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giovedì 25 apr
  • Ludwig

    “Startup” e “Startupper” sono due parole che inizio a detestare. Sono talmente tanto logore, che è logoro anche definirle logore. La retorica degli ultimi anni le ha consumate e svuotate. Sono state abusate in mille modi e oggi non riescono a raccontare più nulla di chi o cosa c’è dietro una startup. Almeno per oggi quindi, in questo piccolo racconto, proverò a lasciarle da parte.

    Quando abbiamo cominciato l’avventura di Ludwig, nell’estate del 2014, ci sembrò il modo migliore per incastrare tanti pezzi di un puzzle.
    Il primo pezzo era l’idea: una sorta di Google specializzato nella ricerca di frasi. Hai un dubbio? Digiti una frase in inglese, e in pochi millisecondi puoi confrontare la tua frase con esempi presi da fonti attendibili. Ci giocherellavo da quando ero al MIT, ma non sapevo che cosa farne finché non ne parlai con Federico e Roberta. Li entusiasmò, soprattutto perché risolveva un problema con cui anche loro si confrontavano (e si confrontano) giornalmente: scrivere (bene) in inglese e in maniera autonoma.
    Il secondo pezzo del puzzle era il mio rapporto sempre più controverso con l’Università. Faccio il ricercatore e vivo dentro l’accademia al prezzo di regolari crisi d’identità. Avevo bisogno di aria nuova.
    Terzo pezzo del puzzle: il rapporto morboso con la Sicilia che si consuma nell’amletico binomio “scappare o restare”. È il solito cliché del siciliano con la valigia di cartone, trito e ritrito dai tempi di Nuovo Cinema Paradiso. Purtroppo, per quanto sia banale, è la mia condizione esistenziale. Una startup – ci siamo detti – può essere la terza via.
    A completare il puzzle un premio da 25.000 euro da Telecom Italia, che ci ha dato slancio e risorse per iniziare.

    Così, in un giorno del luglio 2014, fondiamo la nostra società. La nostra famiglia si allarga quasi subito con l’arrivo di un designer e due ingegneri (Francesco, Salvo e Ciccio). Le mani sapienti degli artigiani del codice danno forma a Ludwig. Ci lavoriamo tutti per un anno e mezzo a perdifiato: studiamo, leggiamo, impariamo, sbagliamo, sperimentiamo.
    L’8 Febbraio 2016 la versione beta di Ludwig è pronta ad andare online: gratis e aperta a tutti.

    Questa è la versione breve della nostra storia e questo è il nostro prodotto. Almeno quello che si vede da fuori e che spesso raccontiamo nei nostri “pitch” (altra brutta parola, lo so) in giro per il mondo.

    Ludwig però per noi è anche moltissimo altro.
    Ludwig è stato trasferirsi a Catania e dormire in quattro (in due a terra) nel micro-monolocale di Salvo e Francesco per tenere unito il team e risparmiare. Per Roberta è stato lavorare, l’unica donna, con cinque uomini abbrutiti. Ludwig è stato prendere 50 aerei nel 2015 e fare migliaia di chilometri tra Konstanz in Germania, Bergamo, Palermo e Catania.
    Ludwig è tutti gli amici che ci aiutano con piccoli gesti, anche solo con una mail o un like (messaggio promozionale).
    È i notai, i commercialisti, i burocrati. La paura. L’entusiasmo. Ludwig è metterci la faccia.
    È il bisogno di più risorse, ma è anche, soprattutto, la soddisfazione di avere raggiunto 8000 utenti in 120 paesi del mondo con le poche che abbiamo.

    Ludwig non è solo uno strumento che facilita chi scrive in lingua inglese. È un progetto immensamente più grande per noi che sogniamo come potrebbe essere tra cinque anni: una piattaforma made in Sicily, che sfrutta i BigData (i milioni di articoli scritti in inglese corretto che ci sono in rete) per rivoluzionare il modo in cui milioni di persone scrivono.

    Al pari di Wikipedia, che ha rivoluzionato il modo in cui accediamo ad ogni tipo di informazione o di Spotify, che ha stravolto il modo in cui ascoltiamo e organizziamo la nostra musica. Così vorrei che Ludwig ordinasse la lingua, togliendo il monopolio dell’inglese ai parlanti nativi e restituendolo a tutto il mondo sotto forma di lego, in modo che scrivere diventi un gioco da ragazzi.

    Forse sto alzando troppo l’asticella, ma per me Ludwig è democrazia linguistica.

    Palermo, Sicilia
  • 6 commenti a “Ludwig”

    1. L’idea e l’implementazione mi sembrano entrambe meritevoli di un successo che credo e spero sia imminente ed abbondante. Complimenti per quanto già realizzato e ad maiora.

    2. Complimenti per l’idea: davvero utile!

    3. Se provo a scrivere “partire è un po’ morire” esce fuori una traduzione pessima…

    4. Grazie a tutti per i tanti like su Facebook e per i feedback che ci avete lasciato sia qui sia sul sito.

      @Isaia, hai ragione. Su “partire è un po’ morire” hai una traduzione pessima, perché si tratta di una frase idiomatica in italiano che non ha un corrispondente in inglese. Grazie a Ludwig però sai che è un’espressione che non esiste, mentre usando solo Google Translate probabilmente non avresti capito che la traduzione è sbagliata. Puoi provare a tradurla come “leaving is a little bit like dying”, che, anche se formalmente corretta, purtroppo non rende appieno l’espressione italiana. Alcune espressioni idiomatiche sono intraducibili.
      I hope it helps!

    5. Sinceramente uso la versione Beta, da diverso tempo, e trovo l’applicazione utilissima e ben fatta… vi auguro di cuore il massimo successo…
      … l’applicazione è anche utile anche per chi viaggia, anche se si sa, ….. partire è un po’ morire :))) Isaiaaaaa, che mi combini! :)))))

    6. Ottimo strumento, messo tra i preferiti, lo utilizzo e lo consiglio agli amici.
      Complimenti.

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