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giovedì 28 mar
  • Passante ferroviario

    Verranno licenziati gli ultimi 90 dipendenti al lavoro sul passante, l’opera resta incompiuta

    Saranno licenziati a partire da maggio gli ultimi 90 dipendenti della Sis che lavorano al passante ferroviario per l’aeroporto “Falcone e Borsellino”. I licenziamenti erano stati annunciati un anno fa. L’opera resta quindi al momento incompiuta.

    Le aree di cantiere si stanno dismettendo ma rimangono da completare la stazione di viale Lazio e la fermata Papireto oltre agli impianti tecnologici nel tratto che va dalla galleria Notarbartolo a quella di via Belgio la galleria di vicolo Bernava, dove per complicazioni idrogeologiche sarà necessario abbattere delle palazzine sgomberate a seguito dei lavori. La stazione di Capaci e la sottostazione elettrica di Tommaso Natale verranno realizzate da altre imprese.

    Palermo
  • 5 commenti a “Verranno licenziati gli ultimi 90 dipendenti al lavoro sul passante, l’opera resta incompiuta”

    1. Le fonti di queste informazioni? Il RUP ha spiegato chiaramente che tutte le opere saranno ultimate da altre aziende. Solamente la fermata Lazio sarà reappaltata. Perché inneggiare ad un’altra incompiuta nel titolo? Perché fate sembrare che nulla si possa fare in questa città?

    2. Perché il più delle volte non sanno tecnicamente di cosa stanno parlando. (Ed io non nutro simpatie per Orlando furioso)

    3. Vorrei ricordare un vecchio articolo , pubblicato su “MOBILITA PALERMO” il 28 /11/2018 . Non è aggiornato ma credo che la situazione non è cambiata di molto

      LA SCANDALOSA VICENDA DEL RADDOPPIO DEL PASSANTE FERROVIARIO DI PALERMO

      A Palermo sono tante le opere pubbliche finanziate, appaltate ma rimaste incompiute : Sottopasso di Via Perpignagno, Collettore fognario sud –orientale e Raddoppio del Ponte Corleone ecc. ecc.
      A queste “storiche incompiute” purtroppo dobbiamo aggiungere anche il Raddoppio del Passante Ferroviario di Palermo, opera faraonica da 1,2 miliardi di euro.
      Questa volta la “famosa” CARIBONI strade e gallerie spa” non ha colpe. Infatti la protagonista di tale opera incompiuta e la SIS – il consorzio italo spagnolo- che nel lontano 2008 avviò i cantieri.
      Tali lavori sono andati avanti lentamente tra molte difficoltà , errori progettuali e incidenti di percorso. Il caso più eclatante è l’incredibile “svista” relativa al tappo di Vicolo Bernava.
      Sotto le case di tale vicolo venne trovato un fiume di acqua e fango che non solo compromise la stabilità di tali edifici ma che ha bloccato i lavori.
      Infatti dal 10 giugno 2012. I lavori sono fermi e non si riesce ancora a trovare una soluzione.
      Come al solito iniziò il solito balletto delle responsabilità .
      Per il Comune di Palermo è un chiaro errore progettuale dei tecnici di Italferr, che all’epoca stilarono il progetto : «I progettisti si sono dimenticati che c’è il fiume Papireto sotto al Tribunale. Bastava che il progettista delle Ferrovie chiedesse alla zia Pippina che abita lì notizie sul Papireto, e gli avrebbe risposto: “Qua l’acqua c’era e c’è sempre stata”», riferì il sindaco Orlando in un intervista del 2017.
      Di diverso avviso invece RFI, che si è giustificata sostenendo che si è trattato di un “imprevisto geologico”. Tesi un po’ ardita visto che anche la zia Peppina, che pur non essendo un esperta di geologia sapeva che sotto quella zona passa il fiume Papireto..
      L’unica cosa certa è che prima dello scavo quegli edifici tra via Serpotta, via Pacini e vicolo Bernava (zona Olivuzza) erano integri e senza crepe. Adesso invece tali case sono pericolanti , le crepe sono evidenti , gli edifici sono stati sgomberati dalla Protezione civile e i proprietari sono stati costretti ad abbandonare le case .
      Di fronte a tale situazione fu chiamato un esperto di livello internazionale: il prof. del Politecnico di Torino, Giovanni Barla. La sua milionaria consulenza ha certificato che l’unica soluzione possibile per ultimare l’opera fosse quella di buttare giù i 5 palazzi coinvolti; successivamente scavare sottoterra, drenare la falda, costruire il “tappo di fondo” della galleria e richiudere il tutto. Tutta questa operazione costerebbe 18 milioni di euro .
      Chi avrebbe sborsato tale cifra?
      La logica vorrebbe che tali soldi doveva versarli chi ha progettato tale opera ma la RFI non è d’accordo.
      Intanto gli anni passano, ma ancora gli edifici pericolanti sono a loro posto.
      Così nel 2017 su ordine del Gip Filippo Serio, la Procura della Repubblica ha disposto il sequestro preventivo dell’area di cantiere, ritenuta pericolosa.
      La Sis. oltre a pagare la consulenza milionaria del prof. Barla non è disposta a accollarsi questi 18 milioni e per tale motivo ha chiesto una Ctu al Tribunale di Roma e di “ gettare la spugna”: troppi extra-costi , troppe varianti, troppi imprevisti, troppa burocrazia.
      Da qui, l’annuncio del licenziamento di 224 operai e l’addio all’appalto, che teoricamente sarebbe stato completato al 90%.
      Riassumiamo: Dopo 10 anni, costi lievitati a dismisura, un buon tratto a binario singolo, stazioni esteticamente discutibili , ascensori ancora non funzionanti, niente fermata Capaci, niente fermata Belgio, niente fermata Imera, niente fermata Lazio, lavori da riappaltare in vicolo Bernava e decine di famiglie con le case inagibili e pericolanti e decine di strade chiuse al traffico.
      E tutto questo per cosa? Per arrivare in aeroporto in 1 ora e 10 minuti, quando prima bastavano 45 minuti , stazioni che sembrano cattedrali nel deserto e il biglietto che è lievitato a 5,90 euro, mentre prima costava 4,50.
      COMPLIMENTI !!!!

    4. Le informazioni sono corrette.

    5. Grazie.

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