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e-mail: archimborgia@virgilio.it

Biografia: Sono nata in un panificio nel senso che mia mamma sino al giorno prima del parto era intenta a condurre con mia papà la suddetta attività. Il giorno 18/7/1960, ma in realtà era il 17. Mamma sostiene che era domenica e quindi mi rivelarono il 18 e per precisione papà disse il 18! Io presumo fu una questione di scaramanzia, ma il destino è ineluttabile, e quello che doveva succedere...successe! Niente di grave, però. Cresco nel retro del panificio (dove papà aveva creato un piccolo giardino), così da evitarmi cosa succedeva nel mondo reale. Cossicché il mondo era popolato da gatti, gattini e accudimento agli stessi. Tra una pizzetta "progettata" dalla mani di mio padre, scelgo una Facoltà dove si progettava qualcosa di non commestibile, ma nel mondo del lavoro poi constaterò che "manciavano tutti". Papà mi mette in guardia..."Architettura? meglio di no! Avrai a che fare con i costruttori...brutta gente!" - "Ma che dici!, nel frattempo io provvedo e cambio il mondo". Così mi iscrissi a tutte i possibili movimenti: Rete(di Orlando), Coordinamento Antimafia (di Carmine Mancuso e Angela Locanto), Palermo Anno Uno (di Nino Lo Bello), Comitato dei lenzuoli...di chi era? Non ricordo.insomma, Società Civile? No, società privata. Dopo tanti anni di libera professione, decisi nel 2005 di condurre il panificio di papà dopo che per 20 anni lo avevamo dato in gestione. In tutto questo dopo avere aiutato mamma che continuava a lavorare e avere stirato, per anni, sin dall'adolescenza, camicie di mio fratello e di mio papà, presi la decisione che non mi sarei sposata...per non stirare. Ah, ho un hobby, più che un hobby, un tentativo quasi disperato. Gioco a tennis, in un piccolo circoletto: Zagara.

Giusi Imborgia
  • Battello Citta dei Ragazzi

    Palermo città grapi e chiui

    Palermo, più che città cool (come la definì anni fa Panorama), io oserei definirla città grapi e chiui ma non nel senso che si chiui una porta e si grapi un purtuni…no! Nel senso che gira e firria si inaugura (grapi) una cosa che già si era chiusa e a sua volta s’avia graputa. Parissi un discorso confusionario ma io ce l’ho chiaro quindi, cercherò di spiegarvelo come meglio posso e ricorrere ad un esempio che serve sempre in questo grapi e chiui. Continua »

    Palermo
  • Sabato sera al Parco Cassarà

    C’avieva ‘a esseri una gran festa sabato sera al Parco Cassarà
    e difatti ci ficiru accussì tanta pubblicità
    che tutte le persone che passavano di là
    dicevano che bella sta festa ‘o Parco Cassarà,
    musica balli e acqua in quantità.
    Ma si sa ca a Palermo esistono abusi a volontà
    e si sa puru ca a Palermo regna l’illegalità
    ca quannu ‘i cristiani cercaru’ l’acqua di bontà
    truvaru ca vinnevano acqua senza scontrino a tri euro (e qua c’è picca ri fare rima!).
    E quindi cu vuleva l’acqua l’avia ‘a paga’
    tri euro senza lamenta’! Continua »

    Ospiti
  • Confessioni di un frigorifero

    L’interrogatorio si svolse alla Questura di Palermo, in una assolata mattina di luglio. Il corpo del reato era stato ritrovato per strada. E fu interrogato. Per la prima volta corpo del reato e accusato coincidevano!

    “Ha diritto ad un avvocato” – sentenziò il Commissario, con fare concitato e disturbato da tutto quel clamore.

    “No” – rispose con aria mesta e rassegnata l’accusato – “no, Commissario, se c’è da pagare pagherò il mio conto con la giustizia!”.

    “Allora andiamo ai fatti” – Il commissario era stato richiamato in Questura, dal posto di villeggiatura. Un’affollata cabina di Mondello dove era riuscito a portare la moglie e i due bambini, che affettuosamente chiamavano Cip e Ciop. Cip e Ciop, poveri, dolci bambini, rischiavano la vita quando, per pochi minuti erano costretti a spogliarsi in cabina. Perché, benché destinata a sette tessere e sette persone per una crisi coincidente con la nascita della Regione Sicilia, la cabina veniva frequentata da 20 famiglie con quattro figli a carico che facevano un totale di 80 ragazzi tutti votati all’uso delle scarpe da tennis, le quali riposte nella suddetta cabina, quando alle 15 del pomeriggio le temperature interne alle stesse toccavano circa 40° gradi, liberavano acidi misti a batteri che Gheddafi aveva richiesto all’Italia come armi di distruzione di massa. Ma il prezzo non riuscì mai ad essere pattuito per vari motivi…di Stato.

    Ma torniamo alla Questura. Inizia il drammatico racconto. Continua »

    Ospiti
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