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Sito: http://www.sottoilsoledimilano.it/

e-mail: simonatudisco25@hotmail.com

Biografia: Ha vissuto a Palermo, dove è nata, fino a sei anni fa; poi come tanti, si è trasferita al Nord in cerca di fortuna. Si occupa di comunicazione integrata e social media. Vive sospesa tra Milano e Palermo, in continua lotta tra l'efficienza del Nord ed il richiamo agrodolce dell'Isola.

Simona Tudisco
  • Palermo oppure no?

    La faccenda è seria. Quasi non mi riconosco più. Sono passati quasi sei anni dal mio addio a Palermo.
    Un addio, e non un arrivederci, perché ho sempre pensato che a Palermo non avrei messo mai più piede se non per le vacanze. E invece, tutto ad un tratto, pensando alla mia città mi ritrovo a singhiozzare come se fossi in uno spot di Costa Crociere. Sì, qualcosa è cambiato e proprio nel momento che in tanti mi descrivono essere il peggiore. Capirete quindi che mi si pone davanti un dubbio davvero amletico.
    Cosa è meglio fare? Tornare a Palermo oppure no?
    Rimane lontani e in preda alla nostalgia oppure accollarsi il rientro in una città che lentamente è diventata una bomba ad orologeria pronta ad esplodere?
    Io la risposta l’avrei già, però c’è sempre quel margine di incertezza che mi impedisce di scegliere con la giusta e necessaria serenità.
    Negli ultimi mesi , seduta a tavolino, ho tirato giù chilometriche liste di pro e contro, tutte finite in parità e subito dopo nel cestino dei rifiuti.
    Molti mi dicono che queste sono decisioni che vanno prese senza pensarci troppo…magari lanciando una monetina.
    Voi invece? Voi cosa fareste?

    Ospiti
  • Le mie dimissioni

    Mi dimetto da siciliana!
    Questa volta sul serio; ho cercato di resistere, ho mantenuto la mia residenza anagrafica a Palermo perché volevo ancora essere parte di un ipotetico progetto di riscatto. Volevo poter dire la mia su quello che succedeva nella mia città, nella mia regione. Adesso basta! Perché non ne vale la pena, perché non c’è nessun motivo per cui io debba continuare a sperare e a lottare per qualcuno che non ha alcuna voglia di farsi salvare. Domani cambierò la residenza, poi forse mi farò trasfondere del puro sangue padano; perché io quelli che al Nord votano Lega li capisco. Li capisco benissimo! Hanno da difendere la ricchezza costruita nel passato, quella che costruiscono giorno dopo giorno nel presente, quella che costruiranno nel futuro ed è naturale che vogliano disfarsi di regioni che campano sull’assistenzialismo. Riesco pure a capirli, anche se con molto sforzo, quando votano Lega per assecondare la loro xenofobia; quando vogliono cacciare lo straniero perché a volte, loro visi pallidi, diventano la minoranza.
    Scendendo un po’ più a sud capisco quelli che in Campania hanno deciso di togliere il loro voto alla sinistra, perché da mesi vivono una situazione di disagio estremo ed era giusto che fosse così.
    Capisco tutto, soltanto le dinamiche siciliane mi sfuggono. Continua »

    Cassate da Milano
  • Ultimo spettacolo

    Alcuni anni fa, quando lo storico cinema Aurora, decise di allargarsi inaugurando una seconda sala fui colta dal panico. Un’altra sala? A che serve se non a farti correre il rischio di vedere il film sbagliato?
    Se anche voi amate i cinema di una volta con un’unica sala, le poltrone scomode e l’omino che all’intervallo distribuisce la “Bomboniera” state alla larga dai multisala milanesi.
    Qualche sera fa, trascinata da alcuni amici, mi sono ritrovata all’EUROPLEX BICOCCA che di sale ne ha 18. DICIOTTO! Non due o tre, ma DICIOTTO! Distribuite su più piani? No! Tutte su di un unico, strategico, piano: il terzo.
    Per arrivarci sei costretto a passare dal primo, quello dei negozi, così mentre aspetti che inizi il tuo film puoi fare la messa in piega, prenotare un viaggio o comprarti le mutande. Devi poi passare dal secondo, quello dei ristoranti, così se t’è venuta fame durante la manicure, potrai gustare il messicano, l’italiano, l’americano, il cinese e via dicendo; un tripudio di odori multietnico, cinque continenti culinari riuniti alla periferia di Milano. Continua »

    Cassate da Milano
  • Ambrogio vs. Rosalia

    Oggi è S.Ambrogio! Milano è in festa. Ieri la città era tutta un brulichio di trolley e ventiquattr’ore; gli uffici si sono svuotati, la città si è svuotata, perché è arrivato il lungo ponte milanese. Torna, come ogni anno, il mercato degli “Obei Obei”, in cui si riuniscono tutti quelli che non hanno lasciato la città per il weekend. In realtà questo mercatino, che pare un tempo vendesse solo roba locale, adesso si è trasformato in una qualunque festa dell’Unità piena di gazebo, braccialetti portafortuna e cover suonate con lo zufolo delle Ande. C’è anche “Il Padrino”, non quello vero e neanche Marlon Brando, ma una società di “catering ambulante” che così si è battezzata. Il Padrino ferma i suoi lunghi camion neri ed inizia a vendere specialità siciliane, soprattutto dolciumi. Sulla fiancata dei lugubri e funerei mezzi leggi le sedi “mobili” della ditta, New York, Roma e Palermo. Sarà, ma io a Palermo questo “Padrino” non l’ho mai visto ed i suoi dolci non hanno neanche il gusto siciliano che ti aspetteresti di assaporare. La sede naturale degli Obei Obei è subito fuori la chiesa di S.Ambrogio; quest’anno, però, l’hanno sistemato intorno al Castello Sforzesco perché a S.Ambrogio stanno costruendo un maxiparcheggio sotterraneo. Continua »

    Cassate da Milano
  • Il gusto dell’imprevisto

    Ai tempi del liceo andavo a scuola dalle parti della Cattedrale.
    Dopo cinque ore passate a trastullarmi con latino e greco mi toccava pure prendere l’autobus. Dalla mia scuola alla fermata, in Piazza Indipendenza, erano dieci minuti buoni di cammino. Mi piaceva costeggiare Villa Bonanno, soprattutto in autunno, quando le foglie diventavano rosse. In quel tratto di Corso Vittorio, non so perché, gli odori si mescolano fino a formare un bouquet che difficilmente si dimentica.
    Ogni giorno, tornare a casa, aveva il gusto dell’ avventura. In quegli anni, il 389 si chiamava ancora 8/9, ed era uno dei pochi bus che si arrampicavano su per Corso Calatafimi, lì dove abitavo.
    Purtroppo, però, la linea faceva il giro della città, accumulando interminabili minuti di ritardo; il mio unico desiderio, era quello di non vederlo passare prima che io raggiungessi la fermata, perché avrebbe significato per me una sosta prolungata ed imprevista davanti al bar Santoro, in attesa della corsa successiva. Continua »

    Cassate da Milano
  • Sushi e caponata

    Se non avrete mai la fortuna di essere assunti a tempo indeterminato per contare i semafori della nostra città, avrete sempre la possibilità di “emigrare”; termine dal suono anacronistico, che richiama alla memoria le valigie di cartone dei nostri avi, ma che nella realtà isolana continua ad essere molto attuale. Ogni anno centinaia di ragazzi lasciano la Sicilia per cercare fortuna altrove. Tra le mete preferite, Milano. Oggi, a chiudere i bagagli non c’è più lo spago e le valigie hanno le rotelle, ma in fondo alle tasche di chi parte puoi ancora trovare un foglietto di carta con sopra segnato un indirizzo.
    Si, perché per sopravvivere ai primi giorni in una città come Milano servono poche, essenziali, cose: una piantina della città, delle scarpe comode e l’indirizzo di qualcuno che possa ospitarti, prima che anche per te inizi la giostra degli annunci. L’ideale sarebbe farsi ospitare da persone che conosci già, amici o parenti che ti hanno preceduto nel processo di migrazione. Ma quando questo non avviene sei costretto ad accettare l’ospitalità di gente che non hai mai visto, ma di cui ti puoi fidare perchè figlio della nipote di un’amica di un’amica di tua nonna. Continua »

    Cassate da Milano
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