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e-mail: escaflowne2001@libero.it

Biografia: Laura Guttilla è nata a Palermo il 16 luglio del 1985. Si occupa di Comunicazione e Marketing in diversi settori: hair&beauty, fashion, design, turismo. Del mondo gli piace soprattutto osservare per capire il senso delle cose: per questo la sua prospettiva preferita è quella semiotica. Sempre indecisa tra restare e partire, crede che Palermo sia un grandissimo amore incompiuto.

Laura Guttilla
  • Piazza Indipendenza e la Palermo che passa

    Vedere il tempo che passa è uno dei miei hobby preferiti. Adoro scrutare i minimi cambiamenti che un giorno ha lasciato in eredità all’altro, in una catena a cui non so dare un inizio, ma che certamente per me avrà fine. Credo sia questa la cosa più bella di continuare a vivere nella città in cui sei nato: ti accorgi, come fai con un figlio, quanto cresca di più ogni giorno. Ma io, che devo cercare sempre il pelo nell’uovo, guardo Palermo come guardo mia nonna: cerco di coglierne le crepe, le rughe, i cedimenti. Per questo cammino sempre a piedi. Uno dei miei osservatori preferiti è Piazza Indipendenza, l’antica Piana di Santa Teresa, il cui nome è mutato dopo la costruzione dell’obelisco ai caduti che adesso domina il centro della piazza. I bambini, se potessero, certamente abolirebbero il monumento o quantomeno le grate che lo attorniano, vero e proprio cimitero dei Super Santos.

    Da qui posso vedere le mie tre età che cambiano. C’è l’età della mia città, con la Piazza che si evolve, l’assetto viario che cambia, le fermate del bus lì dove prima c’erano le carrozze, molti alberi e negozi che spuntano come funghi e poi scompaiono, illuminati dall’insegna a intermittenza del Bar Santoro. Ci sono lo Stradone dei Porrazzi (ora Corso Pisani) e lo Stradone di Mezzomonreale (Corso Calatafimi) che quasi non si riconoscono più affollati come sono di automobili e motorini; c’è il Palazzo dei Normanni (che forse dovrebbero rinominarlo degli Inganni o degli Affanni, a seconda del punto di vista da cui vedi la cosa) che mi saluta mentre attraverso la strada; ci sono le lunette lignee delle edicole davanti il Papireto che hanno perso la loro battaglia contro lo smog e c’è l’aquila, lassù, sulla Porta Nuova che ogni giorno mi rammenta la fierezza di essere palermitana. Continua »

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  • Nostalgia d’estate

    Com’è lontana questa pioggia dalle sere d’estate. Le sento, le piccole stille, disegnare ghirigori stile liberty sul vetro appannato dal fiato dei miei pensieri. Mi manca il mare, mi manca il sudore, l’odore di siccità che fanno le strade quando anche l’erba che si fa forza tra le spaccature dei marciapiedi è diventata gialla. E mi manca quell’appuntamento fisso, incipit di tante serate: “Stasera birra alla Magione?”.
    Mi manca perché l’uscita invernale non ha, per me, la stessa enfasi. Non è che si faccia nulla di diverso rispetto alla stagione calda in effetti: anche con il gelo noi palermitani – non si capisce perché – stiamo sempre fuori dai locali. Uscire per noi vuol dire stare a tampasiare per sei ore in giro per la città, dimorando ora davanti all’ingresso di un pub ora davanti ad un altro. Il nostro must – non per nulla – sono i Candelai, dove per antonomasia si sta in strada, dove nessuno ha mai posto dei vincoli ad una strada il cui transito, dalle 22 in poi, è bloccato. Tutti sanno che li c’è fudda la sera. Continua »

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  • Correre al Foro Italico

    Adoro il vento tagliente che sfiora il mio viso sudato. Correndo ho l’impressione di sfuggire dai miei pensieri, guadagnando terreno ad ogni passo e seminandoli ad uno ad uno dietro le principesse del Foro Italico.
    Sento il mio corpo che si affina sotto i colpi del vento, ma questa è – ahimé – solo un’illusione. Incrocio visi stanchi e soddisfatti: alcuni, nonostante la loro scomposta figura (magliette Absolute vodka dell’anteguerra, fuseaux anni ’90, sudore che gronda da ogni parte) accennano un sorriso. In fondo, siamo compagni di sventura. Poi ci sono i signori costanza, quelli che vengono qui a correre un giorno sì e un giorno pure. Li riconosci perché non ti guardano mai: sono così concentrati sull’obbiettivo – spaccare il secondo – che anche se fossi colto da una crisi di iperventilazione non riusciresti comunque a farli fermare per darti soccorso. I loro corpi, scolpiti, fluttuano leggeri per il battuto di cemento. Non c’è storia con la mia mezza corsetta biascicata. Mi fanno un po’ invidia, lo ammetto, ma in fondo mi diverto a guardarli, perché voglio credere che il loro mondo inizi e finisca con una falcata.
    Poi ci sono le coppie: di amici, di amiche (di cui faccio parte anch’io), di fidanzati (assortite in genere nel seguente modo: uno corre e l’altro arranca). Continua »

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  • Vucciria, l’abbanniata della vita

    Piazza Garraffello

    Conosci la Vucciria? Il tenore della domanda è quasi retorico, certo che la conosco. La conoscono tutti i palermitani, tutti i rosaliani e tutti i turisti che vengono a visitare Palermo. Al suono di questa parola, gli amanti della storia dell’arte visualizzeranno immediatamente la maxitela di Guttuso, magari confondendo il luogo con l’opera, ma poco importa: l’equivalenza “Vucciria = mercato” verrà comunque rispettata.
    Navigando un po’in rete ho trovato qualche notizia sulla storia di questo mercato, sul suo nome che deriva dal francese boucherie (macelleria), sulle abbanniate così tipiche dei nostri bazar. Oggi il termine nel nostro dialetto vuol dire “confusione”: quando siamo insieme agli amici o quando litighiamo con qualcuno è fare vucciria.
    Su internet i molti video che ho trovato descrivono una Vucciria morta, luogo da guida turistica, rimasta soltanto buccia. Case disabitate, saracinesche chiuse, pochi commercianti che vendono a prezzi poco competitivi. Continua »

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  • Se il “Falcone-Borsellino” si chiamasse “Vincenzo Florio”

    Riporto fedelmente quanto scritto ieri su Repubblica Palermo (a pagina VI)

    “[…] Se qualcuno, in viaggio per Palermo in aereo, non ricorda che l’immagine della Sicilia è legata alla mafia, noi la evidenziamo subito già con il nome dell’aereoporto”.

    Questo è quanto è stato detto dal Presidente dell’Assemblea Regionale on. Gianfranco Micciché (e riportato con un titolo forse non troppo benevolo) che, intervenendo ad un convegno a Bivona, ha espresso parere sfavorevole circa l’invio dell’esercito in Sicilia per combattere la lotta alla mafia. Peccato che sia poi “scivolato” su questa battuta poco felice circa l’intitolazione ai due magistrati vittime della mafia dello scalo aereoportuale di Palermo. Continua »

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  • Perché Sanremo è Sanremo (anche a Palermo)

    Prologo
    È cominciato tutto con una telefonata, qualche giorno fa. Una di quelle minacciosissime telefonate che iniziano con “Buongiorno. Stiamo conducendo un’indagine….” e poi magari l’indagine è sui consumi dei bagnoschiuma nella popolazione giovanile. Io, che di mestiere un domani potrei far questo, non mi sottraggo mai alle interviste telefoniche e rispondo sempre con vellutata gentilezza: “Cosa? In media quanti litri di bagnoschiuma consumo in un semestre? Beh…mi ci faccia pensare su…”.
    Stavolta la signorina al telefono è particolarmente gentile e il tema è di mio interesse: musica. Dopo aver sondato i miei “gusti” (confesso, si, adoro la musica italiana, si quella alla Ligabue o alla Eros Ramazzotti..) la tizia mi chiede se ho impegni la sera del 28 febbraio. “Impegni? No…(ahimé!) non credo..”. Così scatta l’invito per partecipare alla giuria “palermitana”del Festival di Sanremo. Mi dico: “Perché no, in fondo è divertente” e ringrazio la signorina per non aver chiesto se il bagnoschiuma al mirtillo è meglio di quello alla rosa canina.

    La sera
    Arrivo alla sede RAI di viale Strasburgo puntualissima e un po’ in tiro (non si sa mai che gente circoli negli studi televisivi, no?). Entro e insieme alle guardie giurate altri giurati come me attendono istruzioni. Sul tavolino della sala d’attesa vi è un magazine con la faccia di Baudo in copertina: realizzo che quella che mi attende sarà una lunga serata. Continua »

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