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lunedì 11 nov
  • Mondello – Quelli della pasta al forno

    Ogni mistero è stato svelato secoli fa, nel libello anonimo «Che bordello a Mondello». E noi non lo sapevamo. La sensazionale scoperta culturale – il manoscritto è stato ritrovato tra le due fette di un pane e panelle – ci permette di offrire ai lettori di Rosalio una panoramica esclusiva delle specie che animano la borgata d’estate. Tutte scientificamente descritte, nell’inestimabile pubblicazione. È con vera emozione che presentiamo alcuni stralci del manuale, vergato nel Seicento da un naturalista anonimo in volgare e in latino. L’obiezione è scontata: ma nel Seicento Mondello così com’è ancora non c’era. Il cavillo regge fino a un certo punto. La preziosa opera dimostra che Mondello è sempre esistita, anche quando non esisteva.
    Capitolo primo – i pastafurnari (Maximarum tegliarum pastae ragù ovusque manducatores).
    L’intellettuale secentesco – di cui conosciamo solo il soprannome, «Brociolonio» – si sofferma parecchio, all’inizio del manoscritto, sui consumatori di pasta al forno che, per comodità pure rispetto alla definizione scientifica in latino, chiama semplicemente «Pastafurnari». E c’è un motivo. Secondo l’autore, costoro rappresentano il primo nucleo abitativo della borgata marinara. Gli usi e i costumi dei suddetti avrebbero influenzato le generazioni future, del tutto ignare, incolpevoli e inconsapevoli.

    Le origini
    A leggere «Che bordello a Mondello», i pastafurnari sarebbero stati generati dall’amplesso carnale di un uovo duro di provenienza germanica con un barattolo di salsa sicula, traviata da violentissimi nonni pakistani. Si ignorano le circostanze in cui accadde l’unione. Un’altra versione romanzata la racconta così: il puritano uovo duro, in missione evangelica per conto di Lutero, si sarebbe innamorato del sugo dalle consuetudini poco chiare (narrano i cantori dell’epoca che la salsa fosse solita frequentare una pasta che si definiva con sprezzante orgoglio «Puttanesca»). Sul piano rialzato di cottura, all’altezza del secondo fornello, scoccò la scintilla che portò i due a convolare a giuste nozze in una gigantesca teglia di pasta al forno: costei avrebbe preso inopinatamente vita, generando la stirpe dei pastafurnari. Il mito cosmogonico ricostruito in tal guisa è narrato paro paro nella famosa opera lirica «L’uovo del Reno».

    La religione
    I pastafurnari adorano il grande padre uovo duro. Odiano l’uovo barzotto, perchè – recita il loro carme principale – la mollezza è l’origine di ogni cottura imperfetta. Soprattutto, non amano parlare del terribile scisma che provocò lutti e disgrazie, tra i pastafurnari con l’uovo e quelli senza. Dalla controversia gastronomico-confessionale nacque un drammatico conflitto etnico che portò i secondi (quelli senza) all’esilio di Isola delle Femmine. Gregorio Magno Tutto II, attuale guida spirituale dei pastafurnari uovoduristi, ha pubblicato un’enciclica per tentare di riavvicinare le due parti. Si intitola «Uovam in terris»

    Politica
    Simpatizzano per la Lega. Il motto «Ce l’ho duro», li vede perfettamente consenzienti.

    Cenni di storia
    Diversi sono gli ostacoli che la stirpe dei pastafurnari ha dovuto incontrare nel suo cammino verso il raggiungimento della pace sociale. Altre specie ne minacciano la sopravvivenza da sempre. Brociolonio le elenca sommariamente, prima di prodursi in una dissertazione su ognuna. In attesa di tornare sull’argomento, il catalogo è questo. I Giocatori di pallone (Super Santos Rompipalles) che, con le loro molteplici attività ludiche basate sulla Mistica Sfera e sul bombardamento delle sfere altrui, più volte hanno rovesciato le sacre teglie di pasta al forno. Gli Abbronzatori ortodossi, seguaci del teologo teutonico Von Koppertonen (Amantes chiappae negrae ustionataeque) che esalano un mefitico odore, talmente ributtante da irritare le delicate narici dei pastafurnari zelanti riuniti al desco. I Podisti (Marciatores instancabiles) che, zampettando incessantemente sul bagnasciuga, sollevano perniciosi schizzi di sabbia che ricadono nei piatti debordanti di sugo. Degli altri si discetterà meglio in seguito.

    Il rito
    La suddivisione della pasta al forno nei cortili di Mondello è la principale liturgia religiosa e gastronomica. Ad essa attende la figura carismatica del «Pastafurnarus Maximus» che distribuisce le porzioni direttamente con le mani. Le conseguenti ustioni di terzo grado sono offerte in remissione dei peccati.

    Scienza e letteratura
    «La pasta al forno evita il cancro. Previene l’impotenza. E fa crescere i capelli. E, anche se non fosse vero, è comunque libidinosa. Alla faccia di quel crasto del dietologo». (Dal trattato «De pulcherrima teglia», Cap. III).
    Continua…

    Palermo
  • 17 commenti a “Mondello – Quelli della pasta al forno”

    1. Bello! L’oro del Reno sub specie “uovo” del Reno merita una menzione speciale!

    2. Bellissimo, io lo pubblicherei come ricerca antropologica attendo il seguito…

    3. Mi è venuta fame!

    4. Divertente e precisa descrizione della domenica a Mondello! Mi duole far notare però che a seguito dello scisma, oggi, la religione contro l’uovo duro conta più adepti. 🙂

    5. Niente, Robi è una sorpresa continua

    6. confermo le parole di Fabio, sono uno dei massimi rappresentanti degli scissionisti del movimento “al bando l’uovo duro”!!!
      Un chiummo da digerire,sapore eccessivamente forte che copre tutti gli altri,conseguente flatulenza che inquina l’aria circostante….

    7. …conseguente flatulenza… 🙂 🙂 🙂

    8. Signor Puvglivsi, questa volta il suo racconto mi piace, e lo dico con assoluta sincerità, nonostante i recenti screzi. Non voglio dire che mi dispiace l’altro Puvglivsi, quello che provoca e buono per “farci” uno spettacolo polemico. Questo suo racconto lo vedo come un cortometraggio con scene, ambienti, colori e personaggi tra il surreale e il border-line, dove la sua voce anch’essa atipica (per la verità non la conosco, la immagino cosi) racconta gli eventi. In fondo, oltre a riuscire a rendersi talvolta insopportabile, Lei, Signor Puvglivsi, forse è anche un tenero … schizzofrenico, detto con rispetto.

    9. nenti ci fu! pigghiamuni un cafè… doppua a pasta ‘o furnu…

    10. Buonissima a pasta o furnu, avi assai ca un a fazzu mi sa ca Ruminica “PASTA O FURNU” rigorosamente senza uovo duro. Complimenti a Roberto per questo articolo. Buona pasta o furnu a tutti

    11. Egregio De Curtvis, franchezza per franchezza: di quello che pensa lei non me ne frega niente. Ricambio i saluti.

    12. Evgrevgio Signor Puvglivsi, correggo la mia frase: forse è anche un tenero… immaturo schizzofrenico, ridetto con rispetto, …e con timori per il suo futuro professionale, se vuole divenire giornalista affermato…equilibrio e spalle larghe, please!

    13. P.S. non ho la “lingua di pezza” e nemmeno parlo come certi piemontesi che mi stanno sulle p..le, lei stesso ci ha raccontato alcuni mesi fa che un suo amico lo chiamava con piglio altezzoso Rovbevto, o qualcosa di simile.

    14. OTTIMO ROBERTO, e sorprendente.
      Robè…a mè, però mi scappa la battuta ( io “buffone” sono)che….non farò se non mi dai licenza.

    15. Tommaso, sei licenziato (faccina con l’occhietto spiritoso)

    16. Graaazie Rò ( mè buscari ù pani).
      Allora il commento originale sarebbe:
      OTTIMO ROBERTO, anzi fantastico se si pensa che…nel “pezzo” non c’è manco uno che s’affoga col “capuliato”, non un pisello che và di traverso, non una madre angosciata per il figlio in coma dopo una pallonata nella battigia, niente di niente, manco uno straccio di costipazione da uovo duro. 😀
      Roby, anche tu ” figghiu rà cuntintizza” ? 😉

    17. Scostumato

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