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venerdì 26 apr
  • WAAG. We Are All Greeks!

    Arriva al Museo Riso “WAAG. We Are All Greeks!”, ne parliamo con Karampatsas e Tsolakis

    Verrà inaugurata venerdì 8 ottobre alle ore 18:30 la mostra WAAG. We Are All Greeks! – Είμαστε όλοι Έλληνες! in un raffinato dialogo tra Salonicco e Palermo a duecento anni da quella Rivoluzione di indipendenza Greca (1821-2021) che seppe animare un vero e proprio risveglio europeo di matrice culturale e civile nell’intero alveo Mediterraneo e che oggi volutamente riporta al centro dell’attenzione mediatica il rapporto ideale tra Magna Grecia e penisola Ellenica.

    Curata da Francesco Piazza e ideata insieme a Vassilis Karampatsas, WAAG giunge il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Riso dopo il successo registrato al Museo della Cultura Bizantina di Salonicco, palesandosi come un ponte culturale al cui centro risiede la consapevolezza della pregnanza dell’influsso culturale greco nella vita occidentale a 360 gradi, in particolare nel meridione italiano e dunque nella Sicilia delle colonie.

    «La mostra», spiegano Francesco Piazza e Vassilis Karampatsas, «attraverso il linguaggio universale dell’arte, vuole esaltare e nello stesso tempo ricordare la spinta ideale che scosse le coscienze di chi credeva nell’indipendenza greca e ha lottato per essa sacrificando anche la propria vita, portando al processo di liberazione del popolo greco e gettando le basi per la costruzione del concetto di Europa come Nazione».

    Una mostra suggestiva e segnata da un percorso che si dipana in sette tappe tematiche: Bandiera, Sacrificio, Eroi, Patria, Filellenismo, Potere Politico e Libertà, che rappresentano idee e simboli universali, affidati 
alla libera interpretazione delle opere di 15 artisti contemporanei italiani e greci: Spyros Aggelopoulos, Manolis Anastasakos, Kiki Kolympari, Nikos Moschos, Giorgos Tansarlis, Stelios Faitakis, Georgia Fambris, Andrea Buglisi, Michele Ciacciofera, Giorgio Distefano, Emanuele Giuffrida, Filippo La Vaccara, Ignazio Cusimano Schifano, Max Serradifalco, William Marc Zanghi.

    Il progetto, organizzato dalla “Comunità Ellenica Siciliana – Trinacria” di Palermo con la collaborazione del Museo della Cultura Bizantina di Salonicco e il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Riso, ha ricevuto il sostegno della Commissione “Greece 2021”, dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene e della Regione Siciliana, attraverso l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, con la consulenza storica di Nikos Tompros, professore associato di Storia Politica presso l’Accademia Militare di Grecia ed è accompagnato dal catalogo edito dalla Serradifalco Edizioni, Palermo. In occasione della mostra saranno esposte inoltre per la prima volta al pubblico due opere inedite del pittore Theofilos Chatzimichaìl (1870-1934), facenti parte della collezione Aggelidakis, mentre l’evento sarà arricchito dal contributo del coro femminile del Conservatorio Comunale della città di Larissa, InDONNAtión, diretto dal maestro Dimitris Ktistakis, che durante la serata inaugurale, eseguirà il brano Ελλάς 1821 composto esclusivamente per la mostra.

    Dal prossimo venerdì e fino all’8 dicembre la mostra sarà visitabile dal martedì al sabato dalle ore 9:00 alle ore 18:30 (ultimo ingresso ore 18:00), la domenica dalle 9:00 alle 13:00 (lunedì chiuso).

    Abbiamo rivolto alcune domande a Vassilis Karampatsas responsabile del settore attività culturali della Comunità Ellenica Siciliana “Trinacria” e al presidente Haralabos Tsolakis.

    Alla domanda su quali siano i progetti futuri della frizzante comunità ellenica siciliana, Karampatsas ha risposto: «I Progetti in cantiere sono tanti. La Comunità Ellenica ha come scopo la valorizzazione e la divulgazione della cultura greca in Sicilia e non solo. È da questa considerazione che nascono le idee per le mostre, le presentazioni di libri e tutte le altre attività artistiche e culturali che hanno caratterizzato l’attività della Comunità negli ultimi anni. Tra i progetti futuri c’è in programma una mostra per il 2022, che vedrà ancora una volta protagonista il dialogo tra Italia e Grecia e inoltre, un progetto a cui teniamo in maniera particolare: il grande evento per festeggiare i 100 anni della nascita della Callas nel 2023”.

    E ancora sul perché sia importante questo ponte culturale tra Grecia e Magna Grecia ( in particolar modo con la Sicilia) ha tenuto a precisare che: «Siamo due popoli molto simili. La Sicilia è ricca di storia greca e di monumenti importanti e questa cultura che ci unisce è sinonimo di sinergia, di scambio, di costruzione di una progettualità condivisa e volta alla valorizzazione del patrimonio artistico delle due nazioni. Credo però che la vera risposta si trovi nei versi di Percy Bysshe Shelley: “Le nostre leggi, la nostra letteratura, la nostra religione, le nostre arti hanno la loro radice in Grecia” e WAAG. We Are All Greeks! ne è la conferma».

    Sul delicatissimo tema della querelle con il governo britannico e sulla reale possibilità di far partire idealmente un messaggio positivo da Palermo in direzione della restituzione dei Marmi trafugati del Partenone e ancora oggi al British Museum, Karampatsas ha le idee chiare: «La restituzione dei marmi del Partenone è un argomento molto doloroso. Ma sono convinto che l’Italia, e nello specifico la Sicilia può fare il primo passo verso questa direzione. Il piccolo frammento conservato al Museo Salinas è un tassello importante. È un segnale forte e chiaro. Già la comunità ellenica è riuscita a riportare in Grecia il frammento del Partenone nel 2009 per un breve periodo. Ma non è abbastanza. Se si ha la volontà, da entrambe le parti, indipendentemente dalla costruzione di carriere politiche o dalle imminenti campagne elettorali, di imbastire un rapporto proficuo e vantaggioso per tutti, si può e si deve fare ancora molto. E noi siamo qui per aiutare e sostenere con tutte le nostre forze chi dimostra di esserne convinto».

    Ho chiesto in fine cosa lasci WAAG all’Italia e cosa alla Grecia e la risposta credo che possa essere di buon auspicio per future collaborazioni: «L’arte unisce i popoli. Nello specifico, il progetto è stato accolto con entusiasmo dagli artisti italiani che sono entrati dentro un tema così delicato. Perché parlare di rivoluzione in generale è una cosa, ma entrare nell’anima di un popolo è un’impresa difficile. Per i Greci è un po’ diverso. È più naturale misurarsi con la propria storia. In entrambi i casi il risultato è abbastanza plausibile. Un progetto che affronta la storia e la sofferenza di un popolo con una lettura diversa e che alla fine lascia un messaggio di speranza, di unità e di libertà».

    Sulla stessa linea di grande visione collaborativa, sono le parole del presidente Haralabos Tsolakis, il quale alla domanda relativa al ruolo della comunità ellenica nella città di Palermo ha tenuto a precisare che: «L’anno prossimo la Comunità Ellenica Siciliana compie un quarto di secolo di attività e fin dalla sua fondazione opera su due assi principali. Il primo è la scuola di neogreco istituita nel 2000 e riconosciuta dal ministero della pubblica istruzione di Grecia come Centro di Lingua Greca nel 2012 e per questo abbiamo ogni anno un insegnante madrelingua distaccato nella nostra scuola. Lo scopo è quello di insegnare il greco ai nostri figli ma anche di diffondere questa lingua le cui parole sono così presenti nella lingua italiana e ancor di più in quella siciliana. Per questo i nostri corsi sono gratuiti e rivolti sia ai bambini sia agli adulti. In più, grazie all’interesse mostrato da diversi docenti dei licei classici, abbiamo, nel corso degli ultimi anni, stipulato delle convenzioni gratuite con tre licei classici della città dove il nostro maestro insegna l’evoluzione di questa lingua in copresenza con il docente incaricato nelle ore di greco antico. La Comunità Ellenica contribuisce alla riscoperta di alcune pieghe dell’identità siciliana e questo fa emergere una diversità che insieme a tutte le altre porta all’equilibrio e alla consapevolezza della propria storia. La Sicilia non è solo Araba-Normanna, è anche greca e bizantina.
    Il secondo asse riguarda il campo artistico in tutte le sue declinazioni. Così come la lingua, neanche la letteratura e la musica si sono fermate all’epoca di Pericle. Nell’ultimo mezzo secolo, la Grecia ha avuto due premi Nobel per la letteratura e musicisti di fama mondiale che hanno composto sulla base ricchissima della musica popolare. Organizziamo spesso presentazioni di libri di autori greci, anche in collaborazione con la cattedra di Neogreco dell’Università, che quest’anno compie 90 anni, ma anche concerti di musica tradizionale di cui il famoso “Syrtaki” è solo una goccia nell’oceano».

    E ancora relativamente a quali siano gli obiettivi della comunità ellenica da qui a cinque anni ha sottolineato che: «In tempo di pandemia è difficile pensare a manifestazioni che prevedono la presenza di molta gente. Eppure, questa mostra, così come quella di “Canone doppio”, è stata organizzata durante questo difficile periodo. Certamente, nei prossimi due anni sarà difficile organizzare concerti e presentazioni di libri, ma continueremo sul filone delle mostre coinvolgendo sempre artisti greci e italiani perché, a partire dalla mostra “Icone” di tre anni fa, abbiamo visto che il dialogo funziona ed è molto apprezzato da tutti, addetti ai lavori e no. Continueremo, naturalmente, anche le nostre attività di conservazione e diffusione della lingua greca, continuando ad avvalerci, anche dopo la pandemia, della tecnologia soprattutto per raggiungere quelle persone che hanno difficoltà a raggiungere la sede della nostra scuola».

    Trasversale e assolutamente contemporanea è il bilancio relativo a cosa lasci, in termini di portato culturale, questo importante bicentenario all’Europa contemporanea, sul quale è sempre il presidente Haralabos Tsolakis a sintetizzarne i punti nodali: «L’importanza della libertà e del diritto di autodeterminazione di un popolo. Sembrerebbero parole trite e ritrite se non fosse per il sangue che è stato versato durante un intero secolo di guerre per dare al popolo greco questo fazzoletto di terra che oggi delimita la Grecia moderna. La durata di questa lunga guerra di liberazione è stata, appunto un secolo: dal 1821 al 1922. La Grecia è forse l’unico paese al mondo nel quale si festeggia l’inizio di un evento e non la sua fine. Forse perché la fine è stata sempre tragica: l’anno che segna la fine della liberazione dei territori greci, il 1922, è stato anche l’anno della Catastrofe dell’Asia Minore; si festeggia per esempio l’inizio della Seconda guerra mondiale come giorno del no al fascismo e all’occupazione, ma non la fine perché ad essa è subito seguita la guerra civile. Un altro valore che lascia questo bicentenario ai popoli europei è la resistenza. Un pugno di greci si erano messi contro l’impero Ottomano, temuto da tutte le potenze europee dell’epoca. Certo la storia della Grecia ha aiutato parecchio, perché ha contribuito alla formazione di un forte movimento di solidarietà , e di questo le comunità elleniche sparse in Europa furono protagoniste, che ha influenzato le politiche delle potenze europee a favore di una nuova Grecia indipendente. Da questa storia, prende spunto questa mostra: cosa significano per i greci e gli italiani di oggi parole come bandiera, sacrificio, eroi, patria filellenismo, potere politico e libertà? E chi meglio degli artisti, per indole più sensibili, potrebbe rappresentare queste idee?».

    Ma è forse la questione dirimente della “ormai necessaria” restituzione dei Marmi del Partenone alla Grecia a suggestionare la conclusione di questa conversazione e alla domanda su cosa possa fare la comunità siciliana per aiutare la causa greca nella restituzione dei Marmi trafugati dagli inglesi dalla bellezza eterna del Partenone, il presidente lancia un ponte ideale tra Sicilia e Atene, tra passato e presente, nella costruzione coerente di una narrazione della bellezza quanto più comune possibile: «Certamente i marmi più famosi al pubblico sono quelli trafugati da Elgin, ma c’è anche l’Afrodite di Milos oggi al Louvre, che è stata rubata con la minaccia delle armi dal francese D’Ourville proprio nel 1821, quando il popolo greco iniziò la lotta per l’indipendenza dal giogo ottomano. E poi, ci sono due piccoli frammenti del Partenone anche in Italia. Uno si trova in Vaticano e l’altro proprio qui, nel Museo “Salinas” di Palermo. Già nei primi anni dalla sua fondazione, la Comunità greca ha istituito un Comitato per la restituzione di questi frammenti ed è riuscita, nel 2009 a riportare il frammento del “Salinas” per un breve periodo in Grecia. Il nostro scopo, naturalmente, è la restituzione di questo frammento al museo dell’Acropoli e sembra che si stiano creando le condizioni per farlo. Continuiamo a batterci, ovviamente, per la restituzione definitiva e non per il prestito temporaneo com’è avvenuto nel 2009. La Sicilia si trova in simili condizioni con pezzi della sua storia trafugati all’estero e per questo, crediamo, ci sia la stessa sensibilità per comprendere questa situazione della quale la nostra Comunità si farà sempre portavoce».

    Forse, aggiunge chi scrive, è davvero il momento propizio affinché la Sicilia delle colonie greche, la Sicilia delle battaglie di Himera e Levanzo, dia una lezione di cultura ma soprattutto di etica politica agli amici della Brexit che da duecento anni beneficiano della bellezza che non gli appartiene, perché appartiene alla Grecia di Pericle e al mondo tutto, orgoglio profondamente europeo, perché siamo davvero tutti greci.

    Eventi, Palermo, Sicilia
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