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martedì 19 mar
  • Operazione Husky

    Operazione Husky, la Sicilia che commemora e Palermo che dimentica

    Tra la notte e l’alba del 9/10 luglio 1943, la Sicilia rurale del governo fascista, fu teatro del più grande sbarco aereo-navale della storia della seconda guerra mondiale.
    Per cominciare in grande stile l’invasione della “fortezza Europea” gli alleati misero in campo otto divisioni per un totale di 160.000 uomini armati di tutto punto e ben equipaggiati, tutti provenienti dal Nord Africa liberato il maggio precedente e scortati da 2500 navi, 1200 mezzi da sbarco tra cui nuovissimi Duck americani, 14.000 veicoli, 600 temibili e versatili carri armati Sherman, 1800 pezzi d’artiglieria, 750 navi da guerra di diverso tonnellaggio ed armamento, 4000 aerei occupando di fatto cieli, mare e terra.

    Non fu una passeggiata per nessuno, 38 lunghi giorni di battaglie, macerie e ferro contro carne, e se Palermo fu presa già il 22 di luglio, Catania e Messina furono teatro di uno dei ripiegamenti logistici delle truppe dell’Asse più riusciti e ancora oggi studiati dell’intero conflitto.

    Quasi ottant’anni ci dividono da quegli eventi ma non c’è anno che mari, casolari, archivi, rullini fotografici e persino vecchi bauli impolverati, non restituiscano ancora sorprendenti testimonianze di quei giorni ancora avvolti da buchi neri della memoria.

    Ma è la memoria a voler prevalere oggi con sempre maggior consapevolezza in tutta l’isola. Qui curiosi e studiosi, storici e associazioni, contribuiscono in questi giorni a tener viva l’attenzione su un segmento culturale che la politica siciliana non è ancora riuscita a comprendere in tutte le sue sfaccettature più suggestive e dinamiche.

    Quasi tutta la Sicilia in questi giorni infatti, evoca e costruisce memoria, dal Museo dello Sbarco delle ciminiere di Catania con esemplari mostre al Phil Stern Pavilion alla commemorazione del 17 luglio presso il Ponte di Primosole (battaglia campale analizzata ancora oggi dai manuali di tattica militare) sempre sulla piana di Catania, dalla rievocazione dello Sbarco al comune di Comiso ed Acate del 10 Luglio alla rievocazione sempre al Museo catanese dello Sbarco dell’associazione Ceca 82 Airborn Sicilia del 13 luglio prossimo e ancora manifestazioni, commemorazioni, dibattiti e presentazione di libri ad Avola, Cinisi, Siracusa, Noto solo per citarne alcune tra le più impegnate nella cura della nostra memoria storica più recente.

    E a Palermo, a Palermo cosa stanno organizzando le istituzioni o magari cosa stanno aiutando a sviluppare in termini di iniziative culturali sul territorio?

    Nulla, il silenzio all’interno del vuoto più oscuro e avvilente.

    Eppure il turismo culturale che fa leva sul periodo del 1939-45 muove in tutto il mondo punti di pil, costringe quasi ovunque a riflessioni importanti sulla cura e soprattutto sulla valorizzazione di questo enorme museo diffuso a cielo aperto fatto edifici speciali, di bunker e casematte, aeroporti abbandonati e scali marittimi, cisterne, cunicoli, relitti prossimi alle spiagge e addirittura incredibili e suggestivi cimiteri militari.

    Se a questo unissimo le storie incredibili di quei protagonisti indiscussi del primo Novecento, giganti che solcarono tutti l’arida terra siciliana dell’estate ’43 da Robert Capa a Phil Stern, dai Generali Patton e Montgomery al presidente Roosevelt al colonnello Doolittle e a Luz Long secondo solo a Jess Owens alle olimpiadi del 1936, i coefficienti moltiplicatori virtuali di interesse tematico arrivano a picchi assoluti di garanzia persino economica.

    C’è già tutto bello e pronto, c’è il teatro naturale e migliaia di storie da ricostruire e raccontare, c’è la capacità produttiva e culturale in grado di mettere in rete tutta l’isola, ci sono i reperti, le testimonianze e storia inedite che attendono solo di essere disvelate, ma allora cosa manca?

    Risposta celere, perché l’unico elemento mancante in una città capoluogo tale da divenire motore propulsore per l’intera isola è ancora una volta quella classe politica e dirigente capace, preparata e visionaria.

    Palermo dimentica se stessa dimenticando la propria storia e cancella il proprio futuro culturale davanti la soglia della grande Storia.

    Bisogna reagire, da qualunque parte “gli attacchi provengano” prima che l’8 settembre della cultura divenga perenne immobilità priva di vie d’uscita, prima che postazioni e reperti scompaiano disgregandosi, prima che gli archivi privati si disperdano, prima che questo Alzheimer tematico diventi quotidiana convivenza connivente.

    Buon anniversario dello sbarco in Sicilia a tutti i siciliani.

    Palermo, Sicilia
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