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giovedì 25 apr
  • Cose che piacciono ai palermitani

    Parlare di Palermo
    Gli abitanti di Palermo amano parlare di Palermo. Il palermitano di qualunque età, livello d’istruzione o classe sociale a più riprese durante la giornata si ritroverà, spesso inconsapevolmente, a discutere, denigrare o glorificare Palermo. Alcuni palermitani a volte ostentano un moderato interesse in politica, nell’arte o nei grandi sistemi, ma le conversazioni più infiammate, coinvolgenti e durature avranno per oggetto la città. Interrogato da un forestiero sulla sua relazione con Palermo, il palermitano risponderà che è una relazione di “amore/odio”. Quello che si odia e che si ama varia a seconda dell’individuo e le variazioni sono a volte straordinarie. Per esempio, si incontrano alcuni che di Palermo amano “la gente” e altri che di Palermo odiano “la gente”. Da notare che in questi infinite dissertazioni Palermo non è intesa come l’insieme dei suoi abitanti o il risultato di scelte e comportamenti individuali, ma come entità a se stante, dotata di vita propria, complessa e immutabile, tragicamente affascinante, fatalmente attraente e talmente onnipresente da non potere che essere oggetto di continuo scrutinio. Sembra che Palermo abbia qualcosa di inevitabile.

    Il villino
    A un certo punto dell’anno il palermitano sente un irresistibile richiamo: lasciare la città. Solo per breve tempo, naturalmente. Tale impellente bisogno colpisce migliaia, che dico, centinaia di migliaia di persone, esattamente nello stesso periodo, come fosse una pandemia virale che non ammette anticorpi.Tardo giugno, massimo luglio, il palermitano comincia a fremere per trasferirsi. In conversazioni con estranei si insinuerà il solito quesito: “ma tu dove ce l’hai il villino?”. Dicasi villino una struttura abitativa di grandezza variabile, dalle due alle oltre otto stanze, a una distanza dal mare che va dagli abusivi cinquanta metri ai quindici minuti in auto. Gli stili archittetonici vanno dal grezzo all’agghiacciante. L’arredo è costituito dai mobili dismessi della prima casa. Una volta trasferitosi al villino il palermitano passerà l’estate con altri palermitani che hanno il villino, spesso a parlare del temuto (in realtà agognato) rientro a Palermo.

    La frittura
    Il palermitano è orgoglioso della sua cucina, ma ciò di cui va più fiero è la frittura. Per quanto sofisticati siano i suoi gusti, per quanto alto sia il suo livello di colesterolo, il palermitano non rinuncia al suo pesantissimo menù: arancine, panelle, crocché, calzoni e cardi, tutti trovano la loro ultima sorte nell’olio bollente. Quello che è peculiare è che più che da cibo di strada (o street food) la frittura è trattata come una prelibatezza e la sua degustazione è sempre accompagnata da mugugni di piacere. L’ospite che viene dal “continente” verrà spesso sottoposto all’ordalia del tour della frittura e alle interminabili disquisizioni su quale sia la migliore arancina, panella, o calzone. Il tour di solito si conclude in qualche nota “friggitoria” o bar. In un giorno di dicembre i palermitani festeggiano una santa vergine e martire del III secolo facendo ressa nei bar e nelle friggitorie fin dal mattino per accaparrarsi guantiere di arancine bollenti – come se non fossero disponibili tutto il resto dell’anno.

    Ostentare
    Al palermitano piace mostrare quello che ha e, talvolta, anche quello che non ha. La socialità cittadina si articola attraverso una fitta rete di conoscenze e per mantenere il proprio posto in quella rete status e reputazione sono essenziali. Alcuni palermitani ostentano beni di consumo che in una realtà provinciale appaiono fuori luogo, come le auto di grandi cilindrata o i SUV in un luogo dove non si riesce a posteggiare neanche la Smart. Pochi forse si ricordano che nei primi anni novanta, all’inizio dell’era dei telefonini, Palermo era in testa alla classifiche di consumo dei nuovi gadget e si riportavano casi di persone che parlavano, urlavano a cellulari spenti. I matrimoni, i battesimi e perfino le comunioni sono celebrazioni famigliari che danno occasione al panormita di sbandierare la propria (supposta) agiatezza, generosità e “buon gusto”. Altri palermitani odiano esibire beni di consumo, lo considerano “volgare”, e sfoggiano invece stili di vita, cultura o quello che considerano ‘anticonformismo’. Le prime del Teatro Massimo sono un ottimo punto di osservazione antropologica per studiare l’ostentazione dell’intangibile (la cultura “alta”) e del tangibile (le pelliccie, anche ad aprile). In mancanza di altro, i palermitani ostentano i viaggi all’estero, la (cattiva, di solito) conoscenza di una lingua straniera o, tra gli intellettuali, elucubrazioni su libri e film. A Palermo l’apparire è sempre più importante del fare, chi se lo dimentica lo fa a sue spese.

    Guidare
    Il palermitano odia il traffico, ma ama guidare. Percorsi che in altre città si farebbero a piedi in venti minuti, con i mezzi pubblici o in taxi, a Palermo si fanno con la macchina. In parte questo si può ricondurre alla più generale predilizione del palermitano per la comodità. L’auto ha il vantaggio di portarti il più vicino possibile al luogo di destinazione, e, se si usa il posteggio in doppia fila, anche a pochi metri. Guidare in strade intasate dal traffico, dove sfruttare ogni spazio di qualche metro significa guadagnare minuti, da inoltre al palermitano la possibilità di esprimere la sua creatività e la sua perizia al volante. Per questa ragione il palermitano odia qualunque provvedimento che limiti la sua mobilità in auto, dai posteggi pagamento alle targhe alterne. Conoscendo la cittadinanza i commercianti si sono sempre opposti alla pedonalizzazione delle vie del centro, ben sapendo che soltanto una minoranza di palermitani farebbe qualcosa di così eccentrico come camminare per andare a fare le compere. A Palermo infatti per “passeggiata” non si intende soltanto un tragitto a piedi, ma anche un giro in macchina. Il palermitano passa così tanto tempo alla guida dell’auto che essa diventa come un mondo a parte, che protegge dal chaos e dalle brutture della metropoli. Non è raro per esempio vedere il palermitano mangiare frittura e rosticceria dentro (o sulla) macchina.

    Berlusconi
    I palermitani adorano Berlusconi. Da quando è entrato nella scena politica il Cavaliere raccoglie a Palermo consensi sempre, in media, più alti che in altre città di dimensioni comparabili. A volte da Palermo il consenso verso Berlusconi si propaga in tutta l’isola, come nel famoso caso del “61 a 0”. Nel 2001 bastarono dei manifesti che ritraevano Berlusconi che stringeva la mano a un perfetto sconosciuto per fare di quest’ultimo il Sindaco della città. Il prossimo sarà senza dubbio eletto nello stesso modo. Di Berlusconi il panormita non giudica le opere, ma la personalità: ricco, con la battuta pronta, circondato da donne attraenti e disponibili, padrone di una squadra di calcio e, non di villini, ma, addirittura, di ville. Berlusconi ostenta la sua opulenza e sfoggia le sue qualità e questo, per le ragioni che ho sopra esposto, è considerato normale, anzi, desiderabile. Certo, una (netta) minoranza odia Berlusconi, ma essa si riunisce in conventicole e non ha nessun effetto sull’opinione della maggioranza dei concittadini. La maggioranza invece intuisce che odiare Berlusconi significare odiare se stessi. Berlusconi è un palermitano moltiplicato a livello esponenziale e finché sarà in vita sarà ben accolto nella Conca d’oro.

    Sfacciatamente ispirato agli iinimitabili Stuff White People Like)

    Palermo
  • 22 commenti a “Cose che piacciono ai palermitani”

    1. Tutto vero.

    2. Cos’è un trattato di sociologia ?
      Comunque tutto vero, sacrosanta verità !

    3. A proposito di guidare….. Per automobilisti, motociclisti etc. etc…. Attenzione al tombino dell’Ucciardone. Ieri sera, verso le 19, passando da lì ho notato che è sprofondato di almeno 20 centimetri, i cartelli che lo segnalavano erano stati spazzati via… Ho chiamato i vigili urbani, chiedendo di mandare una pattuglia: mi hanno risposto che erano tutte impegnate in piazza Indipendenza.. Non rimane che “scriverlo” su Rosalio.

    4. tutto verissimo!!!
      saluti da una palermitana che fa parte della (netta) minoranza

    5. questa potrebbe essere la prefazione sul palermitano world,
      dovrebbero seguire i vari capitoli, almeno una trentina,…
      che ne dici Nicola ?

    6. queste sono verità assolute, siamo cosi’, anche io faccio parte di quel 10% normale!!

    7. a proposito di ostentare benessere(fumo), vi siete dimenticati del nuovo status-simbol scrivere i propri figli alle scuole calcio una vera malattia.

    8. il villino,la frittura,ostentare,guidare,berlusconi,dell’utri….

      http://www.youtube.com/watch?v=mbkQYskrf3w

      (voglio ancora pensare che esistano ancora palermitani come quelli nei titoli di coda del video…..)

    9. Io che già di mio aborro le palermitanità/sicilianità, ti ci metti pure tu, Nicola, e lo sconcerto mi sale alle stelle. Ma perchè continuo a sentirmi un estraneo fra voi? Sarà per quei natali datomi altrove nonostante le mie origini sicule ma mi sento così distante da tutto e da tutti.(forse nasce da qui il mio “snobismo”).
      Comunque, concordo con l’autore sull’ostentare: ormai è pandemia, suina però!

    10. Che bello leggere queste righe!!!! Prima di tutto leggere sui Palermitani per poi leggere dai Palermitani.
      Io faccio parte di quelli (stranieri) che amano questa città, che amano i Palermitani. Proprio per quello che leggo sopra! Il testo di Nicola è un vero godimento.
      Vi conosco da poco. Mi permetto comunque di aggiungere la mia.

      Nicola ha scritto quello che piace ai Palermitani.
      Per completare il quadro, magari bisognerebbe aggiungere quello che NON amano. E questo fa’ anche parte delle meravigliose caratteristiche vostre.
      NON AMANO LA VIA DI MEZZO!!! Il grigio non esiste a Palermo. E quando fanno, dicono o pensano qualcosa, lo fanno con tutta la passionalità che li caratterizza. Sempre a discutere…….
      Che bedduuuuu!!!!

      Mi direte che non è sempre cosi? Ch’è un luogo comune? Anche questo è vero!!! Ci sono diversi Palermitani. Perché quello medio non esiste. Palermo raggruppa tante sfumature, tante anime diverse.
      Perché i Palermitani NON AMANO LA BANALITA’ .

      Queste due caratteristiche spiegano in parte la bellezza della “palermitanità”.
      Spiegano anche perché persone come me, amano profondamente questa città e sentono il bisogno di conoscerla meglio, di avvicinarsi alla sua anima….. anche attraverso Rosalio.

      E se per caso mi sbaglio a pensarla cosi, sarò felicissima che qualcuno mi spieghi il perché.
      Gli abitanti di Palermo amano parlare di Palermo? Pure io! 🙂
      Un caro saluto da Firenze

    11. Giuseppe ti invito a rimanere in tema. Grazie.

    12. @Rosalio. Mi scuso per essere “uscito fuori tema”. Avrei dovuto dare un titolo al mio commento: “Cose che NON piacciono ai palermitani”. Comunque, visto il pericolo occorso giornalmente dai palermitani, se ritieni, “amplifica” nel modo più opportuno la mia denuncia, magari con una nuova discussione.

    13. Giuseppe il canale corretto per segnalazioni e per parlare con me è l’e-mail.

    14. Il palermitano descritto nell’articolo, secondo me rientra nei canoni comportamentali di qualunque altro cittadino “amante” della propria città e in qualunque altra parte del globo. E tra questi credo che ci rientrino tutti, compreso quelli che hanno la “puzzetta” sotto il naso che si definiscono (netta) minoranza. L’unica (netta) minoranza che riconosco è quella composta dai palermitani che rispettano le norme basilari dell’educazione civica. Un’educazione che permetterebbe a Palermo di fare un salto di qualità.
      Un saluto a Chris e “un bacione a Firenze”.

    15. D’accordo con quanto dice Sebastiano quassù.
      Se sostituite la parola “palermitano” con la parola “milanese”, il “Teatro Massimo” con “La Scala”, il concetto di “Frittura” con il concetto di “Schifezze Immangiabili” e collocate il “Villino” in montagna invece che al mare, otterrete un testo altrettanto veritiero.

    16. Da “straniero” in terra palermitana non posso che sottoscrivere tutto quello che il buon Pizzolato ha messo nero su bianco!

    17. non sono d’accordo quando Jack dice che a Milano si mangiano schifezze immangiabili… trovo molto migliore e professionale l’offerta dei ristoratori milanesi che quella palermitana…
      senza offese

    18. post banale, accozzaglia di luoghi comuni.
      Io sono paleimmitanu e non ho alcuna intenzione di dire in quale delle prerogative esposte mi identifico. Tutte, nessuna, parte di esse.
      Non capisco nemmeno perchè il “buon” Pizzolato, (se qualcuno che mi apostrofa in questo modo mi rende un’offesa (ma io sto solo trascrivendo)), perda il suo tempo a scrivere banalità del genere. Giustificherei la cosa solo nella vanagloriosa voglia dell’autore di leggere di tutti coloro i quali prendono le “debite” distanze dall’identificarsi nel palermitano medio.
      Che tristezza vergognarsi delle proprie origini perchè in fondo e non troppo palermitani lo siamo tutti coloro che hanno avuto il bene di nascere in questa vituperata città.

    19. “buon Ninni”, a me non sembra un’accozzaglia di luoghi comuni, ma una parziale esposizione delle tragedie palermitane

    20. A memoria non ricordo di avere mai espresso la mia totale, incondizionata, convinta e compiaciuta adesione ad un post di tale lunghezza, in cui la qualità non è inferiore alla qualità.
      Per cui i casi sono due: o io sono Nicola Pizzolato e non lo sapevo oppure great minds think alike.

    21. (e.c. “in cui la qualità non è inferiore alla QUANTITA'”)

    22. Forse il concetto “Gli abitanti di Palermo amano parlare di Palermo” non è stato capito.
      Non importa se il contenuto di una discussione o di un post è fatto anche di “luoghi comuni” o di temi “riscaldati”.
      Ad alcuni piace parlare di Palermo SOLO perché l’amano.
      I mezzi con il quale tentano d’esteriorizzare o di semplicemente condividere quest’amore sono diversi: parlare, scrivere, leggere, fotografare.
      Ma tutti hanno un amore in comune : l’amore per questa città.
      E l’amore si sa (per una persona o per Palermo) non segue regole. A volte non è ne razionale, ne logico.

      Ora chiunque ha il diritto di pensarla diversamente o di non condividere quest’amore o questo “modo di amare”.
      Ma NESSUNO ha il diritto di “banalizzare” quello scritto sopra! Uno può non esser d’accordo sul contenuto.
      Ma NESSUNO ha il diritto di denigrare chi “perde del suo tempo” per scrivere!!
      Perché in questo caso significa minimizzare e banalizzare l’Amore non solo di chi ha dedicato del tempo a scrivere su quello che ama o su quello in cui crede, ma banalizza l’Amore e l’Entusiasmo di tutti quelli che leggono il post o che partecipano attivamente e positivamente a Rosalio.

      La bellezza e la ricchezza di un popolo o di un blog è fatta anche di divergenze di opinioni e di confronto sano, che arricchisce chiunque partecipi.
      La bruttezza, il “buio”, arriva insieme alla critica gratuita che non serve a nulla.
      Arriva insieme a chi si permette di banalizzare, di ridicolizzare un modo di vedere, di fare o di amare, solo perché non lo condivide.

      Buttita mi/ci aveva già messo in guardia da quelli………
      “A li fimmini nostri ci scipparu di l’occhi
      dda lustrura e lu focu c’addumava li specchi
      N’arrubbaru lu suli, lu suli,
      arristammu allu scuru, chi scuru”
      Io a nessuno permetterò di rubare il sole.

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