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  • Una terra che profuma d’Italia

    Carissimi rosalici, eccomi. In diretta da Montevideo. Nell’Uruguay. Dove gli italiani sono centoventimila quanto altrettante briscole. Per farvi capire: l’Ambasciatore, il direttore dell’Istituto di Cultura Italiano, la presidente della Dante Alighieri sono altrettanti siciliani. Questa che segue è la prima puntata della mia rubrica. Esce sul giornale “gente d’Italia”, quotidiano scritto e pensato per gli Italiani che vivono lontani dalla penisola. Sono venuto qui a conoscere il Sud America e scrivere una pagina al giorno. Perché dall’Italia avevo sempre una visione monca. Ero riuscito ad entrare tra i trenta praticanti del master di Palermo. E già ero all’ottavo cielo ma a ventiquattro anni fare l’inviato speciale è troppo allettante. Ancora parlo uno stentato siculo-spagnolo. Ma il tempo c’è.

    Ho pure un photoblog: http://www.flickr.com/photos/bombasicilia/tags/uruguay/.

    Qui è appena iniziato il Carnevale. Praticamente è il nostro agosto.
    Trentadue gradi sino a sera…
    Ringrazio Tony Siino e Rosalio per l’ospitalità. In fondo non ho fatto altro che inseguire il mio sogno: con una laurea in filosofia che potevo fare? Volevo solo campare scrivendo. Questo mi sembra un buon inizio. E sono arrivato qui grazie a BombaSicilia, la rivistucchia che fondai nel lontanissimo – webbicamente parlando – 001. Da lì l’invito a scrivere su Vibrisse, il bollettino fondato da Giulio Mozzi. Lì l’incontro con Stefania Nardini che stava per iniziare a curare le pagine dell’inserto culturale “Gente d’Italia libri”. Ho iniziato con un articoletto su Camilleri il 15 settembre del 2006. E ora sono qui…
    Picciotti, non ci credete mai a quelli che vi dicono che perdete tempo appresso alla fantasime. Che di fantasime si vive e non di progetti fatti in vista di utili e profitti.
    Riuscite a immaginare l’emozione di andare in edicola e comprare Ultimas Noticias e trovarci dentro Gente d’Italia con il mio diario? I giornali costano 35 pesos, sempre un euro…


    Alla fine ce l’ho fatta ad arrivare in Uruguay. Non è stato affatto semplice. Sono partito la sera della tormenta che s’è abbattuta sul Nord Europa e l’aereo dell’Air One è rientrato a Palermo con un’ora di ritardo. La catena dei ritardi immensi m’ha obbligato a restare due giorni in più a Roma, snodo principale dei voli internazionali.

    Mentre ero nella Città Eterna pensavo a che cosa avrei trovato qui. E pensando pensando ho perso il transito per Buenos Aires. Non ce l’avrei mai fatta. Sono arrivato a Roma mentre l’aereo per Buenos Aires s’alzava in volo.

    Per due giorni non ho fatto altro che avanti e indietro una ventina di volte al giorno: dal terminal C dell’aeroporto Fiumicino al terminal A. Al primo competono i voli internazionali, al secondo quelli nazionali.

    Alla fine sono arrivato al check-in la sera dello scorso sabato: un’altra amara sorpresa, non hanno inoltrato la mia prenotazione. Per fortuna quelli dell’Aerolinas Argentinas comprendono la situazione e aggiustano tutto.

    Ed eccomi in volo. Quattordici ore? Undici? Non ci capisco più niente col fuso orario. Devo cambiare aeroporto a Buenos Aires ed entro nel panico. Per fortuna ho volato seduto al fianco di un’italoargentina che si chiama – e questo non può essere un caso – Angela Custode. Ci pensa lei, parla nel suo spagnolo sicuro alla hostess e si fa spiegare quale bus devo prendere.

    Arrivo alle 7 all’aeroporto Ezear. Aspetto la valigia, corro subito a cambiare una ventina di euro. Arrivo finalmente a prendere corriera e aereo. Bevo il mio bicchiere di cola light sul volo per Montevideo. Neanche ho il tempo di soffermarmi a prendere piena coscienza di dove sto andando e arrivo.

    Apro gli occhi: il cielo è d’un azzurro che fa male agli occhi per quanto è intenso. Ho lasciato Roma in preda ai rantoli di una tardiva primavera e sono in piena estate. Tanto che il tassista che mi porta all’hotel mette al massimo l’aria condizionata.

    È domenica, devo aggiustare nuovamente l’orologio a cipolla. Chiedo la domanda di rito di ogni viaggiatore: “che ora è?”. Solo un’ora di differenza dal fuso orario di Buenos Aires.

    Arrivare di domenica è stata in fin dei conti una fortuna. Abbastanza calma per rassettare le idee, decido di camminare sino al Rio della Plata. Me lo trovo davanti e francamente da palermitano, abituato al rigagnolo che chiamiamo fiume Oreto, resto basito. Mi scappa una tipica esclamazione siciliana famosa nel mondo.

    In estasi proseguo lungo le strade, di domenica ci sono solo i turisti e i cartoneros a tenermi compagnia.

    Proprio i cartoneros mi fanno ripensare ai siciliani che raccolgono la carta con la loro Ape con carburatore da 50 CC. Meglio i cavalli che aiutano pure a smaltire i rifiuti organici. Arrivo finalmente alla piazza principale, sotto la statua del grande Artigas.
    Sono arrivato volutamente impreparato. Voglio toccare con mano, qualsiasi libro non poteva darmi le sensazioni che provo a camminare qui, nel cuore dell’America Latina. Ogni tanto mi sveglio di notte e ancora faccio fatica a capire dove sono. Lo stomaco va ancora ai ritmi italiani. Mi sveglia alle quattro e mezza.

    Si stancherà presto. Non ho nessuna intenzione di assecondarlo.

    Ho fatto un’altra passeggiata, sino alla redazione. Ho attraversato la porta della città vecchia e camminato sino a Calle Misiones. La porta della redazione era l’ultimo ostacolo prima della nuova vita.

    Dopo un tempo forse interminabile ho aperto la busta che conteneva le chiavi. Quasi tremando sono riuscito a far girare il chiavistello. Ed eccomi qui, a scrivervi.

    Questa pagina è anche vostra. Per ogni segnalazione abbiamo attivato un’apposita casella e-mail: genteditaliauruguay@gmail.com.

    Il telefono della redazione è (598) 916 08 15. Dalle 16 alle 18.
    Potete chiamarci tranquillamente.

    Come si dice qui? Ah, sì, hasta luego!

    Palermo
  • 6 commenti a “Una terra che profuma d’Italia”

    1. In bocca al lupo Tonino!

    2. .complimenti vivissimi e 120.000 in bocca al lupo per tutto ! 🙂

    3. in bocca al lupo, tonino (noi ci siamo conosciuti a un tavolo di don ciccio in compagnia di giulio mozzi)

    4. Ho letto il tuo articolo, non ho capito il tutto, mi sembra che sei partito e stare lì per avere una affermazione di livello o per libera scelta. La terra che ti ospita non è molto liberale, credo.
      In ogni modo, vivissimi auguri per un affermato lavoro
      Armando Betti

    5. ooooooohhhhhhhh! il tonino è arrivato! buon lavoro e buon divertimento

      @glabbini: non azzardatevi a chiamarlo dai telefoni della redazione, eh!

    6. “Mi scappa una tipica esclamazione siciliana famosa nel mondo.”

      poffarbacco, i suppose…

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