Le forme del tempo
Come se fossero uno, tre alberi mi si pararono davanti nell’ultimo giorno di scirocco di un primo inverno di tanti anni fa. Li osservai e pensai che erano nati in un ambiente protetto ma una volta esposti al mondo non avevano potuto far altro che ripiegarsi su se stessi. Erano sani quegli alberi, così a me sembrava che fossero, ma da quando erano stati piantati lì ogni loro nuovo germoglio era soggetto al rigore del vento e sarebbe stato lentamente, costantemente, dolorosamente piegato o spezzato, se troppo rigido. Se fossero nati nella pianura padana sicuramente sarebbero cresciuti in condizioni più favorevoli epperò con radici meno profonde sicché, in una delle rare occasioni in cui lì il vento lì infuria, sarebbero stati strappati via dalla terra. Essi non potevano essere diversi da com’erano, nella loro nudità mi rivelavano un mistero.
Le polemiche tra siciliano e italiano, che non mi appartengono perché non appartengo, mi hanno ricordato quegli alberi e sono andato a cercarli: eccoli. EtnoSocioAntropologia? Marketing? Tutto maledettamente verosimile e fittizio allo stesso tempo. Un immenso ed inestricabile insieme di relazioni interpersonali ed intrapersonali. Vendiamo qualcosa agli altri o a noi stessi, una scatola cinese o un’idea o un concetto, e allo stesso tempo compriamo qualcosa, un appagamento per la nostra fame atavica ed insaziabile di gratificazioni, di riconoscimento. Io sono ok, tu sei ok! Esseri viventi come gli alberi, ci nutriamo di luce data in granaglie, carne e pensieri, siamo nutrimento per i vermi della terra e per la mente altrui. Proprio come quegli alberi, le nostre inclinazioni si piegano secondo il vento. Osserviamo l’universo dal nostro centro egoico e da lì non ci smuoviamo tanto facilmente, non ci accorgiamo che siamo “dei punti di vista”. Il nostro “piove a catinelle” in inglese si traduce “it’s raining cats and dogs” ed il senso oggettivo della frase è chiaro in entrambe le culture, ma la percezione del vissuto è diversa: noi ci preoccuperemmo se cadessero cani e gatti dal cielo, ma da parte loro gli inglesi non si preoccuperebbero se piovesse a catinelle. A volte “una catastrofe psicocosmica ci sbatte contro le mura del tempo” e il nostro orizzonte si disintegra, più spesso i nostri ammortizzatori psichici riassorbono gli urti e tutto torna (quasi) come prima, nulla è successo!
Scritto tutto ciò, a rileggerlo mi sembra banale e forse lo è, mi chiedo perché l’ho scritto e se serve a qualcosa ma questo pensiero spingeva per uscire e ora è fatta.
E hai fatto bene, si sarebbe spezzato.
Questo che hai scritto è duro ma vero!
Caro Giovanni (saluti alla famiglia ;-))
probabilmente piu’ che per un ampio dibattito, hai scritto il tutto per te stesso, sentendo il bisogno di fermarti e riflettere.
Il tema e’ molto profondo e ci coinvolge tutti. Non c’e’ dunque un commento in particolare, ma forte e’ il bisogno di riflettere.
Cordialmente
spirito di adattamento?
comunque ok
🙂
Alfredo, la famiglia ricambia, aah! Dibattiti? naaaa