momento che si trovava senza biglietto, gli ha esteso una bella multa «tanto cinquanta euro per pagare ce li hai…» minacciando di chiamare la polizia, che avrebbe dovuto sguarnire magari una periferia vicina, una di quelle come lo Zen dove i bambini giocano ad infilare i più piccoli nei cassonetti della spazzatura. Continua »

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