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  • I disabili

    Da bambino tentavo spesso di passeggiare sulle pareti. Come l’uomo ragno. Sporgevo il classico sandalo a occhio degli anni Settanta per camminare sulla superficie verticale e bianca della sala da pranzo. L’idea era ambiziosa: arrivare sul soffitto e circolare con la testa all’ingiù. Siccome non riuscivo nello scopo, piangevo. Avevo cinque anni ed ero un disabile. La mia disabilità consisteva nella frattura fra i desideri e la realtà. Fra ciò che volevo e ciò che non potevo. Fra i percorsi e la strada. In fondo l’handicap è tutto qui: un rapporto squilibrato tra la persona e il contesto. Carrozzine bloccate dalle macchine in sosta selvaggia. Autobus senza supporto. Percorsi di guerra metropolitani.
    Nel mio caso, sono cresciuto. Col tempo, ho capito che era impossibile “acchianare i mura lisci”. La saggezza del limite mi ha reso improvvisamente normale. Domanda: una città più a misura di handicap potrebbe avvicinare la normalità alla disabilità? Non avere l’uso delle gambe è tragico. Non potere passare sui marciapiedi ostruiti dalle masserizie del traffico accresce il senso di impotenza. Moltiplica il dolore. Esclude. La nostra – in fondo – è una comunità razzista. Lo è nel tizio che piazza il macchinone extralarge in doppia fila e si arrabbia se un ragazzo in carrozzina lo “disturba” per reclamare appena un po’ di spazio vitale, interrompendo il santo rito della colazione. Lo è nella tranquillità di quei due ceffi che sorseggiavano il caffè nel bar del quartiere e hanno costretto una mamma col bambino in sedia a rotelle a complicatissime evoluzioni per aggirare la moto sistemata sulle strisce pedonali. Gliel’ho fatto notare con garbo. Si sono violentemente inalberati. Chissà perché, poi.
    Eppure, nella giungla splendono timidi lumini, grazie all’impegno silenzioso di belle persone. Un uomo che mi onora della sua amicizia – si chiama Igor Gerlarda – organizza passeggiate speciali nel cuore del centro storico. Copio e incollo da un comunicato: “L’associazione Palermo aperta a tutti organizza con il patrocinio del Comune l’omonima manifestazione “Palermo aperta a tutti”. Si tratta di sei itinerari guidati nel centro storico, studiati in modo tale che quasi tutte le strade che percorreremo saranno dotate di scivoli per disabili, e allo stesso modo molti dei monumenti che andremo a vistare monteranno pedane per permettere l’accesso a persone con sedia a rotelle. In alcuni casi le pedane saranno montate apposta per l’iniziativa e ci saranno chiese, che normalmente sono inaccessibili a causa delle loro insormontabili scalinate, che invece saranno visitabili per l’occasione. Le passeggiate avranno inizio il 29 Settembre e avranno termine il 27 ottobre”.
    La fruizione allargata della bellezza è un segno autentico di democrazia. Un chiaro segno dei tempi, invece, è la Daewoo blu posteggiata a un centimetro dal portoncino di casa mia. Praticamente incollata. Qualcuno ha lasciato un laconico bigliettino sul parabrezza: “La ringrazio. Mi è venuto facilissimo uscire in sedia a rotelle”.
    I muri lisci non finiscono mai.

    Quello che resta nel taccuino
  • 15 commenti a “I disabili”

    1. So di qualcuno che ha lasciato sul parabrezza di un auto che ostruiva uno scivolo per disabili sul marciapiede un foglietto con su scritto: “Lei è un valido incivile”.
      In effetti non c’è limite alla maleducazione e alla mancanza di rispetto per gli altri: avendo un amico purtroppo costretto su una sedia a rotelle mi capita di essere maggiormente sensibile a questo argomento rispetto ad altri che queste tragedie non le vivono direttamente.
      E forse è per questo che certe volte, quando sono più “girato” del solito, davanti ad un’auto che ostruisce completamente il passaggio dei pedoni sul marciapiede, mi tolgo una scarpa e la poso sul cofano, cercando di lasciare bene in vista l’impronta (se è pulito… viene meglio!). Mi illudo di pensare che il proprietario, temendo un possibile danno alla carrozzeria, la prossima volta stia più attento…

    2. Complimenti per il pezzo.
      Quando ero piccola mi chiedevo come mai non si vedessero MAI in giro disabili, persone in carrozzella. Credevo che a Palermo non ce ne fossero. Poi sono cresciuta (purtroppo) ed ho capito.
      Non solo l’inciviltà a Palermo la fa da padrone,con arroganza e maleducazione, ma le istituzioni non sono neanche in grado di educare i loro cittadini a questo e a milioni di altre cose.
      Che schifo, mi viene da vomitare!!!!!

    3. Puglisi, sei un grande. Quando divento direttore ti voglio con me, assolutamente. Tu lascia stare che io non divernterò mai direttore, è il pensiero quello che conta… un abbraccio dalla capitale (ah, qui si piange ancora per quella roba dell’Inter…).

    4. sono pienamente daccordo: in questa città ogni metro quadro raggiungibile da mezzi a due e/o quattro ruote è letteralmente sotto sequestro, rimanendo a disposizione dei non motorizzati pochi, impegnativi e angusti percorsi più adatti agli appassionati di trekking.
      Viviamo una costante dicotomia: da un lato buoni spunti che ci fanno confidare in una società più civile, dall’altro la quotidiana “via crucis” tra comportamenti inqualificabili e infrastrutture da terzo mondo.

    5. ma la cosa bella e che rivolgendosi ai nostri poliziotti municipali, ammesso di trovarli, il più delle volte si sentono disturbati.
      A me sinceraente a quello che lascia il suo mitovo SUV sullo scivolo o sulle strisce, più che mettergli la scarpa sul cofano, mi viene di tagliargli le gomme o rigargli la carozzeria nel più classicco atteggiamento da malandrino. Poi penso che non è il caso di abbassarsi ai loro livelli e chiamo il numero della polizia municipale, mi rispondono scocciati ma dicono che verranno. Li aspetto dalle ore 16.30 alle ore 18.00 nessuno si vede, nel frattempo il proprietario del SUV ha avuto tutto il tempo fare i suoi porci comodi e andare via indisturbato, naturalmente tutto questo nella trafficatissima via Notarbartolo.
      Incazzatissimo ho scritto in merito una mail mandandola alla polizia municipale, non ottenendo risposta l’ho rimandata per altre 3 volte, ancora attendo…
      In me si sta facendo strada l’ idea di mettermi a mignatta, una mail al giorno fino a quando non mi rispondono……

    6. io mi abbasso sì al loro livello, nel portachiavi ho una chiave vecchia che ho provveduto a far molare per bene e quando trovo (sempre) la smart che si crede che gli scivoli ad angolo delle strade li hanno fatti per lei……., faccio dei disegnini che Pininfarina e Bertone se li sognano.

    7. c’avissi a fare i foto, cosi fai la mostra!!

    8. Hai dato uno splendido contributo nel mostrare cosa significa equilibrio all’interno di una città e di una comunità in generale. Bravo Roberto

    9. Grazie a tutti, a Bulgakov e agli altri amici. Il problema è sentito e mi fa piacere. Caro Lucio, hai visto mai? Io ci vengo.

    10. ODIO LE AUTO, MI FANNO SCHIFO E ME NE VANTO.

    11. faccio un commento da non disabile, ma aventi problemi simili.
      Spesso per lavoro. tempo fa ero costretta a viaggiare, trascinandomi il mio trolley (a ruote come le carrozzine dei disabili), per la città.
      E’ un esperienza da non disabile che capisce le difficoltà della disabilità.
      In che senso?
      Dovevo alzare il trolley di fronte ad un marciapiede senza scivolo, mettendoci forza ( e quindi mettiamo chi non ha l’uso delle gambe cosa possa fare nella stessa circostanza).
      quando si definiscono barriere architettoniche, sono davvero barriere, ostacoli, impedimenti, limiti.
      Limitazioni alla libertà di muoversi, di circolare, vivere una città, senza aiuti, in piena autonomia.
      Per cui, credo che la cosa più civile, possibile sia pensare gli spazi di percorrenza pedonale (dicesi marciapiedi) in funzione di qualcunq cosa di muova a rotelle (siano trolley, siano passeggini, siano carozzelle per chi non ha più l’uso delle gambe).

    12. Sei una persona sensibile e discreta pur essendo un giornalista. Perchè, visto che questo signore che organizza visite guidate per disabili è amico tuo, non fate qualcosa insieme anche di provocatorio? E la lanciate alla città?’ Questa città non ha più cuore, ci vuole un elettroshock per risvegliarla un pò. E ci vogliono persone come te

    13. Caro Genserico, grazie. Non credo di essere particolarmente sensibile. Il problema della disabilità lo affronto da quando un fatto capitato a una persona a cui sono molto legato mi ha aperto gli occhi. Altrimenti sarei ancora mezzo cieco.

    14. mi hai preceduto con il tuo intervento…
      anche io vivo quotidianamente questi disagi… e credo che sia mancanza di educazione civica: uno che non vive questi disagi non li pensa e non fa caso alla mobilità dei disabili!!! ciao

    15. Up&Down…

      Il I° Giro della Solidarietà
      Sei tappe per la Ricerca
      dal 10 al 15 Giugno 2008

      E dopo il “Giro d’Italia” che in questi giorni sta vedendo come protagonista la città di Palermo, un altro evento ciclistico di pari rilevanza interes……

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