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martedì 19 mar
  • “Guida ai misteri e piaceri di Palermo”, otto secoli e pochi cambiamenti

    All’inizio del 2013 è morto il giornalista Pietro Zullino. Nel 1973 ha scritto un libro, Guida ai misteri e ai piaceri di Palermo, che è ormai praticamente introvabile. Eppure l’ho trovato.

    La lettura del libro, lo ammetto, mi ha sprofondato in una certa forma di depressione e pessimismo a proposito di Palermo.

    Ci sono frasi forti, che gli orgogliosi palermitani non hanno certamente sentito proprie (peraltro pronunciate – imperdonabile – da uno stranìo) e non hanno voluto digerire come «Palermo è simile a uno zombie, un morto a metà, un cadavere da cui l’anima per un maleficio, non ha potuto volar via; perciò odia la sua prigione e macina desideri impuri».

    La tesi principale del libro è che la “setta dei panormiti”, orfana di una perdita che risale a otto secoli fa quando Palermo fu per pochi anni “capitale del mondo”, con Ruggero II e Federico II (da cui l’abusato «semu ‘i megghiu» che ancora risuona), rifiuta di riconoscere poteri esterni che non sono il trono dei Normanni e anela narcisisticamente a quel regno perduto, crogiolandosi in comportamenti deteriori.

    Regno di Sicilia (1160)

    Se appare ardito tracciare un fil rouge lungo otto secoli tutto comincia a tornare quando pensiamo che oggi come allora il potere è concentrato a Palazzo dei Normanni, che la rivalità con Catania nacque quando gli aragonesi portarono lì la capitale e che la famiglia dell’Inquisizione esiste ancora (questa ve la spiego più avanti), che con l’Unità d’Italia si è mirato a raggiungere la leadership politica del Paese (con Crispi e tanti altri) dove un tempo la leadership era monarchica…

    L’Inquisizione venne introdotta nel 1487 e i nobili panormiti la trasformarono in un colossale ente pubblico da utilizzare per distruggere (fisicamente!) gli avversari politici e dare pane e lavoro ai “familiari” (cioè agli appartenenti alla cosiddetta Famiglia dell’Inquisizione). I familiari erano sottratti alla competenza dei comuni tribunali, non pagavano tasse e potevano portare armi. Chi non alimenta il sistema ne è nemico e va isolato. Fatte le dovute differenze ritrovare la dinamica ai giorni nostri non è difficile; oggi la Famiglia esiste ancora: è la famiglia della Regione Siciliana. Il braccio militare (anche se ora è sempre meno necessario usarlo in questi termini) è quello di Cosa nostra e insieme si esercita il Comando. Non a caso due presidenti della Regione (e non ne escluderei un altro) si sono già dimessi per rapporti non chiari con gli ambienti mafiosi.

    In un certo senso l’Italia è diventata Sicilia, come riporta un articolo del 1972 citato nel libro di Zullino. Anzi Palermo.

    Il libro è stato ristampato e verrà presentato alle 18:00 alla Real Fonderia (pizza Fonderia). Dopo i saluti di Giusto Catania, assessore alla Partecipazione del Comune di Palermo, interverrano Alfonso Giordano, presidente onorario della Corte di Cassazione, Leonardo Guarnotta, presidente del Tribunale di Palermo, Francesco Bertolino, consigliere comunale, e Maria Antonietta Spadaro, storico dell’arte. Modererà Mario Azzolini, giornalista Rai Sicilia.

    Disclaimer: non è stata corrisposta alcuna somma per questo post.

    Palermo, Sicilia
  • 9 commenti a ““Guida ai misteri e piaceri di Palermo”, otto secoli e pochi cambiamenti”

    1. è stato uno dei primi libri che ho letto su Palermo ,me lo ritrovai a casa, che ero un ragazzino…negli ultimi tempi lo tengo nel comodino e rileggo alcuni passi…proprio ieri rileggevo il capitolo su quello che Zulino chiama “l’intrigo Fondamentale”. Mi fa piacere che venga ristampato, da sempre mi chiedevo come mai fosse introvabile…sarà perchè racconta troppe verità su NOI Panormiti…

    2. Importante che sia stato ristampato,un plauso a chi lo ha fatto,copertina pessima,presentazione con due ospiti sicuramente di prestigio (il Presidente Giordano e il Magistrato Guarnotta), gli altri “banali” … occorreva ben altro per un libro di questa “caratura”,peccato!

    3. Sono stato alla presentazione di questa nuova edizione. Ho avuto la fortuna di avere tramandata da mio padre una copia di una delle prime edizioni e quindi conoscevo già questo libro clamoroso.

      Complimenti davvero a Dario Flaccovio Editore per questa nuova edizione, era un libro introvabile se non a prezzi esorbitanti da collezionismo. La ripubblicazione è sicuramente un autentico evento, a maggior ragione sapendo come il termine “evento” sia abusato.

      Detto questo bisogna dire però, a mio modesto e umile parere, che la presentazione non è stata all’altezza dell’evento. Gli interventi sono stati banali, noiosi e non si capisce qual è stato il ragionamento culturale alla base della scelta degli ospiti: retorica, frasi fatte, ricostruizioni imprecise, nomi spesso confusi con altri (anche da parte di chi è intervenuto nella curatela della nuova edizione).

      Concordo con Pequod sull’autorevolezza dei magistrati ospiti (forse Guarnotta più efficace di un sonnecchioso Giordano), ma complessivamente un’occasione sprecata.

      Riguardo la scelta editoriale invece orribile il nuovo formato stile “libro di ricette”, e il numero di pagine così artificialmente gonfiato (dalle 235 pagine originali alle attuali e inutili 416) senza alcuna nuova aggiunta se non la banalissima prefazione della Spadaro e il discreto ricordo del Lanucare.

      Il libro di Zullino avrebbe meritato un approfondimento sul “dopo”, sui fatti che lui ha predetto, intuito, suggerito. Una nuova edizione avrebbe potuto continuare il filo e capire, anche in base a nuove e recenti ricostruizione della storia recente di Italia e Sicilia, dove ci troviamo e dove stiamo andando.

    4. all ‘ estero.

    5. Luca anch’io ho avuto la fortuna di ritrovarmi questo libro tra le mani che non avevo 13 anni ed in qualche modo mi ha sempre accompagnato fino ad oggi ..e di tempo ne è passato. Chiaramente concordo su ogni tua singola parola.

    6. Com’è facile criticare, soprattutto in questa “felice” città! Copertina, prefazione, interventi, niente è gradito … la scarsa presenza di pubblico dimostra ancora una volta quanto sia viva la “sindrome panormita” … cari amici!

    7. Il diritto di critica è sacrosanto, soprattutto se – come nel mio caso – è stato espresso in maniera civile e rispettosa, dopo aver assistito alla presentazione, dopo avere comprato 2 copie della nuova edizione, e dopo avere comunque lodato l’editore per l’operazione.

      Detto questo la “sindrome panormita” è proprio l’accettazione dello status quo, che non cambia mai, l’impossibilità di accettare critiche e dunque migliorarsi perchè “semu i megghiu”.

    8. francamente non capisco. la critica non voleva essere fine a se stessa.quando si decide di ripubblicare un libro così importante si può dire all’editore solo :Grazie! ma credo si possa anche dire che la presentazione meritava ben altro! aldilà della copertina che può non piacere e secondo me svilisce di parecchio il libro..ribadisco,i relatori pur essendo persone di assoluto rispetto e mi riferisco soprattutto al presidente Giordano e al pm Guarnotta NON erano assolutamente all’altezza dei contenuti del libro, trattati superficialmente senza nessuno spessore o approfondimento. Se dovessi dare un consiglio..ripresentatelo cercando,questa volta “Panormiti” di spessore e cultura della ns città.il libro lo merita!

    9. Vedo che alla fine avete concordato, bocciando copertina e presentazione di allora. Personalmente concordo pienamente con Luca e prima con pequod. E aggiungo che in generale si è tanto lasciato correre, che ora diventa impossibile trovare una tribuna interessata all’opera di Zullino, almeno come qualcuno si aspetterebbe (ma si tratta solo di qualcuno) di focalizzarla. Soprattutto, come diceva Luca, chiedersi il dopo di quanto Zullino ci dice a proposito degli anni 70; le conseguenze sociali, culturali, esistenziali di quell’essersi persi un pezzo di storia: quella fondamentale: l’Illuminismo tutto e la rivoluz. franc . E cmq non mancano certo gli spunti per aprire un dibattito sull’opera lungimirante ed immensamente profetica di questo super libro. Un dibattito il cui fine, ovviamente, non potrebbe che essere il colpo di reni mancato dei siciliani. Scusate l’intrusione ultra tardiva, ma si sa, la guida del buon Zullino (purtroppo) è sempre attuale. Saluti.

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