L’etica della fila
Leggendo tempo fa un articolo di Vittorio Zucconi ho capito quanto i concetti siano relativi, quanto sia relativa la loro percezione e come non esistano neanche distinzioni basilari come giusto/sbagliato. Se per un italiano trapiantato in America la fila o line è un incubo che si condivide con gente troppo vicina per uno spazio socialmente accettabile, a Palermo la fila è un rompicapo, una sciarada basata su relazioni che si stringono appositamente in quei interminabili minuti dietro per esempio uno sportello della posta. A Palermo non esiste il concetto lineare di fila che recita “successione o allineamento di cose una dietro l’altra o una accanto all’altra.” Noi amiamo socializzare, così si arriva allo sportello comunale per fare la carta d’identità prima di partire per le vacanze e si vede lo sportello vuoto…in lontananza si scorge solo una persona che parla con l’impiegato. In uno scenario così un qualsiasi europeo (per non spostarci troppo) si metterebbe senza esitazione dietro l’uomo allo sportello, esattamente “oltre la linea gialla nel rispetto della privacy”, venendo però immediatamente linciato con aggettivi poco edificanti per sé e per tutta la sua famiglia con particolare attenzione nei confronti della madre o di potenziali sorelle. Noi, però che sappiamo come funziona: entriamo, buttiamo uno sguardo allo sportello e chiediamo in giro “chi è l’ultimo?”. Continua »
Ultimi commenti (172.553)