Appunti di viaggio
Viva, viva, viva L’inghilterraaa cantava Baglioni negli anni ’70, favoleggiando una terra di pace, donne amore e libertà…e oggi? Su pace ho i miei ben fondati dubbi, su donne amore e libertà mah…può darsi…fatto sta che almeno un paio di volte l’anno volo a Londra, essendo mio fratello uno dei tanti “cervelli in fuga” dalla Sicilia.. e volai in Inghilterra pure la scorsa estate, precisamente il 10 di agosto. Naturalmente avevo a disposizione tutto il mese, ma fatalità volle che scegliessi proprio il giorno dello sventato attentato su non mi ricordo più quanti aerei diretti negli U.S.A…Dopo un giorno di totale e inevitabile panico “Partiamo? Non partiamo? Il volo è annullato? Forse, non si sa, ora vediamo, la Farnesina raccomanda di non recarsi nel Regno Unito se non per effettive urgenze – non era forse un’urgenza di vacanza la mia? – Allarme rosso, nessun bagaglio, niente acqua, vi fanno i raggi x, vi spogliano…” e varie altre leggende metropolitane diffusesi in giornata, arrivo in aeroporto con un leggero anticipo (era raccomandato).
Alle 16:30 (ora prevista del volo 21:10) i miei compagni di viaggio ed io siamo già pronti, seduti sulle valigie ad interrogarci, silenziosamente, sul da farsi. Ottenuta, dopo vari rimpalli a destra a manca, la preziosa informazione che potevamo portare con noi cellulare e bagaglio a mano, increduli dato che il nostro era uno dei pochi volo non annullati e inconsapevoli di ciò che ci sarebbe accaduto di lì a poco, congedati i parenti, fatto il check in, ci avviamo al controllo effetti personali. A parte i controlli “speciali” per chi andava a Londra, tutto fila liscio (con il trascurabile particolare del rovistamento del contenuto di ogni bagaglio a mano e conseguenti male figure, perché dentro di solito uno ci infila quello che nel borsone con limite di peso su volo low cost non ci va: una merendina, il caricabatteria, una ciabatta, un paio di collant, il sotto del pigiama) ci viene tolta solo l’acqua e quanto di liquido portavamo con noi. Non avendo certezza che ci avrebbero permesso di mangiare a bordo, ci affrettiamo a “conservare” nel posto più sicuro (la panza) numero 3 panini (uno a testa) con cotoletta, che mia mamma aveva premurosamente provveduto a preparare come “ultima cena” italiana prima di trascorrere una vacanza inglese fatta di privazioni alimentari note ai più. Dopo il suddetto rifocillamento, siamo finalmente chiamati all’imbarco. Solita scena: assembramento davanti al banco e fila molto poco britannica, facce insofferenti e sguardi annoiati l’imbarco procede con il seguente ordine: disabili, famiglie con bambini e infine pure noi. Felici e con tanto di blocco enigmistico intonso, sotto l’ascella acquistato per l’occasione, stiamo per ricevere la carta d’imbarco quando si materializza un’addetta dell’aeroporto che, gridando affannosamente dentro un walkie talkie gracchiante, ci comunica candidamente che no, non possiamo salire a bordo alcun bagaglio a mano. Il comandante ha dato precisi ordini: passeggeri con in mano solo la carta d’imbarco e il portafogli. A questo punto si scatena inevitabile il parapiglia e l’astuzia e l’ingegnosità dei siculi ha la meglio sulle interdette facce dei pochi inglesi presenti che, rispettosi delle regole, abbandonano i loro averi in un angolo (ci avevano assicurato che avremmo riavuto indietro tutto all’arrivo a Londra, non si capiva bene come, non essendoci neanche una targhettina di riconoscimento). È tutto un ammuccia ammuccia di telefonini, biscotti, buatte, pacchi di caffè di torrefazione…C’è chi è costretto ad abbandonare la cassata, nella sua bella confezione da viaggio, chi le arancine del bar Alba…Così ci avviamo più o meno mesti verso l’ennesimo nuovo controllo e al varco ci attende LUI il super poliziotto siculo. Pronto a perquisirci e con l’aria di chi sta per affrontare una mission impossibile il simpatico gendarme (un incrocio tra Vito Catozzo e Danny De Vito, con cintura a delimitare una quindicina di kg di pancia, sudato e super solerte), ci squadra a uno ad uno alla ricerca di rei, colpevoli di trasgredire la nuova regola. Tra lo scorrere degli ormai agitati e lamentosi passeggeri, eccolo quasi balzare ad indicare con dito minaccioso un passeggero di sicura origine sicula ma emigrato nel Regno Unito certamente una ventina d’anni fa. Il malcapitato aveva riempito tutte le tasche a sua disposizione di ogni oggetto, mostrava in effetti eccessivi rigonfiamenti e indossava sulla giacca del vestito un giubottone bello pesante provvisto di relativi tasconi (era pur sempre il 10 agosto!) Ma, in quattro e quattr’otto, il nostro eroe, lo coglie in flagrante reato e bloccatolo, con sguardo di sfida e movimento del mento verso l’alto, una mano in fianco e l’altra a brandire il minaccioso dito lo apostrofa come segue “Lei, mi pari a mia, c’a un buoli pairtiri eve’?“. Di fronte a tale schiacciante accusa il poveretto balbetta qualcosa ma il prode lo incalza “Ci pari ca siemu fissa, ca’. Avi i sacchietti chini chini, un buoli pairtiri” e sorride, mentre gocce di sudore gli imperlano il labbro superiore… Messo alle strette il girgentino – britannico sbotta con tono supplichevole in dialetto siculo ma con smaccato accento inglese e riesce a dire “Ma picchì stha fascennu accussì?sugnu granni haiu i mediscinali ‘nthe sacchetthi“. Arresosi e con lo sguardo deluso di chi non è riuscito a incastrare un pericoloso terrorista, il nostro abbozza un tentativo di sequestro del materiale illecitamente nascosto dal passeggero. Ma l’azione viene interrotta, con tremendo disappunto del tutore della legge, da un nuovo comunicato: ehm..ci siamo sbagliati, i divieti riguardano passeggeri in volo DA Londra, non PER Londra… Mormorii vari (e qualche vaffanculo) dopo, come fu e come non fu l’aereo riuscì a partire, atterrando a notte fatta a Londra…e lì, di nuovo perquisizioni, controlli, rivoltamenti, ma stavolta britannicamente, professionalmente, noiosamente in fila per uno e in silenzio…Viva viva l’Inghilterra, dunque, ma il tormentone Lei mi pari a mia, ca’ un buoli partiri è stato il leit motiv della mia vacanza londinese…
Nel piano del mio ufficio…
tutti i lumbard mi chiedono di te…
se scrivi…
dopo allouì sei diventata famosa…
bello anche quello di sopra!
nà vasata!
…un pò lungo…..
Dopo una mattinata pesante di studio, questo è proprio quello che ci vuole.
Divertente al punto giusto!
Per mr Tamburino: allora prova ad andare sul sito di radio time e clikka su real audio..là mi sentite ogni giorno dalle 15,00 alle 17,00. Così respirate aria sicula dalle mie parole!(spero)
Prof.ssa Cubito, leggo con divertimento il tuo post anche se mi porta un po di tristezza. Penso a tutti i poveri Cristi Palermitani, come credo anche tuo fratello, che lavorando lontano dalla nostra amata isola tornano spesso a casa nei periodi più intensi (Natale, Pasqua, Ferragosto). Vivendo da 7 anni a Roma ne ho visto di cotte e di crude nei miei viaggi da e verso Palermo. Treni super-affollati con ore di ritardo all’arrivo, navi sovraccariche costrette a lasciare a terra camion e macchine (con la gente che bestemmmiando si imbarcava con valigie e suppellettili da portere a mano), voli sospesi o in ritardo di ore alla partenza, e quelle poche volte che ho deciso di viaggiare in macchina ho rischiato la vita sulla Salerno-Reggio Calabria, che quanto a sicurezza è peggio della Palermo-Agrigento. Ancora oggi mi chiedo se vale la pena rimanere lontano da casa per rincorrere un lavoro da ingegnere che a Palermo ti scordi (ma soprottutto nella speranza di dare una prospettiva migliore a mia figlia) o se invece era il caso di rimanere precario nella nostra amata terra ma con gli affetti vicini. Non saprei dire se ci vuole più coraggio a rimanere che a partire. Boooh!!!! Qualcuno disse “chi vivrà vedrà”, ma lui non ha vissuto, scusate questa è un’altra storia.
iihiihiiiihiih!!!!!
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Caro Giuseppe…parole sante!Forse il vero coraggio è di chi resta, mi viene in mente un pezzo degli amici Ficarra e Picone in cui si rimbrottano a vicanda in un dialogo sulla vergogna/orgoglio di essere siciliani…ma il mio post voleva solo raccontare una rocambolesca avventura e stop…queste riflessioni non c’erano messe, ma che ben vengano. O forse è coraggio quello di chi decide di andare via e di lasciare una fetta di vita e di cuore “giù”…o forse il mio non andarmene quando avrei potuto fu codardia…boh, prprio come dici tu boh…mi sento molto “pesce di scoglio” e poco di “mare aperto” io…
maria…ceh ridere con la rubrica della paghetta…
appena hai detto “ho cominciato a lavorare bello presto”…
non c’è niente da fare tutto il mondo adora la vera Palermo!
Maria, io sono partito un giorno a bordo della mia vecchia 126 piena di valigie con il cuore a Palermo ed il lavoro a Roma, e da lì è partito tutto. Quando parti sapendo che hai già un lavoro sicuro che ti aspetta è tutto molto più semplice. Da quando ho messo su famiglia (moglie palermitana e figlia nata a Roma) la nostalgia di palermo si è ridotta notelvolmente. Oltretutto devo dire che per il mio carattere e per la mia visione della vita Palermo mi stava un pò stretta e dopo qualche anno fuori mi sta ancora più stretta. Penso che chiunque abbia vissuto qualche anno fuori dalla Sicilia trovi qualche difficolta a riadattarsi ai ritmi siculi. A me piace il “mare aperto”, possibilmente pulito, sugli scogli rischi di scafazzarti se il mare è grosso.
Ops!!! Ma ho sbaglito blog? mi sa che questo argomento è stato affrontato da un’altra parte. Va be, ormai l’ho scritto.
Ciao MARIA,IN OGNI VIAGGIO C’E’ UN’AVVENTURA. METTE IN EVIDENZA LE CARENZE ORGANIZZATIVE IN UN MONDO OCCIDENTALE CHE SI E’ TROVATO INDIFESO E OFFESO DAL TERRORISMO, SFRUTTANDO L’IGNORANZA IN TEOLOGIA, OGNI DIO PROFESSA AMORE, GLI ESTREMISTI RIESCONO A SPINGERE RAGAZZI A GESTI ESTREMI IN NOME DI UN PARADISO INVEROSIMILE. LA PACE E L’UNITA DEI POPOLI E’ UNA UTOPIA PERCHE’ SIAMO SEMPRE ANIMALI.
(HO LAVORATO IN INGHILTERRA E MI E’ RIMASTA NEL CUORE)BYE BYE , BEATIFUL LADY.
Ho lavorato in un aeroporto siciliano come addetto al filtro per ryanair…ho visto gente che si è infilata di tutto dentro le mutande pur di non imbarcare il bagaglio a mano, altri che arrivano senza carta d’imbarco in aeroporto, altri ancora che si presentano con 1 valigia 2 borsette e tracolle varie…ovviamente i passeggeri del belgio,francia,olanda,inghilterra e nord europa non rientrano tra queste tipologie di persone. Loro sanno quali sono le regole e ti arrivano in aeroporto in regola da ogni punto di vista. Invece italiani, slavi, polacchi,albanesi…incommentabili, oltre che maleducati.
incredibile, sono stato a Londra 2 volte negli ultimi 30 giorni, ogni volta è davvero desolante vedere schiere di Palermitani (fortunatamente non tutti) cercare di eludere i controlli per imbarcare due o piu’ borse a testa… l’altra volta a Gatwick una signora in fila al gate, stava a far finta di non capire “NON LA CAPISCO, PARLI IN ITALIANO!” ma scherziamo, ma queste persone non dovrebbero viaggiare ma stare a zappare la terra…. ma l’evoluzione dov’è?
giuro che in aeroporto ho visto un’intera famigliola ammuttunare la ricotta dentro le scorze dei cannoli servendosi di un cestino portarifiuti come appoggio, visto che la quantità di crema che era messa nel vassoio superava il massimo consentito in fatto di creme. Evidentemente infilata dentro i cannoli, non costituiva più un pericolo.
A 17 anni sono andato a Londra in treno, ed il mio viaggio è stato assai più divertente e molto ma molto meno da sfigati del tuo. Un ritorno alle vecchie sane abitudini, no?
LA VASTASARIA
LA città di Palermo è’ composta da ¾ di bellezze naturali ed ¼ di vastasaria.
Si manifesta quando si alza il vento forte (sempre), vi chiederete come ci si comporta? Non si deve uscire di casa ?
Consiglio:
Bisogna tapparsi orecchie, occhi e bocca x non sentire x non
vedere e non parlare.
Il rischio è’ che entra dentro la pelle e nel DNA e quindi si tramanda ai figli dilagando in tutto il mondo.
I palermitani dicono “TUTTO IL MONDO E’ PAESE “ un modo X giustificarsi.
X fortuna esiste I ¾ di palermitani onesti, istruiti, la parte migliore che gira il mondo dimostrando a tutti che i palermitani sono meravigliosi e si fanno apprezzare.
ANNA CONTI
@Orazio: il post è del 2006. E non hai colto l’argomento, secondo me. Sono tornata a Londra altre 15 volte. Sempre in aereo.In treno non andrei nemmeno a Cefalù. Nemmeno se avessi 17 anni, mi sa di sfigato.;-)