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e-mail: dbillitteri@gds.it

Biografia: Daniele Billitteri è nato a Palermo nel 1951. Ha cominciato a lavorare come cronista al giornale L'Ora quando aveva 19 anni. Da oltre vent'anni lavora al Giornale di Sicilia

Ha vissuto sempre a Palermo dividendo il tempo tra il lavoro, la famiglia e la cucina, sua grande passione.

A Natale del 2003 ha narrato le vicende di un Homo panormitanus e ha venduto oltre ventimila copie. L'anno dopo Femina panormitana.

Daniele Billitteri
  • Le cose nostre e le cose giuste/1: L’Ausiliario

    Una garitta al centro del palcoscenico. Dentro c’è un uomo seduto, quasi accasciato su un ripiano sul quale c’è una sorta di registro aperto. Tiene una matita in mano. Indossa una maglietta, una casacca catarifrangente e un cappellino con la visiera. Si sente il rumore di un’auto che passa e l’uomo la segue con la testa girando il collo da sinistra a destra. Poi lecca la punta della matita e l’appoggia sul registro. Continua »

    Palermo
  • Solo a Palermo

    Carissimi Rosaliani. Voglio ringraziare tutti quelli che hanno commentato i miei racconti della serie “Solo a Palermo”. E voglio dirvi che questi fanno parte di una raccolta di racconti che, all’inizio di dicembre diventeranno un libro dal titolo, appunto, “Solo a Palermo”. Qui, con una piccola anteprima, ho voluto “sperimentare” se funzionavano. E funzionano. Per la verità di questo era sicura la mia “editora” Maria Elena Vittorietti che, oltretutto, è “responsabile” del titolo. Lo ha pensato un paio di anni fa leggendo un mio articolo su una vicenda che, anche quella, farà parte del libro. L’appuntamento con il maresciallo Scibilia (ma non solo) è dunque per i primi di dicembre. A quanti hanno commentato chiedo scusa per averli “usati” un po’ come cavie e confido nell’assoluzione. Sono grato a tutti per i complimenti, anche per quelli “esagerati”. Ma per un palermitano cosa è mai veramente esagerato???

    Solo a Palermo
  • Condominio

    Il ragioniere Augusto De Ruggiero guardò la serratura e si preoccupò moltissimo. Benedetto, il portinaio, parlava. Ma lui manco lo sentiva, gli occhi fissi sulla normalissima serratura Yale, con quella gocciolina ormai rappresa che sembrava una lacrima. Ma può mai piangere una serratura, benedettiddio? Continua »

    Solo a Palermo
  • Aria fritta

    Ci sono posti a Palermo che di giorno sono una cosa e di notte un’altra. Prendete la piazzetta Comesichiama nel quartiere San Lorenzo. Di mattina è come l’osso pizzillo di un piede: ti aspetti di trovarlo dove in effetti lo trovi. È il classico luogo della borgata sul quale si affacciano le botteghe degli artigiani, un’officina, un piccolo bar, il tabbacchino. Non può mancare la classica “filiera alimentare” fatta di un panificio, una salumeria, un macellaio e un fruttivendolo. Insomma un luogo che – se ti ci portano bendato, poi ti liberano e ti chiedono dove sei – non è certo da quello che hai attorno che tu capisci se sei a Brancaccio o, mettiamo, a Cruillas. Continua »

    Solo a Palermo
  • Una Commedia per un ladro

    Quante volte avete detto: miii, questa solo a Palermo poteva succedere. Esatto. Così ho pensato di dedicare qualche storia a questa categoria. Si tratta di storie che all’origine hanno una vicenda reale ma che io ho, come dire, interpretato. Mi è sembrato il modo migliore per tornare su Rosalio dopo un periodo di assenza dovuto alle troppe cose da fare.

    “Va bene, ti stavi fottendo una bella macchinuzza nuova nuova. Tu e l’amico tuo. E fino a qui…. Nel tuo motorino c’erano tre cacciaviti. E fino a qui…. Ma il libro? Quello proprio non mi quadra. Ora, mentre aspettiamo la macchina per andare al carcere, tu mi devi spiegare perché. Se no io stanotte non dormo e mia moglie si rummulia”. Continua »

    Solo a Palermo
  • Chi fa la festa a Totò?

    L’emiro Totò mi parse come quello che, finito sotto il cavallo, ci dice a tutti: miii, menomale, potevo finire sotto la carrozza. E festeggia. Mio cugino Eugenio, mentre Totò sparteva cannoli a tutti, mi diceva “Giafar, forse lui fa festa perché pensa che al peggio non c’è fine”. Può essere ma secondo mè l’emiro Totò è finito sotto la carrozza proprio. Solo che non è come pensano tutti. Cioè: la carrozza non sono i giudici ma gli amici suoi. Allora io penso che mentre i giudici decidevano come se lo dovevano sollevare, si cucinavano pranzi in tante cucine. Per fare la festa all’Emiro Totò mentre lui se la faceva da solo. Ma non era la stessa festa. Continua »

    Il taccuino di Giafar
  • Ma tutti a mezzanotte nascono?

    Stamatina, primo giorno del vostro anno, chiamavi a mio cugino Eugenio e ci dissi: Eugenio, vieni senti sta telefonata che c’è di ridere. Noi, da quassopra possiamo intercettare tutte le telefonate che vogliamo tanto non è conto che possiamo scrivere rapporti e fare altre sbirritudini, Insomma la telfonata era la seguente: Pronto, lei è ildottore ics dellospitale ipslon? Ma vero è che stanotte è nato un picciriddu a menzanotte e un minuto? Sì? Ma che va dicendo? Io sono il dottore Nonsochì dello spitale Nonsodove e ci posso assicurare che qui è nato un picciriddu a menzanotte e trenta secondi quindi senza mentere a cominciare che vi volete ammuccare il primo nato in Sicilia perché quello è nostro e non ce lo può levare nessuno. Continua »

    Il taccuino di Giafar
  • Contrada: grazia sì o no?

    Cari amici, Bruno Contrada, condannato a dieci anni per “concorso esterno” con la Mafia con una sentenza definitiva, ha chiesto la grazia al capo dello stato. Contrada, arrestato una prima volta quindici anni fa, ha già trascorso in carcere almeno tre anni ed è stato al centro di una vicenda processuale lunga e complessa tra condanne, assoluzioni, appelli, fino alla sentenza definitiva. Viene accusato da una “rosa” di pentiti di avere avuto comportamenti professionali che hanno favorito Cosa nostra, reato del quale il funzionario, ex capo della Mobile e della Criminalpol di Palermo alla fine degli anni Settanta e poi alto funzionario del Sisde, si è sempre dichiarato innocente. Continua »

    Palermo
  • ‘u Picciriddu

    Ci dissi a Eugenio che dopo tanti anni di firriare Palermo Palermo, quasi mille a pensarci bene, non mi sono ancora abituato a questa storia del Natale. Ora vengo e mi spreco: non è conto che noi dell’islam siamo arrivati qua e abbiamo ammazzato a tutti i cristiani. Ma quale: ficimu strate, iardini, palazzi bellissimi. Certo gli infedeli non ci piacevano tanto assai ma chiese non ce na abbiamo abbruciato e i monasteri bizantini non li toccava nessuno. Ai tempi di mio padre Yusuf c’erano trecento maestri che ci insegnavano a leggere e scrivere a mezza Palermo. Forse di più di come succede ora. Continua »

    Il taccuino di Giafar
  • Muharram (capodanno)

    Mi stavo facendo una passiata con mio cugino Eugenio (l’Emiro) e siamo passati dal Politeama dove hanno montato l’albero di Natale. Con tutto il rispetto. Per noi Gesù è stato un profeta. Ci crediamo pure noi. Mentre guardavamo tutti i brillantini che dice che sono costati mila e mila euri, intesi dire che quest’anno il capodanno a Palermo non lo fanno. Dice che l’Emiro Diego decise di prendere seicento mila euri e di spartiriccilli ai morti di fame. Tanto a morto di fame, viene, magari, un piatto di lasagne. Bravo Diego, disse mio cugino Eugenio. Ma io ci spiegai: aspetta Eugenio che qua non è conto che le cose sono sempre come sembrano. Continua »

    Il taccuino di Giafar
  • Targhe alterne

    Quando me la colsi nel castello di Maredolce, al grandissimo Onnipotente ce lo feci per patto. Rinuncio – gli dissi – a metà delle settanta vergini che mi toccano ma tu, oh Luce Perpetua, mi devi lasciare a Balarm per sempre. Lui mi disse che si poteva fare e così mi passo il tempo a guardare quello che succede, io l’Emiro Giafar, ultima Spada dell’Islam in Sicilia. E non sono solo visto che, quando non è in giro a spirugghiare faccende, c’è pure mio cugino Eugenio. Eugenio l’Emiro, per intenderci. Continua »

    Il taccuino di Giafar
  • Domani la “Serata Billitteri”

    Daniele Billitteri - “FBAI - Domando scusi”

    Domani alle otto e mezzo (di sera, non vi spaventate) il mio editore Maria Elena Vittorietti ha deciso di dedicare una serata tutta a me e ai quattro libri che ho scritto per lui. L’ultimo nato è “FBAI, Franco Butera Amato Investigazioni, Domando Scusi”, la seconda “uscita” dell’investigatore palermitano già protagonista de “La collana di corallo”. Nel nuovo libro si raconta di un posteggiatore che si rivolge all’FBAI per risolvere una questione che parte misteriosa, si sviluppa intricata e si conclude… Beh, non è conto che ve lo posso dire, se no finì il prio.
    Tutto avverrà alla Tonnara Florio e ci sarà un poco di sgraniggio e soprattutto buon vino visto che Maria Elena Vittorietti, insieme con Silvana Paladino della Tonnara Florio, ha pensato di abbinare un vino ad ognuno dei quattro libri, con la collaborazione delle Aziende Vinicole Miceli. Chi mi vuole venire a fare un poco di prio è il benvenuto. Specialmente se è targato Rosalio. Tante belle cose. Billi

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  • Purtroppamente (n.11)

    Purtroppamente non ricordo un Festino senza che menza città si priava e l’altra menza si rummuliava. Ma tutta si immischiava. Ora accollarcela tutta a Scuderi (che è pure mio vicino di casa e ci ho il rispetto del terrazzino) mi pare, come posso dire?, una perdita di tempo. Anche perché, prima di darci l’incastro, è giusto che ci facciamo il processo. Insomma domenica 15 luglio ci mettiamo qui su Rosalio e a Scuderi e ci diciamo: Alfio, va cogghi luppina. Oppure: e bravo! Se andate nella Scala e fanno la Traviata (che è vecchia come la cucca e la sanno pure i picciriddi), e il tinore è uno nuovo, non è che è conto che ci dite prima: minchia ra atta mbriaca. Prima sentite come canta Parigi oh cara e poi, se è il caso, lo abbanniate. Insomma Alfio, domenica ne parliamo. Farlo ora mi pare inutile. Continua »

    Purtroppamente
  • Nascere tondi e morire quatrati

    Io non credo che cosa nostra ce l’ha scritta il medico come si fa con la pomata per le morroidi. Ho passato una vita porta a porta (no quella di Bruno Vespa: porta a porta proprio) con la mafia. Ci ho parlato, so come arraggionano, come se la fidano benissimo a tenersi la carricata. Loro sanno aspettare e, appena c’è tanto di largo, si infilano. Ora stanno aspettando. Continua »

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  • L’onorevole Lilluccia

    Io ci ho votato. Sono entrato nella gabbina e ci ho messo la croce sopra a Ollando, poi ci ho scritto Terminelli che è amico mio e poi, nei quartieri, ci ho scritto Billitteri Liliana detta “lilli” preciso preciso. Ma mi veniva di scriverci “lilluccia” come la chiamo io alla figlia mia. Ma poi ci levavano il voto e non era cosa. Lilluccia non acchianò ma si è fatta onore perchè quasio quattrocento palermitani dice che hanno votato per lei. Ora mi disse: “Papino, vedi com’è finita?” Continua »

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  • Purtroppamente (n.10)

    “L’altra volta mi ho mangiato 180 rizze”. Lo scruscio della taverna finì a lampo come quando la cinquecento prendeva una scaffa e si fermava lo stereo8. 180 rizze? Lui, bassino, pizzetto, trequarti fintapelle, magrolino con sottopanza, confermò: 180. Non so se avete presente quante sono 180 rizze; quasi una cartella sana sana. Intanto ci vuole almeno un’orata per aprirle tutte. Ma ci vuole la nguanta di gomma bella doppia e un cortello pesante. E pensate come si arridduce il polso dopo 180 scotolate per fare cadere tutto l’amaro e lasciare gli spicchi belli rossi e polposi. Ma 180 sono sempre 180 e si portano appresso una domanda da domandare urgentemente: col pane? E la risposta fu; naturale! Seguì il dibattito. Continua »

    Purtroppamente
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