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e-mail: caserta_marina@hotmail.com

Biografia: Marina Caserta è nata a Palermo nel 1973, dove vive e lavora come Pediatra esperta in Malattie Metaboliche Ereditarie. Appassionata lettrice dalle elementari e affetta da sempre da una grave forma di grafomania, ha iniziato a scrivere romanzi gialli e thriller.

Collabora con Radio Off, associazione informazione libera network, con cui ha pubblicato racconti gialli e thriller e in cui attualmente cura la rubrica “L'angolo del giallo”.

Marina Caserta
  • zucche di martorana

    Quannu ‘u sceccu ‘un voli viviri

    Oggi mia figlia non aveva voglia di studiare. Non è che sia una grande novità, ma oggi mi ha fatto penare più del solito; il fatto è che non ha scuola in questi giorni e, nonostante esortazioni e rimbrotti, come sempre, so già che farà i compiti alla fine, all’ultimo istante dell’ultimo giorno.
    Io, comunque, ho tenuto fede al mio ruolo e l’ho obbligata a stare davanti a un libro, nella vana speranza che, seppur non preda del sacro fuoco della conoscenza, assorbisse qualcosa a furia di fissare le pagine.
    Ovviamente, non è andata così e non ha assorbito passivamente e magicamente nessun tipo di sapere. Purtroppo, ma credo più per fortuna, funziona ancora come all’antica: studiando… non si possono ancora scaricare i dati dalla memoria della maestra con un cavo USB. Ma forse, un giorno gli studenti avranno in dotazione un cavetto che fuoriesce dalle orecchie, da collegare alla porta USB nel naso della maestra.
    Intanto, è andata proprio come sapevo che sarebbe andata. Continua »

    Palermo
  • aria condizionata

    M’ammazzavu

    Ieri sono stata a lungo in un posto, pubblico, con aria condizionata così forte, che avrei voluto indossare un cappotto, invece della maglietta a maniche lunghe che avevo addosso.
    Mi è sembrato uno spreco assurdo e intollerabile di energia elettrica, ma forse sono io che non capisco e in realtà lo scopo era fare stare freschi gli impiegati, così da farli durare più a lungo. Come carne in frigo. Continua »

    Palermo
  • Minchia

    Vocabolario minimo di sopravvivenza per un polentone a Palermo

    Vivo con un polentone da dieci anni, ormai.
    Uno di sangue calabro-lucano, in realtà, ma cresciuto tra i ghiacciai dell’Alto Adige prima e la nebbia della pianura padana poi.
    E poi sempre più giù, geograficamente parlando. Adesso vive a Palermo, per colpa mia.
    Io sono convinta che ci abbia guadagnato, ma non lo ammetterà mai, una delle cose che ha imparato da noi, infatti, è lamentarsi. Io avevo una vecchia zia che mi ha insegnato un detto: «Lamentati e ti troverai bene». Mi è sempre sembrato una stronzata, ma se esiste, un motivo ci sarà.
    Comunque sia, noi abbiamo fatto tutto al contrario: l’emigrazione contro corrente, la famiglia alternativa. Usiamo perfino l’autobus. Siamo trasgressivi, lo so.
    Le cose normali a noi vengono malissimo, sempre che ci si metta d’accordo sul concetto di normale. Per me, per esempio, è normale camminare al buio e incazzarmi quando sbatto contro qualcosa, togliermi le scarpe per strada, guardare in silenzio le persone negli occhi.
    Ognuno è come è.
    Ad ogni modo, perfetti o imperfetti, strani o normali, questi siamo noi.
    Con le nostre ovvie difficoltà. Continua »

    Palermo, Sicilia
  • Se Stephen King fosse nato a Palermo

    Sarà che si sta avvicinando l’autunno, sarà che il meteo aveva predetto piogge torrenziali, sarà perché ho riletto It da poco, o per una combinazione di questi tre fattori, ma mi è venuto in mente cosa sarebbe potuto accadere se Stephen King fosse nato a Palermo e se avesse ambientato il suo capolavoro piuttosto che a Derry, nel Maine, a Palermo, in Sicilia.
    Se non avete letto il libro, vi consiglio di farlo, perché è bellissimo. È un libro d’orrore, ma non solo, è un libro in cui Stephen King racconta magistralmente di amore e amicizia. Racconta il passaggio dall’infanzia all’età adulta e di come questo passaggio spesso, ma non sempre, ponga fine alla magia della vita e molto, molto di più in milleduecento pagine che scorrono veloci.
    La storia inizia con un bambino con un impermeabilino giallo e degli stivaletti, che dopo una pioggia torrenziale va a fare navigare la barchetta di carta costruita col fratello maggiore. Quando la barchetta finisce in un canale di scolo, trasportata dall’acqua piovana, il piccolo George cerca di recuperarla e viene attirato dal clown Pennywise, una delle facce con cui il male vivente a Derry si mostra agli abitanti.
    Ora, torniamo a noi. Continua »

    Palermo, Sicilia
  • Questa è civiltà

    Questa è civiltà

    Palermo è una città ospitale.
    Si prende cura dei nuovi arrivati e di chi è qui da sempre. Non è come le compagnie telefoniche per cui la fedeltà non paga.
    Anzi, sì, paga molto di più, se guardiamo le bollette.
    Ma sto divagando.
    Palermo è una comunità di persone che si amano e si tendono la mano. Si comprendono, comprendono i drammi e le piccole vittorie quotidiane.
    Palermo è una città che ti prende per mano e ti porta nei suoi colori sgargianti e nei suoi ritmi frenetici e ti fa dimenticare ogni problema.
    Palermo è una città che comprende i tuoi bisogni.
    Palermo lo sa che vivere, a volte è difficile e stanca. E quando sei stanco, ti isoli, finisci per non capire più che vivere è un’avventura meravigliosa. Dimentichi tutto quello che hai e finisci per valorizzare ciò che non hai.
    Quando sei stanco, bisognerebbe che qualcuno ti aiutasse, ti desse la possibilità di fermarti a riposare.
    Palermo te ne dà la possibilità, Palermo c’è per tutti. Palermo c’è sempre, qualunque problema tu abbia. Continua »

    Palermo
  • Colombo

    Felicità e colombi

    Stamattina stendevo la biancheria fischiettando come un nano strafatto, probabilmente Pisolo, dato che dormivo in piedi, reduce da una delle tante notti insonni.
    Stendevo, col vento che mi scompigliava i capelli, manco fossi sulla prua del Titanic.
    Lo so, ho troppa immaginazione.
    Ma ne sono felice. Credo che, senza, la vita diventerebbe grigia.
    Meglio sapere sorridere anche senza motivo apparente e, soprattutto, godere delle piccole cose, anche di un po’ di vento in balcone.
    Io i bicchieri li vedo quasi sempre mezzi pieni, si capisce?
    Occasionalmente capita anche a me di vederli mezzi vuoti, ma sempre meglio di vuoti del tutto, soprattutto se il liquido all’interno è vino. In ogni caso, me li scolo fino all’ultima goccia.
    Se posso in compagnia di un amico, che rende sempre tutto più lieve.
    Insomma, stendevo
    Sapevo che si sarebbe asciugato tutto in fretta.
    Stendevo e fischiettavo.
    Ma la felicità non è cosa facile da mantenere, sapete?
    Basta un colombo con una buona mira per vanificare ore di meditazione. Continua »

    Palermo
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