Con i piedi saldi sulla terraferma, intorno, il mare. Da qualunque parte dirigi lo sguardo sai o devi sapere che sono lì ad inseguirti e con loro, le lingue e i respiri dei tanti che furono e sono stati attratti dalle sinuose curve delle montagne della Sicilia. È l’anno mille. È il Medioevo. Tempi narrati in tutte le lingue, tranne nella nostra. I racconti della storia si sono persi tra le strade risucchiate dall’asfalto e i grandi fiumi scomparsi anche nella memoria. Nell’immaginario legato alla Sicilia ci sono i carretti siciliani, forse anche la coppola e la lupara. Resistono anche i racconti dei campi, della Sicilia agreste e povera, del tempo in cui gli asini e i muli si incrociavano nelle “trazzere” e le donne con il fazzoletto al collo entravano in Chiesa in religioso silenzio. Ancora dentro le montagne è possibile riconoscere quei volti, non di rado anche incontrarli, mentre ancorati ai sorrisi le rughe svelano il passato non così lontano. È un racconto documentato, nelle fotografie e nei racconti. Da Capa a Scianna, da Verga a Sciascia. Fascino di una terra attraversata da ferite e perdite, da fatiche e lavori di mani forti. Racconto parziale. Le montagne, custodi e fortezze. Altezze attraversate da strade, percorse da cavalli e cavalieri, guerrieri e poeti, arabi e normanni. Insieme in un’unica storia: Indictus,la terra è di nessuno. Continua »
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