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martedì 19 mar
  • Da un Festino all’altro perché nulla cambi

    (Lettera aperta a Monica Maimone)

    Gent.ma Monica,
    sperando di farLe piacere, Le scrivo come uno dei tanti palermitani che una ventina d’anni fa si commosse fino alle lacrime nel vedere realizzare per le strade di Palermo quei “Festini” straordinari ideati da Valerio che, ne sono certo, avranno allora emozionato anche la nostra Rosalia: non avrebbe mai immaginato, la stessa Santuzza, tanta celebrazione in cambio di quello che per lei era stato un semplice atto di affetto nei confronti della Città.

    Sì, pure noi palermitani abbiamo vissuto quello che accadeva in quegli anni ‘90 come un atto di affetto nei confronti della nostra Città, martoriata e massacrata dalla mafia in giacca e cravatta dei Ciancimino e dei Lima, insanguinata dalla mafia criminale e assassina capace di imporre con armi da guerra dolori immensi e ferite che non si rimargineranno mai!

    I “Festini” di Valerio: un nuovo atto di affetto per liberare noi e la Città da una nuova e più temibile pestilenza!

    Ed era Palermo il punto di partenza e di arrivo di tutto: “Palermo apre le porte”, “Palermo di scena”, “Palermo Palermo” di Pina Baush! Non c’era idea o progetto che non avesse la Città come fulcro e tema! Anch’io nel mio piccolissimo scrissi e pubblicai allora “Porta Felice”, lavoro discografico interamente dedicato a Palermo, lavoro citato qui solo per ricordare che fu realizzato grazie all’affettuosa collaborazione di una sessantina di “cittadini-artisti” e quindi testimonianza del clima “rivoluzionario” di quegli anni!

    Nell’aria c’era la “primavera di Palermo”, ancora tiepida e giovane. Forse inebriati dai suoi odori intensi e stanchi per la lunga attesa, prendemmo per certezze quelle che fino a quel punto erano solo impegni e promesse. Andò così, purtroppo: non ci rendemmo conto che nella sostanza non stava cambiando niente. Erano solo effetti speciali, ologrammi: spegni la sorgente luminosa e tutto sparisce!

    Sì, Gent.ma Monica,
    paradigma del vuoto e della finzione di quegli anni furono proprio i palloni volanti, gli acrobati, i saltimbanchi e le mirabolanti “messe in scena” di Valerio. E non solo perché poi le abbiamo viste in replica in altre parti del mondo magari per rispettabili feste senza santi di mezzo. Paradigma del vuoto perché senz’anima.

    La prova più eclatante di questo vuoto e del fallimento di quell’esperienza fu ovviamente l’insopportabile sindacatura successiva: non fu un incidente ma l’inevitabile conseguenza politica di una “primavera incompiuta” e sicuramente illusa e ingannata!

    Per quanto riguarda il “Festino”, poi, furono proprio i mega progetti di Valerio a dare la stura a qualsiasi livello di spesa e spreco per quelli che vennero dopo e, ancora una volta con assoluto dispregio della Città, delle sue sensibilità e dei suoi figli, ad opera di conniventi e complici dei devoti del lucro e di uomini “mangia-soldi” che non hanno niente da nutrire e curare se non il proprio conto in banca.

    E da qualche anno un nuovo ciclo. Nuovo?

    Nuovo, non credo, Gent.ma Monica,
    ho già espresso pubblicamente il mio pensiero sulle scelte politiche dei nostri Amministratori che hanno portato alla Sua presenza nella mia Città e, penso, di aver chiarito ampiamente di non “battermi contro lo straniero” ma di affermare con determinazione che questa Città non può più essere considerata una landa deserta, né dalla mafia o dalla criminalità, né da presunti politici, amministratori o uomini di governo, né e anzi ancora meno da intellettuali, artisti o uomini di cultura provenienti da ogni dove.

    E allora non Le spiaccia se non potrà considerare questa mia di benvenuto o di “bentornati”. Spero vorrà credere che in ogni caso non è neanche una manifestazione di ostilità nei Suoi confronti: Lei è qui per fare il suo mestiere e per staccare una fattura di oltre 330mila Euro (IVA esclusa). La responsabilità morale e civile di questo è sicuramente a carico della coscienza di altri.

    In tutta sincerità non so che posizione prendere nei confronti dei siciliani che lavoreranno con Lei o, ancora più difficile capire, cosa pensare dei palermitani che verranno convolti nella Sua “messa in scena”. Com’è noto e come si dice in questi casi, “brutta cosa il bisogno”! I siciliani conoscono perfettamente questa condizione e sanno anche che è l’origine di ogni loro sventura. Non avviene per caso e non è un caso che venga perpetuata, anche attraverso quello che sta succedendo in questi tempi e in questa occasione.

    In conclusione: mentre dal 16 luglio in poi non sarà difficile dimenticarsi e fare a meno del Suo “Festino”, un po’ più complicato sarà riprendere i contatti con quanti La seguiranno. Personalmente spero siano in pochi. Ma questa è decisione che compete alla coscienza di ognuno.

    La saluto cordialmente e Le auguro sin da adesso buon rientro nella Sua Città.

    Francesco Giunta.

    PS: A proposito di “Porta Felice”. Proprio quest’anno ricorre il 20° anniversario della sua pubblicazione. Sto lavorando all’idea di riproporlo in una nuova veste editoriale e in una versione rimasterizzata. Come nel 1994 non sarà necessario nessun contributo dell’Amministrazione perché spero di avere al fianco, come allora, tanti cittadini. D’altronde, la dedica riportata in terza di copertina diceva: «Questo lavoro è dedicato a coloro che amano questa Città per quello che è ed in particolare a coloro che continuano ad amarla per quello che non è ancora».

    Mi faccia avere un Suo recapito e sarò lieto di fargliene avere copia.

    Ancora cordiali saluti.

    Ospiti
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