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martedì 19 mar
  • Il Beato Matteo Gallo da Girgenti

    A Palermo gli hanno intestato una via al Beato Matteo da Girgenti: traversa di via Angelotti, dalle parti della Guadagna, Cap 90124. Meriterebbe di più?
    Matteo Gallo giunse in Sicilia nel 1426 per volere di San Bernardino da Siena. Lo scopo era quello di riformare i monasteri dell’Ordine francescano. Per questo motivo andò in giro per tutta l’Isola non mancando di fare prodigi. Uno di questi portenti avvenne davanti la chiesa del Carmine di Girgenti. Come si chiamava Agrigento all’epoca.
    Il nostro Matteo invitava la gente all’osservanza del precetto di santificare le feste. Era domenica e si trovarono a passare proprio davanti la chiesa “alcune mule cariche d’orgio”. Che sarebbe l’orzo che, a quel tempo, aveva il posto occupato oggi dall’avena nell’alimentazione dei cavalli. Il barbuto Matteo così tuonò davanti al numeroso pubblico: “Vengasi ai fatti: queste bestie che vedete non mangeranno mai di questo orgio perché han fatto trasporto in giorno di festa del Signore nostro. Se ne discarichi e si ponga loro davanti. E così fu fatto e le mule non ne mangiarono e si posero a fuggire come incalzate dai lupi”.
    Ora, con tutto il rispetto,possiamo affermare che il miracolo mancò il bersaglio: dov’era il padrone delle povere, innocentissime mule? Certamente fuori tiro dai fulmini del Beato Matteo Gallo che Beato rimase. Forse per questo abbaglio non fu fatto Santo!
    Più tardi, per evitare le tentazioni di quella città caotica che era la Palermo (pure allora), decise di costruire un nuovo convento fuori città.
    Dicono le sacre carte che ad un asino affidò il compito di scegliere il posto “su celeste ispirazione”. Lasciata la chiesa di S. Francesco dei “chiuvara”, oggi San Francesco d’Assisi, seguito da un codazzo di sfaccendati, l’asino si diresse verso il fiume Oreto e da lì prese la direzione delle falde di Monte Grifone. Quando decise di riposarsi il Beato Matteo capì che quello era il luogo prescelto. Il riposo dell’asino era l’indicazione divina!
    A ricordo del fatto venne innalzata una croce del calvario di tufo. Poco più sopra sorse il Convento di Santa Maria di Gesù. Un meraviglioso luogo da cui si domina il golfo di Palermo: un posto da Dio…
    Intanto Matteo Gallo era stato nominato vescovo di Girgenti, ma a quella prestigiosa carica rinunciò preferendo morire a Palermo da semplice frate. E difatti morì in odore di santità proprio nel convento duecentesco di San Francesco d’Assisi.
    Fu a questo punto che scoppiò una vera contesa fra i santi padri di Santa Maria di Gesù e quelli di San Francesco d’Assisi per assicurarsi il seppellimento delle mortali spoglie di Matteo Gallo. Ognuno avanzava le sue motivazioni. Era una questione di prestigio.
    Finì che di notte quelli di Santa Maria trafugarono la salma per portarsela al loro convento. Scoperti, furono inseguiti dai confratelli palermitani furibondi per l’oltraggio.
    I trafugatori furono raggiunti dalle parti della contrada della Guadagna, oltre il fiume Oreto. Stavano per venire alle mani quando, improvvisamente, venne giù un miracoloso diluvio. Una di quelle violente piogge che mettono in crisi la città intera ed a cui noi palermitani siamo abituati. Quella tempesta fu ritenuta la volontà di Dio!
    E i frati palermitani si ritirarono in buon ordine. Anche se inzuppati fino al midollo.
    Nel posto dove il prodigio avvenne, fu innalzata una croce di tufo che ancora si può notare, anche se quasi addossata al prospetto di un esercizio commerciale. Pazienza: a Palermo siamo…
    E la cosa non finisce qui. Quell’evento miracoloso è stato, più tardi, raffigurato, in modo assai naïf, dentro la nicchia della bella fontana che si trova nel suggestivo chiostro del convento di Santa Maria.
    Se vi spèrcia andatevi a godere questi pezzi della nostra città.

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  • 5 commenti a “Il Beato Matteo Gallo da Girgenti”

    1. Grazie Signor Basile 🙂

      Lucio

    2. Egregio Professor Basile,
      desidererei aggiungere che presso il Convento di Santa Maria di Gesù (nome che il Beato dava a tutti i conventi da lui fondati) oltre alla fontanella naif (che, purtroppo versa in condizioni disastrate: urge un restauro…) è conservato – ricomposto in una teca di vetro e smalto, in una nicchia con un mosaico dell’artista Alberto Farina – il corpo del Beato Vescovo.
      La comunità di Santa Maria di Gesù ne festeggia la ricorrenza il giorno 7 gennaio. Un saluto.

    3. Grazie signor Basile.
      Come sempre, a giudicare anche da questo episodio storico e legendario, l’uomo palermitano (e non solo) cade nella separazione dell’atomo della democrazia in due giustizie ugualmente sane e opposte. Il problema più grande è che ne fa un drammma.

    4. dovrebbero fare lei assessore alla cultura..

    5. Il mio non è un commento, ma una richiesta:
      Nell’articolo si parla di un “Convento di Santa Maria di Gesù” e in un commento Lia aggiunge “(nome che il Beato dava a tutti i conventi da lui fondati)”

      Il mio interesse è per il convento di Santa Maria di Gesù ad Adrano fondato da un Matteo di Girgenti che dovrebbe essere la stessa persona.

      Io sto facendo una ricerca sulle “Sacre Spine” diffuse in Italia.
      Nel corso di tali ricerche mi sono imbattuto in un sito (www.scos.it/) ove in un articolo “Chiesa e convento di Santa Maria di Gesù o di San Francesco” di Adrano, tra l’altro ho letto:

      “Intorno all’anno 1612, essendo vicerè in Sicilia Filippo III Moncada e Aragona (1585-1631) il Vescovo Monsignore Ludovico Contrizerio di Cartagine, consacrò e benedisse il convento, lasciando in dono le insigne reliquie del legno della Santa Croce e della “Sacra Spina” del nostro Signore”.

      In un vecchio libro (Vito Amico, Dizionario topografico della Sicilia, Tipografia di Pietro Morbillo, Palermo 1855, Vol. I, pag. 56)invece ho trovato la stessa notizia con qualche differenza:

      “Nella parte occidentale [di Adrano] abitano i Minori Osservanti un ampio convento fabbricato, testimonio Uvadingo, dal B. Matteo di Girgenti, sebbene scriva il Pirri averlo la Contessa Adelasia onorato dei suoi auspicii, sotto nome di S. Maria di Gesù nel 1466, dopo la morte del Santo … segnò il tempio dell’olio sacro, giusta il costume della Chiesa, Ludovico Contrizeri Vescovo di Cartagine nel 1512, e d’insigni reliquie l’adornò, del legno della S. Croce, delle Spine della corona di N. Signore ”

      Questo testo parla genericamente di “Spine”, mentre l’articolo citato sopra parla al singolare (“Sacra Spina”).

      Inoltre nell’anno vi è un secolo di differenza, 1512 e 1612.

      Sarei molto grato al Dottor Basile o a qualche “commentatore” se fosse possibile avere qualche precisazione e in particolare conoscere se di questa Spina (o di queste Spine) si sa qualcos’altro, se è (o sono) ancora presente.
      Grato anche per segnalazione di altre “Sacre Spine”

      Ringrazio dell’attenzione e porgo distinti saluti a tutti.

      Antonio Menna (Roma)

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