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venerdì 26 apr
  • 20 anni

    Vent’anni. Una vita. Che scrivere? Cercare i termini per evitare la banalizzazione della tragedia. Palermo oggi sarà un teatro a cielo aperto. Le autorità (un sorriso!) arriveranno per testimoniare la loro vicinanza e testimoniare, sic, la loro integrità ed il loro impegno per giungere alla verità. Ci diranno che la lotta alla mafia rimane una priorità anche di questo governo. Applausi, seminari, tavole rotonde, flash, strette di mano e cortei. Intanto, il dolore è ancora lì: vivo a dispetto dei vent’anni. Rinvigorito, forse, dai vent’anni. Pentiti, tritolo, sirene, fumo, sguardi persi nel vuoto, funerali strazianti e lacrime, ecco cos’era Palermo in quei minuti, in quelle ore. Adesso il silenzio. Qualche brandello di verità che viene fuori a spizzichi e bocconi. Coltivare la memoria, e onorare gli eroi. Ma siamo davvero sicuri che volessero divenire eroi, ed in quel modo poi?! Insegnare ai giovani il valore della legalità, magari incrociando le dita e sperando che coltivino l’idea che una società degna è quella che inizia con la legalità ed il rispetto delle regole. Servirà raccontare ai ragazzi che in Sicilia, negli anni ’70 ed ’80, si moriva per molto poco? Servirà raccontare di quei due giudici che per amore della libertà e del diritto si erano “messi in testa” di fare della legalità una priorità anche in Sicilia? Servirà, si. Il mondo degli “adulti”, va detto, ha fatto davvero poco per ristabilire la verità, l’unica cosa di cui ci importava davvero all’indomani di Capaci e via d’Amelio. Del resto è tutto ancora tristemente, colpevolmente, irrisolto. Corpi straziati, uccisi dal tritolo e dalla viltà di chi, ancora, si ostina a nascondere ed omettere la verità. Per quanto possa essere dolente, la loro morte non li ha spazzati via. Quei sorrisi, i loro sorrisi, sono ancora nei nostri occhi. Arriveranno migliaia di ragazzini, con la nave della legalità. Riprendere da loro, con loro, è l’unica via percorribile. Lo strazio di vent’anni di verità incompiute rimane intatto. Dovremo trasformarlo e rendere a questi ragazzi la speranza di un paese migliore. Fosse, chissà, anche solo per questo le loro morti avranno avuto un senso. È faticoso, è doloroso, dover ammettere che alla perdita è seguita l’offesa dei depistaggi e delle menzogne. Nell’attesa di sapere, raccontiamoli quegli eroi. Parlarne sarà un modo utile per mantenerli vivi.

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