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giovedì 28 mar
  • Carnevale

    E anche questo Carnevale sta per finire… Tiro un sospiro di sollievo, perché è una festa che mi è sempre piaciuta poco. Col senno di poi men che meno. Ho iniziato a nutrire seria antipatia per il Carnevale quando ho capito di avere subìto una sorta di trauma infantile. Sissignori ora vengo e mi spiego.
    Essendo stata bimba negli anni ’70, ho attraversato molti carnevali, diciamo trentasei. Tali anni possono essere divisi in fasi ben distinte:
    1) LA FASE DELL’INNOCENZA
    Dal primo anno di età fino ai 10 anni: iniziai bene, per la verità, con un vestitino di cappuccetto rosso che era un amore. Certo, a quell’età tutti belli eravamo. Poi iniziò l’epoca della fatina: bellissimo pure questo, ho vaghi ricordi di me che batto i piedi per averlo, mi piaceva talmente tanto che non esitai ad indossarlo per tre anni di seguito. L’unico inconveniente fu che, crescendo (all’epoca ancora allungavo…bei tempi), l’abito mi stava di anno in anno più corto, con le maniche a tre quarti e i bottoni dietro che non si chiudevano, finché un giorno tira di qua e tira di là non si spardò del tutto e fu sostituto da un vestito dal nome affascinante ARCOBALENO. Era l’epoca, per noi bambine degli abiti fruscianti, dai nomi ermetici: RAGGIO DI LUNA, VENTO D’ORIENTE, BREZZA D’AUTUNNO. Una mia compagna un po’ in carne e molto alta per avere solo 9 anni (e perciò crudelmente soprannominata DAMIGIANA) venne a scuola infagottata in una specie di abito millestrati azzurro e rosa dal nome quanto mai accattivante: PRINCIPESSA DEI SOGNI. Degli incubi forse (i suoi). Era talmente convinta che quando un mio compagno l’apostrofò dicendole “Talè! Ti vististi ‘i dama?” lei rispose gongolante “No, principessa dei sogni” e lui “Sempre dama sei! Dami-giana vistuta ‘i carnevali!”, pianse per tutto il giorno e si scordò pure di mangiare, perseguitata da crudeli ulteriori battute, come solo sanno essere quelle dei ragazzini… “Picchi chianci? Bella stai vistuta ‘i MONTE CUCCIO. Pure io mi sentivo tutta, vestita da ARCOBALENO. Tale abito, costato nel ’77 la bellezza di trentamilalire, era così composto: corpetto argentato e sotto mille volant di tulle colorati. A completare il tutto un bel cerchio rigido sull’orlo, una parrucca bionda con tuppo e boccoli. Ma la cosa più bella era il trucco, perché solo a Carnevale ci si poteva truccare e allora ecco le mamme sbizzarrirsi: ci sono delle foto che mi ritraggono all’età di 8 o 9 anni, intrusciata in quel vestito ma soprattutto truccata come una battona!!! Ombretto azzurro cielo, fard rosa, rossetto rosso e, dulcis in fundo, un vezzoso neo disegnato con la matita. Che io mi portavo appresso a scuola per disegnarmi altri nei: due, tre, quattro. C’è una foto in cui sembro Bruno Vespa. Anzi Bruno Vespa con la parrucca bionda e truccato da battona.

    2) LA FASE DEL DISINCANTO
    Furono gli anni della scuola media. Crescendo iniziò la vergogna di vestirsi di veli fruscianti e l’esigenza di sembrare tochi pure a Carnevale. Per tre anni mi vestii, coma la maggior parte delle mie compagne, da PUNK. Non è che ci fosse un abito così in vendita. Ce lo facevamo noi: jeans spardati, camicie in disuso e un trucco fatto di scritte e cicatrici sul viso (tipo LSD, ma anche stelline), i capelli colorati con le lacche blu e verdi…facevo la mia porca figura alle feste in cui si ballavano ancora i lenti col bastone (Careless whisper si usava molto in quelle occasioni).

    3) LA FASE DELLA CONSAPEVOLEZZA
    Grazie al cielo arrivò il liceo e, a parte il ginnasio in cui io e il mio fidanzato dell’epoca andavamo alle feste vestiti da Romeo e Giulietta o Marcantonio e Cleopatra, (che idiozie si fanno a volte) il Carnevale era solo: PUZZOLINA e UOVA MARCE…oggi, sostituite dalla schiuma.

    Inutile dire che guardo con la faccia schifata quelle foto…non è che ai maschi andasse tanto meglio. Da infanti erano ZORRO (sto vestito si passava di generazione in generazione tanto era bello!), UOMO RAGNO, MOSCHETTIERE, COWBOY. I loro bei traumi li avranno anche loro vissuti. Un esempio su tutti. Mio fratello sfoggiò per anni un simpatico abito da PETER PAN: casacchina marroncina e verde e sotto una fantastica CALZAMAGLIA. Che dire? Quanti bimbetti negli anni dell’innocente infanzia sono stati intrappolati nelle calzamaglie? A combattere, anzi tempo, con la sistemazione del “pacco” e a confrontarsi con un problema che avrebbero potuto tranquillamente affrontare dopo una decina d’anni? Amunì, ammettiamolo, sono traumi infantili belli e buoni questi. Altra cosa spiacevole e quanto mai triste: siccome le scarpe di solito non erano comprese nel vestito si adattavano degli splendidi polacchini color cacca o peggio ancora le scarpe da tennis… È passata per fortuna l’epoca dei traumi inflitti dalle mamme, almeno ora se dovrò coprirmi di ridicolo lo farò di mia volontà trovando il coraggio di indossare i leggings: favoloso nuovo nome dei fuseaux anni ’80 impaccatimi da una commessa troppo brava. Anzi no. Aspetto il prossimo Carnevale.

    Palermo
  • 36 commenti a “Carnevale”

    1. 😀 mi hai fatto morire dal ridere.
      E’ tutto vero! uguale, uguale!
      Ma non è che il mio clone e io non ne so nulla?
      Complimenti

    2. SEMPRE MERAVIGLIOSA…
      A QUEST’ORA CI VOLEVA PROPRIO LA TUA IRONIA…
      GRAZIE

    3. XD!!!
      la battuta di quella ‘vistuta ‘i monte cuccio’ me la devo giocare al più presto…!

    4. AAHHAAH Grande Maria! come sempre del resto…
      io di anni ne ho 30 e fino ai 5 anni mi hanno impaccato un vestito da olandesina con tanto di foto in studio dal fotografo!! aaah chiaramente il vestito era della cuginetta più grande e dopo di me è passato a sua sorella e poi a mia sorella, e così via! dopo questo meraviglioso vestito (siamo alla fine degli anni 70) mia madre decise di confezionare a me e mia sorella (uguali come il giorno e la notte) un fantastico abito da… primavera! che bello! tanti tulle e fiorellini con il gambo metallico rubati dai pacchetti di confetti… sembravo un sacchetto anche io! e lo odiavo! io vestita e truccata in questo modo osceno (da battona appunto) con quel saporaccio del rossetto! bleah… chiaramente anche io un bel neo stampato in faccia…
      nel frattempo i miei compagnetti di scuola erano zorro, spiderman, superman, sceriffo…
      poi le medie anche io punk improvvisata… con trucchi degni di “jam e le hologram” (http://www.youtube.com/watch?v=0UY3mW2ibvo) ricordate?
      poi ad un certo punto ho smesso… fino a perdere la faccia lo scorso sabato in una festa in maschera appunto!
      grande maria, grazie per questo tuffo nel passato!
      se mai avrò dei figli… chiaramente confezionerò io i loro vestiti di carnevale… ho capito che forma il carattere!
      ;D

    5. brava come al solito… 🙂
      mi ha ricordato il mio vestito da torero… molto frù frù…infatti poi chiesi di passare a un più virile Robin Hood…in un epoca di zorro e moschettieri, ero troppo avanti per fare il new romantic…mi avrebbero vendicato dagli sfottò i vari duran duran, spandau etc degli anni ottanta… 🙂

    6. A me hai fatto ricordare una foto in cui ero vestito nientepopodimeno che da coccinella. Fortunatamente ero troppo piccolo per ricordare direttamente tale umiliazione… Poi la sfilza di spiderman (il mio preferito), cowboy, zorro…
      ma soprattutto le tragiche recite carnevalesche del “circolo”, che qui in provincia ha sempre un suo perché, anche se non so quale, cui cercava di costringermi mia madre. Ci riuscì solo due volte e ancora mi ricordo con vergogna di quando ballavo il ballo del mattone vestito da astronauta (con 38 di febbre, ma the show must go on, anche da bambini) e la rificolona vestito da non so cosa tipico della Toscana. Brrr…

    7. Voi vi lamentate? Io non ho mai saputo da cosa ero vestito? Mia madre mi aveva comprato il vestito, credo una specie di robot giapponese, buttando la scatola prima di leggere il nome dal personaggio in questione. Il risultato?
      “Da che sei vestito?”
      “Mazinga”
      “Seeee quale Mazinga, mica è così”
      “No volevo dire Goldrake”
      “Sì vabbè Goldrake”
      A 9 anni vittima di crisi di identità

    8. a me hanno sempre fatto impazzire i vari zorro o d’artagnan con i baffi disegnati con la matita delle mamma….o le varie damine del settecento truccate a metà strada tra i clown del circo e le prostitute dei film di fellini….

    9. Come sempre il tuo post è esilarante….ma vorrei aggiungere un dettaglio in un quadro,comunque,già perfetto. Se torno indietro ai primi anni 70, ossia alla fase dell’innocenza, non posso non ricordare il “vestito” per eccellenza, quello che tutte le bambine, compresa me, sognavano d’indossare: era insieme un abito da sposa “alla beautiful” e una “bomboniera”….era il VESTITO DA PRIMAVERA…..e chi lo ricorda sa come la quantità di fiori, applicati in quell’abito meravigliosamente lucido,(sic!!!)fosse determinante al fine di rappresentare la stagione più bella dell’anno.

    10. Accidenti se è vero, Maria Violetta!!!L’ho sempre sognato, ma non mi toccò mai, come la casa di Barbie…dovetti accontentarmi del camper…

    11. … ma tu gli adesivi del camper, sei riuscita ad attaccarli dritti…?

    12. Noi maschietti sognavamo Zorro e D’Artagnan non tanto per il costume ma per l’accessorio che la maschera prevedeva: la spada! Ricordo che alle elementari, chiedendo rigorosamente un costume con la spada, mia madre si presentò col vestito da corsaro che prevedeva una sciabola poco più grande di un pugnale. Ora, come insegna Sergio Leone, quando un bambino con una sciabola incontra un bambino con la spada, il bambino con la sciabola scippa vastunate

    13. purtroppo è vero… quindi si capisce come mai il mio costume da torero non poteva avere vita lunga… troppi duelli persi…

    14. Scommetto che anche girare con il camper di Barbie non facilitava le cose …

    15. …bè, il mio Big Jim , si faceva scarrozziare da Barbie… che male c’è…?

    16. Essere figli unici avrà pure i suoi vantaggi … già immagino una bellissima bimba vestita da colombina ma armata di Kalashnikov che grida per casa: “L’hai attaccato storto, l’hai attaccato storto :)”

    17. in realtà la barbie era della sorella di un mio amico…pensi a lei jeeg robot scaruto…

    18. da recenti aggiornamenti mi risulta che il camper apparteneva alla cugina … magari fosse stato jeeg robot ma sap’iddu nso cch’era

    19. le sue fonti, caro Bulgakov sono inattendibili…mio caro daitan tre della villa giulia… 😉

    20. Maria..hai ragione…è tutto vero! E adesso non mi sento più sola, adesso so che tante altre “bimbe anni 70-80” hanno subito la mia stessa sorte!
      Pensa che ancora adesso, ogni anno per Carnevale, sogno ancora di indossare un bellissimo vestito col cerchio sotto con strati di tulle, veli, ruches, paillettes, perline e applicazioni di ogni tipo. Ma io…sigh!…non ho mai avuto un vestito col cerchio sotto!

    21. Credevo di aver superato il trauma e invece…
      Io, a differenza di migliaia di bambini (zorro,sceriffo,moschettiere,ecc.), fui vestito dalla cara mamma con il costume di SandoKan…
      Ora, a parte la scimitarra ben spessa che mi permetteva di tenere testa alle spaduzze dei dartagnan, zorro e compagnia bella, l’umiliazione enorme era la barba nera disegnatami in tutto il viso, immortalata più volte negli anni in vari studi fotografici e causa di ilarità per adulti e picciriddi.
      Per questo lancio un appello a tutti i genitori: Non mascariate i visini dei vostri figli!

    22. e io che ho odiato il vestito da primavera… pensavo fosse un’invenzione di mia madre… e invece…

    23. Leggo in ritardo il tuo articolo… è la prima volta che commento ma spesso mi intrufolo. Mi ha smosso un vecchio ormai represso ricordo di quando mia madre mi metteva i vestiti dei miei fratelli machi: il principino, il cow-boy, l’indiano… MA IO SUGNU FIMMINA!… sarò stata il primo travestito “pubblico” tra il ’78 e l’80!Dopotutto a mia sorella la costipavano in candidi tutù, leggiadra lei…pesando 80 kg a 10 anni, sembrava MobyDick all’Operà!… forse meglio un paio di baffi và…

    24. Avevo 12 anni e solo all’ultimo minuto informai mia madre che ero stato invitato alla super elitaria festa in maschera del figlio dell’allora sindaco della cittadina dove vivevo, nonché mio compagno di classe (RIP, Ivan, ci manchi).
      mia madre entra nel panico perché non sa come vestirmi, a casa nostra zero tradizioni carnevalesche, quindi zero vestiti pronto uso. Ma non vuole farmi fare brutta figura e allora mi dice: “André, non ti preoccupare, ci penso io”. in meno di un’ora, giuro, se ne esce con una tunica col cappuccio a punta stile beato paolo, con 2 fori al posto degli occhi, solo che non era nera ma tutta bianca e con uno strano simbolo sul petto, una croce bianca su sfondo rosso.
      io tutto contento perché mi sento misterioso ed irriconoscibile, certo che i miei compagni si chiederanno chi si cela dietro quel cappuccio e sotto quella tunica.
      Fico davvero, solo che a 12 anni non sapevo cosa fosse il Ku Klux Klan.
      tutt’oggi chiedo a mia madre il perché di quel vestito, e la risposta, dopo 22 anni, è sempre la stessa: “Per farti capire. E come vedi, ci sono riuscita”.

    25. Grande maria, ma il carnevale rimane pessimo per grandi e orribile per i bambini…

    26. La festa più brutta, inutile, patetica e priva di significato.
      L’ho sempre detestato il carnevale.
      L’unica volta (avrò avuto 17 anni) che mi vestti, fu da ZULU’.
      Andammo a casa (villone) di un’amica di un’amico che era cugino del cugino, “mega festa” stracolma di “tischi toschi” conciati per le feste, appunto.
      Durante la serata la cosa ch più fu apprezzata da una delle tre o quattro “cenerentola” fu che sotto il gonnellino di paglia, non portasi gli slip! Mi ero calato nel personaggio selvaggio….”cenerentola” ne fu compiaciuta della mancanza dell’indumento intimo, quasi scioccata e invece che correre dal principe azzurro, fuggì col il suo bel ZULU’….

    27. io che ho qualche anno più di te mi ricordo il mio vestito di fatina di carta. Ebbene sì: allora si compravano i vestiti di carta crespata. La bellezza era che duravano un giorno ovvero il giorno della festa e l’anno seguente si replicava con un nuovo vestito. Sempre di fatina col cappello a cono di cartone e la bacchetta magica di plastica con le stelle filanti in punta.

    28. Simpaticona come sempre, però alla fine i bambini si divertono in maschera, certo purchè le mamme non esagerino, i tuoi figli vestili pure in maschera, ma non li stressare.

    29. @ luca, pessimo? Dipende da che stato d’animo porti nella vita e trasmetti ai piccini…

    30. Signori mia madre si ostinava a vestirmi da arabo, con tanto di trucco marrone in faccia. Rabbrividiamo.

    31. E’ sempre bello leggerti, sia che si tratti di carnevale che di altro momento! Ciao Maria!

    32. Il post è del 2007 ma noto che resta “attuale”. fantastico l’arabo con la faccia marrone e il ku klux klan! Orazio: i miei sono ancora troppo piccoli!Quando capiranno verrà il loro momento. Lo zio avrà conservato l’abitino di peter pan, per l’altro uno zorro si troverà! Buon weekend di carnevale a tutti (risate) 😉

    33. Ou Maria, saranno risate, ma io e mio figlio ad Acireale strada strada ci addivertiamo assai con la coriandola e le stelle affiilanti, lo pozzo dicere vero?

    34. brava Maria! mia madre era un’artista del riciclaggio. il primo anno realizzò, con le sue mani visto che era una sarta, il vestito da moschettiere che aveva le seguenti caratteristiche: pantalone nero con banda laterale di raso nera, maglioncino smanicato rosso con croce nera al centro, baffo disegnato e mantello nero. l’anno successivo con una leggera modifica, tolsi il maglioncino restando in camicia bianca e indossai una mascherina nera e il cappello, mi trasformai in zorro. il successivo togliendo mascherina e mettendo cinturone con pistole e stella al petto diventai uno sceriffo. al quarto anno cresciuto di qualche centimetro non potei più indossare i pantaloni quindi mia madre pensò bene di dirottare tutta l’esperienza e il materiale accumulato a mie spese su mio fratello di quattro anni più piccolo che quindi ricominciò il ciclo. per me pensò invece di rompere col passato e cambiare genere…diventai arlecchino! per anni sempre arlecchino! adesso quando guardo l’arcobaleno piango…ma non per l’emozione!!!

    35. Scusate se “sporco” il post, scusa autrice.
      Se il grado di civiltà di una città si misura anche con la cura dei proprio parchi pubblici, bhè! allora Palermo è degna dello Zimbawe.
      Ore 17.00 del 18.2.2012, giardino inglese, giornata particolare, è domenica di carnevale, anche il mio criceto sa che il parco sarà preso d’assalto, ma invece di presidiarlo, si fa finta che tale spazio non appartiene al comune.
      Orde di “gentaglia” al pascolo, bombolette di neve finta indirizzata indistintamente verso tutti, minacce dei papà agli altri figli, il papà dell’offeso interviene e parte l’ “aggaddo”.
      La fontana centrale è una specie di fogna, c’è di tutto; unico bagno disponibile quelle del barettino, fila con almeno 20 in attesa, timore di contrarre malattie infettive rare, alcuni “scaricano” all’affaccio.
      Chi porta figli e cane, chiaramente molla il quadrupede senza guinzaglio e museruola…ma guai a dirglielo, ti fulmina con lo sguardo…
      Nessun vigile, carabiniere, poliziotto, finanziere, pompiere, postino, LSU, PIP, ex detenuti, usceri, AMIA.
      Munnizza come a bellolampo,degrado, schifo, abbandono.
      Concludendo, mix micidiale,taschi (la maggioranza assoluta)+ incuria + abbandono = vergogna.
      Soluzione, stare chiusi a casa con prole, emigrare…altra soluzione?

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