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venerdì 19 apr
  • Le cose nostre e le cose giuste/2: Il venditore di auto

    Un divano al centro della scena. Di fianco due poltrone, davanti al divano un tavolino basso con bottiglie e bicchieri. Sul divano sta seduta una donna. Legge una rivista. Arriva un uomo. Indossa una giacca a scacchi e una cravatta a farfalla. Ha una cartella in mano

    Uomo: Ciao Fede.

    La donna solleva la testa quasi sorpresa.

    Donna: Ciao Filippo. Così presto?

    L’uomo si avvicina al divano, bacia la donna sulla fronte tenendole la testa tra le mani.

    Uomo: Dovevo passare dalla banca e ho chiuso prima. E poi stamattina non avevo nessun appuntamento…

    Si avvicina al tavolino, guarda le etichette delle bottiglie, ne sceglie una e si versa un po’ di liquido in un bicchiere, dà il primo sorso.

    Uomo: Di pomeriggio resto a casa. E tu? Notizie dell’ufficio?

    Donna: Macché. Tutto fermo. Domani c’è l’incontro coi sindacati.

    Uomo: Ah, allora…a posto siamo.

    Donna (posando la rivista sul divano): Lo so Filippo. Lo-so! Ma che ci posso fare? Ormai qua pensano tutti a tagliare, tagliare, tagliare. Anzi, menomale che per ora è solo cassa integrazione e quattro soldi, alla fine del mese, magari li prendiamo.

    L’uomo passeggia avanti e indietro davanti al divano.

    Uomo: Menomale… Certo, sono tempi difficili… A proposito, che mangiamo?

    Donna (sorride): La testa sempre là ce l’hai…

    Uomo: Eh, cara mia. Meglio che pensare sempre ai guai.

    Donna: Comunque ti ho fatto la pasta coi broccoli arriminati.

    Uomo: Ah sì? Bella…ma…il broccolo?

    Donna (lo guarda interdetta): Il broccolo che cosa?

    Uomo (con aria un po’ insofferente): Dico: il broccolo? Com’era il broccolo? Perché lo sai com’è. Nella pasta coi broccoli arriminati il broccolo è tutto!

    Donna: Ma dai? Mi pareva che l’importante era la passolina… Pensa tu…

    Uomo: No, no non scherzare. Il fatto è che un broccolo vero ormai lo trovi solo se vai dal villano. Quelli che arrivano qua sono coltivati col medicinale per farli venire che sembrano muluna e non hanno nessun sapore. Così la pasta coi broccoli arriminati viene grevia. Meglio due fili di pasta con l’olio e il cacio grattato.

    Donna: Non ti preoccupare. Il broccolo è come deve essere. Poi ci ho messo le sarde salate in quantità, la passolina, i pinoli. La pasta la calo nell’acqua dei broccoli e poi ci metto lo zafferano.

    Uomo: Giusto. Che pasta ci cali?

    Donna: Penne rigate.

    Uomo: Ma che fa babbii?

    Donna: No, perché?

    Uomo: Mia mamma, che era un tipo giardiniera familiare, diceva che la pasta coi broccoli arriminati chiama il bucatino. E che si può usare la pasta corta solo se poi la devi incasciare nel frono.

    Donna: Giardiniera familiare, ma senti a questo…. Ma è mai possibile che per te le persone hanno sempre un corrispondente in una macchina? Va be’ che vendi macchine usate, ma è proprio una fissazione madonnamia! Comunque: tua mamma, buonanima, era casalinga e faceva la spesa ogni giorno. Se dimenticava qualche cosa, scendeva di nuovo e l’andava a comprare. Io sono tornata dalla spesa che avevo i reni pezzi pezzi e mi sono accorta che bucatino non ce n’era. Che fa muori se ti mangi le penne rigate?

    Uomo: No, no, che c’entra? Era tanto per dire qual è la regola. Non c’è bisogno di fare così.

    Donna (sospirando): Sì, hai ragione. E’ che sono un po’ nervosa per sta storia dell’ufficio

    Uomo: Ma i ragazzi dove sono?

    Donna: Roberto e Annalisa oggi restano a scuola. Si mangiavano un pane e panelle. Tempo prolungato poi allenamento di pallavolo. Tornano verso le sette stasera. Umberto invece è da mia madre che oggi pomeriggio ci vanno pure i bambini di mia sorella.

    Uomo: e che pensieri hanno…

    Donna: Scusami Filippo, ma che pensieri dovrebbero avere? Umberto ha sei anni. I grandi a scuola ci vanno, non sono drogati, non si vanno a rompere le corna col motorino il sabato sera: più di questo?

    Uomo: Più di questo potrebbero ritirarsi a pranzo! La sera non si ci può parlare perché Umberto già dorme e i due grandi si chiudono a chattare, la mattina hanno la premura di andare a scuola, a mangiare non vengono: quando ci parlo io coi miei figli? Me lo vuoi dire? Quando ci devo parlare se – a parte il piccolo – non ci sono mai?

    Donna: Filippo…

    Uomo: A loro ci pare che basta che ogni tre mesi mi portano una pagella commestibile, sono a posto e io mi devo stare zitto. E invece no. Non mi interessa della pagella. Anzi mi interessa ma non mi interessa SOLO la pagella…

    Donna: Filippo…

    Uomo: Però quando vogliono la moneta per andare a sfardarsela alla discoteca e in pizzeria ci vengono a bussare da “papino”: altro che se ci vengono!

    Donna: Ma insomma Filippo! Ma si può sapere che hai? Ma quando mai hai fatto questi discorsi?

    Uomo: Perché, dov’è scritto che non li posso fare?? Prima non li facevo e vuol dire che ora li faccio: va bene?

    Donna: No che non va bene.

    Uomo: E come dici tu….

    Donna: Esatto, è come dico io. Non me la racconti giusta. Anzi; non me la racconti proprio.

    Uomo: ma che ti devo raccontare…

    Donna: Uè, signor Iacopino Filippo: e chi sono io? Quella che passa? Io ti faccio i raggi mentre corri quindi levati dalla testa che mi ammucci le cose. Ti posso fare lo sconto del pranzo ma poi mi racconti tutte cose.

    Uomo: Mi passò la fame.

    Donna: Allora la cosa è vero grave…

    Uomo: Fede: ti giuro che c’è poco di babbiare.

    Donna: Hai ragione, scusami. Avanti: siediti qua e racconta.

    Uomo: Oggi non ho chiuso presto.

    Donna: No?

    Uomo: No. Manco ho aperto.

    Donna: Non hai aperto l’autosalone?

    Uomo: No.

    Donna: E perché?

    Uomo: Perché non ho potuto aprire.

    Donna: Non ho capito.

    Uomo: Non ho potuto aprire: c’erano i catenacci bloccati.

    Donna: Rotti?

    Uomo: Fede tu stessa: può essere mai che sei catenacci di tre saracinesche si rompono tutti allo stesso momento? Erano bloccati con l’Attack. Bloccati da qualcuno che stamattina non mi voleva fare aprire. Ora hai capito?

    Donna (dopo una breve pausa durante la quale si attorciglia le dita e si morde il labbro): Pizzo?

    Uomo: E certo.

    Donna: Questo vuol dire che magari domani si presenta qualcuno e ti dice che ti devi assicurare?

    Uomo: Certo, sarebbe il massimo visto che tu lavori in un’assicurazione e io sono assicurato con voi…. E comunque domani non verrà nessuno. Chi doveva venire già è venuto

    Donna: Ma allora perché ti hanno fatto il danno?

    Uomo: Buon peso…

    Donna: Cioè?

    Uomo: Un modo per dirmi: guarda che non c’è di scherzare, noi diciamo vero.

    Donna: Ma quando sono venuti.

    Uomo: È venuto. Era uno solo.

    Donna: Sì va be’. Ma quando?

    Uomo: Oggi che cosa è, venerdì? Mercoledì. È venuto mercoledì.

    Donna: E come fu?

    Uomo: Erano le dieci. Mi ero allontanato cinque minuti insieme con un cliente, un tipo station wagon che si sta pattiando una Tempra. Ci siamo presi un caffè, poi il cliente se n’è andato e io sono tornato nell’autosalone. Il tipo era là che guardava l’Abarth 1000 bellissima che tengo davanti alla vetrina principale. Quella che ci ho scritto “Questa non si vende manco un miliardo”. Hai presente?

    Donna: Sicuro: quella tutta bianca con le strisce nere e mezzo cofano a scacchi.

    Uomo: Esatto, quella. Mi avvicino e gli dico: è inutile che la talia perché quella è solo esposizione. Quello era, come ti posso dire?, un tipo tra Twingo e Ford Ka. Trentino, capello nero buttato indietro, orecchino, un porretto sotto l’occhio. Pareva un picciottonazzo che si voleva pattiare qualche macchina particolare. Proprio come quelle che tratto io.

    Donna: E invece?

    Uomo: E invece, dopo che ci dico buongiorno, indica il cartello e mi fa: lei non mi ha visto mai. E, effettivo, io non l’avevo visto mai. Poi si gira a guardare la macchina e mi dice: lei dice che questa macchina non la vende e io invece ci posso assicurare che se io ci dico che me la voglio comprare, lei piglia e me la vende.

    Donna: Ah….

    Uomo: Fede, tu lo sai come sono. Mi chiamano mister gentilezza perché ci ho una buona parola per tutti. Pure per quel fango e faccia di Simca 1000 del portiere. Così ci dissi: ma perché, così ricco si sente? Oppure prende e mi dice come nel Padrino “Ci faccio un’offerta che non può rifiutare”?

    Donna: Tu scherzando. Voglio dire, una battuta…

    Uomo: Certo. Come infatti poi ci dissi: va bene ci pensasse. E ora mi dica: in che cosa la posso servire? E lui mi fa: la macchina già ce l’ho. E io: ho capito, ma io macchine vendo. E lui: lo so, lo so come a farmi capire che mi conosceva bene mentre invece io, ti ripeto, non l’avevo visto mai nella mia vita.

    Donna: E poi?

    Uomo: Poi mi prende sotto braccio e mi porta verso l’ufficio. Mi fa sedere in una delle due sedie davanti alla scrivania e lui si siede sull’altra. Quel cornuto faceva come se fosse a casa sua capisci? Poi mi fa: signo’ Iacopino, troppe vetrine ha sulla strada.

    Donna: Troppe vetrine? E che c’entra?

    Uomo: Aspe’. Infatti io ci dico: domando scusi ma a lei che ci interessa quante vetrine ho sopra la strada? Lui si mette una faccia di furetto che pareva il davanti di una 850 cupè e mi dice: ma lei non ci fece caso che questo quartiere non è più com’era ai tempi antichi? E io: certo, ora c’è meno munnizza. Almeno quella senza piedi. Perché di quella coi piedi, egregio amico, ce n’è ancora quanta ne vuole. E lui: ‘nca, io proprio di quella sto parlando. Troppa fanghitudine.

    Donna: Ho capito.

    Uomo: Che cosa?

    Donna: Che lui poi ti ha detto che ti devi spaventare se qualcuno ti vuole fare danno e che hai bisogno di qualcuno che ti guardi dalla troppa… fanghitudine.

    Uomo: Sì, più o meno una cosa di queste.

    Donna: E tu che ci hai risposto?

    Uomo: Lui mi disse che rappresentava un’associazione che si occupava delle famiglie dei carcerati e che ogni tanto facevano una colletta dai commercianti. Non ci voleva l’arte di Pinna per capire com’era il fatto. Così ci domandai: ogni tanto, quando? e lui: diciamo a livello di mesata.

    Donna: E quanto ti ha chiesto.

    Uomo: Mille subito ora alla fine del mese. Poi quattrocento al mese più altri quattrocento a Natale insieme con la mesata di dicembre.

    Donna: Ah, hai capito! Ora c’è pure la tredicesima del pizzo! Ma cose di pazzi!

    Uomo: È questo è quanto.

    Donna: Ma non mi hai raccontato la parte più importante…

    Uomo: Che cosa?

    Donna: Quello che hai risposto tu!

    Uomo: E che dovevo rispondere? Secondo te?

    Donna: Secondo me lo dovevi mettere nel portabagagli di una Panda e farti tamponare da un autobus.

    Uomo: Ma allora forse non hai capito.

    Donna: No?

    Uomo: Qui stiamo parlando di pezzi di novanta, mammasantissima, spalle ingessate, boss, malantrini, cosa nostra: ma-fio-si!

    Donna: Ma perché? Ce ne sono ancora? Ogni giorno ne arrestano una poco. E quanti erano, milioni di milioni come le stelle di Negroni? E’ sicuro che quello era un mafioso e no uno scassapagghiari qualsiasi che magari si allarga visto che nel quartiere i mafiosi quelli veri magari non ci sono più?

    Uomo: Ma che ne posso sapere io? Ma mi guardi? Sono un metro e ottanta… voglia di crescere, ho i baffetti a manubrio, la giacca a scacchi e la cravatta a farfallino. Io vendo macchine che mi sento un CARSHOP alla 14esima Strada. Sono capace di vendere una macchina a qualunque faccia di Lapa si presenta. Quello è il mio mestiere e quello so fare. Chi me lo deve spiegare a me chi è mafioso vero e chi è mafioso finto?

    Donna: Ma che c’entra? Vero o finto, il tipo i soldi te li ha domandati e ora i catenacci te li hanno bloccati. Che vuoi di più? Una dichiarazione firmata dal notaio?

    Uomo: Che c’entra, lo so questo… ma…

    Donna: Ma?

    Uomo: In questi casi uno pensa a tante cose.

    Donna: Sicuro: vorrei vedere. Non dico che sono situazioni facili, intendiamoci.

    Uomo: Uno pensa che se paga si è calato i calzoni davanti a quelli e ci ha fatto vedere che si è cacato. Ma…

    Donna: Ma?

    Uomo: Sì insomma. Fai l’eroe e a loro ci costa mezzo litro di benzina e un fiammifero. Quello mettono sul piatto della bilancia e tu ci metti i sacrifici di una vita. Se non ci metti proprio la pelle. Mentre lui parlava, la vita mi è passata davanti agli occhi tutta in un momento, da quando facevo l’impiegato al reparto usato della filiale della Fiat a quando ho cominciato a comprare e vendere le prime auto per conto mio. Tu lavoravi ancora all’agenzia degli spicciafaccende, ti ricordi?

    Donna: Allorché. Tempi belli, però: grandi risate.

    Uomo: Sì. Te lo ricordi quando ho aperto il primo autosalone. Te la ricordi la Mercedes che ho messo in vetrina. Solo vendendo quella ci siamo fatti il viaggio di nozze. Anche se con tre anni di ritardo.

    Donna: Sì, fu bellissimo.

    Uomo: Poi quest’autosalone, cinquecento metri quadrati coperti, l’ufficio, la segretaria tipo Smart, tutta allegra e colorata. Insomma mi piace che di mattina esco di casa e vado a lavorare. È il mio lavoro.

    Donna: Giusto. Tutto giusto

    Uomo: E allora devi capire. Potrei anche decidere che in fondo che sono 400 euro al mese? Faccio finta che ho fatto un piccolo mutuo per comprare una casetta a Carini e non ci penso più.

    Donna: Certo…

    Uomo: È giusto?

    Donna: Ma tu ci hai detto va bene?

    Uomo: No.

    Donna: E che ci hai detto?

    Uomo: Che la settimana entrante ci davo una risposta.

    Donna: E lui si accordò?

    Uomo: Mi disse: la settimana entrante vengo a siggere.

    Donna: Ah ecco. Per lui è cosa fatta.

    Uomo: Ma io non ci ho detto sì va bene, in pratica ci ho fatto capire che me la sto pensando.

    Donna: No

    Uomo: No?

    Donna: È come se ti ci hai detto sì. Magari non lo hai detto con le parole. Ma lui deve avere sentito che ti aveva fatto spaventare.

    Uomo: Perché? Non mi dovevo spaventare? E che sono Nembo Kid? Io sono uno qualunque, Fede. Non sono Falcone e Borsellino. Io non sono un eroe. Sono un povero disgraziato e mi caco, va bene?

    Donna: No, no, aspetta. Tu hai tutto il diritto di essere spaventato. Ma perché secondo te Falcone e Borsellino che erano incoscienti? Sicuro si spaventavano pure loro.

    Uomo: E avevano ragione. Hai visto come è finita? E perché poi? Ogni tanto una commemorazione, il nome in una strada. E finì. Loro sono morti e da me i catenacci me li vengono a bloccare lo stesso. E allora: sono morti per me?

    Donna: Ma che cosa stai dicendo? Mi fai paura…

    Uomo: Lo so. Mi faccio paura magari io. Ma qual è l’alternativa? Che devo campare con due volanti davanti alla porta per il resto della mia vita? Che ogni volta che Annalisa ritarda a me mi viene l’infarto? Che se non vedo subito Umberto all’uscita della scuola mi attacca uno svenimento? Che vita diventa?

    Donna: Tu non lo pensi quello che hai detto.

    Uomo: Tu lo sai quello che penso. A quelli, e a tanti altri che hanno fatto la stessa fine, li hanno messi in croce mentre erano vivi. Tutti gli amici sono spuntati dopo che l’hanno ammazzati. Ne avessero avuto, non dico assai, la metà prima che li ammazzassero, forse non li avrebbero ammazzati.

    Donna: Esatto.

    Uomo: Ma proprio per questo comincio a pensare che tutto quello che hanno fatto è stato inutile se, dopo tanti anni ancora, mi vengono a bloccare i catenacci.

    Donna: Lo sai che non è così. E poi non puoi cambiare idea solo perché ora la cosa ti sta passando vicino.

    Uomo: Infatti. Non dico questo. E poi ho fatto anche un altro ragionamento: come sono venuti da me, saranno andati sicuramente da tutti gli altri della strada. Sicuro sono andati nell’officina di Pino u Maserati, nella merceria della signora Pina, quella a tipo Bianchina, nella polleria di Arturo Laplaca, quello tignoso tipo spider. Tutta gente qualsiasi. Come me. Ma che coraggio ci puoi domandare alla signora Pina che quella manco sa se oggi è sabato o domenica?

    Donna: Don Abbondio faceva lo stesso ragionamento.

    Uomo: E dove ce l’ha la putia questo don Abbondio?

    Donna: Scemo…

    Uomo: Ripeto: lui sul piatto della bilancia ci mette mezzo litro di benzina e un fiammifero. Troppo, troppo poco rispetto a quello che ci metto io.

    Donna: Giusto. Vero. Ma…

    Uomo: Ma?

    Donna: L’altro giorno Umberto è tornato dalla scuola tutto contento

    Uomo: Ah sì? Menomale. Almeno lui…

    Donna: Gli ho chiesto: come mai così contento, amore della mia vita? E lui mi ha spiegato che la maestra… sì sì, quella che tu dici che sembra una Citroen, li ha fatti disegnare e che poi ha scelto il suo disegno per appizzarlo nel corridoio principale della scuola dove mettono i migliori.

    Uomo: Che sapurito… Bravo Umberto. Non ce la conoscevo questa bravura a disegnare.

    Donna: Non è questo il punto. Senti: mi incuriosisco e gli chiedo che disegno aveva fatto e lui mi spiega che ha disegnato una delle macchine che ha visto all’autosalone. Dice che quando era più piccolo ha visto una Ferrari tutta rossa e non se l’è scordata più

    Uomo: Vero è. Ne ho avuta una che è rimasta in autosalone per una settimana perché poi l’ho venduta. Una volta che mi ero portato Umberto l’ho fatto salire sulla Ferrari e abbiamo fatto un giro.

    Donna: Appunto. Insomma mi è venuta curiosità e ieri sono andato a prenderlo a scuola e ho visto il disegno

    Uomo: E com’era?

    Donna: Bellissimo. C’eri tu accanto alla Ferrari.

    Uomo: Ah ecco. Ci ha messo pure a me?

    Donna: No: ci ha messo a te e PURE alla Ferrari.

    Uomo: Non ho capito.

    Donna: Per dirla come diresti tu: Iacopino Filippo, tipo Ferrari. Hai capito? Eri tu la Ferrari. Ha disegnato la macchina piccola piccola ma perfetta in tutti i suoi particolari. E te grande grande con la giacca a scacchi, il farfallino e i baffi a manubrio. Eri grande grande, la cosa più importante del disegno. La cosa più importante della sua vita.

    Uomo. Ma dai, sono bambini…

    Donna: Lo sai che cosa ho trovato nello zaino di Annalisa?

    Uomo: Una canna? Tipo cupè?

    Donna: Ma quale canna. Ho trovato la tessera di Addiopizzo. E certo tua figlia lo sa che mestiere fai, che non sei impiegato al catasto e che potresti diventare, come si dice?, “cliente” suo. Ora se ne va con gli altri a dividere volantini ai commercianti.

    Uomo: Addiopizzo?

    Donna: Addiopizzo

    Uomo: Maronnamia…

    Donna: Esatto

    Uomo: parabola significa?

    Donna: Tarantola ballerina…

    Uomo: Ma ci può essere proverbio più assurdo di questo?

    Donna: Insomma, lo vuoi capire? Sei tu l’eroe della loro storia. Se tu fossi uno scrittore loro sarebbero i tuoi lettori. Se fossi un pittore loro si metterebbero lì per farsi dipingere da te. Ma che ti pare che è facile? Lo capisci che responsabilità che hai? Avanti signor “io non sono Nembo Kid”, porta 400 euro al pezzo di merda. E poi vallo a spiegare ai tuoi figli. Per loro tu sei Nembo Kid, quello invulnerabile, quello che non muore mai, quello che non può avere manco un raffreddore, quello che porta il pane a casa. Poi cresceranno. Ma per ora sei tu il loro tutto.

    Uomo: Mi stai facendo diventare una pezza.

    Donna: Ma quando mai. Io lo so come sei. Non ho pensato nemmeno per un minuto secondo che tu ci porti i soldi a quello. Perché quella giacca a scacchi per te è come il mantello di Nembo Kid, più veloce della luce.

    Uomo: Ma allora perché mi stai facendo questa gran sorte di cazziata?

    Donna: Perché ne avevi bisogno. Batterie scariche: capita

    Uomo: I problemi restano.

    Donna: Ma tutte le cose hanno un inizio e non è detto affatto che chi pianta i semi poi deve morire per forza. I primi, forse. Ma quando tutti si mettono con i semi in mano, finisce che poi non muore più nessuno. Perché sono troppi: tu, la signora Pina, Pino u Maserati, Arturo Laplaca, il barista e tutti gli altri. Ma questa è la parte facile.

    Uomo: E qual è quella difficile?

    Donna: Quella che riguarda te.

    Uomo: Io da solo?

    Donna: Tu da solo. Non mi interessa che tu sia un eroe della società. Tu sei già un eroe per la tua famiglia per come sei ogni giorno. E così devi continuare. Se porti i soldi a quello è come uno che è sano e pieno di vita e provvede alla sua famiglia ma improvvisamente si ammala e non si riprende più. Non è che la famiglia non lo ama più, certo che no. Ma diventa uno da accudire. E di lui si dirà: “Mischino….”. E io lo so che non è cosa tua.

    Uomo: No, non è cosa mia

    Donna: Ecco.

    Uomo: E infatti….

    Donna: Infatti cosa?

    Uomo: Prima di venire…

    Donna: Cosa?

    Uomo: …sono passato dalla caserma dei carabinieri e ho parlato col maresciallo Accursio, quello che sembra un’Alfa33.

    Donna: (sorridendo): Si??

    Uomo: Gli ho spiegato la situazione.Oggi pomeriggio entrano di nascosto all’autosalone e vengono a montare le telecamere così a quello lo fottiamo.

    Donna: Che crasto che sei….

    Uomo: Ho convinto pure la signora Pina quando mai niente quello ci dovesse andare a tuppuliare.

    Donna: Fetente: sei un fetente. Mi hai fatto pontificare per un’ora…

    Uomo: No, no. Che ti pare che scherzavo? Io sono cacato morto lo stesso e tutto quello che ho detto lo penso davvero. Penso a tutte le camorrie: scorte, sorveglianze. La nostra vita non sarà più la stessa, questo è pacifico. Per cui non lo so se sto facendo una cosa buona o no. Ma di sicuro sto facendo la cosa giusta. Al maresciallo ho chiesto solo se, quando sarà, a quello organizzano di fotterlo mentre è da me all’autosalone.

    Donna: E perché?

    Uomo: Perché appena lo fottono io lo porto davanti all’Abarth 1000 e gli dico: la vedi questa? Non te l’avrei venduta nemmeno se mi facevi ammazzare. E poi di giorno se lo devono portare. Così tutti lo vedeno con le manette a quel pezzo di merda.

    La donna si alza, si mette davanti all’uomo, lo guarda negli occhi e gli carezza la testa.

    Donna: Ci siamo dimenticati di mangiare. Ma ne valeva la pena.

    Uomo: Si, ora mi è tornata la fame. E poi mia mamma diceva sempre che la pasta coi broccoli arriminati si mangia bella riposata…

    Donna: E che palle……

    Sipario

    Palermo
  • 35 commenti a “Le cose nostre e le cose giuste/2: Il venditore di auto”

    1. Daniele Billitteri….sei il nuovo Camilleri !!!!!

    2. Grazie, un racconto stupendo

    3. Anche questo è bello, Roberto. Complimenti.

    4. Scusa, Daniele

    5. Sono contenta del tuo ritorno, mi piaci come giornalista e come scrittore, ho imparato ad apprezzare la tua rubrica su Rosalio “quello che resta nel taccuino”, ma trovo bellissimo anche questo taglio teatrale!

    6. Sei un grande, mi hai fatto commuovere. ho vissuto la scena accanto a Voi e con la testa vi seguivo mentre parlavate.
      Se in una via si ribellano in 6 non potranno mai dar fuoco a 6 locali.
      Grande… hai pilotato il mio pathos come volevi Tu!

    7. Lei per me è un Genio!
      Da pubblicare attipo cartanovela sul Giornale di Sicilia e farla uscire ogni martedì o giovedì.

    8. ah ah aha Totò….. me l’ho visto questo firm…. seeee proprio sul giornale di sicilia…. e comunque grazie per i complimenti tuoi e di tutti gli altri. Tra qualche giorno metto on line pure l’ultimo dei tre “atti” che compongono il lavoro.

    9. mavaffanbagno!
      mi hai fatto piangere.

    10. Quello che ci perde è il giornale di sicilia, mia noi

    11. bravo.
      la storia della focacceria san francesco c’entra qualcosa…come ispirazione?
      se non ricordo male anche lì una figlia vicina ad Addiopizzo da guardare negli occhi domani e domani ancora…

    12. No, l’autosalone è di chiddo di Gela

    13. Totò, miiii informatissimo sei….e chi sei il ghost writer???
      in gergo lo schiavo 🙂

    14. o forse il negro, era molto tempo fa…comunque niente di offensivo…in gergo…

    15. No stà, non sono cosa da offendersi. Ho capito cosa intendi ma non sono il ghost writer né lo schiavo. Mi informo tanto, mi aggiorno (è il mio pane) e lavoro come un negro. Senza offesa per i neri!

    16. e comunque non mi ispirò nè Conticello nè l’autosalone di Gela. Mi venne così. Le ispirazioni invece sono nei racconti di “Solo a Palermo”. Quelli partono da cose vere che poi ho “allargato” e romanzato cambiando naturalmente tutti i nomi e, certe volte, pure i luoghi.

    17. Si ma ora non mi venga a dire che chiddo di Gela si ispirò a lei 🙂

    18. “Senza offesa per i neri!”
      ci mancherebbe altro!!!!
      si scherzava Totò…
      con simpatia
      stalker

    19. complimenti veramente…c’è ancora gente che ha bisogno di sentirsi dire che questa sicilia, questa terra mata e maledetta, la possiamo ancora salvare!

    20. Farne la scena di un film secondo Voi farebbe perdere l’intensita’ ?

    21. Billitteri, quando torna FBAI??
      Io i primi due li ho letti (emigrato sono!), quando spunta il terzo?

      Saluti padani….

    22. Bellissimo anche questo atto, complimenti.
      Ma perchè viene nominato il maresciallo Accursio e non il collega… Scibilia? 😉

    23. Miii ma sei troppo lungo. Ogni volta che devo leggerti devo passare il badge e prendermi mezz’ora di permesso.
      ciao

    24. Credo che ogni parola sia del tutto superflua!
      fantastico.

    25. applausi!

    26. Mi sono commosso.

      Ho un figlio piccolo e immagino lui che disegna l’auto ed immagino come mi vedrà da più grande. Come sarebbe difficile tornare a casa e vergognarsi davanti ai propri cari.

      Vergognarsi davanti a se stessi perchè da te stesso non scappi “nemmno se sei Eddy Merckx”.

      Questo lo dico consapevole della paura e delle ansie di quelli a cui “ci tastano u pusu”. Consapevole della sofferenza e della difficoltà di decicere per il giusto. Ma se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le proprie idee: o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui.

      Grazie per questa cosa bella.

      Antonio

    27. Solidarietà a tutti i papà e le mamme coraggio!

    28. antonio triolo, mi sono commossa di quello che hai detto tu. ci vuole coraggio ma anche non essere soli.
      non so se sia così facile coinvolgere una strada intera.
      me lo auguro ma ci vuole coraggio anche per capirlo e provarci ed andare dalla signora pina che magari ti guarda scantata e ti dice che è tutto a posto…
      quello che mi piace di questa storia è che l'”eroe” si “caca”…l’inizio è la realtà, la fine quello che speriamo tutti.

    29. Billitteri sei una Porsche!

    30. @My name il Tanino: bruuuuummmm…. bruuummmm….. eh eh eh eh. Grazie. A te e a tutti. 🙂

    31. Spettacolare.
      Comunque ci vuole il maccheroncino…

    32. Grazie Stalker.

      Antonio

    33. cose che possono capitare solo a casa mia. Cosi tinti, certi voti fannu fari cosi bboni, cosi nostri.
      Io comunqui, per la prima volta ho sentito la puzza del fiato di uno che si siede davanti a te a diriti che ti deve fare una supicchiaria, spesso mi sono soffermato a pensare come si é dovuto sentire un uomo eccezionale come ( con la testa leggermente chinata) Paolo Borsellino o un Boris Giuliano, ma il pensiero di unu come tu o io, patri i famigghia, mi ha veramente dato da pensare. Certe persone quannu scrivíti, sapiti tuccari ú cori.
      Mastru, io la ringrazio.
      Distinti saluti da Norinberga.

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