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venerdì 19 apr
  • Piazza Bolivar: ma allora, quando si vuole si sa…

    Piazza Bolivar: ma allora, quando si vuole si sa...
    (immagine da Google maps)

    Dalla rotonda di piazza Simon Bolivar (alla confluenza di via dell’Olimpo e di via Lanza di Scalea) il passaggio del papa o del presidente della Repubblica o di qualche altra autorità internazionale deve essere atteso da anni, almeno da quando se ne è deciso l’arredo urbano, visto che è da allora curato come il giorno dell’inaugurazione.

    Non si spiega diversamente la bellezza di questa piazza perché la cura e il decoro urbano a Palermo ha la vita di un giorno ed è sempre legato ad eventi straordinari da cui tornare immediatamente nella trasandatezza che è la vera caratteristica dello stile urbano palermitano. Le bandiere bianco-gialle papaline fanno ancora bella, anzi brutta, mostra di sé, annerite e decomposte, in via Vittorio Emanuele a due anni dalla visita del romano pontefice!

    La rotonda di piazza Bolivar non ha uno sponsor privato ed è significativamente più curata di quelle del vicino centro commerciale. Ho qualche esitazione a dirlo, ma la mano invisibile che ne cura l’immagine deve essere quindi pubblica eppure così diversa da quella cui siamo abituati nel resto della città. Gli irrigatori funzionano, il prato è rasato, i fiori disposti con gusto, gli alberi curati e le cartacce rimosse.

    Eppure, stiamo parlando di un giardino di frontiera, più che di periferia, limitrofo a quartieri problematici che conoscono il vandalismo in tutte le sue manifestazioni. È la prova che il bello, quando viene curato e difeso, si impone mentre ciò che viene trascurato fornisce solo alibi a perpetuare la trasandatezza. È lo stesso meccanismo per cui anche il più maleducato di noi in contesti più civili dove vige un controllo sociale si adegua senza neanche provarci.

    L’esitazione a riconoscere quest’eccellenza che dovrebbe essere invece la normalità, deriva dalla consapevolezza che a Palermo tutto tende a tenere basso il livello della competizione civile. Chi lavora bene disturba, rompe equilibri e va quindi invitato a desistere più che essere premiato e citato ad esempio.

    Chi sarà mai l’amorevole giardiniere o i giardinieri cui sarà stata affidata la cura del giardino della rotonda? Se fossero della Gesip sarebbero sicuramente da salvare per manifesta utilità sociale. In ogni caso, vanno ringraziati perché da anni trattano in silenzio ciascun palermitano che passa come un re, un papa o un presidente.

    Palermo
  • 18 commenti a “Piazza Bolivar: ma allora, quando si vuole si sa…”

    1. inoltre la piazza ha anche un sistema automatico di irrigazione! un vero lusso per palermo!

    2. Concordo con Donato. Sembra che il “mistero” sia spiegato dall’assegnazione ai giardinieri del Comune (che spiegherebbe anche la ben tenuta erbetta di piazza tredici vittime) e non alla GESIP. http://www.mobilitapalermo.org/mobpa/2012/06/29/avete-mai-capito-perche/

    3. Per anni ho ammirato Piazza Caboto, prima di arrivare a Mondello. Anche in quel caso si vedeva subito che c’era la mano di una persona non solo esperta, ma , soprattutto amante del proprio lavoro.

    4. Ci sono piccole oasi ben curate in città, come il piccolo giardino labirinto davanti la Palazzina Cinese oppure Villa Terrasi. Ma Piazza Bolivar spicca maggiormente perché è davvero un’oasi in mezzo al nulla assoluto…

    5. @Gabba, non avevo letto il post del mai troppo lodato Mobilitapalermo, ma le mie considerazioni sono evidentemente originali…

    6. Concordo con Donato, rilevando che questo fatto va a merito della precedente giunta anche se mi permetto di ricordare che da quando il punteruolo rosso ha fatto strage delle palme non abbiamo più visto le sostituzioni promesse proprio dalla prevedente giunta.

    7. la precedente amministrazione, pur non di mio gradimento, ha realizzato diverse rotatorie, rendendo gli interventi gradevoli grazie al verde: appunto piazza bolivar, ma anche quella tra villa adriana e viale lanza di scalea, quella all’ingresso della fiera lato montepellegrino.
      purtroppo hanno dei raggi di curvatura davvero ridotti che inducono gli automobilisti a non circolare come dovrebbero ma a tagliarle quasi senza sterzare.

    8. Ho visto spesso anche coppie di sposi con tanto di fotografi a seguito utilizzare il verde prato di Piazza Bolivar come sfondo per le foto dell’album di nozze…

    9. Concordo pienamente con le considerazioni dell’autore dell’articolo. Leggendo la parte “a Palermo tutto tende a tenere basso il livello della competizione civile” inizialmente non avevo capito, poi continuando “Chi lavora bene disturba, rompe equilibri e va quindi invitato a desistere più che essere premiato e citato ad esempio” mi è risultato subito tutto chiaro, lampante. Sembra un passaggio di un sociologo che vuole caratterizzare la mentalità palermitana.

    10. Aggiungo tra i giardini ben curati dalla Gesip quello di Piazza Giachery… quando si vuole si può.

    11. ah vero…altro bell’esempio! sarebbe interessante anche una sorta di concorso tra operai e giardinieri della gesip, a chi rende più bella la propria area di lavoro assegnata

    12. È la prova che il bello, quando viene curato e difeso, si impone mentre ciò che viene trascurato fornisce solo alibi a perpetuare la trasandatezza. È lo stesso meccanismo per cui anche il più maleducato di noi in contesti più civili dove vige un controllo sociale si adegua senza neanche provarci. Complimenti all’autore dell’articolo, questa considerazione è importantissima. E’ la chiave per capire e risolvere moltissimi dei problemi della città.

    13. tristissimo essere contenti per una rotonda tenuta come dovrebbe essere nella norma PER TUTTE le aree verdi della città. la periferia di sidney è tutta come piazza bolivar ed il verde delle strade è persino piu curato di quello dei giardini privati delle casette che insistono sulle strade

    14. quel posto è così da alcuni anni, positivo senza dubbio, purtroppo queste situazioni dovrebbero essere la normalità invece sono storie di cui parlare …

    15. Quel posto,per chi ha memoria,non era cosi`.
      Fatta la rotonda,furono impiantati i pini.
      In modo estremamente maldestro.I poveri pini furono obbligati a crescere sui detriti di cantiere,su pochissima terra.E venivano retti da palificazioni che ben presto scomparvero,sicche` ai primi venti i pini si inclinarono,e qualcuno scrisse nei blog:PALERMO E` UNA CITTA` NELLA QUALE NEMMENO I PINI RIESCONO A VENIRE SU DRITTI.
      La frase colpi` nel segno.Fu riaperto un nuovo cantiere,ripulita l’area,estirpati alcuni pini,aggiunta terra fertile,creato un prato,piantati i fiorellini ,dopo avere realizzato un impianto di innaffiatura temporizzato.
      Concludendo,ci ritroviamo una rotonda ben fatta,ma l`abbiamo pagata 2 volte.
      Di rotonde ben fatte ne avremmo potuto realizzare 2.

    16. Onore al merito dei progettisti e dei giardinieri che curano questo spazio verde “di frontiera”. Credo che si mantenga molto bene anche perché è praticamente irrangiungibile a piedi senza rischiare di essere arrotati.

    17. chiamare “piazza” uno spazio pensato esclusivamente per la circolazione automobilista è perlomeno paradossale. Il verde è ben curato, meglio di niente, ma la rotonda in questione è uno degli spazi più alienanti di Palermo e, per buon peso, con la sua assurda forma a fagiolo, non è assolutamente sicura

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