Rita Dalla Chiesa porta bandiera in via Carini: “Vergogna per la Palermo degli onesti”
Rita Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto, ucciso da Cosa nostra a Palermo nel 1982, ha pubblicato sul suo profilo facebook una foto della lapide posta nel luogo del delitto, in via Isidoro Carini. La Dalla Chiesa polemizza per il degrado in cui si trova il luogo e ha portato una bandiera italiana.
«Questa e’ la lapide di Via Carini. Avevo pubblicato questa foto anche qualche settimana fa. Ma non e’ cambiato niente. Continua ad esserci mezza fioriera con bicchierini di caffe’ usati buttati dentro, e una bicicletta parcheggiata esattamente dove e’ stato ammazzato mio padre, con Emanuela e Domenico Russo. Una vergogna per la Palermo degli onesti. Allora, ho voluto fare di proposito un giro sotto le abitazioni di Falcone e Borsellino. E ho trovato amore, ricordi, messaggi, la targa della Nave della legalita’. Ho pregato anche io davanti al loro immenso sacrificio, e a quello delle loro scorte. Poi, risalendo in macchina, mi sono chiesta “ma perche’ tutto questo non c’e’ anche dove hanno massacrato mio padre? Forse perche’ non era Siciliano, ma era un Generale dei Carabinieri di Parma? Ma non e’ caduto anche lui in terra di Sicilia per proteggere i Siciliani nei loro diritti, nella loro sicurezza, per garantire quella legalita’,anche nelle minime cose, che cosi’ spesso manca, e che permetterebbe un vivere civile, senza piu’ paure? E allora sono risalita in macchina, sono andata a comprare una bandiera Italiana, e l’ho portata in via Carini. Su quella mezza fioriera e accanto alla bicicletta parcheggiata sotto la lapide. In via Carini, quella sera, non hanno visto niente…. Ma la
mia bandiera la vedranno di sicuro. E pazienza se darà fastidio a qualcuno. So che la Palermo degli onesti e di tanti giovani e’ con me. Grazie a tutti».
Ed ecco la mia bandiera….
Posted by Rita Dalla Chiesa on Tuesday, August 18, 2015
AGGIORNAMENTO del 20/08/2015: il Comune ha ripulito l’area e ha programmato pulizia e lucidatura della lapide.
Il Generale Dalla Chiesa e’ stato un grande.
Preparatissimo, integerrimo ed amatissimo dai suoi uomini, fu colui il quale cerco’ di far un po’ di pulizia in quel verminaio che furono la politica ed i Servizi italiani nel periodo che va dalla Strage di Piazza Fontana al Sequestro Moro.
E se le Brigate Rosse furon alla fine sconfitte una gran parte del merito va a lui. Purtroppo, dovendo operare in mezzo a quei lestofanti di politici e doppiogiochisti non pote’ portare a termine tutte le azioni che avrebbe voluto e dovuto fare: l’esempio piu’ eclatante e’ rappresentato dal fatto, provato, che lui e i suoi uomini avevano individuato il covo dove Moro era detenuto, ed eran pronti per far irruzione, ma il governo, su impulso della P2, lo fermo’, dato che era molto piu’ comodo avere il cadavere di Moro piuttosto che un corpo ancora vivo.
Per questo e per altri episodi ancora il Generale era considerato pericoloso da molti esponenti politici di primo e primissimo piano, proprio perche’ sapeva troppo.
Ed allora fu mandato a Palermo, in teoria per combattere la mafia ma in pratica per eliminarlo. Infatti lui si lamento’ di quella decisone politica e disse “Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì”. E, pochi mesi dopo, sicari mafiosi lo assassinarono, chiudendogli la bocca per sempre, e facendo cosi’ quel favore che qualcuno a Roma aveva chiesto a Cosa Nostra.
Onore al Generale.
No, il problema non sta nel fatto che il Generale Dalla Chiesa non fosse siciliano.
L’omicidio è avvenuto in un diverso momento storico: meno consapevolezza nella cittadinanza onesta…il tempo ha fatto il resto e purtroppo è stato quasi dimenticato, 2 settembre a parte.
Il terrorismo mafioso è poi cresciuto ed è diventato sempre più sfacciato nella sfida ma allo stesso tempo sono cresciuti la coscienza civile, il rifiuto verso questa forma di terrorismo ed il sospetto che non fosse da ridursi tutto alla sola criminalità organizzata. La temperie politica è cambiata con dissoluzione generalizzata dell’Est. Si arriva all’apogeo (Falcone, Borsellino, via Palestro, via dei Georgofili) quando ormai la tensione emotiva era diventata troppo forte e le manifestazioni che ne sono seguite e ancora ne seguono sono il frutto di una lunga presa di coscienza che è ancora in atto. In alcuni casi è manifestazione superficiale ma sempre più spesso è qualcosa di più sentito. Il sacrificio del Generale ha contribuito a tutto questo e la Sua figura rimarrà nei libri di storia e per adesso nel ricordo di tutti quelli che lo hanno conosciuto.