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mercoledì 16 ott
  • Più veloce del suono

    Leggendo il post di Luca Drudi dell’11 settembre sui posteggiatori abusivi, mi sono soffermata pensando alle “usanze” sociologiche o culturali della nostra città di cui noi vantiamo l’esclusivo copyright. Questa incredibile, poi scopriremo perché, ed esclusiva usanza è quella del potente e prolungato “Biii!!!” all’incrocio nel momento in cui un timido e tremolante verde scatta annunciando l’agognatissima via-libera (dove e perchè si debba essere “primi” non è ben chiaro, l’importante è sorpassare tutti). Ho fatto un breve calcolo per dimostrare che questa usanza palermitana è contro ogni logica: forse dobbiamo bruciare terreno per essere i primi in una gara virtuale inesistente tra le vie ossessionate dal traffico cittadino?

    Bene, diciamo che la velocità della luce è di circa 3 cm per nanosecondo (ricordo ai meno ferrati in fisica che un nanosecondo è un’unità di tempo pari ad un miliardesimo di secondo).
    Ora questo significa che, per essere “pillicusi”, la luce compie una distanza pari a 299.792458 di metri al secondo. Mi seguite? Adesso calcoliamo che il tempo di reazione del cervello ad uno stimolo visivo (il verde del semaforo) è, nel peggiore dei casi (consideriamo un guidatore di 80 anni, con artrite galoppante e anche un po’ carente di diottrie)pari a circa 3 secondi.
    Infine calcoliamo che la velocità di avvio di un’auto normale, da città, è di circa 5 Km orari.
    Bene ora abbiamo tutti gli elementi per affermare, con precisione quasi scientifica, che se il tempo di reazione allo stimolo visivo del verde fosse quello che il suonatore dell’auto dietro la nostra volesse, e cioè pari a 0 secondi (escludiamo dalla nostra teoria la presenza di Superman dentro la sua Micra che accompagna i figli a scuola tra le vie di Palermo), avremmo percorso in quei 3 secondi risparmiati del tempo di reazione, 1 metro e mezzo.
    Sì avete capito bene, in tre secondi, quelli in cui il nostro cervello memorizza il colore verde del via-libera, potremmo percorrere la mirabolante lunghezza di 1 metro e mezzo.
    È sconfortante se si considera che il rumore del clacson in decibel è pari a 100 e che basta che siano due a suonare contemporaneamente perché si raggiunga la soglia di frastuono uguale a quella di un missile in fase di decollo…

    Ma la fenomenologia del clacson al semaforo non si ferma qui.
    Se il tempo di risposta allo stimolo del verde è apri a 3 secondi, come è possibile che l’automobilista palermitano riesca a suonare il clacson contemporaneamente allo scattare del segnale di via-libera?
    Anche su questo fattore ho studiato molto, non ci facevo caso prima semplicemente non me lo sono mai chiesta, mi rispondevo semplificando “nel dna palermitano c’è un oscuro carattere che permette al suono di viaggiare più velocemente della luce”.
    Mi sbagliavo ed è stato grazie ad un mio amico romano che ho capito il trucco. “voi siete l’unico popolo che non guarda quando scatta il verde per passare” mi spiegò candidamente “voi guardate l’arancione”. Interessante, spiegherebbe anche un altro comportamento esclusivo palermitano cioè quello di fermarsi con l’auto oltre la linea bianca degli incroci.
    Da dietro le striscie pedonali, infatti, come si potrebbe controllare il semaforo dell’altra corsia?

    E infine stiliamo il profilo del guidatore dal clacson facile. Tutti, nessuno escluso. Suoni il primo “Biii!!!” chi non ha mai incitato sonoramente l’autista dell’auto anteriore ad ingranare la prima e a passare. Tutti colpevoli, tutti palermitani.
    Da noi funziona così: Più veloce della luce?
    No, più veloce del suono!

    Sperando di riprodurre a parole lo stesso frastuono dei clacson palermitani al semaforo, vi annuncio che da oggi, ahinoi, sarò uno dei nuovi autori di questo blog. Cercherò, da “etnografa” improvvisata (non me ne vogliano i laureati in etnografia!), di zoommare su comportamenti, personaggi, atteggiamenti, usanze tipiche dei palermitani per capire meglio chi siamo e per cercare, anche con un sorriso, di conoscere un po’ di più questo popolo che descriverei in un’unica parola: “curiusu”. Ho scelto questa parola per un ottimo motivo: l’aggettivo in questione ha, per lo meno, un duplice significato. In palermitano “curiusu” è qualcosa di strano, intrigante ma che lascia perplessi, forse anche particolare e proprio per questo da notare ma, quanto meno, arricciando il naso, torcendo la bocca in una smorfia laterale e possibilmente inclinando leggermente la testa di lato…in trapanese “curiusu” è qualcosa di bellino, grazioso, particolare, interessante e anche arguto. Trovate un aggettivo migliore per descriverci?

    Palermo
  • 3 commenti a “Più veloce del suono”

    1. Riguardo a questa strana quanto unica perfetta sincronizzazione tra clacson privati e semafori pubblici c’è molto da dire. Dodici anni di patente e di traffico mi hanno ormai portato a credere che ci sia qualcosa di soprannaturale in questa misteriosissima affinità elettiva tra uomini e marchingegni.
      E pensare che ad Ingegneria ho assistito a discussioni di Tesi su “semafori intelligenti”! Evidentemente si trattava di studenti fuori sede.
      Benvenuta (o bentornata), sei davvero tanto “curiusa”! 🙂

    2. Secondo me il palermitano impara a sviluppare un’abilità nel suonare il clacson prossima a quella di un pianista, che esegue un brano senza pensare alle note che sta suonando. La teoria del monitorare il semaforo per osservare lo scatto del giallo è un’astuzia valida solo per i semafori che non si conoscono, per quelli che non fanno parte dei percorsi quotidiani che portano al lavoro o all’università. I semafori “familiari”, quelli che ti trovi davanti ogni mattina, vengono “eseguiti” meccanicamente, perchè se ne conoscono tempi ritmi e battute. Insomma il palermitano al semaforo il clacson lo “suona”.

    3. ehehehe come sempre mi hai dato modo di ridere di ciò che ogni giorno vedo e che magari non sono mai riuscita a trasformare in cabaret puro .
      Vedi una delle caratteristiche che ci identifica è proprio quella che è in te ; trasformare in allegro palcoscenico la nostra rutilante esistenza e riderci un pò addosso dei nostri difetti. grazie d’ esistere Letizia !!!!1

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